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Il film: IL CIGNO NERO (THE BLACK SWAN)

In evidenza Il film: IL CIGNO NERO (THE BLACK SWAN)

Il film: IL CIGNO NERO (THE BLACK SWAN)

 

La scheda:

REGIA: Darren Aronofsky

SCENEGGIATURA: Darren Aronofsky, Mark Heyman, John McLaughlin

ATTORI: Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Winona Ryder

GENERE: Psico-Drammatico, Patetico, Ossessivo, Thriller – DURATA: 103 Min

 

La trama:

LA DANZA È TUTTA LA MIA VITA. È LA MIA CONDANNA, FORSE, MA ANCHE LA MIA FELICITÀ (Rudolf Nureyev) – La pellicola si incentra sull’affascinante personaggio di Nina (Natalie Portman) un'ambiziosa giovane ballerina del rinomato New York City Ballet. Come tutte le aspiranti star della danza, rincorre la chimera di un doppio ruolo da tutti agognato: il Cigno Bianco, fragile e innocente, e il Cigno Nero, che emana una malvagità seducente e perversa. È il capolavoro di Tchaikovsky, il classico immortale: “Il lago dei cigni”. La prima scena è da incubo: la giovane principessa Odette sta raccogliendo dei fiori vicino al lago; uno bianco attira in modo particolare la sua attenzione ma, mentre cerca di coglierlo, viene improvvisamente avvolta da due immense ali. È Rothbart, un mago malvagio, che la trasforma così in un cigno. Solo un uomo innamorato di lei e veramente fedele potrà far cadere l’incantesimo e ridarle forma umana.

Nina è ossessionata dalla perfezione tecnica della sua danza, ha talento ma è fredda, non riesce ad emanare sensualità, non prova voluttà nel balletto. È in grado di ottenere il ruolo di Odette, ma non è sicura di poter incarnare la parte oscura della Regina dei cigni, il Cigno Nero. Nina usa il suo corpo, martoriandolo per raggiungere nuove vette di tecnicismo, per spezzare l’incantesimo della sua adolescenza mai conclusa. Colpa di una madre-despota e frustrata, un tempo anche lei ballerina, interpretata da una spietata Barbara Hershey.

Quando nella compagnia entra Lily (Mila Kunis), gli incubi, le fantasie e le gelosie prendono pericolosamente il corpo di una rivale provocante, procace, spregiudicata.

Inizia un pericoloso gioco a tre: Nina, che da candido cigno, inizia a calarsi nel ruolo del malvagio e mortale Cigno Nero; Lily che la circuisce in maniera ambigua e perversa; Thomas, il coreografo cinico (interpretato da un bravo e convincente Vincent Cassel), preoccupato solo di creare una nuova stella da poter manipolare e poi eclissare. Fugace ma efficace l’apparizione di Wynona Ryder, nel ruolo di Beth, il Cigno morente, la prima-donna caduta in decadenza.

La sera precedente la prima dell’agognato spettacolo, Lily trascina Nina in una notte maledetta di piaceri artificiali, precipitando la protagonista in un abisso di allucinazioni che devasteranno definitivamente il fragile equilibrio della sua anima delicata. La vicenda si conclude nel teatro osannante: il tripudio dell’arte, l’estasi della perfezione, l’apoteosi della distruzione.

 

La recensione:

Due anni dopo la patetica, fiacca parabola (discendente) del campione in decadenza Mickey Rourke, narrata in The Wrestler, il nuovo film di Darren Aronofsky mette sullo schermo una storia molto più intensa, potentemente suggestiva.

I due lavori si basano entrambi sullo stesso “teorema”: riuscire a sentirsi vivi solo esibendosi e beandosi della propria perfezione, non importa se sul ring oppure sul palcoscenico. Il bisogno esasperante di sentirsi “il Numero Uno”, come se eccellere sia l’unico modo di essere.

La piccola e sublime Natalie Portman ci trascina nel vortice della danza, un mondo fatto di corpi scheletrici, tesi in uno spasimo di muscoli e nervi, nutriti solo di volontà edonistica. Un mondo che si rivela, però, artificioso, patinato e fin troppo schiavo delle sue nevrosi. Stupenda la scena della metamorfosi zoomorfa, quasi a sottolineare il definitivo distacco del Bene dal Male, il completo sdoppiamento della personalità di Nina, vittima e carnefice di se stessa.

L’arte diventa il fine dell’esistenza stessa, liberando gli immensi demoni interiori.

Dramma, melodramma, arabesque, horror, thriller si mescolano in questo film, ostentando le grandi ambizioni filosofiche dell’autore, che però manca totalmente di ironia. Il film è di grandissimo spessore, con richiami a Lynch, a Polansky e addirittura a Hitchcock, ma le continue escursioni tra il sogno e la realtà disorientano lo spettatore comune, in un ritmo quasi esasperante, con inutili sconfinamenti nell’horror.

 

 

La pagella:

 

Cast: 10; Regia: 8; Pathos: 10; Sceneggiatura: 7 – Film bello ma non di facile visione; il nostro consiglio? Non prendetevi troppo sul serio.

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