"Il tempo di Caravaggio". Capolavori della collezione di Roberto Longhi al Palazzo Caffarelli dei Musei Capitolini di Roma di Dario Aprea
- Scritto da
- Pubblicato in In rilievo
La più che apprezzabile esposizione di pitture inerenti il '500 e '600 italiano , presentata in occasione del cinquantenario dalla scomparsa del noto critico d'arte Roberto Longhi , ricorrente proprio nel 2020 , caratterizzata da opere di Michelangelo Merisi da Caravaggio e dei suoi principali seguaci , dal titolo "Il tempo di Caravaggio" , allestita in collaborazione con la Fondazione di Storia dell'Arte Roberto Longhi di Firenze , il cui direttore scientifico è Maria Cristina Bandera , coordinatrice della mostra , e presentata presso la suggestiva e prestigiosa sede del Palazzo Caffarelli di Roma , sarà visitabile fino al 20 di gennaio del prossimo anno 2021 , dopo essersi aperta il 16 giugno scorso. Il Palazzo è compreso all'interno del notevole complesso dei Musei Capitolini di Roma i quali , dalla pri-ma metà del'700 , in cui esistono come spazio espositivo , sono composti anche dal palazzo dei Conservatori , sede dell'ingresso principale di questa struttura , che è la principale struttura civica romana , nonchè primo museo al mondo , inteso come luogo nel quale l'arte è fruibile da tutti e non solo dai proprietari , nel quale sono conservate per lo più opere moderne associate ad altre antiche , e dal cosiddetto Palazzo Nuovo. In quest' ultima parte dei Musei Capitolini sono esposti capolavori della scultura antica , come il Galata morente e la Venere capitolina , poste a pochi passi dalla bellissima terrazza del terzo piano del Caffarelli stesso , nei pressi della quale la mostra sui caravaggeschi è esposta , con la soave veduta urbana da essa visibile , la quale merita di sicuro un'accurata visita da parte di coloro che accorrono in questi mesi presso questi musei , fondati a suo tempo , sotto papa Clemente XIII e parte del "Sistema dei Musei in comune". I dipinti , presentati nell'esposizione in questione , hanno come filo conduttore l'esempio supremo del Merisi , al quale sono più o meno collegati , sia anticipandolo , come nel caso di alcune opere del XVI° secolo , poste a principio della mostra , in netta inferiorità numerica rispetto a quelle seicentesche, caratterizzate dal nuovo fenomeno del chiaroscuro , i cui autori sono due grandi veneti del '500 , come il veronese Battista d'Angolo , meglio conosciuto come il Morazzone , e l'oblato della Santa Casa di Loreto , Lorenzo Lotto , sia riprendendo il Caravaggio su di una consimile falsariga , subendo in qualche modo l'influenza della sua rivoluzione figurativa , come nel caso di un autore del '600 italiano del calibro di Mattia Preti , meglio conosciuto come il Cavalier Calabrese. Le sublimi opere di quest'autore esposte in questa rassegna mostrano chiaramente , non soltanto agli addetti ai lavori , quale sia stata la similarità che proprio il debito che lui , come tanti altri artisti esecutori della circa quaranta opere in mostra , possano aver avuto nei confronti dell'insuperabile maestro lombardo , proprio nella pratica della preziosa tecnica del chiaroscuro , per l'esecuzione della quale venivano utilizzati , a suo tempo , soggetti da mettere in scena consimili tra loro tra maestro ed allievi. Oltre ad opere del già citato Preti , sono esposte ne "Il tempo di Caravaggio", pure dipinti di illustri autori caravaggeschi non italiani , come Valentine de Boulogne , considerato da un'autorità della critica d'arte nostrana dei nostri tempi , come Federico Zeri , il massimo rappresentante del caravaggismo in ambito non soltanto francese e Gerrit Van Honthorst , noto anche come Gherardo Delle Notti , ma pure un grande rappresentante del caravaggismo napoletano , come lo spagnolo Jusepe De Ribera , detto lo Spagnoletto , la cui opera ha rappresentato un modello per i seguaci del grande Caravaggio in ambito , per l'appunto , partenopeo. Un esponente del caravaggismo d'ambito piu' propriamente romano , può essere stato , invece , Angelo Caroselli , cresciuto artisticamente presso la prestigiosissima Accademia capitolina di San Luca , in mostra con opere di spicco , quali l'Allegoria d'autunno , che mostra una certa similarità con opere quali Il Bacco adolescente , in esposizione permanente presso gli Uffizi di Firenze , il Ragazzo con la canestra di frutta dell'Ambrosiana di Milano ed Il Bacchino malato della Galleria Borghese di Roma , dovute proprio alla mano del Merisi , autore degno di una certa attenzione per chi si occupa proprio di influenza del Caravaggio nell'ambito artistico seicentesco della Capitale. A seguire , altri autori di un certo pregio , sempre del secolo XVII°, come i caravaggisti napoletani Battistello Caracciolo ed Andrea Vaccaro , ed il Morazzone , caravaggista lombardo ma di formazione romana , vanno a completare , con le loro opere , una vasta e molto piacevole carrellata per il visitatore di turno. Da notare , ancora , all'inizio della bella esposizione dei Capitolini , una teca contenente alcuni preziosi scritti , appartenenti tutti alla Fondazione di Storia dell'Arte Roberto Loghi di Firenze , di proprietà proprio del Longhi , come il catalogo della celebre mostra del 1951 su Caravaggio ed i caravaggeschi , allestita presso il Palazzo Reale di Milano ed una monografia dello stesso Caravaggio sempre di quegli anni (1952), sovrastata da un disegno a carboncino fissato alla prima parete della mostra , che risale , invece , all'anno 1930 , e ripropone le fattezze del Ragazzo morso dal ramarro , opera risalente al 1596-97 , unica opera eseguita personalmente dal Merisi presente in mostra ed all'incirca contemporanea rispetto al dipinto Ragazzo che monda la frutta , del quale abbiamo , invece , in mostra , una fedelissima copia del 1592-53 , di proprietà sempre della Fondazione longhiana fiorentina. Dario Aprea