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ScientificaMENTE - LE GRANDI PRODUZIONI AGRICOLE ODIERNE

ScientificaMENTE è una serie di articoli dedicati alla divulgazione scientifica.
Affrontiamo argomenti di Biologia, Chimica, Geografia, Scienze della Terra e molti altri di carattere tecnico – scientifico, utilizzando termini il più possibile semplificati, allo scopo di avvicinare le materie scientifiche al più vasto pubblico di lettori.

 

ScientificaMENTE - LE GRANDI PRODUZIONI AGRICOLE ODIERNE

La base dell’alimentazione umana è costituita dai cereali, piante a ciclo annuale che danno un prodotto abbastanza conservabile. Tutte le grandi civiltà hanno avuto un cereale quasi sacralizzato: il frumento nel bacino del Mediterraneo, il riso nell’Asia monsonica, il mais nella Mesoamerica.

Il più diffuso è oggi il frumento, con una produzione annua media ben superiore ai 5 miliardi di quintali.

Le varietà ad alta resa hanno modificato l’ordine dei grandi produttori, che vede oggi al primo posto la Cina, seguita dalla Russia, la cui produzione è però molto fluttuante, in presenza di un consumo interno tale da richiederne normalmente l’importazione. Seguono le produzioni di USA, India, Canada, Francia, Australia, che, ad esclusione dell’India, sono anche i maggiori esportatori.

Per l’inversione stagionale tra i due emisferi, i Paesi australi (Argentina e Sudafrica, oltre all’Australia) raccolgono durante il nostro inverno, nel momento della maggiore richiesta, con la certezza di vendere rapidamente tutto il prodotto.

Il riso, che fino agli anni ’70 era il cereale più prodotto, si sta solo ora avvicinando ai 5 miliardi di quintali annui, è il cereale tipico delle zone monsoniche: nell’Asia di sud-est si hanno in genere due raccolti annui, eccezionalmente 3. Oltre un terzo della produzione proviene dalla Cina e circa un quinto dall’India; in complesso quasi nove decimi del totale sono asiatici, e nel resto del mondo il solo buon produttore è il Brasile.

La produzione di mais (tra 4,6 e 4,8 miliardi di quintali) è simile a quella del riso, ma in buona parte viene destinata ad alimentazione animale e alla produzione di alcol. Originario del Messico, è tuttora prodotto per quasi la metà in America, con uno schiacciante primato degli USA (circa un terzo del totale mondiale). Al secondo posto è la Cina (un quinto), seguita dal Brasile, entrambi in rapido aumento.

 

Per approfondire:

http://www.lg-italia.it/agriblog/180-produzione-mondiale-dei-cereali-i-numeri-principali

http://www.colturaecultura.it/content/grano-nel-mondo

 

Destinazione del grano

Le cariossidi dei cereali raramente sono utilizzate integralmente per l’alimentazione umana, a eccezione del riso, che da sempre è utilizzato in chicchi, insieme alla recente ripresa di altri cereali minori come l’orzo, il farro e il frumento. La maggior parte della produzione di quasi tutti i cereali è destinata alla trasformazione in farina. Dal punto di vista qualitativo, il grano duro si differenzia da quello tenero per il contenuto di proteine, che è lievemente superiore, e per i prodotti che derivano dalla macinazione della granella. Dal grano duro, infatti, si ottengono generalmente semole e semolati dai granuli grossi e con spigoli netti, mentre la macinazione della granella di grano tenero produce farine dai granuli tondeggianti. Inoltre, il grano duro è adatto principalmente per la produzione di pasta alimentare (e di pane), mentre quello tenero per ottenere pane o pasta all’uovo.

 

La produzione agricola è, tra tutte, quella più importante per l’umanità, costituendo la base fondamentale dell’alimentazione; è anche necessario aumentarla perché gli esseri umani sono sempre di più.

L’aumento però si può ottenere solo in due modi, e per entrambi si hanno forti controindicazioni: aumentando le aree coltivate, però a detrimento delle praterie e delle foreste naturali (indispensabili per gli animali, a loro volta necessari per la nutrizione), o aumentando la produzione sulla stessa superficie, con grande uso di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti, con le gravissime conseguenze sul piano ambientale tristemente conosciute.

 

Bibliografia
L. Monfroni, C. Pavanati Bettoni – La Terra e l’Universo – Signorelli Editore, Milano 1992
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C. Cavazzuti, L. Gandola, R. Oddone – La Terra intorno a noi – Scienze Zanichelli, 2016
I. Baroni, R. Corsi, F. Costagli – Sfera plus: L’Universo e la Terra; La materia e l’energia; Gli esseri viventi e l’ambiente; L’uomo – Sei, 2015
S. Zanoli – Scienze della Terra, Elementi e immagini – Le Monnier, 2016
M.L. Piccone Antoniotti – Geografia Generale – Paravia, 1985
M. Torri, G. Santi – Tettonica delle placche – Principato, 2015
G. Bellezza, E. Cecioni – Introduzione alla Geografia umana – Zanichelli, 1994
Geoidea – GEOSTART – De Agostini, 2014
L. Morelli – Geografia, Economia, Cultura – Mondadori Education, 2014
E. Fedrizzi – GEO Sistemi e Atlante Geografico – Minerva Scuola - Mondadori Education, 2014

L. Alberghina – Biologia, sviluppi e prospettive – Mondadori 1984
M. Hoefnagels – Biologia, il laboratorio della vita; dalle cellule ai vertebrati – Le Monnier, 2015
D. Casagrande – La vita sulla Terra, argomenti di Biologia – Italo Bovolenta, 1994
D. Sadava, et alii – Biologia.blu, le basi molecolari della vita e dell’evoluzione – Zanichelli, 2014
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S. Zanoli – Biologia, elementi e immagini – Le Monnier, 2015

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M. Artoni, A. Dazzi – Chimica – Principato, 2014
M. Vezzoli. C. Vicari – Biotecnologie – Principato, 2014
M. Vezzoli. C. Vicari – Ecologia e Ambiente – Principato, 2014
E. Stocchi – Chimica, un invito a capire i fenomeni della natura – Atlas 1981
U. Aichelburg – Il corpo umano – Mondadori, 1977
C. Longo, G. Longo – Dalla cellula ala comunità dei viventi – Minerva Italica, 1980
F. Randazzo, P. Stroppa – Chimica, alimenti e sostenibilità – Mondadori, 2014

  • Pubblicato in Cultura

La guerra del grano tra agricoltori e produttori di pasta

La guerra del grano tra agricoltori e produttori di pasta

Coldiretti protesta contro le "importazioni selvagge che abbassano i prezzi". Aidepi ribatte che i pastifici acquistano tutto il prodotto italiano, ma che da solo non è sufficiente a soddisfare la domanda

 
Volete sapere di che pasta sono fatti gli spaghetti o le pennette che finiscono nel vostro piatto? Un pacco su tre, secondo gli agricoltori italiani, è prodotto con grano e frumento che arrivano dall’Ucraina piuttosto che dalla Turchia. Con le stesse farine viene anche fatta circa la metà del pane in vendita in Italia. Colpa dell’industria alimentare che, a dire degli accusatori, fa buona parte della spesa necessaria all’estero.

“Nel 2015, l’acquisto di quasi 5 milioni di tonnellate di frumento tenero e di oltre 2 milioni di tonnellate di grano duro ha fatto crollare del 31 per cento il prezzo di quello italiano”, denuncia Coldiretti, che mercoledì ha manifestato al porto di Bari contro le importazioni selvagge, paventando persino il rischio di contaminazione da microtossine. E in effetti, in uno dei carichi controllati dal Corpo Forestale nel capoluogo pugliese è stata trovata traccia di aflatossina. Dura la reazione di Aidepi. Per l’associazione che rappresenta l’industria dolciaria e i pastifici del Bel Paese si sta facendo terrorismo: “Il grano è tracciato e sicuro”.

La tensione è al massimo. Per supportare la sua tesi, Coldiretti ha addirittura realizzato un dossier che mostra come le farine che arrivano sulla nostra tavola sotto forma di pane subiscono rincari del 1450 per cento.  Grano e frumento vengono acquistati soprattutto da dieci paesi. Seicento milioni di chili, quantità più che quadruplicate rispetto all’anno prima, arrivano da un paese in guerra come l’Ucraina. Cinquanta milioni di chili li compriamo dalla Turchia. Poi ci sono i carichi che arrivano da Canada, Argentina, Singapore, Hong Kong, Marocco, Olanda, Antigua, Sierra Leone, Cipro. Il presidente di Coldiretti Puglia Gianni Cantele chiama in causa l’Europa e il governo: “Serve una norma che imponga l’obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. Altrimenti si fa concorrenza sleale e si vende per Made in Italy ciò che non è”.

Per Aidepi, che rappresenta le aziende produttrici di pasta, le accuse di Coldiretti sono pretestuose. “La produzione italiana di grano duro non è sufficiente, da sola, a soddisfare le richieste dei pastifici – spiegano - c'è un deficit di materia prima nazionale pari a circa il 30-40 per cento del fabbisogno del settore. E le importazioni di grano vanno avanti da decenni”. Inoltre secondo Aidepi il grano estero, “non viene comprato per risparmiare e spesso costa anche di più”. Aidepi conclude che “tutti i giorni le 120 aziende pastarie del paese acquistano in Italia circa il 70 per cento del prodotto necessario per la pasta, cioè tutta la produzione di grano duro nazionale”.     
 
 
L'immagine è tratta da:

Pomodori e arance made in Italy, al via la campagna di promozione del Mipaaf

 

Pomodori e arance made in Italy, al via la campagna di promozione del Mipaaf

Per sostenere il consumo di prodotti nazionali nei mesi di marzo e aprile saranno coinvolti 4mila punti vendita della grande distribuzione organizzata, dei mercati agroalimentari e dei negozi specializzati.

ROMA - Dai Pachino al San Marzano, dal Piennolo al Cuore di Bue. E poi Tarocco, Moro, Navel e Sanguinello. C'è solo l'imbarazzo della scelta, tanto è ricca la nostra biodiversità agricola. E propio per sostenere il consumo di pomodori e arance made in Italy il ministero delle Politiche Agricole ha dato il via alla campagna di promozione e comunicazione "Il mese del pomodoro italiano", realizzata dall'Organizzazione Interprofessionale ortofrutticola italiana, Ortofrutta Italia. Un'iniziativa che si va ad aggiungere a quella già attiva per gli agrumi, sempre organizzata da Ortofrutta Italia, intitolata "Arance di stagione: qualità garantita dalla natura".

La promozione, che si sviluppa nei mesi di marzo e aprile, punta a sostenere il consumo di pomodoro nazionale e arance attraverso un'informazione dei cittadini sulle qualità nutrizionali e qualitative dei prodotti italiani e sarà capillare sul territorio. Saranno coinvolti 4mila punti vendita della grande distribuzione organizzata, dei mercati agroalimentari e dei negozi specializzati e di prossimità dove saranno esposti i materiali comunicativi delle campagne. "Il nostro intento - sottolinea il ministro Maurizio Martina - è informare di più i consumatori su prodotti straordinari come le arance e il pomodoro da mensa italiani, dando una possibilità in più di sostenere i nostri produttori acquistando prodotti nazionali. Si tratta di iniziative importanti dell'interprofessione ortofrutticola che sosteniamo soprattutto in questo momento di crisi di mercato per alcune tipologie, come il ciliegino siciliano".

La crisi del Pachino. I produttori siciliani, infatti, sono in allarme per il famoso pomodorino di Pachino. I prezzi sono di appena 80 centesimi al chilo per il ciliegino, mentre la soglia minima di redditività non deve scendere al di sotto di 1,50 euro al chilo. Le serre piene devono essere svuotate al più presto, altrimenti il prodotto rischia di non essere più commercializzabile. "Un momento così nero non si era mai visto - ha detto lapidario Sebastiano Fortunato, presidente del 'Consorzio di Tutela Igp Pomodoro di Pachino' - molte aziende sono state costrette a chiudere". Fortunato vede "nell'ingresso dei programmi internazionali" la soluzione per la salvezza. Se, infatti, si chiudono accordi per l'export con i paesi stranieri prima della raccolta, le vendite non subiscono le oscillazioni del mercato e la vendita del prodotto è garantita: "La globalizzazione ci salverà", ha concluso.

Arance ed embargo russo. Per quanto riguarda il settore delle arance, invece, il ministero assicura che per aiutare i coltivatori si sta attivando il ritiro dal mercato di ulteriori 500 tonnellate di prodotto nell'ambito delle azioni di contrasto agli effetti dell'embargo russo. "La nostra attenzione al settore resta massima", ha spiegato il sottosegretario del Mipaaf Giuseppe Castiglione. Le arance ritirate saranno distribuite dalle associazioni no profit alle persone bisognose (mense per i poveri, pacchi alimentari ecc.).

Agroalimentare in crescita. Nel settore dei pomodori l’Italia è leader in Europa e terza al mondo, con una produzione di 5,5 milioni di tonnellate di pomodori da industria che rappresentano il 12% del volume mondiale e il 55% di quello della Ue. Un sistema da 3 miliardi di euro che dà lavoro a 8mila produttori agricoli e 10mila addetti nella fase industriale, impegna oltre 110 industrie e 54 organizzazioni di produttori.

Nel suo complesso il comparto agroalimentare continua a registrare segno positivo. Nel 2015 le esportazioni
 
hanno infatti segnato un nuovo record storico, rispetto al 2014, a circa 36 miliardi di euro (+7 per cento), con aumenti che vanno dall'11 per cento per l'ortofrutta al 10 per cento per l'olio di oliva, dal +9 per cento per la pasta al +6 per cento per il vino.
 
L'immagine è tratta da:
 
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