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ScientificaMENTE - COME SALVAGUARDARE IL “CAPITALE NATURALE”

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ScientificaMENTE è una serie di articoli dedicati alla divulgazione scientifica. Affrontiamo argomenti di Biologia, Chimica, Geografia, Scienze della Terra e molti altri di carattere tecnico – scientifico, utilizzando termini il più possibile semplificati, allo scopo di avvicinare le materie scientifiche al più vasto pubblico di lettori.

 

COME SALVAGUARDARE IL “CAPITALE NATURALE”

 L’espressione “sviluppo sostenibile” compare per la prima volta nel 1987, in un rapporto della Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo, istituita dall’ONU per definire “uno sviluppo capace di soddisfare i bisogni dell’attuale generazione, senza compromettere, la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

Come indica il WWF nel suo “Living Planet Report”, vuol dire imparare a vivere nei limiti di un solo pianeta. Quindi lo sviluppo sostenibile è la capacità della nostra specie di riuscire a vivere, in maniera dignitosa ed equa per tutti, senza distruggere i sistemi naturali da cui traiamo le risorse per vivere e senza oltrepassare le loro capacità di assorbire gli scarti e i rifiuti dovuti alle nostre attività produttive.

 Per ottenere uno sviluppo delle società umane che sia sostenibile è necessario che:

  • l’intervento umano sia limitato entro le capacità di carico dei sistemi naturali conservandone la loro vitalità e la loro resilienza;
  • il progresso tecnologico per la produzione di beni e servizi venga indirizzato all’incremento dell’efficienza piuttosto che all’incremento del flusso di energia e materie prime;
  • i livelli di prelievo delle risorse non rinnovabili ecceda le loro capacità rigenerative;
  • l’emissione di scarti e rifiuti (solidi, liquidi e gassosi) dovuti al metabolismo dei sistemi sociali non ecceda la capacità di assimilazione dei sistemi naturali.

(Fonte: http://www.wwf.it/il_pianeta/sostenibilita/il_wwf_per_una_cultura_della_sostenibilita/perche_e_importante2/cos_e_lo_sviluppo_sostenibile_/)

 I principi fondamentali dello sviluppo sostenibile sono essenzialmente due:

  1. La velocità del prelievo delle risorse dovrebbe essere pari alla loro velocità di rigenerazione;
  2. La velocità di produzione dei rifiuti dovrebbe essere uguale alle capacità naturali di assorbimento degli ecosistemi in cui vengono immessi.

 I vertici mondiali

 Nel 1992 a Rio de Janeiro si riunì la seconda Conferenza su ambiente e sviluppo, che varò due convenzioni a livello internazionale:

  1. Quella sui cambiamenti climatici, dalla quale scaturì in seguito il Protocollo di Kyoto;
  2. Quella sulla biodiversità.

Sempre a Rio fu elaborato un programma d’azione con alcuni importanti obiettivi da raggiungere nel corso del XXI secolo (da qui il nome “Agenda 21”).

Un altro grande vertice si è tenuto nel 2012 sempre a Rio de Janeiro, ma per gran parte dell’opinione pubblica si è trattato di un fallimento. La comunità internazionale, infatti, si è limitata a redigere un elenco di consigli, senza fissare degli obiettivi vincolanti. Inoltre il vertice di Rio ha evitato di affrontare alcuni temi scottanti, tra i quali in particolare l’aumento massiccio dei gas serra, la continua concessione di sussidi pubblici ai combustibili fossili (400 miliardi di dollari nel 2011) e l’irrilevanza di quelli destinati allo sviluppo delle energie rinnovabili; ancora una volta gli interessi economici e finanziari di Stati e multinazionali hanno avuto il sopravvento sulle politiche di protezione ambientale e sociale.

 Per approfondire l’argomento:

http://www.ecosostenibile.org/sostenibilita.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Sviluppo_sostenibile

http://portalecdp.cassaddpp.it/content/groups/public/documents/ace_documenti/011516.pdf

 

 

Bibliografia
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M. Vezzoli. C. Vicari – Ecologia e Ambiente – Principato, 2014
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Ultima modifica ilGiovedì, 18 Maggio 2017 17:53
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