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Presentato “L'Atlante immaginario”, di Giuseppe Lupo.

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In evidenza Presentato “L'Atlante immaginario”, di Giuseppe Lupo.

 

Si è svolta lunedì, 23 dicembre, la presentazione di “Atlante immaginario. Nomi e luoghi di una geografia fantasma”, l'ultimo libro di Giuseppe Lupo, docente presso l'Università Cattolica di Milano e scrittore di celebri romanzi. L'autore è di origini lucane, ma vive a Milano. Secondo Lupo è importante vivere di fantasia, soprattutto nel grigiore dei tempi moderni. Anche perché la cronaca è già di per sé ripetitiva e uguale a se stessa. Il racconto invece dev'essere altro rispetto alla cronaca.

Lupo parte da autori classici come Omero, Ariosto e Cervantes fino ad arrivare ai giorni nostri. Per l'autore la letteratura deve inventare il mondo, quindi non si deve limitare a fotografare ciò che già esiste. Gli interessano quegli scrittori che raccontano di una geografia immaginaria. Gli interessa il fantastico, l'onirico, il visionario, quel mondo magico, tipico di una vera e propria trasfigurazione della realtà.

"Il mondo prima di esistere passa attraverso i libri ed è bello pensare che i libri hanno la capacità di costruire una geografia, una civiltà, una città e non di fotografare ciò che c'è, visto che la cronaca viene raccontata già dai giornali e dalla televisione. Ma i libri, per essere davvero originali, devono essere altra cosa”.

L'autore ha sottolineato poi che per scrivere un romanzo bisogna inevitabilmente attrezzarsi. “Non si può andare sul monte Bianco con le ciabatte, altrimenti muori”, ha detto. “Più un romanzo è pieno di storie e di personaggi, più devi attrezzarti, altrimenti la trama ti sfugge, i fili del racconto si perdono ed i personaggi non arrivano dove devono arrivare”.

I racconti invece sono apparentemente più semplici, non a caso l'autore distingue le due categorie in terre basse e terre alte, o anche montagne e pianure.

Per la giornalista, Eva Bonitatibus, il romanzo è interessante non solo perché riporta l'importanza della fantasia nella scrittura, ma anche perché fornisce degli strumenti utili, delle riflessioni a 360 gradi sulla funzione della scrittura e della letteratura, sui luoghi del passato e del futuro.

Ciò che ha spinto Giuseppe Lupo a scrivere è stato il triste evento del terremoto dell'80'. Più volte si è trovato ad affermare che quell'evento, a cui assistette dal vivo, ha fatto morire un mondo e ne ha iniziato un altro, che però non giudica se migliore o peggiore. In sostanza, è stato come un voltare pagina. La paura della morte gli ha fatto cominciare a leggere libri. Da lì è stato poi abbastanza facile pensare di voler leggere dei libri che non si trovano facilmente e che lui aveva in mente di scrivere.

Uno adotta l'idea di scrivere quando si accorge che i libri che ha davanti sono belli. Ma potrebbe esistere ancora qualche libro che vorrebbe leggere e che non c'è ”, ha detto. Così è nata l'idea di compensare quel vuoto che avvertiva nei romanzi che leggeva. Scrivere per lui è un modo di stare al mondo.

Lupo, che scrive sia saggi che romanzi, ha una stanza per i romanzi ed una per i saggi. Entrambe con computer e stampante differenti. “Saggio e romanzo sono due mondi che non si devono parlare”, ha sottolineato. Per questo ci sono dei giorni che lavora a un tavolo e ragiona in un modo, altri che lavora all'altro tavolo e ragiona in un modo totalmente diverso. Quando però si siede alla scrivania dei romanzi, si considera un barbaro, perché dimentica tutto, mettendo da parte i problemi del quotidiano.

 

Giulio Ruggieri

Ultima modifica ilVenerdì, 26 Dicembre 2014 18:46

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