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SPEZIE E FITOTERAPIA

In evidenza Tacuinum sanitatis - la Mandragola Tacuinum sanitatis - la Mandragola

Molte delle specie vegetali che popolano le terre e i mari si sono rivelate in un modo o nell'altro utili all'uomo. Dalle piante derivano, ad esempio, le spezie usate fin dall'antichità così largamente da divenire la base di un fiorente commercio tanto leggendario e rischioso quanto remunerativo, che da lontane regioni come l'India e la Cina si dirigeva verso il Mediterraneo.

Le spezie erano usate per molteplici scopi: cibi e bevande venivano aromatizzati con pepe, anice, capperi, timo, maggiorana, zafferano, salvia, comino, mirra. 

I ricettari dell'antica farmacopea (raccolta ufficiale, sotto il controllo delle autorità governative, dei nomi dei farmaci, coi loro caratteri essenziali e con le più comuni formule d'uso. In antico, l'arte di preparare i farmaci) si avvalevano largamente delle spezie e così pure quelli della cosmesi per produrre unguenti e pomate.

Il commercio delle spezie, che stimolò l'ampliamento degli orizzonti geografici, si mantenne straordinariamente importante fino al XVII secolo, essendo la richiesta delle spezie assai maggiore dell'offerta. Poi, divenuti gli Europei i dominatori delle principali zone di produzione, la sua importanza economica diminuì.

Fin dai tempi più antichi le piante hanno offerto all'uomo anche le proprie virtù medicamentose. Attraverso una scelta, spesso a proprie spese e prolungatasi nel tempo, l'uomo ha svelato i segreti di molte piante, capaci di azioni benefiche sull'organismo umano ed ha trasmesso le nozioni acquisite, spesso a pochi eletti, attraverso i millenni. Molte piante medicamentose infatti venivano già usate dai Cinesi (circa 3000 a.C.), dai Sumeri, dai Babilonesi. In un trattato di medicina egiziano sono elencate ben 600 piante, ognuna con le sue proprietà medicamentose. Greci, Romani e infine gli Arabi, presso i quali la medicina fiorì in particolar modo, riconobbero ampiamente l'efficacia delle piante medicinali. La scoperta di nuovi continenti dilatò tali conoscenze, favorendo l'apporto di nuove piante capaci di arricchire la già ben fornita farmacopea del vecchio mondo.

Le PIANTE OFFICINALI, ovvero tutti quei vegetali che contengono sostanze capaci di agire sull'organismo umano, furono fino al XIX secolo le componenti principali dei prodotti farmaceutici. Esse venivano per lo più utilizzate così come si trovavano in natura. Successivamente, le sostanze dotate di proprietà terapeutiche vennero isolate dalla pianta ed eventualmente riprodotte per sintesi chimica.

Nel XX secolo i progressi della chimica portarono alla sintesi di composti non presenti in natura ed aventi speciali proprietà farmacologiche. 

 

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