Più veloce delle luci dei festeggiamenti per il nuovo anno, la notizia dello "schiaffo" di papa Francesco sulla mani di una fedele che aveva cercato, con modi un po' insistenti, di attirare la sua attenzione, ha fatto il giro del web e del Mondo. Immediate le reazioni di ogni sorta, con pareri discordanti e valutazioni differenti del gesto.
In tanti hanno analizzato quanto accaduto dal lato umano, e quindi ponendo in risalto la stanchezza di un uomo ultra ottantenne che, ogni giorno, pur consapevole dell'importante ruolo che occupa, deve relazionarsi con centinaia di migliaia di persona, in ambiti differenti e cercando sempre di rimanere fedele alla sua vocazione e a quello che la gente, dall'altro lato, si aspetta.
Alcuni, invece, si sono messi nei panni della fedele che, desiderosa di poter toccare il Pontefice e vedendo sfuggire quell'attimo tanto atteso, non ha resistito alla tentazione di "tirarlo a sé", generando la reazione di Francesco.
Altri ancora, poi, se la sono presa con la sicurezza, rea di non aver svolto appieno e al meglio il proprio compito, permettendo quel contatto (ma, in fondo, il papa era immerso proprio nel contatto con la gente e tra la gente).
Tutto posizioni, naturalmente, comprensibili e con fondo di realtà, nell'ambito di un fatto che andrebbe solo e semplicemente analizzato per quello che è e che è stato in toto e non solo nell'attimo divenuto virale.
Sì perché, diciamolo, esiste anche un'altra categoria, di quelli pronti, anzi, prontissimi a sfruttar ogni minima notizia per speculare sul Papa, sulla chiesa, su Dio, sui credenti, sulla creazione e forse pure su Adamo ed Eva. A loro (che non rientrano in quelli che ci hanno fatto ironia, riportando il fatto alla sua dimensione naturale) in questi giorni impegnati a più livelli e divenir "sciacalli dello schiaffo" andrebbe fatto notare che, poco prima dello "schiaffo" (che poi schiaffo è una parola grossa), il papa aveva aiutato con amore estremo un bambino scivolato e tornare tra le mani di suo padre. E aveva accarezzato bimbi, donne, uomini, anziani, ammalati, pregando per loro e con loro e confortandoli nel loro dolore e nel loro bisogno di amore. Tutto normale, ovviamente, per uno che ha la vocazione da Pontefice e che rappresenta Gesù in Terra.
Francesco, però, è anche un essere umano, come tutti noi, con le stesse debolezze e gli stessi momenti negativi, ed è proprio questo che lo rende intermediario perfetto tra Cristo e l'uomo. Ed è per questo che, il 31 a sera, Francesco commette un errore, attuando un gesto che non avrebbe dovuto e voluto compiere ma che è umano. Lo fa, in una frazione di secondo che diventa notizia perché in quella veste bianca c'è un Papa, e un Papa non può, un Papa non deve, per un Papa non esiste. E invece sì, esiste anche per un Papa, come per ogni altro essere umano. Esiste di sbagliare, di farsi prendere e di non riuscire a rimanere lucidi e tranquilli.
Esiste, però, anche quello che accade l'uno a mattina, quando ad una piazza gremita di fedeli papa Francesco chiede scusa per aver compiuto un gesto per nulla esemplare.
Ecco, la bellezza della Fede a misura di uomo. L'errore, che non dovrebbe accadere ma che può succedere, seguito dalle scuse, dalla richiesta di perdono e dalla volontà di non sbagliare più.
Nella nostra epoca tutto, soprattutto quando è negativo, diventa subito virale e fonte di discussione e giudizio. Gesù, però, probabilmente anche oggi, accettando le scuse del Papa e consapevole del difficile ruolo che un Pontefice ha sulla Terra, agli sciacalli risponderebbe come allora: "Chi tra voi è senza peccato, scagli la prima pietra".
Marco Tavassi