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SICUREZZA, QUESTA SCONOSCIUTA

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A cercarne il significato su un dizionario qualsiasi, la sicurezza risulta essere come quella condizione di chi è esente da pericoli o protetto contro possibili pericoli. Una condizione, quindi, che per essere attuata necessita, inevitabilmente, di una serie di azioni e di misure volte, appunto, a proteggere da ogni possibile pericolo. Il termine sicurezza, d'altronde, deriva dal latino e indica, in senso stretto, l’assenza di preoccupazioni. Essere sicuri, quindi, vuol dire vivere in uno stato di protezione dai rischi e senza preoccupazioni.


Viene naturale dedurre che la sicurezza, da molto tempo, è utopia allo stato puro, per ragioni varie e molto complesse che non sta ai cittadini indagare e conoscere ma che, inevitabilmente, hanno finito per condizionare la vita quotidiana di ciascuno. È vero, i malviventi ci sono sempre stati, le azioni scellerate e criminali anche e da sempre la sicurezza è stata più un obiettivo da raggiungere che una realtà concreta.


Negli ultimi tempi, però, la situazione sembra essere addirittura peggiorata e la cosa, avvertita sulla pelle dai cittadini di ogni città, preoccupa non poco e alimenta la sfiducia nei confronti di chi la sicurezza dovrebbe fare in modo di garantirla. Attuali sono le immagini che spesso il programma “Striscia la Notizia” trasmette e che ci mostrano l’inviato Brumotti impegnato, coraggiosamente, nel mettere in luce vere e proprie piazze dello spaccio. Strade, quartieri, piazze di città grandi e piccole in cui si spaccia liberamente la droga, alla luce del Sole, come se nulla fosse. Possibile che nessuno faccia niente? Questa la domanda che in molti, attoniti davanti alle immagini del tg satirico, si pongono. Ma la risposta, purtroppo, sta nella realtà di una giustizia ingiusta, che non condanna nella maniera adeguata chi sbaglia, che rimette in libertà i “cattivi”, che non adotta le misure corrette per garantire quella sicurezza più che mai chimera inarrivabile. In altre parole, se il poliziotto cattura lo spacciatore o il ladro, e dopo poco tempo lo stesso è fuori e libero di tornare a fare ciò che ha sempre fatto, cosa si risolve e come si costruisce e garantisce la sicurezza?


Droga, quindi, ma non solo, poiché quello che dovrebbe essere un diritto inattaccabile è invece minato continuamente da tanti altri problemi. I furti, ad esempio, rappresentano ormai una piaga quasi inguaribile del nostro tempo. Furti non più e non solo limitati al solo “può capitare”, come una volta potevano essere intesi, ma perpetrati con dedizione, con costanza e con tranquillità. Sì, è proprio questa l’impressione degli italiani onesti ed è proprio questo che li spaventa e preoccupa ancora più. Chi ruba, spaccia, delinque e commette atti vili e fuori legge lo fa, ormai, con tranquillità, con serenità, con sicurezza. In fondo l’unica vera sicurezza, intesa come assenza di preoccupazioni, ce l’ha chi sbaglia, chi sta nel torto, chi è “cattivo”.

E questo, nel nostro tempo e in una società evoluta come la nostra, non può e non deve andare bene. Ognuno torni a fare la sua parte, a mettere in campo le azioni necessarie per rendere questo Paese davvero sicuro. Senza discussioni, spesso puerili e ingiustificate, sul colore della pelle o sulla provenienza, poiché poco o nulla centrano con il tema principale e veramente importante per tutti. Conta solo attuare misure volte a prevenire il pericolo, ad evitarlo a almeno a ridurlo. Conta far tornare a vivere i cittadini senza preoccupazioni e senza la paura di stare anche semplicemente in casa propria. E occorre farlo in fretta. Perché del temine “sicurezza” i cittadini, dalle grandi città alle piccole contrade, ne hanno ormai dimenticato il significato.


Marco Tavassi

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