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La guerra del grano tra agricoltori e produttori di pasta

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La guerra del grano tra agricoltori e produttori di pasta

Coldiretti protesta contro le "importazioni selvagge che abbassano i prezzi". Aidepi ribatte che i pastifici acquistano tutto il prodotto italiano, ma che da solo non è sufficiente a soddisfare la domanda

 
Volete sapere di che pasta sono fatti gli spaghetti o le pennette che finiscono nel vostro piatto? Un pacco su tre, secondo gli agricoltori italiani, è prodotto con grano e frumento che arrivano dall’Ucraina piuttosto che dalla Turchia. Con le stesse farine viene anche fatta circa la metà del pane in vendita in Italia. Colpa dell’industria alimentare che, a dire degli accusatori, fa buona parte della spesa necessaria all’estero.

“Nel 2015, l’acquisto di quasi 5 milioni di tonnellate di frumento tenero e di oltre 2 milioni di tonnellate di grano duro ha fatto crollare del 31 per cento il prezzo di quello italiano”, denuncia Coldiretti, che mercoledì ha manifestato al porto di Bari contro le importazioni selvagge, paventando persino il rischio di contaminazione da microtossine. E in effetti, in uno dei carichi controllati dal Corpo Forestale nel capoluogo pugliese è stata trovata traccia di aflatossina. Dura la reazione di Aidepi. Per l’associazione che rappresenta l’industria dolciaria e i pastifici del Bel Paese si sta facendo terrorismo: “Il grano è tracciato e sicuro”.

La tensione è al massimo. Per supportare la sua tesi, Coldiretti ha addirittura realizzato un dossier che mostra come le farine che arrivano sulla nostra tavola sotto forma di pane subiscono rincari del 1450 per cento.  Grano e frumento vengono acquistati soprattutto da dieci paesi. Seicento milioni di chili, quantità più che quadruplicate rispetto all’anno prima, arrivano da un paese in guerra come l’Ucraina. Cinquanta milioni di chili li compriamo dalla Turchia. Poi ci sono i carichi che arrivano da Canada, Argentina, Singapore, Hong Kong, Marocco, Olanda, Antigua, Sierra Leone, Cipro. Il presidente di Coldiretti Puglia Gianni Cantele chiama in causa l’Europa e il governo: “Serve una norma che imponga l’obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. Altrimenti si fa concorrenza sleale e si vende per Made in Italy ciò che non è”.

Per Aidepi, che rappresenta le aziende produttrici di pasta, le accuse di Coldiretti sono pretestuose. “La produzione italiana di grano duro non è sufficiente, da sola, a soddisfare le richieste dei pastifici – spiegano - c'è un deficit di materia prima nazionale pari a circa il 30-40 per cento del fabbisogno del settore. E le importazioni di grano vanno avanti da decenni”. Inoltre secondo Aidepi il grano estero, “non viene comprato per risparmiare e spesso costa anche di più”. Aidepi conclude che “tutti i giorni le 120 aziende pastarie del paese acquistano in Italia circa il 70 per cento del prodotto necessario per la pasta, cioè tutta la produzione di grano duro nazionale”.     
 
 
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Ultima modifica ilLunedì, 28 Marzo 2016 13:25
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