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QUELL’EVOLUZIONE MAI AVVENUTA

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  • Pubblicato in In rilievo

C’era una volta Darwin, con le sue teorie sull’evoluzione dei viventi. Tesi, s’intende, basate su studi, ricerche, verifiche e tutto quanto potesse essere necessario ad appurare con certezza assoluta. E tutti noi, in fondo, ricordiamo bene almeno l’esempio più semplice, quello della giraffa, studiato e approfondito negli anni di scuola. Evoluzione che, naturalmente, non risparmia l’essere umano, con il suo adattamento ai tempi, con la sua crescita, con il suo sviluppo fisico e intellettivo. Insomma, siamo esseri in continua evoluzione e questo, ormai, è un dato di fatto. O no?

Sì perché, a farsi un giro nelle città, in quella di Potenza ad esempio, qualche dubbio sulla reale evoluzione di certi esseri umani nasce proprio spontaneo. Può un uomo davvero evoluto compiere atti simili? Può fare delle cose che, in maniera automatica, si ripercuotono contro sé e contro altri come lui? Evoluzione? Quale? Dove? Di che tipo?

Servirebbe capire come un essere umano realmente evoluto possa pensare di caricare dei rifiuti di ogni tipo nella sua auto, nel suo furgone o nel suo fiorino e scaricare tutto nel bosco, o dietro il muretto di una piazzola di sosta, o nel primo posto nascosto. Che poi, nascosto da cosa? Da chi? Un tale che fa del male a se stesso e si nasconde per non farsi vedere mentre lo fa, può davvero essere ritenuto evoluto?

Esseri umani che, con una piattaforma ecologica sempre disponibile e presso cui si possono conferire GRATUITAMENTE i propri rifiuti, pensano bene di lasciarli in terreni dove nessuno, secondo loro, potrà mai trovarli. E anche quando li troveranno chissenefrega, tanto mica quel gesto fa male a loro, mica inquina l’habitat in cui anche loro vivono, mica mette a rischio anche la salute loro e quella dei loro figli, nipoti, amici. È davvero un essere evoluto questo?

E quando i suoi rifiuti speciali, pneumatici, pannelli di amianto, bottiglie di vetro, plastica e chi più ne ha più ne metta pensa bene di lasciarli lì, dove capita, magari vicino ad un divano, un frigo o una cucina lasciata poco prima da qualche altro “evoluto”, cosa ne penserebbe il buon Darwin?

Riprenderebbe, forse, le sue carte, i suoi esperimenti, cancellando la parola “fine” al faldone dell’evoluzione per aggiungerci ancora qualche pagina, magari con un capitolo dedicato a come far evolvere anche quegli esseri che appaiono proprio restii, a come rendere naturali certi meccanismi che ancora non lo sono, a come guidare alla comprensione questi esseri umani e anche quelli che, magari condividendo un post sull’amore per l’ambiente, gettano un fazzoletto dal finestrino e fanno finta di non vedere cosa accade intorno.

Marco Tavassi

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