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Frammenti di “Altrove” e “Altroquando”

In evidenza Frammenti di “Altrove” e “Altroquando”

Frammenti di “Altrove” e “Altroquando”

Che cos’è lo spettacolo? Spesso è un’invenzione che balza da un proscenio , un deus-ex-machina che improvvisa un gioco di ghirigori, lazzi e spilli. Usa tecniche volutamente semplici e quasi primitive, con gli strumenti più umili e perciò più eclettici. Gli inchiostri indelebili fluiscono dalle instancabili sfere come fili di una ragnatela, tessuta di colori decisi e ben definiti.
Damico è un pittore-disegnatore che immagina e fabbrica paesaggi inconsueti, di cui non dissimula l’effimera, splendente e superflua bellezza formale.
Egli ha intuito che ad una società macchinosa non può corrispondere che un’arte matematica e lineare: è questa che richiama quegli eventi essenziali di cui conserva un’istintiva paura e che cerca di sublimare mentre sfuggono alla presa del suo ritmo fisico.
Una qualunque significativa esperienza estetica è quella che si fa attraverso i tre stadi dell’immaginazione: memoria, percezione, progetto, c’est-à-dire passato-presente-futuro; si concreta ed esprime in un’operazione tecnica che produce oggetti anche simbolicamente privilegiati: le opere d’arte.
L’impiego di una morfologia geometrica e di schemi logici di associazione delle immagini implica il pensiero di una radicata attitudine “cartesiana” o almeno della comune intesa circa il significato spaziale di certi simboli formali.
Frammenti di “Altrove” e “Altroquando”, sereni incubi bonelliani e kafkiani, giochi irreali di improbabili successioni oniriche, confluenze e volute spezzate ai confini dell’assurdo, costruzioni artificiali; raffinati contrasti armonici e disarmonici... un accurato ventaglio madreporaceo di proiezioni surreali e vie di fuga poetica, in straordinarie simmetrie in delicato equilibrio tra reale, irreale e surreale, dove l’astratto gioca con l’illusorio.
Talvolta è efficace affidarsi alla sana follia per poter visitare tutte le illusioni dell'anima, non c’è bisogno di parole che esprimano il lessico della natura per guidare lo sguardo lungo i suoi percorsi alternativi.
Damico sembra risentire dell’influsso di certa action painting americana, che non rappresenta compiutamente né una realtà oggettiva, né soggettiva: scarica una tensione che si è accumulata nei recessi dell’animo artistico, determinando delle situazioni visive nuove ed impreviste. Si genera magicamente così un ritmo che connette l’artista alla sua opera, attraverso un nesso fragilissimo. Si ha l’impressione, guardando i suoi accurati disegni, che non è soltanto lo strato sotterraneo dell’inconscio, ma è tutta l’esistenza fisica e psichica dell’artista che viene coinvolta nel ritmo dell’azione; ed il ritmo nasce dalla consapevolezza che egli ha di essere uscito dall’orbita preordinata delle convenzioni della vita sociale.


“La mente è uno scrittoio, la fantasia la sua penna.”

L'immagine "Omaggio a Salvador Dalì" è tratta dal sito dell'Artista:

http://www.antoniosavinodamico.it/index.php?id=7&page=3

 

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