UOMINI D'ALTRI TEMPI, UOMINI SEMPRE ATTUALI
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Sono attualissime, ai nostri giorni, le discussioni in cui si parla tanto della necessità del riciclo, di quanto sia importante tentare di non sprecare, di recuperare e riutilizzare ogni tipo di materiale, soprattutto quelli che possono causare danno alla Terra che abitiamo e a noi stessi.
Una necessità che l'uomo ha cominciato a sentire da qualche anno, mosso e animato da quanto accade e dalle previsioni, spesso nefaste, circa il futuro della specie.
Eppure ci sono stati uomini che certe esigenze le hanno colte e comprese già decenni fa, mettendole in pratica, non senza fatica, e riuscendo a realizzare qualcosa di estremamente importante non solo per l'atto in sé ma per tutto ciò che esso ha generato per decine di migliaia di persone.
È il caso del cavalier Andrea Pittini, venuto tristemente a mancare tre anni fa e che, nel periodo del dopo guerra, quando tutto appariva inesorabilmente e inevitabilmente compromesso e danneggiato, è riuscito a cogliere, con intelligenza incredibile e sensibilità fuori dal comune, che proprio da quelle macerie, proprio da quegli ammassi di ferro si poteva e si doveva ripartire.
Sì, la storia del cavalier Pittini, che oggi la sua famiglia, i suoi cari e i lavoratori della aziende poi nate ricordano con affetto, comincia proprio dalla voglia di recuperare e di ripartire da quel che c'era.
Cosa avrebbe fatto un altro al suo posto?
In quel tempo, segnato dalla tragedia della guerra e dall'angoscia delle conseguenze?
Si sarebbe, certamente, arreso all'amarezza e allo sconforto, sperando soltanto in un domani migliore.
Pittini, invece, ha colto in quegli ammassi di ferro e di residui del conflitto una possibilità concreta per ripartire, rialzarsi, per cominciare a costruire di nuovo, scegliendo di "sporcarsi le mani" in prima persona e lui per primo.
Senza fermarsi, senza lamentarsi e con il desiderio sempre vivo di partire e di iniziare da quel c'era, consapevole della fatica e del lavoro che sarebbe servito ma animato dalla volontà di non restare a guardare e di non attendere ma di fare.
Partire da quel che c'era per arrivare a quel che c'è e a quello che ci sarà.
Oggi, in un'epoca in cui tanto si parla di recupero, di riciclo e di necessità di costruire con quel che abbiamo, la storia del compianto cavalier Pittini non può che collocarsi tra quelle di uomini di altri tempi ma estremamente e indispensabilmente attuali.
Una storia da conoscere e da far conoscere, fatta di passione e di sensibilità, di sacrificio e di ideali. Una storia da non dimenticare, affinché quel che oggi c'è possa essere base per quel che domani sarà.
Marco Tavassi
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