Ri-pensare all'alterità: c'è bisogno di etica per rinnovarsi.
- Scritto da Maria De Carlo
- Pubblicato in L'editoriale
Non c’è dubbio che stiamo vivendo in un’epoca particolarmente inquietante: dalle grandi alle piccole guerre; dal femminicidio all’infanticidio; dalla disoccupazione al suicidio; dalla dipendenza di ogni genere alle uccisioni….. e l’elenco potrebbe continuare. A serpeggiare in tutto ciò una perdita di senso che accompagna tanti. Ci siamo ammalati. Dobbiamo fare i conti con un individualismo e soggettivismo portato all’esasperazione. Un processo di disumanizzazione che vede un io onnivoro incapace di riconoscere l’altro. Ma per fortuna questa è la parte oscura, poi c’è quella luminosa, di chi cioè costruisce progetti e futuro, di chi sogna un riscatto, di chi educa alla pace, all’amore, al sentimento, di chi ama la vita e scommette su di essa, di chi cerca nuovi sentieri per un’umanità possibile…. E la scommessa è nell’etica. Nell’alterità è possibile trovare una risposta e un senso alla nostra esistenza. Proviamo a recuperare la dimensione della relazione che è propria dell’uomo. L’altro si rivela a me nel suo volto, nella sua nudità che da subito mi chiama – come insegna Lévinas – alla responsabilità. E’ rapporto-relazione etica. E’ il per l’altro che orienta una nuova esistenza. C’è un trinomio levinasiano che risuona fortemente, come “voce nel deserto” all’orecchio di questa nostra storia: “fraternità, umanità e ospitalità”. Si tratta di ripercorrere il cammino della ricerca della verità sull’uomo, a partire da ciascuno di noi. La ricerca di sé ci riporta all’altro. Nella parabola del Padre misericordioso leggiamo: “Tuo fratello era perduto ed è stato ritrovato”; in quella espressione – “tuo fratello” – è racchiuso l’invito alla responsabilità dell’altro. L’esistenza ci consegna l’altro, il mio prossimo, mio fratello. E in questa relazione l’altro non può essere “posseduto” – possesso è sempre sinonimo di distruzione -; l’atteggiamento nuovo invece è quello della prossimità: andare incontro, guardare il volto dell’altro e vederne il mistero e “soccorrerlo”. E’ la fraternità che ci fa avvicinare all’altro, è l’umanità che smuove fin dalle nostre viscere la “compassione” e ci apre all’ospitalità. Ma il faccia a faccia porta anche uno spasmo dell’essere quando l’altro si “sottrae” al mio sguardo e con atrocità e guerra vuole “possedere” la mia libertà, il mio essere o peggio, quando uccide il sogno dell’essere e dell’esser-ci. Viviamo questo tempo di festa per riflettere su un’opzione di fondo che può cambiare le nostre vite, sia come singoli che come comunità.

Maria De Carlo
LA DIRETTORA
Ultimi da Maria De Carlo
- Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
- UN SAGGIO DI FRANCO TRIFUOGGI PER OMAGGIARE ALBINO PIERRO NEL CENTENARIO DELLA NASCITA
- TRIBU' LUCANE PALADINI DELLE TRADIZIONI
- COL SANGUE IL RISCATTO DELL'ALTERITA'
- 2 novembre 1975 -Ricordando Pier Paolo Pasolini: Solo con la cultura è possibile la felicità!