Il mio Natale (poesia di Michela Napolitano)
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Incappucciata fin sopra gli occhi,
con i piedi gelidi, cammino lentamente
e attraverso il viale illuminato
con spirito di solitudine.
Il tonfo dei miei passi si confonde
con le risa dei bambini
che palleggiano con la neve.
Osservo il cielo ovattato da cui non filtra nessuna luce.
Il borgo è colorato,
i luminari esposti fanno luce agli angoli più spenti.
E’ bastato che giungesse dicembre
per ricordarsi di quel nome scandito come Natale.
Al centro di vari soggiorni va ben sistemato
quel povero albero sommerso di polvere, che ritorna dalla cantina.
Ogni giorno si aggiunge un fiocco per l’addobbo;
quest’anno i fiocchi saranno color oro o bianco o rosso,
dipende dalla tendenza.
Sono in corso i lavori per le rappresentazioni,
si proverà a teorizzare l’immagine sconosciuta del Padre dell’Universo,
provando disagio, si cerca d’inventarsi un abito adeguato per Lui ma………. chi lo conosce?
Tutto quanto è faticoso ed appare emozionante
ma nel cuore della gente non si sente nessuna emozione.
L’esercito infallibile dei mass media
chiede, a larga diffusione, versamenti per i poveri di terre lontane
scuotendo la coscienza di chi non può aderire.
Sono parole fredde e fastidiose che fanno eco strategico,
ma non suggeriscono nulla per individuare
il povero affetto di solitudine della porta accanto.
Cammino ancora in questo viale splendidamente luccicante,
anch’io ho appuntato al parapetto della mia loggia due intermittenze
e senz’altro aggiungerò una capanna con cinque tenere statuette
per non essere rimproverata dalla dolce innocenza dei più piccini.
Il giorno di Natale mi ritirerò nel mio invisibile silenzio,
un piccolo riquadro di preghiera e pensieri,
dove so che Dio non mi rimprovererà per non aver ostentato.
Non porgerò auguri con slancio,
una debole forza emotiva me lo impedisce:
se è vero, che, Natale è fatto di ricchezza e di gioia,
perché questa non la si può distribuire fra tutti?
Il privilegio che mi circonda induce la mia sensibilità
a ringraziare Dio, ma inevitabilmente
il mio cuore si cinge di tristezza
per la nebbia fitta e irremovibile
scesa sulla vita di popoli umani.
Non credo ci sia stato un così grande errore nella creazione;
se le nuvole sanno volare così bene,
se la meraviglia sulla terra è in contemplabile
quella differenza tra ricchi e poveri deve avere un’essenziale motivazione:
non so dire qual è il mio sconforto,
non presumo nulla ed esprimo il mio desiderio,
vorrei che Natale significasse:
riconoscenza per la povertà,
dedizione per la pace e
remissione di preghiera.
Michela Napolitano