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Galeotta fu la buca, ovvero la strana coppia Rocco & Sergio

 La buca
    
Un film di Daniele Ciprì. Con Sergio Castellitto, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi, Jacopo Cullin, Ivan Franek.
Drammatico, commedia noir -  durata 90 min. - Italia 2014. - Lucky Red

Esiste la giustizia giusta ed ideale, e poi esiste la giustizia reale, all’italiana, dove negligenze, errori e sciatteria sono all’ordine del giorno nell’aule dei tribunali. Entrandovi malauguratamente si rischia di perdere il senno oltre che il portafoglio.
Per sapere quale opinione abbia da secoli l’italiano della figura dell’avvocato, basti rileggere le immortali pagine scritte da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi sull’Azzeccagarbugli.
L’Italia è il paese dell’inciucio, del compromesso e del “fatta-la-legge-trovato-l’inganno”.
Daniele Ciprì con “La Buca” ci racconta la sua visione dell’Italia e soprattutto della nostra idea di giustizia con una favola surreale, malinconica, fuori dal tempo e dallo spazio, di sapore al tempo stesso chapliniano e monicelliano.
Lo spettatore segue le vicende di due improbabili e ineffabili "amici-miei",  Armando (il nostro sempre più bravo Rocco Papaleo) uomo mite, ingenuo, malinconico appena uscito di galera dopo 27 anni per un’ingiusta condanna d’omicidio. Armando viene allontanato dalla sua stessa famiglia e neanche riconosciuto dalla madre vittima di un ictus e di un boy-friend russofono ancora peggiore.
Ormai rassegnato alla malinconica solitudine trova la compagnia  del cane vagabondo ribattezzato “Internazionale” e l’interessata pseudo-amicizia dell’avvocato Oscar (Un Sergio Castellitto che, lo confessiamo, finalmente ci è piaciuto), uomo misantropo, cinico, truffatore e  dedito solo ai suoi imbrogli lavorativi.
Due uomini completamente diversi e distanti che decidono di unire le forze per far riaprire il processo dell’ex galeotto, con la complicità dolce e la presenza fortemente femminile e delicata della bella barista Carmen (Valeria Bruni Tedeschi, che avevamo già apprezzato ne "Il Capitale Umano"). Armando desidera avere il riscatto morale, attraverso una sentenza d’innocenza e Oscar  invece brama di ottenere un cospicuo risarcimento e diventare ricco come se lo augura anche l’avida famiglia del protagonista.
Iniziano così le grottesche indagini della strana coppia per ricostruire la scena del crimine in quella maledetta sera dell’omicidio e cercare nuovi testimoni, come il messicano Nancho, perfetta figura di simpatico idiota.
Il film ha una scenografia molto particolare grazie anche una fotografia delicata e lieve, che permette allo spettatore d’entrare in un'ambientazione vintage molto accattivante, di sapore londinese o parigino.
L’onestà malinconica di Armando e l’avida furbizia di Oscar giocano al contrappunto, rappresentando in maniera ironica e garbata le debolezze contraddittorie e gli slanci pacati dell’italiano medio.
La sceneggiatura è semplice ma con apprezzabili guizzi creativi, rivelandosi ben scritta, scorrevole e fluida scandendo bene i tempi della storia con buon pathos narrativo.
La regia è sicuramente valida e degna di menzione: la pellicola ha una valenza surreale e grottesca senza mai eccedere che coinvolge ed emoziona lo spettatore con i suoi variopinti personaggi.
Castellitto e Papaleo si confermano attori di valore e  dotati di grande versatilità nell’interpretare personaggi diversi. Sono credibili nei rispettivi ruoli, riuscendo a darvi un’anima e una personalità e mostrando pregi e limiti dell’uomo. Lo spettatore ride e si commuove con loro.  Ci è garbata molto anche l’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi: bella,  delicata,  tutta sussurri e sguardi,  adeguatamente di supporto ai protagonisti principali.
Il finale con la ricostruzione della sera dell'omicidio ci è apparso addirittura degno della migliore cinematografia in giallo, con tanto di colpo di scena e comparsa a sorpresa.
La boutade finale del finto incidente è la degna conclusione agro dolce, coerente con lo spirito del film.
La giustizia italiana  non sempre premia l’innocente onesto e le buche per strada oltre a rappresentare la cattiva manutenzione pubblica, possono essere buone occasioni per ottenere un risarcimento se hai il bravo Azzeccagarbugli.
Lo spettatore cerca di indovinare il contesto geografico dai dettagli estetici, sia naturali che architettonici, suggerito dalla bellissima sigla di testa tutta animata in stile pantera rosa anni '60, che merita da sola una particolare menzione.
Ultima modifica ilSabato, 25 Ottobre 2014 20:00
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