Violenza psicologica ed ambienti di lavoro
- Scritto da Michele Passarella
- Pubblicato in In rilievo
Il lavoro rappresenta un ambito di rilievo nella vita quotidiana ed esso può essere causa di grande soddisfazione sia in termini di carriera ma anche come strumento per raggiungere obiettivi desiderati e fonte di realizzazione personale. Ovviamente se per molti questo è vero per altre persone esso rappresenta invece fonte di frustrazione, delusione, stress e disagi sia fisici che psicologici; inoltre lo stress che può derivare dal lavoro in se o dalle relazioni ad esso correlato possono essere motivo di insoddisfazione, desiderio di cambiare ambiente fino a vere e proprie sindromi patologiche. Di grande rilievo assume il fenomeno del mobbing che, a differenze di sgradevoli ma comuni conflitti con colleghi, si rivela essere una forma di violenza psicologica a tutti gli effetti con conseguenze gravi per chi la subisce. Per mobbing si intende una pratica vessatoria, persecutoria o più in generale violenza psicologica perpetrata da un datore di lavoro o da colleghi nei confronti di un lavoratore per costringerlo alle dimissioni o comunque ad allontanarsi dall'ambito lavorativo per ragioni di concorrenza, gelosia, antipatia, invidia o altre motivazioni non inerenti la condotta professionale. Questo tipo di comportamento è alquanto radicato nel tempo anche se solo negli ultimi anni si è focalizzata l'attenzione su di esso; inoltre comportamenti simili sono stati registrati anche in natura in alcuni studi etologici. Questa forma di violenza si distingue dal bullismo, presente prevalentemente in ambienti scolastici, poiché raramente colui che lo subisce, mobbizzato, vede lesa la propria incolumità fisica per subire invece forme di violenze più sofisticate ma sopratutto più subdole spesso non visibili. Si tende a distinguere il mobbing in diverse forme: quello verticale, quando il mobber è un superiore; quello orizzontale, quando gli attori sono sullo stesso piano gerarchico (o quando il mobber è un sottoposto); quello collettivo quando esso viene messo in atto dal gruppo. Sempre sul piano delle definizioni alcuni esperti tendono a distinguere il mobbing emozionale da quello strategico: il primo ha come motivazione aspetti legati a motivazioni personali quali invidie, cattivi rapporti mentre il secondo ha dei fini più strettamente lavorativi e finalizzati alla dimissione del lavoratore considerato per svariate ragioni indesiderato. Trattandosi di una forma di violenza con risvolti legali, affinché si possa parlare di mobbing è necessario che i comportamenti lesivi oltre che compiuti sul posto di lavoro debbano essere caratterizzati da una frequenza non casuale, durare per almeno sei mesi, seguire una pianificazione ed avere un intento persecutorio esplicito. Molti ricercatori hanno elaborato delle fasi del mobbing; nonostante le differenze tutti i modelli fanno riferimento a comportamenti rilevati anche dalla Cassazione in ambito giuridico quali calunnie, marginalizzazioni, esclusione da incarichi oppure affidamento di incarichi per la quale il lavoratore non è qualificato, pressioni, offese; l'elenco non è esaustivo. Gli studi non evidenziano differenze significative di genere ne tra i mobber ne tra i mobbizzati; anche lo status sociale ed economico non sembra al momento un fattore rilevante. Le conseguenze del mobbing ricadono quasi esclusivamente sulla persona che subisce (in parte anche l'azienda ne paga dei costi in termini economici) che facilmente incorre in problemi di salute, sia fisica che psicologica, problemi economici ed anche relazionale. Come tutte le persone vittime di violenza, la persona mobbizzata può vedere modificare la propria immagine e la valutazione che ha di sé; può quindi sviluppare sindromi ansiose e o depressive la quale necessitano di interventi specialistici. In Psicologia è sempre più sviluppato l'interesse per la personalità della vittima di mobbing focalizzando l'attenzione su alcuni aspetti controversi. Infatti non sono rari i casi di persone vittime di mobbing che avevano già in passato subito atti di bullismo; se ad una lettura banale e superficiale questo dato potrebbe far propendere per qualche fantomatica colpa della vittima, in realtà, nel caso il collegamento fosse confermato, questo fornirebbe delle indicazioni molto significative agli Psicologi che svolgono ricerche in merito la personalità ed il suo percorso evolutivo.
Dr Michele Passarella