Dalla Primavera alla Pasqua della vita
- Scritto da Maria De Carlo
- Pubblicato in L'editoriale
Dalla Primavera al tempo della libertà e della rinascita. Verso la Pasqua. C’è una parola che accompagna (e condiziona) questo processo. Questa parola è passaggio. Il passaggio dalla notte al giorno, dalle tenebre alla luce, il passaggio che caratterizza il nostro vivere quotidiano –tra passato e presente, il passaggio nelle sue epoche e trasformazioni culturali della storia, da quella più piccola di una comunità a quella più grande dell’umanità.
Il passaggio non è mai indolore, ci chiede di lasciare, di abbandonare qualcosa che non ci appartiene più e non vuole o non può essere più nostra; voler trattenere e trattenersi in una realtà –a tutti i costi- comporta uno stato di morte, che va contro natura, contro quello che è il nostro essere in continuo movimento, quel movimento di bergsoniana memoria. E solo attraverso questo lasciare, distaccarsi, è possibile realizzare la ri-nascita.
E’ quel passaggio dalla schiavitù alla libertà, della religione ebraica -la parola Pasqua dall’ebraico Pesach significa appunto passaggio. Un passaggio che richiede l’abbandono di sicurezze (quelle del pane e delle cipolle in Egitto che a un certo punto il popolo d’Israele rimpiange) ma è necessaria la perdita delle poche sicurezze, pur nella schiavitù dell’Egitto, per poter ri-nascere a una condizione di popolo nuovo e libero.
E’ il passaggio nel cristianesimo –dalla morte di Gesù di Nazareth alla risurrezione- alla vita nuova….. quella vita nuova che lo stesso Nazareno indica a Nicodemo, uno dei capi dei Giudei, in un colloquio di ricerca…… Gesù gli disse: "In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio. Nicodemo gli disse: Come può un uomo nascere quand’è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere? Gesù lo invita a ri-nascere a qualcosa di nuovo, lasciando la vecchia legge verso una nuova alleanza. E’ la proposta di una rin-nascita.
E’ il passaggio che gli psicologi chiamano “elaborazione del lutto”, condizione per una ri-nascita personale. Ogni qualvolta che viene meno un affetto, una persona cara ma anche un amore che finisce….. è morte, è lutto….. un lutto che va rielaborato per permettere la ri-nascita.
E’ il passaggio dalla prigionia delle proprie opinioni e pregiudizi a nuove visioni e possibilità, come ci insegna il mito della caverna.
Passare sembra essere la parola d’ordine che accompagna la nostra vita. L’esistenza di ogni donna e di ogni uomo è attraversata dalla notte, dalle tenebre: buio che confonde e procura malessere. Il nostro anelito è verso la luce, verso il bello….verso la felicità.
Senza passaggio dunque non può esserci vita. Non si può ri-nascere. Un primo passaggio è avvenuto nel momento del concepimento: quello della fecondazione. Poi tutti siamo passati dalla culla materna del ventre al mondo esterno….la nascita. E il nostro è un inizio unico, perché siamo persone uniche, originali, irripetibili e….irriducibili!
“Con la nascita – dice Hanna Arendt- si è dato inizio a qualcosa di nuovo”. Siamo invitati a riflettere e a riscoprire il nostro inizio, la nostra nascita, se vogliamo compiere una rivoluzione culturale. Altrimenti non possiamo celebrare la Primavera…la Pasqua!
Maria De Carlo
LA DIRETTORA
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