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“Il totem nero”, presentato il libro sul petrolio.

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Giovedì 3 aprile alle ore 17:00 è stato presentato, in aula A del consiglio Regionale di Potenza, il libro di Enzo Vinicio Allegro “Il Totem nero, petrolio, sviluppo e conflitti in Basilicata”. Si tratta del primo testo organico sul petrolio. Il tema è stato trattato dalla giornalista de "il Lucano Magazine", Anna Mollica, il consigliere regionale Piero Lacorazza, il giornalista Oreste Lo Pomo e il professor Donato Liuzzi, presidente dell'associazione culturale Giacinto Albini, di Montemurro. Ha aperto il dibattito la giornalista Anna Mollica, dicendo che il testo ripercorre le vicende storiche della Basilicata, descrivendone in modo dettagliato la storia dalla seconda metà del 1800 fino ai giorni nostri. Fu Enrico Mattei, iniziatore della scoperta del petrolio in Italia, ad individuare i primi giacimenti in Nord Italia, con conseguenti sviluppi dell'industria che hanno portato fino alla ultime rilevazioni in Sud Italia. Ma il primo pozzo petrolifero è stato realizzato in America, nel 1959.

Il professor Donato Liuzzi si è espresso dicendo che persino il poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli venne a far visita ad uno dei pozzi petroliferi presenti in Val D'Agri, 30 anni fa, complimentandosi per la loro efficienza. Il sindaco di Montemurro, Enzo Grieco, ha detto di essere a favore delle estrazioni petrolifere, per i grandi miglioramenti apportati alla popolazione, con i quali è stato possibile aggiornare le infrastrutture e i servizi sanitari. Per lui, senza il petrolio, i bilanci dei paesi lucani sarebbero stati molto più negativi di quelli che sono oggi, ma non solo. Il petrolio ha dato la possibilità di contribuire al funzionamento delle università, delle scuole, delle strade e delle infrastrutture. I 35 comuni della Val D'Agri, non a caso, hanno fortemente beneficiato di questa grande risorsa. Senza queste royalties, non avremmo avuto alcun beneficio per la Basilicata. Non a torto, i dati dicono che la nostra regione ha ricevuto più di 600 milioni di euro dall'Eni. L'altra faccia della medaglia, però, si manifesta nel degrado ambientale e nella scarsa salvaguardia territoriale e della salute dei cittadini. Questo anche a causa dello scarso monitoraggio, soprattutto sull'inquinamento acquifero. A Montemurro sono stati perforati tre pozzi, che non sono nemmeno produttivi. C'è stata, quindi, un'invasione barbarica dell'Eni in Val D'Agri, con conseguenti pressioni sulla popolazione e la regione Basilicata ancora non ci ha detto, tramite il servizio Arpab, se tutto questo può andare avanti oppure no.

L'autore, originario di Montemurro, invece ha detto che, di petrolio, non si vuole che se ne parli, se non in un determinato modo e l'obbiettivo di questo libro è proprio di far sì che questo ostracismo possa essere rimodellato. Le multinazionali del mondo si sono concentrate, inevitabilmente, in una della aree più sottosviluppate d'Italia, la Basilicata, paese povero e depresso. Una sorta di Texas del Sud. Il problema posto dall'autore ora è come superare il petrolio. Ma nella nostra regione, come in buona parte della politica locale, invece, si tende a massimizzare i lati positivi e minimizzare quelli negativi, in particolare quelli ambientali e di carattere socio-politico. Si è complimentato con i sindaci di alcuni comuni che hanno avuto il coraggio di dimettersi, in quanto contrari a questo tipo di politica occultativa e legata ad intrecci economico-affaristici. Ma nella Val D'Agri le estrazioni non accennano ad arrestarsi. Lo dimostra il fatto che le royalties nella nostra regione sono prodotte quasi interamente dal petrolio. Si stanno addirittura sperimentando nuove tecniche estrattive. Il vero anno della svolta per la nostra regione è stato il 1998. Anno in cui vengono stipulati importanti accordi con le imprese petrolifere (che hanno, a breve distanza l'uno dall'altro, 26 punti di estrazione nel nostro territorio). Non bisogna neanche dimenticare che la nostra è una regione a forte rischio sismico, nonché un'area storico-culturale di altissima valenza paesaggistica. Le multinazionali per l'autore non stanno tenendo conto di tutto ciò. Stanno solo cercando di comprare i nostri territori. Come se ciò non bastasse, poi, si cerca di non far comprendere quanto si sta facendo, attraverso l'uso di termini che lasciano facilmente fraintendere la popolazione. C'è stata una serie di denunce fatte dai cittadini agli stessi comuni interessati e prontamente cestinate. Come se il problema non riguardasse, anche in larga scala. La Lucania, con tutta questa ricchezza, sarebbe dovuta diventare la regione più ricca d'Italia, ma ha perso la sfida. Altro punto scottante per Enzo Vinicio Allegro è la politica delle rassicurazioni ed il fatto che lo stesso organo di sorveglianza preposto, Arpab ed altre agenzie di controllo, non sono state capaci di rilevare un quadro chiaro per i cittadini. Ha parlato, poi, dell'esperienza di una donna, un'abitante della Val D'Agri che abita a poche centinaia di metri dai pozzi di estrazione. È descritta la testimonianza di questa donna nel libro, che esprime il forte senso di sfiducia e il disagio fisico, per via dell'aria malsana che si respira, dei boati, delle piccole scosse che si avvertono costantemente e delle minacciose fiamme, sempre più estese che fuoriescono dagli impianti. Successivamente è intervenuto il giornalista Oreste Lo Pomo, che ha parlato di antropologia dei territori. Proprio come avvenne per il terremoto degli anni '80 e la Fiat di Melfi. Tutti eventi che hanno determinato lo stravolgersi di un popolo spaesato, sradicato dalle sue certezze e costretto a cambiare pelle in poco tempo. “Il nostro è stato il tipico atteggiamento dello scienziato senza scienza, che guarda al singolo problema personale, senza preoccuparsi delle conseguenze”, ha detto. “In un contesto del genere il petrolio ha finito per creare dipendenze. Ma le nuove generazioni non sono sprovvedute e conoscono bene il problema”. Ha detto, poi, che il ruolo dell'informazione deve esser quello di saper esprimere il disagio dei cittadini, stimolando quindi gli organi politici a fare di meglio.

Il presidente del consiglio regionale, Piero La Corazza, ha ricordato infine che la guerra è stata quasi sempre combattuta per il petrolio (Russia, Iran, Iraq...). La tensione quindi è alta, ma la crescita della popolazione mondiale comporta la richiesta di nuove risorse di approvvigionamento, in particolare se si vuole evitare il nucleare. La Cina mette in difficoltà l'America e noi ci troviamo al centro di questo equilibrio delicato. Siamo dipendenti e abbiamo un "conto energetico" molto alto. È in questo scenario che si colloca la Basilicata, che non ha saputo cogliere appieno le opportunità offerte. Ha ricordato anche che, fino al 1998-99, non c'era un negoziato e non c'erano regole da seguire per l'estrazione del petrolio in Basilicata. Viene facile chiedersi cosa è accaduto prima e perché c'è stato il silenzio da parte degli organi politici. Solo in quegli anni si assiste al completamento della metanizzazione e delle infrastrutture. Nel '98, si valuta per la prima volta l'impatto sull'ambiente, con l'utilizzo di uno strumento di rilevamento dell'inquinamento, come avvenuto anche per il Trentino. L'Arpab non è stato capace di utilizzare al meglio le strumentazioni a servizio delle istituzioni locali. Dal canto proprio, le società dovrebbero dimostrare un'attenzione maggiore per i lucani. “In un contesto del genere, bisogna ricostruire i rapporti col cittadino”, ha detto. “Anche l'osservatorio ambientale, in Val D'Agri, è stato uno specchio per le allodole. Non è servito a nulla. Dobbiamo invece certificare i processi di inquinamento su aria, acqua, terra. Migliorare la qualità dell'ospedale di Villa D'Agri, che deve specializzarsi nella cura di malattie causate da attività estrattive e far assumere maggior consapevolezza del problema ai cittadini, facendo crescere le opportunità, senza però tralasciare i rischi in cui si va incontro”.



Giulio Ruggieri



Ultima modifica ilMercoledì, 05 Novembre 2014 20:59

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