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LE CURE ESTETICHE DI IERI E DI OGGI

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La storia delle cure di bellezza è cosparsa di momenti che non si sa bene se chiamare di eroismo o di masochismo.Certo sfiorano l'auto tortura. All'epoca degli Assisi, le donne per essere belle (secondo il clichè del momento) di mettevano sul viso una pasta speciale che, seccando, diventava sorta di maschera si smalto duro e lucido. Più tardi, le donne della Guidea, per rendere luminosi gli occhi, usavano l'antimonio, metallo velenosissimo. Più crudeli ancora le leggi della bellezza nell'antica Roma: le "matrone" un pò pelose dovevano lasciarsi strappare tutta la peluria superflua con pece bollente e calce viva. In India, intorno al Mille, le donne stavano alle regole del gioco (della bellezza) soltanto se si annerivano occhi e sopracciglia col nerofumo, se si coprivano il volto di una vernice rossastra e i denti di una brutta pasta nera. Il Cristianesimo mise al bando la moda di imbellettarsi, ma i crociati, tornando in Europa dalle loro imprese, la riportarono, diffondendo anzi i "trucchi" orientali, raffinatissimi ma anche molto crudeli. Nel '300 e nel '400 le fiorentine che volevano assomigliare alla "Primavera" o alle "Tre Grazie" del Botticelli inghiottivano sabbia ed altre sostanze nocive, per dare al loro corpo la stessa linea sottile e flessuosa di quelle creature. Poco più tardi, Rubens e i suoi seguaci imposero quel modello di bellezza opima e che costrinse invece le donne a rimpiazarsi di cibo ad elevato potere calorico (altro che sabbia!) e a sopportare indigestioni ed altre spiacevoli conseguenze delle loro "grandes bouffes". Quanto ai "masochisti" in nome della bellezza nel secolo XIX, ce ne offre una preziosa testimonianza l'anonimo autore de "La bellezza ed i mezzi di conservarla ossia la toeletta delle signore" un libretto piuttosto raro (1872).Forse l'anonimo e apocalittico autore del secolo scorso non poteva immaginare quali enormi progressi avrebbe compiuto in pochi anni la scienza della bellezza (anche se rimangono a tutt'oggi alcune esasperazioni nelle cure estetiche, un pò "ridicole" un pò "disgustose" proprio come diceva lui. Ai nostri giorni una donna ha a portata di mano mezzi meno dolorosi e crudeli, ma più potenti e sicuri. Ma non è solo questo che conta. E, soprattutto, lo spirito nuovo con cui la donna contemporanea vive la propria ricerca estetica: un pò meno ossessionata, rispetto alle donne del passato, della bellezza in senso limitato e superficiale, della bellezza-oggetto, e un pò più preoccupata di un'armonia vasta e completa tra dolcezza delle forme e dei colori, personalità interiore, modo di vivere. In sintesi, più tesa verso la possibilità di esprimersi anche al di fuori dei clichès imposti e quindi più libera e vera. Proprio in nome di questa nuova "libertà" la donna di oggi non deve dimenticare il pericolo degli eccessi. La cronaca della bellezza , anche relativamente recente, ci dà incredibili insegnamenti in questo senso. Intorno agli anni '30 per esempio, la donna che seguiva alla lettera i dettami della moda ed era quindi perfettamente lisciata, truccata e in definitiva asessuata e industrializzata, cominciò a mostrare i suoi limiti. Quelli appunto di creatura fatta in serie, già modellata sullo stampo delle dive di Hollywoodiane e spersonalizzata dalla sua stessa ansia di giovinezza ed emancipazione, che si traduceva soprattutto in angoscia consumistica. Nel 1953 apparve su un giornale americano questo annuncio :"Cercasi donna autentica. cioè non depilata, non truccata, con capelli lunghi, bocca sua e corpo.. di donna ". Poteva essere lo scherzo di un antifemminista inacidito, ma forse era un grido di allarme: ascoltiamolo anche oggi...

Angela Rondanini

 

 

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