Presentato a Potenza “Alice nel paese dei call center”.
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Bisogna lottare per crearsi un futuro. Questo è il messaggio che la giovane laureata in Lingue, Dalila Coviello, esprime nel suo libro d'esordio “Alice nel paese dei Call Center” presentato domenica, 28 dicembre, presso la sede di Gocce d'Autore a Potenza. Il musicista Toni De Giorgi ha intervallato la serata con alcuni inframezzi al pianoforte. La storia si snoda attraverso un dialogo che racchiude i sacrifici, ma anche le false attese e le delusioni affrontate durante il suo periodo post-universitario a Pescara. Tanti i lavoretti costretta ad asservire, al fine di raggiungere la tanto agognata autonomia. Dalila ci racconta quindi una società in cui, il più delle volte, non c'è da dire grazie a nessuno per ciò che si riesce a realizzare.
La vita odierna, in fin dei conti, ha un po' l'aspetto di un'inesorabile marcia verso la conquista del mondo. Una battaglia continua dove l'uomo deve costantemente lottare per vivere. Tematiche che in mano ad altri saprebbero di tronfie aspettative, attraverso la penna elegante e sofisticata dell'autrice vengono esplicitate in modo irresistibile.
L'esperienza sembra non essere mai abbastanza per cercare un'attività. Si mandano invano curriculum, anche quando di annunci di lavoro validi se ne trovano sempre meno. Questo può far perdere le speranze e la fiducia in se stessi, senza dimenticare però che nel lavoro, se davvero si investe bene la propria volontà, si può anche arrivare ad essere dei "re mida", dove qualsiasi cosa si tocca diventa oro. Ma non si può certo trascurare che il mondo sembra aver reclutato nuovi idoli, nuovi padroni, capaci di condurlo "insano e salvo" nel suo terzo millennio: il dio internet, la dea televisione, il dio denaro, la sete di successo, dio narciso e chi ne ha più ne metta.
"Alice nel paese dei call center” pone riflessioni sull'incapacità di attivare riforme utili a creare nuovi sbocchi professionali per i giovani. Un libro denuncia, insomma, che non per questo ha l'aspetto compassionevole o rigido, come se fosse un saggio politico, come è stato ben ribadito dalla giornalista Eva Bonitatibus. Una vicenda tragicomica, con un finale a sorpresa.
Dalila è consapevole di essere solo all'inizio di una lotta, iniziata circa 5 anni fa, quando terminò il suo percorso accademico fiduciosa nell'umanità. Se è vero che la protagonista impazzisce tra un lavoretto e l'altro, il concetto di fondo resta l'indipendenza.
Il giornalista, Massimo Brancati, ha spiegato poi di essersi occupato dell'autrice già nel 2012, quando bacchettò tramite una lettera, il ministro Fornero, in merito a una dichiarazione secondo cui i giovani italiani non si impegnano abbastanza per cercare un lavoro. La lettera, pubblicata anche nel blog di Dalila, smentì totalmente la sua dichiarazione, suscitando innumerevoli consensi. Eppure la persona che, più di tutte, avrebbe dovuto darle risposta non si è espressa. L'editrice Maria Littorio ha detto di essere stata proprio lei, dopo aver visto il suo blog, a darle lo spunto due anni prima per scrivere questo libro. Si è risentita poi, solo a distanza di due anni con Dalila, per la pubblicazione editoriale.
Per l'autrice il call center resta un lavoro come un altro, seppur basato sulla precarietà. "L'ostinazione a volte è un male - ha detto - ma ci sono casi in cui può fare la differenza, consentendoti alla lunga di farti ottenere obiettivi importanti". Ha poi ricordato che il 47 % dei giovani in Italia, non ha mai lavorato nel proprio ambito. Proprio come tanti, Dalila ha dovuto confrontarsi con problematiche che avrebbero scoraggiato più di qualcuno.
“Non c'è forma di libertà più bella nella vita che scegliere chi voler essere" - ha detto. Ha dovuto creare curriculum differenziati a seconda del lavoro che andava cercando (per barista, commessa, call center..).
Durante il periodo "ovattato" degli studi universitari, non si aspettava di trovare una situazione tanto difficile. Da due anni, però, ha trovato una certa stabilità lavorativa, in sintonia con il suo percorso di studi, in una società che si occupa di euro-progettazione. "Le riforme andrebbero fatte a livello di tessuto sociale" - ha ribadito - . "Un tessuto che va completamente cambiato".
Si augura che il libro venga letto da chi non c'entra, o non si è mai interessato di call center e ricorda, inoltre, che bisogna essere in grado di assorbire qualunque colpo inferto dalla vita e riuscire a farne tesoro, per cadere sempre in piedi. Un po' come l'araba fenice, facendo un paragone con la mitologia, che finisce in cenere per poi risorgere sempre più in forma che mai.
Giulio Ruggieri