INTERVISTA ALL’ARTISTA RANZIE MENSAH
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Ho ricevuto il Premio Universum Basilicata dalle mani della Principessa Ranzie Mensah il 21 marzo 2015 alla sala dell' Arco del Palazzo di Città di Potenza e poi abbiamo cenato insieme al ristorante Fuori le Mura dove abbiamo scambiato tante idee. Ranzie Mensah, nota per le sue doti artistiche e le sue qualità umane, ha gentilmente risposto alle mie domande.
1- Sei Principessa del Popolo Fanti del Ghana per le tue nobili origini, spiegaci da che cosa deriva questo titolo?
In Africa ci sono alcune etnie che praticano il matriarcato. I Fanti sono uno di questi. Il titolo di Principessa deriva da mio zio materno.
2- Sei valdostana di adozione, risiedi in Val d’Aosta dal 1990, come ti trovi in questa singolare regione italiana?
Mi trovo molto bene perché sono stata accolta in un modo meraviglioso. Ho tantissimi amici ed ho potuto realizzare tanti miei sogni a partire da questa bellissima regione.
3- Sei venuta per la prima volta in Basilicata, e hai già visitato tutte le altre regioni d’Italia, che cosa ti è piaciuto di più nella nostra regione durante il tuo brevissimo soggiorno?
Il calore umano e l’ospitalità delle persone, oltre ovviamente alla bellezza della natura ed ai piatti tipici.
4- Durante la tua esibizione alla sala dell’Arco del Palazzo di Città di Potenza, il 21 marzo 2015 in occasione della giornata mondiale della poesia, la tua voce straordinaria ha incantato il numeroso pubblico. Che cosa esprimono i brani che hai interpretato?
Un brano “Still i Rise” è tratto da una poesia di Maya Angelou. Una delle più grandi poetesse e scrittrice di colore degli Stati Uniti. La poesia parla dell’importanza di non negare le proprie radici e alzarsi al di sopra delle difficoltà che si possono incontrare nel percorso della propria vita.
5- Hai iniziato la tua carriera artistica giovanissima, raccontaci il clima familiare nel quale sei cresciuta avendo dei genitori musicisti.
Mio padre era professore di musica all’università e mia mamma cantava. Siamo 5 figli ed ognuno ha imparato a suonare uno strumento musicale. All’età di 12 anni ho scoperto la mia voce imparando a suonare la chitarra e da allora non ho più smesso di cantare. Le nostre serate a casa sono passate facendo concerti per amici e vicini di casa.
6- L’anno scorso, hai perso il tuo benamato marito (Jean-Christophe Casu). Avete vissuto insieme per 37 anni. Lui è stato uno scrittore, un giornalista, un regista ed un bravissimo poeta. Cosa ti manca di più di lui?
Mi mancano tantissime cose. Le passeggiate insieme, le discussioni su argomenti di ogni genere, quando mi accompagnava ai miei concerti, agli spettacoli nelle scuole e soprattutto il suo incoraggiamento in tutti questi anni a svolgere il mio lavoro, esprimere i miei talenti, l’educazione ai nostri figli. Lui ha occupato ogni angolo della mia vita per 37 anni ! Era un uomo appassionato della vita. Amava le persone, discuteva con loro. La casa nostra era sempre aperta per serate culturali, cene…. Sto imparando a camminare da sola.
7- Sei stata una mediatrice interculturale per tanti anni. La tua esperienza lavorativa ti è servita a sviluppare la competenza comunicativa, l’empatia, l’ascolto attivo e la conoscenza di diverse lingue e culture. Con i flussi migratori che sono aumentati negli ultimi anni in Italia, la figura del mediatore culturale e linguistico è diventata essenziale. Che cosa consiglierebbe a chi sta iniziando lo svolgimento di questa professione?
E’ una nuova professione di grande precarietà, quindi consiglio alle persone che la vogliono svolgere di essere consapevole di questo. Spesso il mediatore interculturale è solo per risolvere problemi molto complessi, allora occorre avere una buona preparazione e la possibilità di confrontarsi con altri colleghi, per poter affrontare meglio la situazione che si presenta.
8- Ti interessi generalmente al canto gospel e agli aspetti affascinanti della musica africana, raccontaci sui generi musicali che canti.
Sono generi musicali che mi permettono di raccontare i vari aspetti di me stessa, del mio vissuto e delle cose in cui credo. Il gospel per il trasporto spirituale e la musica africana per la gioia che dà alla mia anima e la comunicazione che posso condividere con le persone.
9- Hai tenuto numerosi concerti in diversi paesi africani, negli Stati Uniti, in Canada e in tutta l’Europa. Quali sono le tue esibizioni musicali che ti hanno lasciato un’impressione indimenticabile?
Ci sono tantissimi, ma solo per citare alcuni: il concerto alle Nazioni Uniti, per i premi Nobel per la pace e per la FAO a Roma per oltre 1000 persone venute da tutto il mondo.
10- Sei promotrice interculturale del progetto “Il Baobab”. Spiegaci di che cosa si tratta?
Con il mio progetto “Il Baobab”, presento l’Africa attraverso la musica, il canto, la danza, le fiabe e i proverbi nelle scuole dell’infanzia e le scuole primarie della Valle d’Aosta da oltre 20 anni.
11- I testi delle tue canzoni espongono gli ideali della libertà e della fratellanza. Sei stata ribattezzata “la principessa della pace”. Intervieni tantissimo nelle scuole e fai parte degli artisti che promuovono l’amore e la solidarietà fra gli uomini; è un ruolo difficile da assumere?
Non mi considero una persona che deve assumere un ruolo piuttosto che un altro, perché quello sarebbe davvero difficile. Faccio semplicemente le cose nelle quali credo e cerco di farlo al meglio, sperando di contribuire anche con un granello di sabbia nel costruire un mondo migliore per le prossime generazioni.
12- Hai curato la traduzione di una biografia sulla grande artista sudafricana Miriam Makeba. Come è stato accolto il libro?
Il libro è stato accolto molto bene. Miriam Makeba è il mio mentore. Una grande donna che ha portato avanti, durante tutta la sua vita, la difesa delle persone deboli e della giustizia. Ha utilizzato la sua musica e anche il suo libro per raccontare la sua vita, è riuscita a toccare il cuore di milioni di persone attraverso il mondo.
13- Hai presentato recentemente ad Aosta il tuo libro intitolato “Le lacrime della regina leonessa” edito dalla casa editrice Redivisa. Si tratta di una fiaba africana in 3 lingue (italiano, francese ed inglese). Qual è la morale del libro?
La morale del libro è che la diversità non deve essere causa di conflitto, ma di armonia e ricchezza del genere umano. Nel libro, le scimmie accolgono la cucciola della leonessa per prendere cura di lei, aspettando l’arrivo della mamma leonessa. L’ospitalità, la generosità, l’affetto; queste sono le qualità dell’essere umano che dimostra nobilità.
14- Quali sono i tuoi progetti futuri?
Scriverò sicuramente altre fiabe per bambini. A giugno parto in Canada per dei concerti e a maggio presento il mio libro di fiabe ad un festival di libri in Valle d’Aosta. Sto anche organizzando tanti eventi culturali. Spero di avere tanta salute !