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Lo sapete che a Matera c'è la balena fossile più grande mai ritrovata?

In evidenza Lo sapete che a Matera c'è la balena fossile più grande mai ritrovata?

Un milione e mezzo di anni fa una balenottera azzurra lunga 26 metri nuotava nel Mediterraneo: il suo enorme scheletro è stato ritrovato fossile vicino a Matera, sulle rive del lago artificiale di San Giuliano. Lo studio, coordinato dai paleontologi dell'Università di Pisa e appena pubblicato su Biology Letters, ridisegna l'evoluzuione del gigantismo estremo delle balene. Si dimostra, infatti, che il vertiginoso aumento delle loro dimensioni non è recente come creduto fino ad oggi (cioè limitato agli ultimi 2,5 milioni di anni) ma è iniziato quasi 15 milioni di anni fa, consentendo a quelli che sono considerati gli "ingegneri" dell'ecosistema marino di avere più tempo per "progettare" la struttura ecologica che oggi caratterizza in mari del pianeta. Lo scheletro fossile di un'enorme balena scoperto nel 2006 nel Comune di Matera, sulle rive del lago artificiale di San Giuliano, torna ora al centro dell'attenzione grazie a uno studio appena pubblicato sulla rivista internazionale Biology Letters, edita dalla prestigiosa Royal Society di Londra. La ricerca ha coinvolto i paleontologi GiovanniBianucci, Alberto Collareta, Walter Landini, Caterina Morigi e Angelo Varola del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, Agata Di Stefano del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell'Università di Catania e elix Marx del Directorate Earth and History of Life, oyal Belgium Institute of Natural Sciences di Bruxelles.

Il mistero di "Giuliana" in 5 risposte.

Il gigantismo è, infatti, un fenomeno che è comparso e si è affermato, in maniera indipendente e in tempi diversi, in molte linee evolutive di vertebrati. Al di là di un generico vantaggio che le grandi dimensioni potrebbero aver dato ad una specie nella competizione con quelle di taglia più piccola, molti aspetti del fenomeno restano oscuri. In particolare, negli ultimi anni l'attenzione dei ricercatori si è focalizzata sul gigantismo estremo evoluto dai misticeti, quei cetacei che nel corso della loro evoluzione hanno sostituito i denti con i fanoni per filtrare dalla massa d'acqua i piccoli organismi di cui si nutrono.

Questi mammiferi marini, comunemente noti come balene, hanno il proprio rappresentante più spettaccolare proprio nella balenottera azzurra, che può superare i 30 metri di lunghezza e le 180 tonnellate di peso, attestandosi dunque come il più grande animale, in termini di massa, mai comparsa sulla terra. Tra le possibili cause del gigantismo dei misticeti ipotizzate da studi recenti va ricordata la pressione selettiva esercitata dai grandi predatori marini del passato, come Livyatan melvillei (un parente del capodoglio trovato fossile in Perù) e lo squalo gigante Carcharocles megalodon, che avrebbe avvantaggiato le balene più grandi e quindi meno vulnerabili agli attacchi. Anche il progressivo raffreddamento del pianeta potrebbe aver favorito l'enorme aumento della taglia delle balene. In particolare, la messa in posto delle calotte glaciali contribuì alla ridistribuzione di cibo nei mari concentrandolo soprattutto in quelli polari.

Molte balene si spostarono a loro volta in queste aree fredde per nutrirsi, dovendo tuttavia compiere lunghi viaggi stagionali per tornare a riprodursi nelle acque calde tropicali.

In questo caso la pressione selettiva avrebbe favorito le balene più grandi perchè in grado di immagazzinare una quantità maggiore di risorse energetiche per affrontare le lunghe migrazioni.

Il tesoro dimenticato in una scatola.

"Poichè tutte le balene fossili sono molto più piccole delle enormi balenottere attuali - spiega Alberto Collarete - fino ad oggi modelli macroevolutivi hanno sostenuto che il gigantismo dei misticeti fosse un fenomeno molto recente, originatosi durante il periodo Quaternario, coincidente con gli ultimi due milioni e mezzo di anni. Questa idea ha trovato supporto in studi recenti che, attraverso modelli macroevolutivi, sostengono che l'estremo gigantismo dei misticeti sia un fenomeno limitato agli ultimi 2-3 milioni di anni. Un punto debole di queste ricerche consiste però nel fatto che i resti fossili di misticeti risalenti agli ultimi milioni di anni sono molto scarsi e pertanto l'ipotesi della recente accelerazione nell'aumento della taglia si basa prevalentemente sulle dimensioni gigantesche delle balene attuali". Lo studio della balena di Matera porta un contributo fondamentale per chiarire gli aspetti ancora oscuri di questi importanti processi evolutivi. Le analisi dei microfossili associati alla balena, condotte da Agata Di Francesco e Caterina Morigi, hanno infatti fornito una datazione compresa tra 1,49 e 1,25 milioni di anni fa, all'interno di un intervallo temporale (il Pleistocene inferiore) relativamente vicino al presente, in cui il record dei cetacei è quasi inesistente o quanto meno non accessibile poichè le rocce che ne potrebbero contenere i resti fossili si trovano in gran parte ancora nei fondali marini. "Inserendo i dati ottenuti dallo studio preliminare della balena di Matera e di altri reperti recentemente rinvenuti in Perù nei modelli macroevolutivi più largamente accettati - afferma Felix Marx - si è scoperto che l'estremo gigantismo dei misticeti è un fenomeno più antico di quanto di pensasse e che l'aumento delle dimensioni è stato probabilmente più graduale di quanto prima teorizzato".

"Considerato il profondo impatto che i misticeti hanno avuto sull'evoluzione degli ecosistemi marini a scala globale, nonchè la loro fondamentale influenza nel foggiare la struttura ecologica degli oceani moderni - conclude Giovanni Bianucci - conoscere in dettaglio questi processi evolutivi è di fondamentale importanza per decifrare le dinamiche evolutive dell'ambiente marino e i delicati equilibri delle comunità biologiche dell'oceano globale e quindi anche per capire quali potrebbero essere gli effetti dovuti alla scomparsa di questi giganti del mare. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che la balenottera azzurra, dopo essere riuscita a sopravvivere con successo per oltre un milione di anni, è stata portata sull'orlo dell'estinzione da soli cento anni di caccia spietata da parte dei balenieri e ancora non sappiamo come la sua definitiva scomparsa potrebbe cambiare il delicato equilibrio naturale di cui fa parte".

Didascalia foto:

Ricostruzione artistica di Balaenoptera cf. musculus di Matera (disegno di Albero Gennari).

 

 

Michele Saporito

Ultima modifica ilMartedì, 04 Giugno 2019 11:43
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