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Articoli filtrati per data: Martedì, 10 Febbraio 2015

Presentato a Potenza il nuovo lavoro tipografico di Franco Paciolla

 

Giovedì 5 febbraio presso la Sala del Campanile (Palazzo Loffredo) del Museo Archeologico in Piazza Duomo, è stato presentato il nuovo lavoro tipografico di Franco Paciolla. Al tavolo della Presidenza hanno dato lustro con le loro voci narranti Antonella Nicastro, Amelio Taddeo e Massimo Taddeo con il commento musicale alla chitarra classica della bravissima Loredana Salvatore. La nuova produzione dal titolo “CARICATURAL 2” è stata ricca di spunti e appunti con battute spiritose tra colleghi di lavoro che hanno risposto all’invito dell’autore. Tantissimi gli applausi in una saletta abbastanza gremita di gente di varie categorie che hanno sostenuto tutto un lavoro duro che lo scrittore lucano ha voluto evidenziare. Tra le tante caricature quella che ha dato maggior lustro è stata quella del lutto cittadino e la bandiera a mezz’asta per onorare il defunto: Mi raccomando domani, la bandiera a mezz’asta, non vi preoccupate, sarete servito anzi ho già provveduto a segarla perfettamente a metà. Per la cronaca le riprese audio-video sono state effettuate da Gabriele Agamennone mentre il servizio fotografico dal Cav. Francesco Fanì. Non sono mancati i consueti pasticcini che restano sempre un ottimo collante per attirare la gente più disparata.

 

Cav. Fanì

FOIBE "IL GIORNO DEL RICORDO"

Il 10 febbraio è il “ Giorno del Ricordo” delle Foibe. Troppe sono ancora le persone che non sanno con esattezza cosa sono le Foibe e cosa successe nei giorni del massacro per cui vengono ricordate le vittime.

Il nome foibe deriva da un termine dialettale giuliano, che a sua volta deriva dal latino forea, ovvero cava,fossa, e non grotta, come scritto spesso erroneamente.

Tra il 1943 e il 1945 in quelle cavità carsiche di origine naturale, con ingresso a strapiombo, vennero gettati vivi e morti quasi diecimila italiani.

I prigionieri venivano solitamente legati a coppie sull'orlo della foiba e falciati con la mitragliatrice. Prevalentemente questi eccidi sono stati registrati nel '43 nei territori dell'Istria dove partigiani dei Comitati Popolari di Liberazione hanno iniziato ad emettere sentenze e condanne a morte nei confronti dei nemici, ma anche della gente comune, per lo più delle campagne, fucilarono e gettarono nelle foibe centinaia di cittadini italiani, perchè considerati “nemici del popolo”.

Queste esecuzioni ebbero pero' la massima intensità nei quaranta giorni dell'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e Dell'Istria.

Nel '45 i crimini ebbero per vittime militari e civili italiani, ma anche civili sloveni e ucraini, che furono arrestati, deportati ed infine fucilati.

La vicenda delle foibe istriane rappresenta un momento particolare e ignoto della nostra storia. Basterebbe sfogliare le pagine di qualsiasi libro storico per vedere che il dramma delle foibe non è nominato in nessun capitolo. Eppure la strage c'è stata, però al pari di altri stragi, come l'eccidio nazista, è stata tenuta nascosta. L'orrore istriano trova le sue origini alla fine della grande guerra, quando in seguito alla vittoria, l'Italia assunse il controllo di tutta la zona istriana. Nell'autunno del 1943 si intrecciarono giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento della presenza italiana da quella che era, e cesso di essere la Venezia Giulia. Vi fu quindi un moto di odio e di furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947. Purtroppo è impossibile dire con esattezza quanti furono gettati nelle foibe, circa 1000 sono state le salme riesumate, ma molte cavità sono irraggiungibili, altre se ne scoprono solo adesso 60 anni dopo, rendendo impossibile il calcolo dei morti. Si parla approssimativamente tra 5000 e 11000 persone uccise.

La IV armata jugoslava si mobilitò per occupare la Venezia Giulia prima dell'arrivo degli alleati ed arrivò ad occupare l'Istria, Trieste,Gorizia. Mentre le autorità militari cercavano di legittimare la nuova situazione territoriale l'OZNA, la polizia segreta jugoslava si muoveva per arrestare i rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale e delle organizzazioni antifasciste, contrarie all'annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia. Dal maggio 1945 sono stati molti i massacri a Trieste, Gorizia, Istria e Fiume. Tra le vittime ci furono rappresentanti del fascismo, ufficiali e funzionari pubblici, rappresentanze dell'altra dirigenza italiana, esponenti di organizzazioni partigiane e antifasciste, sloveni e croati, anticomunisti, cittadini italiani di nazionalità croata e slovena, tutti coloro che avrebbero potuto opporsi all'occupazione slava.

IL Giorno del Ricordo” è una solennità civile nazionale italiana e si celebra il 10 febbraio di ogni anno. Istituita con legge 30 marzo 2004 n. 92 essa commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giulano-dalmata.

 

Angela Rondanini

L'AUTOBUS PER SANTA MARIA (poesia di Dino De Angelis).

 

Ndunetta mia, ma t'arrcuord quedda strada lunga e stretta
ca facevamm tutti i giorn nanz e ndret
gn'era tanta gent ca gìa semp d fretta
giovan, massaie, prufssionist e prevt.
Quand venìa la sera, sembrava ca tutt s' f'rmava
a luc d' u sol s'abbasciava, e s'appicciava quedda di local
nu gn'era crisi nè delinquent ca la minacciava,
smbrava ca s putia camm'nà pur sott au temporal.
Pò nu brutt giorn ha chius a prima latteria, qualcun disse che era p' na malattia
ma pò appress a quedda, parecchi ati negozi hann pers' a via.
Insomma Ndunetta bella, quedda strada ca sembrava sicura
mò è dvntata solitaria, fredda e scura.
Ma lu sai stanott chi m' sò sunnat: sembrava ca a prima matina passava nu trerrot
ca purtava la frutta da San Giuann fin alla piazzetta,
gn'eran i signore ca accattavan nu chil d'arance e doi carot,
e mezz a strada era turnata a gent ca gn'era na vot,
in piazza qualcun uardava sopa e pensava a quand l'ora s'era fermat.
Quant foss bell Ndunetta mia, si foss ver
ca sott a la piazzetta s' turnass a venn u pesc e la nsalat
sarebb bell assai si tutt quest succ'ress diman e no aier.
E pò m so sunnat ca sò giut tutt vicin a statua du Prut'ttor 
gn'era na fila ca arrivava fin a sott a u Comun:
"San Gerard mij, falla passà st'aria triste e malandrina
e si gnè qualcun ca gn vol mal portatel, e nun dì nient a nisciun
E fa ca Putenza nostra torna quedda ca era prima"
E' stà nu bel sogn Ndunetta mia, ma mò scennemm, 
ca passa l'autobus p' gì a Santa Maria.

 

Dino De Angelis

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