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MARIA LA TORRE: ATTRICE LUCANA IN UN CASTING PER UNA SERIE TV

Maria La Torre, giovane attrice lucana, porta avanti la sua passione per il cinema. Pochi giorni fa è arrivato l'annuncio della sua partecipazione ad una serie tv con Maria Grazia Cucinotta, ma per saperne di più abbiamo intervistato il giovane talento. In realtà fin da piccola, afferma Maria, mi è sempre piaciuto imitare e simulare delle situazioni. La molla d'ispirazione è stata la progettazione di un cortometraggio quando la giovane attrice frequentava le scuole medie presso Bella, il suo paese. Da allora ha iniziato a proporsi ai casting e successivamente ha intrapreso lo studio della dizione e della recitazione in modo da essere contattata più spesso. Ben sappiamo che il mondo dell'arte al giorni d'oggi è difficile, e per di più quello del cinema, ma la nostra Maria dice di non arrendersi, infatti ha costantemente frequentato stage intensivi di recitazione cinematografica con il pluripremiato regista Vito Palumbo e l'attore Ettore Bassi. Della sua carriera ecco cosa ci dice: "Attualmente mi cimento nell'amatoriale, ma per quanto riguarda progetti esterni ho preso parte al videoclip di Cielo Rosso di Mariella Nava e, probabilmente, nel mese di maggio prenderò parte, da comparsa, in un lungometraggio."

Qual è stato il principale motivo che ora ti porta a lavorare in una serie tv?

Come tutti i casting questo per la serie tv è semplicemente una prova, voglio mettermi in gioco, a prescindere da come vada. Le votazioni su Instagram, per quanto riguarda la fase preliminare, sono ancora attive, perciò ho ancora bisogno del sostegno di tante persone affinché venga contattata per il provino per la successiva partecipazione al corso di recitazione gratuito presso la Action Academy dove verranno scelti i 15 protagonisti.

Inutile negare l'evidente voglia e forza di volontà di questa ragazza nei confronti della propria passione, ed è proprio questo non mollare che porta inevitabilmente nella vita ottimi risultati. L'attrice lucana, una volta finito il liceo, ha intenzione di candidarsi al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, o comunque una buona scuola/accademia di recitazione che la porti a perfezionare le tecniche recitative. Inoltre ha anche intenzione di approfondire i suoi studi sulle Neuroscienze.

È sempre gratificante vedere giovani così talentuosi e volenterosi di imparare e raggiungere il proprio sogno. Non possiamo quindi far altro che augurare il meglio all'artista lucana con cui resteremo in contatto per altri aggiornamenti.

Tommaso Bifolco

THE TOURIST

Regia di Florian Henckel-Donnersmarck, con Johnny Depp, Angelina Jolie, Paul Bettany, Rufus Sewell, Timothy Dalton, Steven Berkoff, Nino Frassica, Giovanni Guidelli, Raoul Bova, Christian De Sica. Prodotto in USA.

Genere: Spy-Thriller romantico, Azione – Durata: 103 minuti.

 

La trama:

Frank Tupelo (Johnny Depp) è un tranquillo professore di matematica del Wisconsin che si trova in vacanza in Italia in una sorta di “viaggio sentimentale” al contrario, per cercare di depurarsi l’anima e lasciarsi alle spalle un burrascoso passato di delusioni amorose. Mai avrebbe potuto immaginare che questo viaggio avrebbe sconvolto la sua vita. Tutto inizia quando conosce sul treno Elise (Angelina Jolie), una donna travolgente e misteriosa, braccata dalla polizia internazionale. Ne resta folgorato. Ma l'incontro è tutt'altro che casuale e, inseguendo una potenziale storia d'amore, Frank si troverà presto invischiato in una spirale di intrighi e pericoli, sullo sfondo di una Venezia dalla sfarzosa bellezza.

 

La recensione:

VENEZIA, LA LUNA…E TU – Sex appeal a gogo per due inossidabili sex symbol nella location più romantica e misteriosa.

The Tourist, che segue il bellissimo e introspettivo “Le vite degli altri” dello stesso regista del nome altisonante quanto impronunciabile, è un giallo tinto di rosa, con una storia d’amore che fa da contraltare alle vicende dal sapore spionistico. In realtà è un’apologia del divismo di due sublimi protagonisti dell’odierna epopea hollywoodiana. Il primo approccio della coppia Depp-Jolie è casto e giocoso, vorrebbe riecheggiare intriganti e soprattutto eleganti atmosfere hitchkochiane, ma non soddisfa pienamente.

Depp è stato il diabolico Barbiere di Fleet Street, l’ingenuo regista Ed Wood, il tenebroso Mani di Forbice, il perverso killer di C’era una volta in Messico, il pirata buffonesco della Maledizione della Prima Luna, ma anche l’umanissimo e commovente scrittore scozzese James M. Barrie, autore della celeberrima storia di Peter Pan, il bambino che “non voleva crescere mai”. Johnny il bello e “maledettamente perso”, che ha portato una ventata di novità e di sapiente ironia con il suo modo di recitare così anticonformista, che lo porta a rifiutare ruoli più commerciali, adottati dai colleghi Cruise, Reeves e Pitt. Con il suo mezzo ghigno disegnato tra le sottili labbra riesce a dare un senso ad ogni inquadratura, con una vena di perversione anche nelle scene sembra goffo.

La Jolie è una bomba di sensualità a 360°, ma con charme. È procace ma non volgare, seduce con gli sguardi, non senza quella vena di sottintesa depravazione che l’accomuna proprio a Johnny Depp. La apprezziamo più come la mostruosa ed affascinante madre del demone Grendel ne “La leggenda di Beowulf”, che come l’eroina di plastica di Tomb Raider.  Senza dimenticare che è figlia d’arte, di quel veterano John Voight, patetico cowboy urbano nell’emozionante “Un Uomo da Marciapiede”.

In The Tourist la bella Angelina reinterpreta la coppia d’assalto, tutta azione e sentimentalismi, ma ci piaceva di più con Brad Pitt in Mr. & Mrs. Smith.

La pellicola è abbastanza divertente, scorre abbastanza fluida, pur con qualche rallentamento. Ma non temete: i volti patinati dei due belloni riempiono adeguatamente la scena.

Per finire segnaliamo i molti attori italiani presenti nel film (Christian De Sica, Neri Marcorè, Alessio Boni, Daniele Pecci, Raoul Bova, Nino Frassica, Giovanni Guidelli), onestamente impegnati a fornire il necessario e abbastanza credibile “colore locale”. Rappresentano quasi tutti dei ridicoli cliché “italians”, dal carabiniere Frassica al concierge Marcorè. Raoul Bova sembra l’unico un po’ più a suo agio con un cast americano, ma solo perché l’abbiamo già digerito (a fatica) in Aliens Vs Predator.

Invece ci ha piacevolmente sorpreso proprio De Sica: per una volta fa quasi intravedere quel talento e spessore culturale, troppo spesso nascosto dentro cinepanettoni e spot di telefonini.

Venezia è ancora la silenziosa protagonista, già vagheggiata in altri bei film americani, da Ocean’s Eleven a Italian Job. Si intravedono scorci affascinanti che rievocano atmosfere barocche, sembra quasi che Casanova salti fuori da un momento all’altro per corteggiare la bella Jolie o reclamizzare un profumo.

 

La pagella: Cast 8; Regia 6 ½; Sceneggiatura 7; Pathos 7; Fotografia 8 – Consigliata la visione più con scopi estetici che avventurosi.

LA VERSIONE DI BARNEY

 LA VERSIONE DI BARNEY

La scheda:

Regia: Richard J.Lewis; SCENEGGIATURA: Michael Konyves

ATTORI: Paul Giamatti, Rachelle Lefevre, Dustin Hoffman, Rosamund Pike, Bruce Greenwood, Minnie Driver, Scott Speedman, Mark Addy, Saul Rubinek, Thomas Trabacchi, Jake Hoffman, Clé Bennett, Harvey Atkin, Mark Camacho, Ellen David, Anna Hopkins

Genere: COMMEDIA ESISTENZIALE, DRAMMATICO, SENTIMENTALE – Durata 132 m.

 

La trama:

Questa è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo dello scrittore canadese Mordecai Richler: la storia di Barney Panofsky (Paul Giamatti), ebreo, proprietario di un’improbabile casa produttrice televisiva di Montreal che propina da 30 anni la stessa soap. Il film si apre con l’immagine di una bottiglia di whisky e un sigaro “Montecristo”, compagni di vita fedeli di un uomo qualunque. Un uomo tutt’altro che avvenente o affascinante, spesso cinico, ma capace di grandi sentimenti: il rispetto affettuoso per il padre (Dustin Hoffman); l’amore per la donna della sua vita (Rosamund Pike), condotto con assurda tenacia; l’amicizia duratura e indulgente per l’amico tossico (Scott Speedman).

Il film si compone di una serie di retrospettive sul percorso di vita di Barney: il primo matrimonio a Roma negli anni ’70 con una pittrice esistenzialista con il senso macabro dello humour e la tendenza al suicidio; il secondo matrimonio, fallito ancora prima di cominciare, con una una donna manager pedante e fedifraga. Ironia della sorte, proprio il ricevimento che segue la cerimonia darà la svolta alla vita di Barney: tra un whisky e un litigio con il suocero, ha la visione celestiale di una ragazza con l’abito blu, di cui si innamora istantaneamente e perdutamente. Da quel momento le farà una corte disperata, facendo andare sempre più alla deriva il proprio rapporto matrimoniale. Un giorno Barney, già deciso a chiedere il divorzio, torna a casa e trova la moglie a letto con il suo migliore amico, Boogie, che ospitava per cercare di disintossicarlo dall’abuso di alcool e droga. È quasi grato all’amico che gli offerto un insperato e inconsapevole aiuto e si sbronzano insieme. Hanno un violento alterco e Boogie sparisce nelle acque del lago. Barney, incolpato dell’omicidio dell’amico, diventa l’oggetto della persecuzione del detective O’Hearne, che pubblica un libro e lo accusa di ogni genere di bassezza; si decide a dare, pertanto “la sua versione” dei fatti, ripercorrendo la sua (mal)educazione sentimentale e la sua vita oltre le righe. Miriam, la ragazza dal vestito blu, interpretata da una fragile ed eterea Rosamund Pike, cederà alle goffe profferte amorose di Barney, facendosi conquistare dalla sua burbera sentimentalità e diventandone moglie e madre di famiglia. L’ispido yiddish non smetterà mai di amarla e di ri-conquistarla, tentando di reinventare il rapporto, anche quando lei lo abbandona, stanca delle sue ciniche ubriacature e del suo caustico egoismo.

 

La recensione:

HUMOUR: COMMOZIONE = EROS: TANATOS – È questa la non-facile equazione che un regista (Richard J. Lewis) finora impegnato in brevi polizieschi tipo “CSI – Scene del crimine”, deve sviluppare per trasporre in pellicola un capolavoro letterario come quello di Mordecai Richler, così articolato, originale e complesso. Il risultato è sorprendente ed adeguato, proprio perché un film si avvale di mezzi espressivi diversi rispetto al libro, primo tra tutti la maestria di attori di consumata esperienza, come Paul Giamatti, che ha recitato, soprattutto come caratterista, in pellicole di grande risalto (esempi lampanti: “The Truman Show” e “Salvate il soldato Ryan”). Personificando il complesso protagonista, accentra tutta la vicenda narrata e dona allo spettatore continue emozioni.

È la rivalsa dell’uomo comune, il capovolgimento di ogni eroismo, l’umanità che si affranca dal conformismo, il trionfo del politicamente scorretto: “siate grandi nelle azioni come lo siete stati nel pensiero”.

Dustin Hoffman, infine, è indiscutibilmente un mostro sacro: interpreta magistralmente il vecchio poliziotto erotomane e millantatore. La sua espressione beata, il suo sorriso sardonico appena abbozzato, sul letto di morte di un bordello, strappa al figlio una sonora risata e regala a noi una pagina di autentico vero Cinema.

 

La pagella:

Cast 9 (Giamatti 8, Hoffmann 10); Regia 8; Sceneggiatura 9; Pathos 10 – Incondizionatamente consigliata la visione, specialmente se siete stanchi di roboanti effetti digitali e commediole insulse.

 

 

L'abbiamo fatta grossa

L'abbiamo fatta grossa

Regia: Carlo Verdone Con: Massimo Popolizio - Carlo Verdone - Antonio Albanese - Clotilde Sabatino - Anna Kasyan - Francesca Fiume - Virginia Da Brescia - Federigo Ceci - Alexander Stuart Anno: 2016

Trama

Antonio Albanese interpreta Yuri Pelagatti, un modesto attore di teatro ormai noto nel suo ambiente come "lo smemorato" che non riesce più a ricordare le battute in scena, per il trauma subito dopo essere stato abbandonato dalla moglie. Carlo Verdone è Arturo Merlino, un ex-carabiniere diventato investigatore privato che vive a casa della vecchia zia vedova. Yuri vuole le prove dell’infedeltà della ex moglie ed assume Arturo. Per una errata intercettazione ambientale, credendo di intercettare un misterioso scambio di foto "hard",  la scalcinata coppia di investigatori entra in possesso di una valigetta con 1 milione di euro, dando vita ad una serie di rocambolesche avventure, inseguiti da sgherri malintenzionati.

Più che una commedia esilarante, questa pellicola è una bella prova di recitazione del duo Verdone-Albanese, matura ma con quella punta di ingenuità e candore fanciullesco che contraddistingue entrambi. Riescono a sdrammatizzare le nevrosi e il pessimismo, sfruttando bene le affinità con i protagonisti.

Il filone della commedia-giallo è particolarmente vivace in questo momento del cinema italiano e sicuramente appaga la richiesta di intrattenimento in maniera professionale e dignitosa.

 

AMORE E ALTRI RIMEDI

 

Il film: AMORE E ALTRI RIMEDI

 

La scheda:

REGIA: Edward Zwick

SCENEGGIATURA: Charles Randolph, Edward Zwick, Marshall Herskovitz

ATTORI: Anne Hathaway, Jake Gyllenhaal, Oliver Platt, Hank Azaria, Josh Gad, Gabriel Macht, Judy Greer, George Segal, Jill Clayburgh, Kate Jennings Grant, Katheryn Winnick, Jamie Alexander, Nikki Deloach, Jean Zarzour

GENERE: COMMEDIA CON VELO DI MALINCONIA, SENTIMENTALE, IRONICO - DURATA: 112 Min

 

La trama:

Jamie è un prototipo umano ibrido: metà yuppie e metà satiro. Un uomo intelligente ma non troppo costante, infallibile con le donne, che considera un piacevole strumento per raggiungere i propri scopi edonistici e l’autocelebrazione del suo smisurato ego. Trova il suo habitat naturale nello spietato mondo dell’industria farmaceutica, diventando informatore del farmaco per la grande casa Pfizer. Scatena tutto il suo rampante arrivismo per circuire i medici e sgambettare la concorrenza. Riesce ad infiltrarsi nello studio di un dottore con i soliti metodi truffaldini, ma un giorno il suo cinismo si scontra con lo strano caso di una ragazza malata di morbo di Parkinson a soli 26 anni. Maggie è seducente: artista, spirito libero, aggrappata alla vita che le sfugge con totale e libertina disinibizione sessuale. A questo punto parte lo schema classico della solita “romcom” (romantic comedy) americana: lui e lei si incontrano, si circuiscono e fanno sesso. Poi si insinua proditoriamente l’amore e iniziano le complicazioni. Entrambi vogliono sembrare immuni al sentimentalismo, lei è consapevole delle limitazioni insite nella sua grave malattia, lui troppo sfrontato per ostacolare l’ascesa della sua carriera. Si lasciano una prima volta per evitare inconvenienti, ma scoprono di non potere fare a meno l’uno dell’altra. Nel frattempo la Pfizer lancia il famigerato Viagra e Jamie è il rappresentante perfetto per cavalcare questo stallone dei paradisi artificiali farmaceutici. Nonostante la brillante carriera, decide di accantonare i pigiama-party e i convegni medici per portare Maggie nei migliori centri specializzati nella cura del Parkinson. Alla fine, quella di Jamie sarà una dedizione premurosa e totale, alterando completamente le sue prospettive di vita, e sublimando il sacrificio di se stesso nella cura miracolosa chiamata “amore”.

 

 

La recensione:

UN OTTIMO VIAGRA NATURALE SONO LE FIBRE TESSILI, SOPRATTUTTO QUANDO PRENDONO LA FORMA DI UNA GIARRETTIERA – Il regista Edward Zwick (già noto con “L’ultimo samurai”), ci propone l’adattamento cinematografico del bestseller di Jamie Reidy, “Hard Sell: The Evolution of a Viagra Salesman”, pubblicato nel 2005. Il film, partito con le solite premesse scollacciate e ridanciane della tipica commediUSA, sorprende nel dipanarsi di una storia tutt’altro che banale, che affronta temi molto seri e delicati, ma senza vittimismi retorici e strappalacrime. Pur avvalendosi di dialoghi strani, che a prima vista potrebbero collocarsi tra il melenso e il prolisso, in realtà la caratterizzazione dei protagonisti è fortissima ed efficace: il manager arrivista e sciupa-femmine, contrapposto all’artista fragile e complessata, accomunati entrambi dal forte bisogno di un’identità, fuori dagli schemi convenzionali e conformistici. Gli attori sono preparati, versatili, e per l’occasione trasudano abbondante sensualità: Anne Hathaway è giovanissima ma con un curriculum cinematografico di tutto rispetto. È brava, intensa, ma stranamente in questo ruolo ci risulta antipatica, con la sua apparente e canagliesca sicumera. Consentiteci di essere ancora infatuati di Uma Thurman, specialmente nel ruolo energico della ragazza non-vedente nel noir “Gli occhi del delitto”.

Jake Gyllenhaal diventa una sorpresa, un film dopo l’altro: si è palestrato parecchio il ragazzino di “The day after tomorrow” e, dopo aver giocato al “Principe di Persia”, si può impegnare in ruoli più approfonditi ed intimistici, come ne “I Segreti di Brokeback Mountain”. In questa pellicola, guarda caso, recitava anche la Hathaway, nel ruolo della reginetta dei rodei Lureen.

Un’ultima doverosa e calorosa precisazione: come avevamo modestamente presagito nella nostra precedente recensione, la meravigliosa Natalie Portman ha meritatamente conquistato l’Oscar come migliore attrice per la sua straordinaria interpretazione de il “Cigno Nero”.

 

 

La pagella:

Cast 8; Regia 7; Sceneggiatura 8; Pathos 8 – Decisamente consigliata la visione a tutte le coppie in crisi di identità.

 

Natale col Boss ovvero ridere di/a Gomorra

Natale col Boss ovvero ridere di/a Gomorra

Ne siamo ormai certi: la stagione del cinepanettone volge al termine. Basta vacanze ridanciane e grossolane. Benvenuto rinnovato filone della commedia intelligente ed intrigante, di matrice italiana ma infarcita di humour non volgare, intreccio al limite del poliziesco, ottimi caratteristi mossi in una sceneggiatura leggermente più di spessore.

Natale col Boss è una pellicola pensata per il divertimento, ma che non cede alla tentazione dell'idiozia... anzi l'unico ex Solito Idiota è il bravissimo Mandelli, autentica sagoma di un improbabile Serpico italiano.

Lillo e Greg, comici garbati ed efficaci, conducono il gioco degli equivoci plurimi, nella parte di due chirurghi fracassoni e maldestri.

Commedia d'inseguimento, dicevamo, ma anche di scambi di persona più di sapore teatrale, con personaggi tipizzati e sintomatici, dalla coppia di squinternati poliziotti americaneggianti, al doppio Boss-Di Capri, alla bella e statuaria Bevilacqua, impegnata in prodezze alla Trinity di Matrix.

E poi ancora citazioni, perle e occhieggiamenti, da Gomorra a Scarface, da A Qualcuno piace caldo al Padrino.

 

 

La scheda del film http://trovacinema.repubblica.it/film/natale-col-boss/472533

Natale col boss

Regia: Volfango De Biasi Con: Lillo (Pasquale Petrolo) - Greg (Claudio Gregori) - Paolo Ruffini - Francesco Mandelli - Giulia Bevilacqua - Francesco Di Leva - Enrico Guarneri - Francesco Pennasilico - Peppino Di Capri Anno: 2015

Trama:

Alex e Dino (Lillo e Greg) sono due affermati chirurghi plastici abituati a cambiare i connotati dei loro pazienti con pochi e delicati colpi di bisturi. Leo e Cosimo (Paolo Ruffini e Francesco Mandelli) invece sono due maldestri poliziotti sulle tracce di un pericoloso e potente boss di cui nessuno conosce il volto. Alex, Dino, Leo, Cosimo e il Boss inciamperanno l’uno nella vita dell’altro, in una commedia piena di equivoci, colpi di scena e grandi risate, in cui ognuno alla fine cercherà di... salvare la ‘faccia’.

STAR HUNGER WAR GAMES, EROISMO AL FEMMINILE

Benvenuti nella nuova era, l'Era delle Eroine Bambine dei Giochi di Guerra.

Il cinema d'azione, mescolando fantasy e fantasie eroiche, oggi presenta una nuova generazione di protagoniste. Dimenticate le Wonder Woman - Miss America, le conturbanti Jolie - Tomb Raider o le giunoniche amazzoni - Xena.... La moderna guerriera ha il volto adolescente della ragazza-della-porta-accanto, delicata complessa e complicata, dotata più di abilità che di ingegno, più perizia che malizia, più rabbia che coraggio...

Katniss Everdeen (protagonista della saga di Hunger Games) sembra la gemella diversa di Rey, ragazza illuminata dalla Forza e destinata a rinverdire i fasti di un autentico mito come Guerre Stellari.

Per un old-boy allevato con mostri animati giapponesi e astronavi nell'iperspazio verso una galassia lontana lontana.... l'esordio del nuovo episodio dell'epica saga con le scritte scorrevoli obliquamente sullo sfondo stellato è un autentico tuffo al cuore...

 

Trama del film, tratta da Wikipedia

Star Wars: Il risveglio della Forza

All'incirca trent'anni dopo la battaglia di Endor e la distruzione della seconda Morte Nera, Luke Skywalker, l'ultimoJedi, è scomparso. Sia la Resistenza, una forza militare sostenuta dalla Repubblica e guidata dal generale Leia Organa, che il sinistro Primo Ordine, nato dalla ceneri dell'Impero Galattico, perlustrano la galassia nel tentativo di trovarlo.

Poe Dameron, un pilota della Resistenza, viene mandato su Jakku per incontrarsi con l'anziano Lor San Tekka e recuperare una mappa che si crede conduca a Luke. Allo stesso tempo anche il Primo Ordine sta cercando di recuperare la mappa; il misterioso Kylo Ren atterra su Jakku e attacca il villaggio in cui si trova Poe. Quest'ultimo nasconde la mappa nel suo droide, BB-8, e lo manda via. Kylo cattura Poe e ordina agli stormtrooper di massacrare gli abitanti del villaggio, tra cui lo stesso Tekka.

Uno degli stormtrooper, FN-2187, incredulo di fronte alla brutalità del Primo Ordine, aiuta Poe a fuggire; i due rubano un caccia TIE ma vengono abbattuti e precipitano su Jakku. FN-2187, ribattezzato Finn da Poe, sembra essere l'unico sopravvissuto. Nel frattempo BB-8 viene trovato da Rey, una giovane donna che sopravvive vendendo rottami trovati nel deserto e che è in attesa dei suoi genitori. Finn incontra Rey e BB-8, ma improvvisamente i tre vengono attaccati dal Primo Ordine e fuggono a bordo di una vecchia nave abbandonata, il Millennium Falcon.

Han Solo e Chewbacca catturano il Falcon, che era stato rubato loro anni prima. Han rivela che Luke scomparve dopo che uno dei suoi apprendisti passò al Lato Oscuro e assunse il nome di Kylo Ren. Alla base Starkiller, un pianeta convertito in una super-arma capace di distruggere interi sistemi stellari, Kylo Ren viene informato dal Leader Supremo Snoke che l'unico modo per resistere al richiamo del Lato Chiaro è uccidere suo padre, Han Solo. L'equipaggio del Falcon si reca sul pianeta Takodana per incontrare Maz Kanata, una piratessa aliena che può aiutare BB-8 a raggiungere la Resistenza. Nei sotterranei del castello di Maz, Rey trova la spada laser appartenuta a Luke e a suo padre prima di lui e ha una visione indotta dalla Forza. Maz spiega che è prescelta a possedere l'arma ma Rey, spaventata e confusa si rifiuta di toccarla. La piratessa consegna la spada a Finn, in modo che possa consegnarla alla ragazza quando sarà pronta.

Il Primo Ordine attacca il castello di Maz. Nel frattempo la base Starkiller, su ordine del generale Hux, distrugge l'intero sistema stellare di Hosnian. La Resistenza, guidata dallo squadrone di X-wing di Poe Dameron, sopravvissuto all'impatto su Jakku, giunge in soccorso di Han, Finn e BB-8; tuttavia Rey viene catturata da Kylo Ren e portata a bordo della base Starkiller. Kylo tortura Rey per cercare di ottenere i dettagli della mappa, ma la ragazza riesce a resistere alla tortura. Approfittando dell'assenza di Kylo, Rey fugge usando un trucco mentale Jedi. Intanto Han, Finn e BB-8 si recano su D'Qar, la base della Resistenza, per cercare di ideare un piano per fermare il Primo Ordine.

Il Primo Ordine punta la base Starkiller contro D'Qar; Finn, Han e Chewbacca vengono mandati in missione per sabotare l'arma e permettere agli X-wing della Resistenza di penetrare le difese e distruggerla. Il gruppo riesce a trovare Rey e a piazzare numerosi esplosivi per sabotare la base Starkiller. Han si confronta con Kylo Ren, il cui vero nome è Ben Solo, e cerca di convincerlo ad abbandonare il Lato Oscuro e a tornare a casa con lui, ma Kylo lo trafigge con la spada laser, uccidendolo. Impazzito dal dolore per la perdita dell'amico, Chewbacca colpisce Ren con la sua balestra laser ed innesca gli esplosivi.

I piloti della Resistenza superano le difese del Primo Ordine e attaccano la base Starkiller, innescando una reazione a catena che fa collassare l'arma. Nel frattempo Kylo, ferito, insegue Rey e Finn, che lo affronta usando la spada laser di Luke. Finn viene ferito gravemente, ma Rey recupera la spada laser e combatte contro Kylo. La ragazza riesce a sopraffare Kylo grazie alla Forza e a sfregiarlo in volto, ma i due vengono separati da una voragine che si apre nel terreno. Snoke ordina al generale Hux di evacuare il pianeta e portare Kylo con sé; Rey, Finn e Chewbacca fuggono invece a bordo del Falcon.

Il gruppo fa ritorno su D'Qar, dove il droide R2-D2, spentosi dal giorno della partenza di Luke, si riattiva e rivela il resto della mappa. Rey parte insieme a Chewbacca e R2-D2 a bordo del Falcon per raggiungere Luke su un'isola di uno sperduto pianeta, e gli porge la spada laser di suo padre.

 

The TOWN

La banda della Comasina va in vacanza a Boston

Charles-Town è la “cittadella”, il ghetto, il quartiere di Boston dove è difficile crescere e ancora di più è impossibile uscirne. Ladri o rapinatori, sono ragazzi che vivono secondo il codice disonorevole della strada, la strada che conduce al carcere o al cimitero. Doug MacCray (Ben Affleck) è uno di questi ragazzi. Figlio di un famoso, temuto – e decaduto – rapinatore “uomo-d’onore”, fa anch’egli parte di una banda, professionisti del crimine, che un giorno assaltano una banca. La bella direttrice (Rebecca Hall) collabora con i malviventi, ma pur essendo atterrita riesce a dare l’allarme. È il pulsante nascosto che fa scattare l’escalation della violenza: sparatorie, travestimenti, pestaggi, inseguimenti sfasciacarrozze… La banda di criminali che si vantava di mettere a segno colpi “puliti”, ha sulla coscienza la morte di un poliziotto, è tallonata dall’FBI. La direttrice della banca vive a Charlestown e Doug cerca di entrare incognitamente in contatto con lei, per capire se è in grado di riconoscere i membri della banda e consegnarli ai federali. Proditoriamente scatta fra di loro l’amore (galeotto) e per lei Doug decide di uscire dal ghetto e cambiare vita. Ma la Cittadella ha le sue regole e viene costretto a perpetrare il suo ultimo colpo, in nome e per conto del “fiorista”, il mandatario e capo-mandamento locale. L’impresa ha il suo prezzo di sangue, ma Doug regola tutti i suoi conti col passato e col presente, fuggendo rocambolescamente verso una nuova vita.

Jeremy Renner è Jem, compagno di ventura di Doug e suo amico fraterno, una sorta di sua immagine al negativo destinata all’autodistruzione, un’interpretazione sofferta e intensa che brilla nel film con un fascino da stella nera, che inghiotte le vite, le speranze e i sogni di una generazione nata nel posto sbagliato.

Ben Affleck ha la faccia pulita e leggermente prognata da bravo ragazzone-USA: all’inizio della carriera monoespressiva come il ribelle di Armageddon, poi sempre più plasmabile, da Daredevil a Pearl Harbor.

Il film è bello, avvincente, veloce, adrenalinico al punto giusto. I dialoghi sono semplici ed essenziali come il romanzo di Chuck Hogan da cui è tratto.

Insomma in questa pellicola ritroviamo tutto l’armamentario classico del film poliziesco d’azione, figlio americano del nostro genere “poliziottesco”, i gloriosi b-movies anni ’70. Non si tratta però dell’ennesima storia dei delinquentacci cinici, infami e violenti, frutti marcescenti e facinorosi del condizionamento sociale, familiare e ambientale. Ha una vena di malinconia, ma porta il seme di una speranza, qualcuno con volontà e sacrificio può scampare alla condanna di “una vita violenta”: e con questo concedeteci un sincero omaggio all’immenso maestro Pasolini.

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LIMITLESS - “Apri le Porte della Percezione”

LIMITLESS

“Apri le Porte della Percezione” – Jim Morrison, leader dei Doors, citando William Blake.

Alzi la mano chi non ha mai fantasticato di acquistare un bel giorno la capacità di ricordare qualsiasi cosa abbia letto, imparare una lingua in un giorno e avere un quoziente di intelligenza a “4 zeri”?!?! L’ultima pellicola di Neil Burger va proprio a solleticare quella parte recondita del nostro smisurato ego, che pretende di essere “la scintilla di Dio”, facendoci assaporare il nostro piccolo delirio di onnipotenza.

Il film si apre con il protagonista sull’orlo di un grattacielo, pronto ad abbandonarsi alla caduta liberatoria. Inizia il racconto delle peripezie di un sedicente scrittore, Eddie Morra (Bradley Cooper), in preda ad una cronica "sindrome della pagina bianca", con spiccate tendenze all’autocommiserazione ed all’autodistruzione. La sua vita, ormai avviata ad un’opaca marcescenza, ha un’inopinata svolta quando incontra il suo ex-cognato, uno spacciatore di professione destinato a finire male, che gli fa scoprire l’NZT, un nuovo farmaco-droga rivoluzionario che gli permette di aumentare al massimo le sue capacità intellettive. Partendo dal luogo comune che l’essere umano sfrutta solo una piccola percentuale delle proprie capacità cerebrali e stimolando all’inverosimile ogni sinapsi neuronale, Eddie riesce a ricordare tutto ciò che ha mai letto o sentito ed ad imparare qualsiasi lingua in un giorno, riesce a fare equazioni complesse e ad ingannare chiunque incontri. La sua autostima cresce a dismisura, ma tutto dura finché continua l'effetto del farmaco misterioso. Presto Eddie travolge Wall Street: da una piccola somma iniziale ricava milioni. Le sue imprese attraggono il magnate della finanza Carl Van Loon (un opaco Robert De Niro), che lo invita a fare da mediatore per la più grande fusione nella storia delle corporation. Ma questo espone Eddie anche a persone che farebbero qualsiasi cosa pur di impadronirsi del suo rifornimento di NZT. Mentre la sua vita è in pericolo e i brutali effetti collaterali stanno venendo a galla, Eddie riesce ad evitare misteriosi inseguitori, una pericolosa banda, e un’indagine di polizia molto intensa, aggrappandosi tenacemente alla sua scorta del farmaco che va inevitabilmente diminuendo, ma dovrà essergli sufficiente perlomeno fino a quando avrà la necessità di ingannare i suoi nemici.

La pellicola è coinvolgente, ci sono tratti della sceneggiatura assolutamente accattivanti, con un ritmo incalzante e un’apprezzabile ironia di fondo. Finalmente un film unico, che difficilmente può essere inquadrato in un genere ben definito. Ci sono piaciuti molto anche gli espedienti tecnici all’avanguardia di cui il buon Burger si è dotato, con profusione di fisheye, morphing e zoom. Abbondano i primi piani e i flashback, riuscendo a rendere in maniera molto efficace la visualizzazione diretta di alcuni processi mentali come l'attenzione e il ricordo. Il risultato è un’opera ibrida, un action-movie con incursioni nella fantascienza e nello psicodramma, intessuto con la trama da videoclip, e reso frenetico come un trip allucinogeno.

Bradley Cooper è poi semplicemente perfetto per il ruolo dello scrittore-fenomeno, capace di passare con disinvoltura dalla sfrontatezza alla desolazione. Appare professionalmente maturo per emanciparsi dal suo sottobosco di serie tv e performances di sport estremi.

Il film suona quasi come una commedia sagace e corrosiva, una sorta di manifesto della società postmoderna, dove il successo (nella politica, nella finanza, nella vita sociale) è determinato solo dalla capacità di domare il gigantesco flusso di informazioni in cui siamo immersi.

Genere: Fanta-Thriller; Durata: 105’; il nostro voto: 4 star (per caso qualcuno dei nostri lettori sa dirci dove trovare l’NZT?!)

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Cinema la summa delle Arti

Cari amici net-lettori,

mi pregio di aderire a questa nuova e stimolante iniziativa culturale. parlandovi non già della tecnologia che ci costringe a forzosa e diuturna sommersione, ma della Musa che mi sostiene e rincuora da sempre negli affanni di questa società perennemente in avanguardia: il Cinema.

Forse non è un caso se proprio nel trentennale anniversario della dipartita del Maestro Fellini, noi ingenui adepti ci avvediamo di ritrovare nel Cinema la summa delle Arti, la cristallizzazione del perfetto connubio di Teatro, Musica e Fotografia.

Uno scenario di Kubrick, un'espressione di De Niro, una melodia di Morricone sono un patrimonio immarcescibile, una ricchezza comune e sempre moderna.

Per questo ringrazio LaPretoria di ospitare questa mia piccola rubrica settimanale, dedicata al Cinema e alle sue eccellenze, ai suoi Maestri ma anche agli allievi, ai miti di ieri come alle promesse di domani.

LaPretoria è una testata che nasce dall'amore per la propria città, Potenza e per la propria Regione, la Basilicata. Pertanto mi pare naturale iniziare questo percorso con “Una piccola impresa meridionale”, diretto dal nostro conterraneo Rocco Papaleo ed ispirato al romanzo omonimo, scritto dallo stesso Papaleo.

La vicenda è racchiusa in una trama semplice e paradigmatica: un’ipotetica località senza tempo, in un qualsiasi scorcio incantato del nostro profondo Meridione, all’ombra di un simbolico Faro, diventa un refugium peccatorum per una variegata compagnia di figure umane.

Tutti i personaggi sono degli “ex” e vivono una loro personale forma di crisi nei confronti del mondo esterno: l’ex-prete cinquantenne vive il proprio conflitto tra fede e virilità; l’ex-marito vive addirittura un doppio disagio di uomo “sotto…sotto…strapazzato da anomala passione” (per dirla in maniera werthmulleriana) e di musicista mancato ed introverso; l’ex-prostituta si porta addosso il pesante fardello del proprio passato, apparentemente con disinvoltura ma con l’ardente desiderio di affrancarsene e di vivere un’esistenza normale di donna e moglie; l’ex-maestra, madre anziana che fatica a comprendere la complessa modernità, ma che alla fine della fiera si rivela più comprensiva e moderna di tutti quanti; la badante ex-ballerina che lotta per non reprimere l’espressione del proprio amore saffico; l’ex-famiglia circense trasformatasi in scalcinata impresa edile, affinando una sua ineffabile arte-di-arrangiarsi tutta partenopea.

Sul piano della pure arte recitativa, si denota una grande espressività negli sguardi e nei sospiri dei protagonisti, a cui fa da contrappunto la bellezza selvaggia delle donne e della natura.

Il film di Papaleo è permeato di una intensa “lucanità”: neologismo che ci piace adottare per indicare quella mescolanza di accenti da sud-del-mondo, quella filosofia di vita primordiale che riscalda il cuore, quella forza emozionante degli umili, uniti e divisi in un destino beffardo.

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