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A.I.P.D. COMPIE 40 ANNI E IL "DOWNTOUR" ARRIVA A POTENZA

Quarant'anni fa nasceva e muoveva i suoi primi passi l'A.I.P.D. (Associazione Italiana Persone Down). Nasceva con uno scopo, con una finalità, con un sogno: rivoluzionare il mondo delle persone affette dalla sindrome di Down, anzi, rivoluzionare soprattutto il mondo delle persone intorno agli affetti dalla sindrome di Down. Sì perché 40 anni fa chi aveva la sindrome di Down era costretto a vivere in centri dedicati, senza la possibilità di uscire, di camminare per strada, di giocare al parco con gli altri bambini. Le persone con sindrome di Down rappresentavano una nicchia quasi ghettizzata, con tutte le sofferenze dei familiari e delle persone care. A.I.P.D., passo dopo passo, con grande voglia ed enorme fatica, è riuscita in questi quattro decenni a compiere passi da gigante, attuando nel modo più bello quella rivoluzione che i fondatori si erano proposti e che genitori, famiglie e uomini di buona volontà hanno sposato appieno. 

Oggi, nel 2019, i bambini con la sindrome di Down possono giocare al parco con gli altri bambini, i ragazzi possono andare a scuola e all'Università e, finiti gli studi, possono lavorare, come testimoniano alcune recenti assunzioni avvenute proprio a Potenza. Passi in avanti, rivoluzione d'amore e pregiudizi quasi del tutto abbattuti. Sì, quasi, poiché in questi campi, purtroppo, quello che si fa non è mai abbastanza e vi sono sempre step successivi da raggiungere. 

Ed è per questo motivo, soprattutto per questo motivo, che in occasione dei suoi primi 40 anni, l'A.I.P.D. ha ideato un vero e proprio tour, il "Downtour", per attraversare tutta l'Italia e raccontare delle cose che sono state fatte e di quelle in programma, dell'integrazione divenuta realtà e dei muri ancora da abbattere. Un tour per raccontarsi e raccontare, un tour per scalfire i pregiudizi ancora in piedi, un tour per far comprendere ancor più e ancor meglio quanta ricchezza gli affetti dalla sindrome di Down possono apportare ad ogni realtà e in ogni ambito. 

Il "Downtour" sarà in Basilicata dal 18 al 22 Giugno, a Potenza il 18, 19 e 20 Giugno con iniziative tutte da vivere. Animazione, giochi, intrattenimenti e film per immergersi appieno in un Mondo semplicemente fantastico. Perché, tutti insieme, possiamo dare senso ai passi che A.I.P.D. ha compiuto fino ad ora e fare in modo che se possano compiere ancora tanti.

 

Marco Tavassi

QUELLA PROCESSIONE SOTTO LA PIOGGIA, SEGNO E BENEDIZIONE

Sì, è vero, nelle ultime settimane è piovuto quasi ogni giorno, con buona pace di tutti gli amanti della Primavera, che speranzosi, hanno dovuto spostare la loro attenzione sull'estate ormai prossima (si spera). Molti potentini, a vedere le condizioni del tempo, non hanno potuto fare a meno di esclamare la famosa frase: "Se non passa San Gerardo". E, in cuor loro e in quello di molti altri, c'era sicuramente il desiderio di vedere il tempo migliorare nei giorni della festa patronale, magari proprio in concomitanza con il passaggio del Santo Patrono. Manco a dirlo.

Il 30 Maggio, giorno di San Gerardo, poco dopo l'inizio della Processione, le prime gocce toccavano il suolo delle vie del centro, destabilizzando fedeli e parroci che, da poco, erano "usciti" con il Santo. 

"La processione continuerà?", si chiedevano in molti, assiepati lungo via Pretoria, in attesa di rendere omaggio al Patrono, nell'importante ricorrenza dei 900 anni dalla sua morte. Le gocce, intanto, continuavano ad aumentare in numero e in intensità, per la gioia dei venditori di ombrello. Bella l'immagine del sorriso di chi, a causa di un evento indesiderato per i tanti, riusciva a dare senso alla giornata, segno che esiste sempre un'altra prospettiva da cui osservare le cose, e può essere quella buona e positiva. La pioggia, si diceva, cadeva giù copiosa, e i molti che attendevano il Santo vicino lo storico e prezioso Tempietto, rimanevano delusi e amareggiati al segno del vigile che lasciava intendere, senza spazio a dubbi, che la processione, a causa della battente pioggia, si sarebbe diretta subito in Cattedrale, senza il consueto saluto del Santo vicino al tempietto. 

"Maledetta pioggia", sussurrava qualcuno, "Nemmeno a San Gerardo ci ha lasciati in pace, nemmeno ha permesso al Patrono di girare le vie del centro e, simbolicamente, di tutta la città. Eppure quella pioggia era benedetta. Una benedizione, una manna, un qualcosa di speciale stava cadendo dal Cielo e quando il Santo, portato a spalla da uomini appassionati e animati dalla Fede e dall'Amore, ha "girato" per andare verso il Tempietto, stravolgendo i programmi e ciò che sembrava essere ormai certo, tutti hanno potuto rendersi conto di quanto quella pioggia fosse diventata d'un tratto bella, quasi speciale, quasi simbolica. Sì, la bellezza che sorprende, unita alla forza della Fede che stravolge i programmi e le attese, che non si cura delle difficoltà ma le vive con amore e dedizione. Negli occhi, in quegli occhi di chi sotto la pioggia battente portava San Gerardo, c'era attaccamento, passione, gioia, entusiasmo. Pure con i capelli bagnati, pure con i piedi zuppi, pure con il freddo addosso. Perché la Fede non si cura degli ostacoli, va oltre, alla sostanza, sempre. 

E quei fuochi d'artificio, che tutti hanno colto di sorpresa perché tutti pensavano che mai si sarebbero accesi sotto quella pioggia, sono stati il segno, anche concreto, della bellezza e della forza del bene, delle cose belle, delle cose genuine. La bellezza delle cose in cui ci si pone amore non ha eguali e quella pioggia a San Gerardo, in fondo, è stata per tutti i potentini una vera benedizione.

Marco Tavassi

GATTO UCCISO A BASTONATE: CRUDELTA' E INDIFFERENZA

Ha suscitato grande scalpore e sgomento la vicenda del gatto colpito fino alla morte con un bastone da un bidello, presso una scuola calabrese. Il felino si era introdotto all'interno della scuola e il collaboratore scolastico, invece di fare in modo di farlo uscire in maniera naturale e tranquilla, ha pensato di fare cosa giusta nel cominciare a colpire l'animale. Bastonate che, dopo circa un'ora di agonia, lo hanno portato alla morte. L'episodio, già gravissimo di suo, è reso ancora più terribile dal fatto che sia accaduto all'interno di una scuola, alla presenza di bambini e che a compierlo sia stato un uomo quotidianamente a contatto con i bambini. Una malvagità estrema, una crudeltà inaudita, sintomo chiaro ed inequivocabile della più assoluta incompatibilità dell'uomo con il ruolo svolto all'interno dell'istituto scolastico. 

Lo shock del bambini che hanno assistito alla scena è facile da immaginare e difficile da cancellare, e grande è anche la responsabilità degli adulti che, per forza di cose, dovevano essere presenti in quel momento e che, magari, hanno assistito alla scena. Possibile nessuno si sia reso conto della gravità di quanto stava accadendo? Possibile che nessuno abbia deciso di intervenire, per fermare il massacro di un povero gatto e la follia di un uomo fuori di senno? 

Una vicenda grave, gravissima, in cui malvagità e indifferenza si mescolano e danno vita a riflessioni per nulla positive. La scuola è il luogo in cui si dovrebbe crescere e maturare, in cui prima ancora che la matematica e la geografia dovrebbero essere trasmessi dei valori importanti per la vita e nella vita. E invece accade che, proprio all'interno di una scuola, innocenti bambini siano costretti ad assistere a scene di violenza inaudita che, probabilmente, si porteranno dentro per sempre. 

Cosa aveva quel bidello? Perché nessuno mai, fino a ieri, si è posto delle domande sul suo carattere e sulla sua persona? Possibile che il raptus di violenza sia accaduto all'improvviso e senza nessuna avvisaglia passata? Tutte domande senza risposta ma che generano dubbi e timori gravi sul fondo sociale in cui, sempre più spesso e in sempre più ambiti, ci siamo cacciati. 

Crudeltà e indifferenza, spesso, vanno a braccetto, e questo non può che peggiorare le cose.

Marco Tavassi

FORZA NOEMI, SIMBOLO DEL BENE

La vicenda della piccola Noemi, colpita da un proiettile mentre stava vivendo una tranquilla e normale giornata di primavera, nella spensieratezza e nell'innocenza dei suoi anni, ha scosso l'Italia intera, suscitato sconforto e animato subito la preghiera e l'affetto per la sua salute, per la sua ripresa, per la sua guarigione. Ieri è stato trovato e arrestato il responsabile dell'accaduto, colui che ha sparato, lasciando che quel proiettile da guerra andasse a colpire un'anima innocente e intenta a giocare gioiosa. Giornali e programmi televisivi, come'era facile immaginare, hanno dedicato ampio spazio alla vicenda, con approfondimenti di vario genere e di diversa natura. Dall'analisi delle modalità dell'agguato alla ricerca dei complici, dallo studio dettagliato degli errori commessi dal criminale e fino alla differenze tra l'agguato in questione e quelli di camorra. 

Differenze che, a dirla tutta, poco o niente importano alla gente, quella per bene, quella che la pistola in mano non la prende mai e per nessuno motivo. Perché per la gente, quella per bene, non esistono modalità e tecniche, non ci sono vademecum da seguire per compire un agguato, per fare del male ad un altro, per vendicare qualcosa o qualcuno. Alla gente per bene poco o nulla importa di tutto questo. Conta solo che una giovanissima vita è stata messa a rischio da un proiettile che correva in aria, in pieno giorno, a una velocità incredibile, e questo non deve succedere, e questo non può succedere. Alla gente per bene poco o niente importa se si sia trattato da camorra o di non camorra, di agguato o di non agguato. La gente per bene vuole vivere in serenità la propria vita, senza avere paura di lasciar correre i proprio figli al parco o di camminare per strada. Ed è questa la volontà venuta fuori in maniera chiara e forte dalle manifestazioni che, nei giorni successivi al grave fatto, si sono tenute per le strade di Napoli, quelle a cui hanno partecipato tante persone, quelle in cui le parole del figlio in camorrista hanno risuonato forte nell'aria. "Dobbiamo avere il coraggio di distaccarci dai nostri genitori, dalle cose sbagliate che hanno fatto e fanno. Il coraggio di essere diversi da loro". 

In queste parole, a cui hanno fatto e fanno eco le veglie di preghiera e l'affetto di gran parte di Italia per la piccola Noemi, c'è quello che è veramente importante, non solo per la città di Napoli ma per l'Italia intera: riporre l'attenzione sui valori veri, belli, forti, sani. Quelli che forse abbiamo dimenticato, quelli che forse abbiamo fatto impolverare, lasciando spazio al male, all'ingiusto, la marcio. Che non ha tecniche, caratteristiche, modalità, colori e vademecum. Il male è male e basta, fa schifo e basta, va superato e basta. Questo è quello che più conta, questo è quello in cui e per cui dobbiamo impegnarci. Con il coraggio di essere diversi, anche da chi è vicino a noi, anche da chi ci vorrebbe come lui. Un impegno da prendere insieme, seriamente e tutti, che parta dalle scuole delle realtà più difficili e coinvolga tutti.

Un impegno di cui Noemi sarà, certamente, testimonianza viva e sorridente, per tanti anni e contro il male che, con un pizzico di buona volontà, non può vincere mai sul bene. 

Marco Tavassi

VALE PIU’ UNA VITA O UNA CATTEDRALE?

Sono passati alcuni giorni dalla tragedia che ha interessato una delle Cattedrali più importanti e famose del mondo, la Notre Dame di Parigi, colpita da un devastante incendio che ha cancellato, in brevissimo tempo, anni di storia e di cultura e lacerato il cuore di tanti che hanno visitato il famoso luogo e che, nelle ore successive alla tragedia, hanno manifestato tristezza e cordoglio attraverso la condivisione di foto e frasi dedicate. Un incendio, le cui dinamiche sono ancora in fase di accertamento e di cui si sentirà certamente ancora parlare a lungo, che ha naturalmente sconvolto e scosso l’intera comunità mondiale, immediatamente vicina alla capitale francese e al fantastico e storico monumento. Vicinanza che, com'era forse facile prevedere, si è manifestata anche con gesti e atti concreti, come le numerose donazioni economiche prontamente messe a disposizione da vari personaggi dell’Europa e del Mondo, desiderosi di vedere in breve tempo la Cattedrale Parigina tornare al giusto lustro e alla brillantezza che le se addice. Monumento presso cui, a dirla tutta, erano già in corso dei lavori di restauro, tanto che proprio la ditta appaltatrice è tra i vari, a vario titolo, sotto l’occhio del ciclone per quanto accaduto.

Ingenti somme di denaro, quindi, arrivate da ogni dove e messe spontaneamente a disposizione per i lavori che saranno effettuati presso la Cattedrale. In sole 24 ore, nei giorni successivi alla tragedia, sono stati raccolti 600 milioni di euro. Facile immaginare che il budget sia, con il passare dei giorni e fino ad oggi, notevolmente cresciuto. E la cosa è assolutamente positiva, poiché testimonia la sensibilità dell’umanità verso l’arte, la cultura, la storia e la tradizione. E testimonia in maniera chiara ed inequivocabile la voglia di tanti di metterci del proprio per ricostruire un monumento così importante. Tutto molto bello e indubbiamente positivo, quindi.

Solo che…negli stessi giorni della “corsa alla donazione per Notre Dame”, qualcuno faceva notare, giustamente, che lo stesso affanno non si nota nei confronti di altri temi, sempre attuali e assai più gravi, come quello della povertà, con milioni di persone costrette a vivere bel al di sotto della soglia minima di povertà, con bambini che non hanno cibo né acqua, con zone del mondo in cui si muore di stenti e di malattie altrove guaribili in un’oretta o poco più. È bello assistere alla gara di donazione per la Cattedrale di Notre Dame, è bello sapere che il mondo non resta indifferente alle sciagure e arde dal desiderio di porvi rimedio in fretta. Fa male, però, leggere certe cifre al cospetto di milioni di bambini privati del diritto al pane e all'acqua. Certo, è più semplice rimettere in piedi una struttura che risolvere problemi seri che da secoli attanagliano il mondo ma, mi chiedo, vale più una vita o una cattedrale?

Marco Tavassi

“IL RICCIO RITROVATO” , IL PROGETTO DEDICATO A SAN GERARDO FA TAPPA A ROSSELLINO

Il 2019 è un anno estremamente importante per la città di Potenza che, con orgoglio e passione, si appresta a vivere appieno le celebrazioni per ricorrenze significative. È l’anno, infatti, dei 900 anni dalla morte del Santo Patrono, per i quali l’amministrazione e la diocesi hanno pianificato e promosso una serie di iniziative che coinvolgono l’intera città e che si pongono l’obiettivo di ricordare e far conoscere la figura di San Gerardo attraverso manifestazioni in vari ambiti e in diversi settori. Il cartello dell’Anno Gerardiano le racchiude ed elenca tutte e rappresenta un’ottima agenda per tutti coloro che desiderano sempre vivere appieno la città, soprattutto in un anno così importante.

Uno dei progetti attivi e che si sta diffondendo in città è quello del “Riccio ritrovato” che si pone non solo l’obiettivo di ripercorrere le tappe della vita di San Gerardo e di far conoscere nel dettaglio, appunto, la storia del riccio del bastone appartenuto al Patrono ma, anche, quello di unire la figura dell’amato Santo all’amore per la propria città e per le bellezze che la caratterizzano. È in quest’ottica che il progetto del “Riccio ritrovato” confluirà in una bella manifestazione, volta a porre l’attenzione sulla bellezza e sulla preziosità di zone caratteristiche di Potenza, come ad esempio le sponde del fiume Basento e, più nel dettaglio, lo storico ponte San Vito che lo attraversa.

Il progetto è stato presentato, nelle scorse settimane, in diverse realtà cittadine, ultima quella della Parrocchia di San Rocco, e sarà illustrato domenica 28 Aprile nella Parrocchia di Rossellino. La manifestazione, con inizio alle ore 17:00, si svolgerà presso il salone C. Paternoster della chiesa Santa Famiglia di Nazareth, alla presenza del parroco della comunità, don Antonio Nolè, di don Gerardo La Salvia, di Enzo Fierro, di Antonio Barbalinardo e di Vincenzo Pacilio. Ci saranno anche i ragazzi del Gruppo Creativo Rossellino, sensibili al tema e desiderosi di vivere appieno l’anno Gerardiano.

L’invito è, naturalmente, aperto a tutti coloro che vorranno partecipare, per conoscere sempre meglio la storia del Patrono e per vivere appieno tutte le iniziative a lui dedicate.

Marco Tavassi

QUANDO UNA PARROCCHIA COMPIE GLI ANNI

La storia di una Parrocchia si lega, inevitabilmente, a quella delle tante famiglie che la abitano, che la vivono, che hanno contribuito alla sua nascita e alla sua crescita. Quando si parla di Parrocchia, in fondo, si parla proprio di famiglia, di comunità, di comunione e di affetto reciproco. Sentimenti che, ad essere sinceri, vengono prima anche delle mura e delle strutture. Sentimenti che restano e attraversano gli anni, accomunando gli abitanti e il loro trascorso. 

Vi sono Parrocchie storiche che, naturalmente, hanno tanto da raccontare e tanto da trasmettere, e vi sono Parrocchie più giovani, nate nei luoghi dello sviluppo urbanistico recente, laddove prima non vi era nulla. Ed è proprio in questi luoghi che, probabilmente, la Parrocchia assume un valore ancora maggiore, divenendo non solo istituzione di culto e di Fede ma anche e soprattutto punto di aggregazione, di incontro, di unione.

Ed è naturale che, poi, quando queste Parrocchie di "periferia" giungono ad anniversari importanti, il bagaglio di racconti sia denso delle tante emozioni, delle difficoltà, delle soddisfazioni e delle sensazioni provate lungo il tragitto. La Parrocchia della Santa Famiglia di Nazareth di Rossellino, a Potenza, raggiunge quest'anno il suo 25esimo anniversario e, com'è facile immaginare, grande è la gioia di tutti coloro che l'hanno vissuta da prima dell'inizio, quando nella zona cominciavano ad "arrivare" le prime case, durante la sua nascita, la sua crescita e fino ad oggi. Compiere 25 anni, per una Parrocchia, vuol dire avere una storia conosciuta ai più adulti, appena ricordata dai più giovani e sconosciuta ai più piccoli. Ed è per questo che diventa bello ed importante ripercorrerne tutti i passi e tutti gli scalini. Anche perché, in fondo, una Parrocchia altro non è che un insieme di mattoncini, tutti diversi, tutti con una particolarità e una specialità differente e tutti in grado, con la loro meravigliosa unità, di generare quel meraviglioso senso di appartenenza di cui c'è tanto bisogno. 

In una Parrocchia e attraverso una Parrocchia si può costruire tanto, nella Fede e nei valori, e si possono vivere centinaia di emozioni differenti. Lo sanno bene gli abitanti della Parrocchia Santa Famiglia di Nazareth e lo sa bene il loro parroco don Antonio che ha deciso di raccogliere in un libro tutti i racconti, le emozioni, le difficoltà e le gioie che lo hanno accompagnato e che hanno accompagnato gli abitanti della zona dal suo arrivo, nel lontano 1994 e fino ad oggi. Un diario, il suo, ricco di informazioni, di curiosità, di storia dei luoghi e dei cuori. 

Il libro sarà presentato oggi, sabato 13 Aprile, nel salone Parrocchiale C. Paternoster, a Rossellino, alla comunità di fedeli, di abitanti e a tutti coloro che vorranno conoscere la storia di una delle Parrocchie del capoluogo lucano. E, per dare un segno importante a pochi giorni dalla Pasqua, nella stessa occasione si terrà anche l'estrazione dell'umile lotteria di Pasqua messa in piedi dai volontari dell'Oratorio. Una lotteria con la finalità di realizzare dei buoni spesa per le famiglie in difficoltà della Parrocchia e della comunità. A dimostrazione che, nell'anno dei 25 anni di questa Parrocchia, nessuno deve sentirsi escluso dalla condivisione della gioia.

Marco Tavassi

QUELLI CHE SUONANO (E FISCHIANO) ALLE DONNE

Ha fatto scalpore, nei giorni scorsi, l'episodio legato ad un giornalista campano che, commentando una partita di calcio in cui a fare da guardalinee era una donna, ha utilizzato parole a dir poco vergognose, non esitando a definire "uno schifo" quanto stava accadendo. Il motivo del suo nervoso sfogo era, appunto, la presenza di una donna su un campo di calcio, di una donna a svolgere un ruolo che, secondo lui, toccava solo e soltanto ad un uomo. In poco tempo le assurde parole del giornalista, poi sospeso dall'ordine (e meno male) hanno fatto il giro del web e sono arrivate alla ribalta nazionale. Pronto l'intervento sul caso del tg satirico "Striscia la Notizia" che ha raggiunto l'uomo, chiedendo maggiori spiegazioni su quanto successo e sulle sue assurde parole. Com'era facile prevedere, alle frasi pronunciate in diretta, il cortese uomo di calcio ne ha aggiunte delle altre, sempre in linea con il suo stile, arrivando ad invitare a letto l'inviata del programma di canale 5. Facili ricerche, inoltre, hanno portato a scoprire come l'uomo non fosse nuovo ad etichette volgari nei confronti di alcune donne del suo paese e non solo, ree a suo giudizio di colpe varie, in primis quella di concedersi facilmente a questo o a quell'altro. Insomma, un caso umano di quelli quasi (per essere ottimisti) irrecuperabili. Dopo la giusta sospensione dall'ordine dei giornalisti, speriamo ora di non ritrovare il tale in qualche programma televisivo non nuovo ad ospitare discutibili personaggi. 

Esulando dal fatto specifico, comunque, l'accaduto pone l'attenzione su quanto l'uomo, inteso proprio come maschio, sia ancora lontano dal considerare la donna come un essere umano di pari dignità, diritto e potenzialità. Perché mai una guardalinee donna era "una cosa vergognosa"? Non era forse in grado di svolgere un compito come, e forse meglio, dei suoi colleghi maschi? E, soprattutto, quanti di quelli che si sono stupiti e hanno commentato e condiviso la notizia con commenti al miele sono poi, effettivamente, rispettosi delle donne? Quanti di quelli che, per acchiappare qualche like, hanno buttato giù elenchi di offese allo pseudo giornalista si comportano poi, nella vita di ogni giorno, in maniera davvero e sostanzialmente differente?

Me lo chiedo poiché, a volte, mi capita di sentire il clacson di un'auto con a bordo dei ragazzi (ma spesso anche con uomini attempati) che, alla vista di una ragazza o di una donna a piedi o intenta a far jogging, non hanno resistito alla tentazione di farle sentire il loro essere "uomini". O, ancora, i commenti davvero poco eleganti che, spesso, uomini di ogni età rivolgono all'indirizzo di colleghe di lavoro, compagne di classe, amiche o semplici passanti. Ricordo di quando una volta un'amica mi raccontò di essersi sentita costretta a lasciare il suo lavoro dietro al bancone di un bar, poiché con l'avvento delle nuove tecnologie erano sempre più gli uomini, sposati e con figli (a volte pure con nipoti) che la contattavano sui social per "approfondire" la conoscenza. E di commenti e battute di discutibile gusto nei confronti di donne e ragazze, purtroppo, ne arrivano spesso anche da personaggi illustri e che, invece, dovrebbero rappresentare il buon esempio. 

Insomma, lo spiacevole episodio dell'ex giornalista ha riportato alla ribalta l'esigenza di una nuova cultura nell'uomo, che parta dal suo modo di intendere la donna e anche solo di vederla. Perché una donna può essere bella e la bellezza piace sempre e a tutti ma il clacson o, peggio, il fischio quando se ne vede una è davvero cosa del tempo antico, o forse nemmeno. 

Marco Tavassi

2 APRILE: GIORNATA MONDIALE DELLA CONSAPEVOLEZZA DELL'AUTISMO

Si celebrerà il prossimo 2 Aprile la "Giornata Mondiale della Consapevolezza dell'Autismo", giunta alla sua dodicesima edizione e indispensabile per sensibilizzare su un tema attuale, importante ed estremamente delicato. Tante le manifestazioni in programma in tutte le città italiane e tante le iniziative in programma a Potenza, al fine di accendere la luce e tenere alta l'attenzione su un disturbo che sta diventando sempre più emergenza sociale. 

Nel capoluogo potentino opera, con impegno, passione e dedizione, l'A.N.G.S.A. (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), intenta anche a livello nazionale, fin dal 1985, a difendere i diritti dei soggetti autistici e delle loro famiglie. Proprio la sezione lucana dell'Associazione ha promosso, per celebrare al meglio l'importante giornata, alcuni eventi. 

A Potenza scenderanno in campo, alle ore 09:30, al Pala Pergola, in un torneo amatoriale di calcio a 5, denominato "Torneo in blu", quattro compagini d'eccezione: 

  • COMANDO PROVINCIALE DEI VIGILI DEL FUOCO DI POTENZA;
  • ORDINE DEGLI AVVOCATI DI POTENZA;
  • POLIZIA DI STATO;
  • POLIZIA MUNICIPALE

L'evento rientra nelle manifestazioni in programma per l'Anno Gerardiano organizzato dal Comune di Potenza e si propone di sensibilizzare, anche attraverso un evento leggero quale il calcetto, alla consapevolezza dell'autismo, disturbo che colpisce un bambino ogni 68 nati, determinando difficoltà che possono durare anche per tutta la vita e che, inevitabilmente, vanno a coinvolgere anche i familiari. 

Sempre per la giornata del 2 Aprile, inoltre, l'A.N.G.S.A. ha organizzato e promosso, in collaborazione con l'Istituto Comprensivo Statale 2 di Lavello e con l'Istituto d'Istruzione Secondaria Superiore G. Solimene di Lavello, "L'abbraccio in blu", manifestazione volta a far indossare agli studenti, anche di altre scuole, qualcosa di blu e a formare, alle ore 10:30, negli spazi antistanti gli istituti, una catena d'amore in un abbraccio collettivo. 

Legata alla "Giornata Mondiale della Consapevolezza dell'Autismo" è anche la manifestazione che si terrà sabato 6 Aprile presso l'Oratorio della Chiesa Santa Famiglia di Nazareth a Rossellino. La manifestazione, volta a far conoscere a bambini e ragazzi dell'Oratorio cos'è l'autismo, quali sono e sue caratteristiche e come ci si può e ci si deve relazionare con chi ne è affetto, vedrà ospiti in Oratorio i rappresentanti dell'A.N.G.S.A. Basilicata e, con la visione del filmato "Ti racconto l'autismo", sarà l'occasione per parlare, discutere, approfondire e sensibilizzare sul tema. 

Importante è anche la "Cena Solidale" promossa dalla Cooperativa "I figli della Luna" che si terrà martedì 2 Aprile alle ore 20:00 presso la pizzeria Old West di Potenza e che vedrà impegnati alcuni ragazzi autistici nella cucina e nel servizio al tavolo per tutti i clienti. Una serata speciale che metterà al centro loro, i ragazzi, che permetterà di conoscere meglio e più da vicino questa importante realtà e che aiuterà a sostenere le attività, i progetti e le azioni messe in campo dalla cooperativa stessa. 

Tante sono le iniziative in programma per vivere appieno la giornata universalmente dedicata alla consapevolezza dell'autismo e l'augurio sincero è che ognuna di esse possa, in un modo o nell'altro, aiutare a compiere quei passi avanti di cui i meravigliosi soggetti autistici, le loro famiglie e tutti noi abbiamo estremamente bisogno.

 

Marco Tavassi

PARCO O STADIO?

In questi giorni, oltre all'accesa campagna elettorale, giunta ormai al termine, tiene banco il tema della destinazione dell'area ex Cip Zoo, da decenni abbandonata a se stessa e simbolo di un degrado che, nel 2019, dovremmo ormai aver superato del tutto. La volontà di favorire la realizzazione di un Parco della Città è viva da anni e, in passato, sono state raccolte anche firme per sensibilizzare cittadini, istituzioni e politica al tema. Basta un semplice clic sul link https://www.facebook.com/groups/parcobasento/ per rendersi conto della bellezza e della portata di un progetto straordinariamente ambizioso, in grado di donare finalmente alla città di Potenza un immenso spazio verde per le attività del tempo libero, per i momenti ricreativi, per lo sport. Insomma, uno spazio finalmente non cementificato e aperto alla gente, uno spazio in grado di mettere al primo posto il bene comune e non il profitto di aspiranti realizzatori. 

Nelle ultime settimane, però, è tornata a farsi strada un'altra ipotesi di utilizzo dell'area ex Cip Zoo. Il cammino brillante del Potenza Calcio, infatti, e lo straordinario attaccamento alla maglia dei tifosi potentini, hanno riportato alla ribalta la necessità di un nuovo stadio, in grado di accogliere più tifosi e di essere maggiormente idoneo alle categorie che al Potenza competono e verso le quali, ci si augura, la compagine lucana possa presto giungere. Un nuovo stadio per sostituire lo storico Viviani, perla del capoluogo ma anche, forse, troppo piccolo e troppo centrale per essere vissuto appieno e al meglio. La necessità, inoltre, di lavori di adeguamento per consentire lo svolgimento del prossimo campionato di C o, chissà, di categorie superiori, ha riaperto e riacceso il dibattito. Un nuovo stadio nell'area dell'ex Cip Zoo o, per meglio dire, un nuovo impianto sportivo, in grado di comprendere lo stadio del Potenza Calcio, le residenze per i calciatori, i parcheggi per i tifosi e, si vocifera, delle attività commerciali, è un progetto che fa gola e che stuzzica la fantasia dei tifosi e dei cittadini. 

Com'è naturale e giusto, l'opinione pubblica si è presto divisa sui favorevoli all'uno o all'altro progetto. I più ottimisti, o forse utopistici, sperano nella possibilità di veder realizzati, insieme, entrambi i progetti, ma non sembrano esserci le condizioni materiali e logistiche per credere che possa davvero essere possibile. Il web si è riempito di commenti e pareri, di proposte e considerazioni e sono stati interpellati sul tema anche alcuni dei politici candidati alle imminenti elezioni che, com'era prevedibile in questa fase, hanno lasciato intendere che tutti i progetti potranno essere discussi e analizzati. 

Parco della Città o nuovo impianto sportivo? La domanda aleggia nell'aria e sono tanti ad essere indecisi sulla destinazione più giusta e più opportuna per quell'area. Su una cosa, però, non sembrano esserci dubbi di alcun tipo: quella zona va donata alla città, alla comunità, alla popolazione, in fretta e senza ulteriori e inutili sversamenti di cemento. Non solo, perché a voler fare un passo in più, nemmeno può bastare la prospettiva di "fare qualcosa" in quell'area oggi abbandonata. Serve che poi, quel qualcosa, sia curato e mantenuto al giusto livello, senza essere abbandonato a se stesso, come successo a tante altre zone della città. Parlando di parchi, infatti, viene subito in mente il vicino parco di Rossellino, un tempo meta di bambini e famiglie desiderose di trascorrere una giornata nel verde, con i giochi, con la natura, con la possibilità di staccare dal tam tam quotidiano e cittadino. Cosa resta oggi del parco di Rossellino? Abbandono, rifiuti sparsi ovunque, giostre del tutto inesistenti, pineta lontano ricordo e nessuna prospettiva futura. Nessuno si è mai curato, negli ultimi anni, di restituire a quella zona un minimo di dignità, che vada oltre le partire in senso stretto che si giocano presso il palazzetto (e che pure tanti problemi sembrano causare per la cattiva gestione dei parcheggi e dell'accoglienza di chi arriva da fuori città). 

Che si scelga di proseguire il progetto del Parco della Città o che si reputi opportuno optare per la costruzione del nuovo impianto sportivo, insomma, la cosa più importante è che lo si faccia rivalorizzando completamente e nella maniera giusta l'intera zona, per dare lustro e brillantezza non solo alla città ma all'intera Regione. Pineta, bosco, attività ricreative per le famiglie, F.I.G.C., settori giovanili, sport, verde pubblico, comunità possono e devono essere le parole chiave per avviare, il prima possibile, il progetto e per donare ai cittadini un'area da troppo tempo, vergognosamente, abbandonata a se stessa. 

Marco Tavassi

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