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Dante e l'Umanesimo secondo Massimo Cacciari

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In evidenza Nella foto il filosofo Massimo Cacciari Nella foto il filosofo Massimo Cacciari

Il giorno 3 giugno presso l’aula magna del liceo ginnasio “Quinto Orazio Flacco” di Potenza si è svolta la lectio magistralis  tenuta dal prof. Massimo Cacciari sul tema “Dante e l’umanesimo” in occasione del centocinquantesimo anniversario del Liceo.

 L’incontro inizia con una breve introduzione da parte della preside, prof.ssa Silvana Gracco, che illustra brevemente la carriera accademica e politica del prof. Cacciari e ringrazia tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questo importante evento.

Di lì la parola passa al professore il quale, in maniera estremamente didattica, introduce l’argomento sottolineando come il tema principale della lectio sarà il filo rosso che lega Dante Alighieri al periodo dell’Umanesimo  mostrando come in Dante si possano trovare moltissime anticipazioni del periodo suddetto marcandone in modo particolare la dimensione dello studio dell’uomo. 

Il primo dei tre punti  trattati dal professor Cacciari riguarda la questione della lingua dantesca prendendo in esame il testo del De vulgaris eloquentia  nel quale il poeta si pone la questione  su quale sia la lingua più nobile: il latino o le lingue romanze? La risposta che il professore dà indica come siano le lingue romanze la lingua più nobile da usare in poesia precisando però come queste debbano avere le stesse peculiarità del latino da cui derivano in quanto per essere efficaci tali lingue devono prendere le stesse caratteristiche della lingua che le ha create mostrando cosi come la lingua sia un aspetto dinamico all’interno della vita dell’uomo in quanto solo tramite esse è possibile comprendere in modo efficace ed attento il contesto in cui si vive. Inoltre il professore sottolineando questa dimensione relazionale tra la lingua latina e le lingue romanze  evita e scioglie un apparente contrasto con un’altra opera di Dante, ovvero il Convivio, dove veniva esaltata la lingua latina per i motivi sopracitati.

 Di qui, inoltre, sottolinea altri due aspetti importanti: il primo è di stampo  etico dove indica la possibilità di poter accedere da parte dell’ uomo “senza lettere” ma che ben padroneggia la lingua quindi parla chiaro a cariche che prima non si sarebbe nemmeno sognato e il secondo punto è quello dove indica come la lingua volgare sia una lingua costruita da parte del poeta e che racchiuda in sé un’intera nazione.

Il secondo dei punti trattati è quello riguardante l’autonomia del sapere filosofico/scientifico da quello teologico. In Dante e più tardi gli umanisti non accettano la visione secondo la quale solo nel sapere teologico l’uomo raggiunga la piena felicità relegando cosi chi si occupa di materie di stampo filosofico- scientifico ad uno stato di continua insoddisfazione. Partendo da questo Cacciari spiega come tale affermazione non sia vera e di come l’intelletto dell’uomo abbia si il suo punto di arrivo in Dio ma ci si arrivi per gradi mostrando quindi come l’intelletto umano sia una dimensione prettamente dinamica che di grado in grado arrivi alla piena suprema conoscenza ovvero Dio, qui viene portato l’esempio stesso di Dante nel cammino nella Divina Commedia paragonato al mito della caverna di Platone,  mostrando quindi come l’essere umano possa essere inserito nel campo della possibilità in quanto mostra come questa sua elasticità sia l’espressione della sua libertà, mostrando cosi quanto umanistico sia il pensiero dantesco.

Il terzo e ultimo punto analizzato dal professore è quello riguardante l’aspetto della concordia. Aspetto questo che viene analizzato nel canto XI del Paradiso attraverso le figure di san Domenico e san Francesco. Infatti tramite l’analisi sul canto il professor Cacciari spiega come la concordia si basi sul fatto che essa nasce dalla reciproca comprensione senza però cercare un punto in comune quindi senza una reductio ad unum ma un dialogo tra voci e pareri diversi che si devono riconoscere tra loro generando cosi cultura e civiltà.

Dopo l’intervento del professor Cacciari è seguito un breve spazio per alcune domande che hanno ripreso grossomodo  i temi trattati durante la lectio soffermandosi, in particolar modo, sul legame che univa il pensiero dantesco al pensiero umanistico, abolendo cosi la superficiale distinzione che viene convenzionalmente fatta, e il tema della libertà.

L’intervento conclusivo è toccato nuovamente alla preside del liceo la quale  tirandone le somme ha ringraziato il professore per aver dato ulteriori spunti di ricerca sul pensiero dantesco.

 

Giuseppe Messina

 

 

 

Ultima modifica ilSabato, 04 Luglio 2015 13:27

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