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Cinema la summa delle Arti

Cari amici net-lettori,

mi pregio di aderire a questa nuova e stimolante iniziativa culturale. parlandovi non già della tecnologia che ci costringe a forzosa e diuturna sommersione, ma della Musa che mi sostiene e rincuora da sempre negli affanni di questa società perennemente in avanguardia: il Cinema.

Forse non è un caso se proprio nel trentennale anniversario della dipartita del Maestro Fellini, noi ingenui adepti ci avvediamo di ritrovare nel Cinema la summa delle Arti, la cristallizzazione del perfetto connubio di Teatro, Musica e Fotografia.

Uno scenario di Kubrick, un'espressione di De Niro, una melodia di Morricone sono un patrimonio immarcescibile, una ricchezza comune e sempre moderna.

Per questo ringrazio LaPretoria di ospitare questa mia piccola rubrica settimanale, dedicata al Cinema e alle sue eccellenze, ai suoi Maestri ma anche agli allievi, ai miti di ieri come alle promesse di domani.

LaPretoria è una testata che nasce dall'amore per la propria città, Potenza e per la propria Regione, la Basilicata. Pertanto mi pare naturale iniziare questo percorso con “Una piccola impresa meridionale”, diretto dal nostro conterraneo Rocco Papaleo ed ispirato al romanzo omonimo, scritto dallo stesso Papaleo.

La vicenda è racchiusa in una trama semplice e paradigmatica: un’ipotetica località senza tempo, in un qualsiasi scorcio incantato del nostro profondo Meridione, all’ombra di un simbolico Faro, diventa un refugium peccatorum per una variegata compagnia di figure umane.

Tutti i personaggi sono degli “ex” e vivono una loro personale forma di crisi nei confronti del mondo esterno: l’ex-prete cinquantenne vive il proprio conflitto tra fede e virilità; l’ex-marito vive addirittura un doppio disagio di uomo “sotto…sotto…strapazzato da anomala passione” (per dirla in maniera werthmulleriana) e di musicista mancato ed introverso; l’ex-prostituta si porta addosso il pesante fardello del proprio passato, apparentemente con disinvoltura ma con l’ardente desiderio di affrancarsene e di vivere un’esistenza normale di donna e moglie; l’ex-maestra, madre anziana che fatica a comprendere la complessa modernità, ma che alla fine della fiera si rivela più comprensiva e moderna di tutti quanti; la badante ex-ballerina che lotta per non reprimere l’espressione del proprio amore saffico; l’ex-famiglia circense trasformatasi in scalcinata impresa edile, affinando una sua ineffabile arte-di-arrangiarsi tutta partenopea.

Sul piano della pure arte recitativa, si denota una grande espressività negli sguardi e nei sospiri dei protagonisti, a cui fa da contrappunto la bellezza selvaggia delle donne e della natura.

Il film di Papaleo è permeato di una intensa “lucanità”: neologismo che ci piace adottare per indicare quella mescolanza di accenti da sud-del-mondo, quella filosofia di vita primordiale che riscalda il cuore, quella forza emozionante degli umili, uniti e divisi in un destino beffardo.

Ultima modifica ilMartedì, 05 Novembre 2013 17:37
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