Nascita: il nuovo che ir-rompe
- Scritto da Maria De Carlo
- Pubblicato in L'editoriale
La nascita segna un nuovo inizio. In sé la nascita è il divenire di ciò che non è ancora stato, è la possibilità che si affaccia, è la speranza che fa capolino nelle nostre vite. La nascita è portatrice di nuovo….. Il Natale, il giorno della nascita per eccellenza, rappresenta per noi tutti la possibilità di un nuovo cominciamento, personale e comunitario. Ogni nascita, poiché novità, ir-rompe e sconvolge piani e ordini costituiti. Pensate cosa può significare a livello sia individuale che sociale tale affermazione. Prende forma un nuovo cominciamento, la possibilità di guardare avanti e costruire e progettare. Così come sul piano sociale significa rivedere, ri-progettare, rinnovare, ri-costruire. E’ un processo vitale che coinvolge, non isola. Al contrario ogni visione egologica non è feconda, non si apre alla vita, all’incontro. La staticità, l’impossibilità di venire alla luce, l’assenza del nuovo porta a chiusure, a rassegnazioni, al vuoto, alla desolazione, alla sepoltura, alla morte. Quando invece accade qualcosa di nuovo, di inatteso si aprono nuovi orizzonti, nuove vedute, prende vita la novità, ciò che non è stato, una nuova possibilità, una nuova vita. La nascita è la forza sul nulla… Per questo ir-rompe e “rompe” ogni schema precostituito. Ogni nascita è evento di interdipendenza. Non si nasce da soli…. La nascita rinvia al parto. Tutti siamo stati partoriti, tutti “siamo usciti dal grembo di un altro essere umano ….da una madre”, così come spiega Ina Praetorius affermando che “L’essere partoriti ci segna per tutta la vita: siamo dipendenti, abbiamo bisogno dell’altra o dell’altro…”. Nessuno di noi ha deciso di nascere. Nessuno di noi è nato da solo. “Tutte e tutti vengono al mondo nella forma della relazione, in un luogo concreto, in un tempo definito…” (Praetorius). Ed ogni nascita è unica così come ogni persona che viene al mondo è unica, originale, irripetibile e irriducibile. Ed è a partire da questo venire al mondo in modo unico che ci apre alla possibilità di un nuovo inizio con senso e scopo. Siamo venuti al mondo e non possiamo non trovare o dare un senso e uno scopo a ciò che siamo, a ciò che ci accade. Il Bambino di Bethlem è venuto al mondo per uno scopo. La sua nascita aveva un senso. E così ognuno che viene al mondo, in un intreccio di relazioni, è chiamato a portare a compimento la propria unicità. E attingendo da quella “culla” possiamo trovare nell’amore senso e significazione del nostro essere-esser-ci. O quantomeno riflettere.
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Maria De Carlo
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