Prima del petrolio, la libertà di scelta.
- Scritto da Maria De Carlo
- Pubblicato in L'editoriale
Sabato 8 la Basilicata è chiamata a una mobilitazione generale contro lo “sblocca trivelle”. Una manifestazione che continuerà con un sit-in h24 fino al 12 novembre in piazza Mario Pagano. Il 12 infatti è la data ultima per impugnare, da parte del governatore regionale (così come riportato nel manifestino), l’art. 38 (oltre al 35, 36 e 37) del decreto sblocca Italia. Una manifestazione “calda” per i lucani. Il tema è più che scottante: un decreto cioè che toglierebbe alla Regione ogni potere di veto sulla trivellazione di pozzi di petrolio. Il ragionamento nazionale è ben racchiuso nelle parole ascoltate qualche tempo fa: “Se c’è il petrolio in Basilicata sarebbe assurdo, in questo momento, rinunciarvi”.
Metano e petrolio servono dunque alla Nazione e allora le trivellazioni vanno potenziate. Terremoti, danni ambientali? Aumento di tumori? E’ il prezzo che la “tecnica” chiede di pagare, dopotutto niente di nuovo!
Arricchimento della regione, posti di lavoro e altre chimere fanno da corredo alle proposte (o scelte) fatte nei palazzi del potere, compreso il monitoraggio per la tutela dell’ambiente. Ma possiamo indirizzare lo sguardo ad energie alternative? Certo, ma la sostituzione totale non è né certa e nè immediata, occorrono tempi lunghi, forse 20 o 30 anni. Che fare nel frattempo? Bisogna che i lucani (ma ad essere interessate sono anche altre regioni) capiscano i bisogni reali del Paese. Ergo….il fine giustifica i mezzi. (Senza dire poi di quanto riferisce un rapporto di Legambiente il quale spiega che tutto il petrolio estratto dal sottosuolo lucano (compreso quello presente nei fondali marini), andrebbe a coprire il fabbisogno nazionale solo per circa un anno…).
É un punto di vista! Discutibile o non condivisibile ma è pur sempre un punto di vista dettato da una logica ben chiara. É avvenuto così anche in altri Paesi del mondo nel passato, e continua ancora oggi. Solo che ora tocca a noi da vicino!
Ma è possibile ri-vedere la questione in altri termini, secondo un’altra visione di vita? Solo un’altra possibilità di guardare la realtà, nessuna pretesa che sia quella giusta o quella da condividere per forza. Si può riflettere su un’altra logica che orienta le scelte. E cioè: e se decidessimo di bloccare il tutto perché vogliamo vivere in povertà e non volere tutti i benefici dell’estrazione; perché vogliamo avere un equilibrio ambientale uguale in ogni zona del territorio lucano, e infine perché vogliamo amare i nostri cari senza l’incubo di un tumore causato dall’inquinamento…
Sì vogliamo essere come don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento: vogliamo cioè arrestare quel processo tecnologico che corre così in fretta e consuma in modo onnivoro il tempo e le vite senza sapere dove andare, ma che corre solo per un meccanismo irrazionale e inarrestabile schiacciando senza riguardo la dignità e l’essenza del vivere qui sulla terra il tempo che ci è dato. Vogliamo recuperare quella relazione di “custodia” dell’uomo nei confronti della natura e non di dominio per i propri fini e scopi.
Infine una domanda su tutto: possiamo scegliere? Perché la Regione, o meglio un popolo in un preciso contesto territoriale dove vive, non può scegliere tra una tecnologia promettente e “arricchente” -accettando il prezzo dell’abbruttimento della natura e della vita, e tra una relazione armoniosa con la natura accogliendo disagi o povertà….
Ma scegliere non è forse l’espressione più alta della democrazia?

Maria De Carlo
LA DIRETTORA
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