SOCIETÀ DEI CONSUMI, OVVERO “CIVILTÀ DEI RIFIUTI”
L’attuale società improntata sulla sfrenata attitudine al consumo è stata acutamente definita da molti studiosi la “Civiltà dei Rifiuti”. L’uomo moderno, infatti, negli ultimi decenni ha notevolmente accelerato la sua in-naturale tendenza al consumo, buttando via un’immensa moltitudine di oggetti usati pochissimo.
I rifiuti solidi civili provengono in gran parte dalle pattumiere domestiche, nonché dallo scarto di suppellettili, elettrodomestici, autoveicoli di ogni tipo e genere, tutti oggetti che vengono rilasciati nell’ambiente, spesso ancora in buone condizioni. Con la spazzatura, la nostra società getta via ogni istante milioni di tonnellate di risorse, che potrebbero essere recuperata e riutilizzate con notevole risparmio di materie prime.
Cerchiamo di fare chiarezza, comprendendo alcune semplici distinzioni. I rifiuti solidi civili comprendono sostanze organiche ed inorganiche. Tra le prime troviamo scarti di origine vegetale, carta, cartone, stracci, fibre legnose e tessili, avanzi di pelli; le seconde comprendono tutta una ridda di oggetti di varia natura anche difficilmente classificabili, ma tra cui spiccano per rilevanza i frammenti di metalli ferrosi e altre materie non degradabili.
In Italia, secondo un calcolo approssimato probabilmente per difetto, vengono eliminati ogni anno non meno di 20-30 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani. Lo smaltimento per incenerimento di tale massa critica crea come effetto collaterale un’altra gravissima fonte di inquinamento, a causa della produzione di diossina. Questo è un composto assolutamente tossico ricco di cloro, che si forma ad alta temperatura dalla reazione tra il fenolo e l’acido cloridrico, sostanze facilmente presenti nei RSU e comunque si formano quando vengono bruciate le immondizie.
Entrando nello specifico, l’inquinamento del suolo ad opera dei rifiuti solidi civili è drammaticamente incrementato da quelli industriali: materiali da imballaggio (legno, carta, cartone, contenitori di plastica), vernici di scarto, contenitori metallici, avanzi di cavi e fili elettrici, coperture di gomma, fanghi residuati da trattamenti biologici, sabbie filtranti impregnate di solventi, sostanze metalliche ferrose e non, abrasivi, scorie tossiche di varia origine.
Un esempio sotto gli occhi di tutti? La plastica, che essendo praticamente indistruttibile da parte degli agenti organici o atmosferici, uccide gli animali, soffoca le piante e sviluppa sostanze tossiche, minacciando sempre di più il patrimonio ecologico.
Una massa indescrivibilmente “sporca” e tossica, che ormai fa la parte dell’ospite indesiderato delle nostre case, e del nostro stesso paesaggio urbano e periurbano. Contenitori di plastica, sotto forma di sacchetti o di bottiglie, che nel loro proliferare incessante hanno invaso tutto il mondo, inquinando e deturpando prati, boschi, fiumi, laghi, spiagge e mari.
Un discorso a parte andrebbe poi fatto sugli altri importanti fattori di inquinamento del suolo: i pesticidi usati nelle forme sempre più intensive e stressanti di agricoltura moderna; le scorie radioattive prodotte dalle centrali nucleari, che vengono racchiuse in grandi contenitori metallici fissati in masse di cemento e sepolte a grandi profondità nelle fosse oceaniche o in miniera abbandonate. Qualora si verificassero perdite, la situazione diventerebbe a dir poco critica, in quanto gli isotopi radioattivi decadono in tempi lunghissimi e sono estremamente dannosi per gli organismi, a cui provocano conseguenze gravissime sulle ossa e sul sangue, e addirittura agiscono sui loro caratteri ereditari, causando mutazioni.