Basilicata e "Questione meridionale"
- Scritto da Maria De Carlo
- Pubblicato in L'editoriale
“... E resteremo sempre li stessi, cioè spogliati e burlati”. Prendo in prestito le parole di Tanucci, uomo tra i più illuminati della classe dirigente meridionale durante la monarchia borbonica del Settecento che descrive in modo chiaro la situazione del regno di quegli anni alla “berlina” delle potenze straniere, per proporre una riflessione storico-politica del Mezzogiorno. Una pagina di storia (tratta dal volume di Francesco Barra: “Il Mezzogiorno e le potenze europee nell'età moderna”, elio sellino ed.) che richiama la complessa “Questione meridionale”. Una questione non risolta e che di tanto in tanto ritorna alla ribalta ma che resta sempre come “palla al piede” di una politica nazionale.
Non è certamente questa la sede per trattare o presentare una “questione” così complessa. Ma certamente è problema che ci interpella. L'intento primario è quello di richiamare la “questione” all'attenzione della classe dirigente. Problemi strutturali legati al territorio sono stati e sono determinanti. E' indubbio ciò. Ed è cambiato lo scenario storico. Ma guarda un po', la classe dirigente è stata sempre la con-causa (nel giusto equilibrio tra determinismo e idealismo storico) di momenti “felici” (come non citare Federico II) e oscuri (l'assolutismo folle di Maria Carolina).
Il richiamo dunque – attraverso la storia del Mezzogiorno – è rivolto a una classe politica capace (si auspica) di “leggere” la situazione socio-economica, capace di “conoscere” la storia nella sua interezza (cosa ha determinato certe scelte e certi risvolti...) e capace altresì di individuare nell'oggi strategie e possibili soluzioni di miglioramento del territorio. Voglio invocare menti brillanti, uomini o donne, capaci - e nel “capace” è racchiuso una vocazione e una scelta a fare politica -. Non è ideologia o retorica. Se oggi registriamo un continuo spopolamento o la cosiddetta “fuga dei cervelli” dobbiamo interrogarci sulle scelte fatte (e forse in tempi non lontani) e su quanto si potrebbe fare per arginare e invertire questa rotta. Non basta avere le risorse come le ricchezze artistiche e naturali (petrolio compreso) ma più di tutte è la risorsa di una classe dirigente capace (e mi ripeto) quella di cui abbiamo bisogno. Che le parole di Tanucci “...e resteremo sempre li stessi, cioè spogliati e burlati” - parole inquietanti – siano di monito e sprono!
Maria De Carlo
LA DIRETTORA
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