Log in
A+ A A-
Felice Grande

Felice Grande

URL del sito web:

Decreto anti-terrorismo, privacy addio

Il decreto anti-terrorismo, varato lo scorso 10 febbraio, ad un mese esatto dagli attentati di Parigi, è in questi giorni in discussione alla Camera dei deputati, dove la Commissione ha approvato una novità che ha già suscitato innumerevoli critiche, in primis dal garante della privacy, Antonello Soro. Con una modifica all'articolo 266 bis del codice di procedura penale, il decreto autorizza gli organi investigativi sia ad utilizzare programmi spia per acquisire da remoto le comunicazioni ed i dati presenti nei dispositivi informatici e sia ad effettuare intercettazioni preventive sulle reti telematiche. Inoltre, consente al procuratore di conservare fino a 2 anni i dati relativi al traffico telematico, monitorato ed acquisito, ed alle chiamate intercettate.

Secondo il garante della privacy, le nuove misure introdotte nel decreto anti-terrorismo sono una stretta alle libertà fondamentali di ogni cittadino, generano uno squilibrio tra esigenze investigative finalizzate alla sicurezza collettiva e protezione dei dati, e sono conformi alla direttiva europea sulla data retention che, però, sottolinea Soro, è stata dichiarata non valida dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, l’8 Aprile 2014, per violazione del principio di proporzionalità nel bilanciamento tra diritto alla protezione dei dati personali ed esigenze di pubblica sicurezza.

Una sentenza che evidentemente pare non sia stata presa in considerazione ed un equilibrio tra sicurezza e privacy che sembra sempre più un'utopia.

siti istituzionali: inattivo 1 su 4

Un quarto dei siti istituzionali italiani sono inattivi, irraggiungibili, non funzionanti o in perenne stato di aggiornamento. Secondo i dati dell'Agenzia per l'Italia Digitale, elaborati dal Sole 24 Ore, 64 siti web istituzionali presentano problemi di accesso o raggiungibilità. In tutto, i siti analizzati dall'Agid sono 241 e, di questi, 154 fanno capo ai ministeri, mentre 87 sono siti tematici che si raggiungono mediante i link presenti su altri portali web.

Tra i siti web irraggiungibili figurano, tra gli altri, programmazioneconomica.gov.it, programmagoverno.gov.it, riformeistituzionali.gov.it, riforme.gov.it, attuazioneriforme.gov.it, attuazioneprogramma.gov.it, pubblicoaccesso.gov.it, accessibile.gov.it, tutti varati appena qualche anno fa dal governo Berlusconi e relegati a cimeli telematici dai vari schieramenti che nel mentre si sono avvicendati alla guida del Paese.

L'Agenzia per l'Italia Digitale ha preso in carico le segnalazioni guasti dei 64 siti non funzionanti, ma ha ricevuto pochissimi riscontri da parte degli utenti a causa di una macchinosa procedura da seguire per inviare un messaggio di segnalazione.

Sarebbe necessaria, quindi, un'iniziativa, sempre di natura istituzionale, volta ad eliminare dal web i siti inattivi ed inutili che, pur non gravando onerosamente sulle finanze pubbliche del Paese, rappresentano comunque un danno in termini di immagine. Infatti, un sito non aggiornato o irraggiungibile è indice di assoluta sciatteria digitale, l'acerrima antagonista dell'efficienza che, soprattutto la Pubblica Amministrazione, dovrebbe garantire ad un'utenza sempre più tecnologica.

30 anni fa il primo dominio .com

Il 15 marzo scorso, ha compiuto 30 anni il più vecchio dominio Internet .com, che era stato registrato il 15 marzo 1985 dalla Symbolics, un'azienda statunitense che si occupava di informatica, ora non più in attività. Successivamente, registrarono il proprio dominio .com i colossi, tuttora più che mai in attività, dell'Information Technology: IBM e AT&T, nel 1986; Apple, nel 1987, e Microsoft, nel 1991.

All'epoca di Symbolics.com, ovvero agli albori della Rete, a sovrintendere alla registrazione dei domini Internet non c'era l'Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN), che è stata fondata "solo" nel 1998, ma le assegnazioni univoche dei nomi di dominio erano regolate da Jon Postel, un ricercatore di Arpanet (Advanced Research Projects Agency Network), la rete di computer costituita dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, primigenia della moderna Internet.

Attualmente, quindi, l'assegnazione e la gestione dei domini di primo livello (.com, .it, .org, .net, eccetera eccetera), sono assolute prerogative dell'ICANN, che nel corso degli anni ha proposto, creato, approvato ed attivato svariati nomi di dominio, i cui suffissi, .app, .art, .auto, .bar, .blog, .casa, .club, .design, .game, .gratis, .hotel, .mail, .moda, .news, .online, .pizza, .restaurant, .roma, .shop, .sport, .srl, .store, .tour, .web, giusto per citarne alcuni, sono caratterizzanti ed esplicativi delle attività industriali e commerciali che identificano e rappresentano.

Nel 2012, inoltre, l'ICANN ha liberalizzato l'assegnazione dei domini di primo livello personalizzati, per tutte le aziende che hanno un marchio registrato le quali, ad un costo pittosto esoso, 185.000 dollari, potranno richiedere ed attivare un dominio avente come suffisso il brand name.

password on demand

Una nuova password, a richiesta, arriverà sul cellulare dell'utente ogniqualvolta egli ne abbia bisogno per effettuare un login. Una password, ogni volta, nuova e diversa dalle precedenti. Ad annunciare il progetto è stato Dylan Casey, manager di Yahoo!, rinomata azienda fornitrice di servizi Internet, durante una conferenza nel corso della manifestazione South by Southwest, in Texas.

La password on demand, perlatro già adottata nei sistemi di online banking, potrà essere utilizzata in qualsiasi sistema informativo con accesso condizionato, incrementandone notevolmente il livello di sicurezza. La novità si ispira sia al processo di doppia verifica già adottato da molte aziende tecnologiche sulle email, dopo il polverone innalzato dalle rivelazioni di Edward Snowden, sia su alcuni servizi di Cloud, dopo la fuga sul web di foto osé di molte attrici e vip di Hollywood.

L'iniziativa di Yahoo! segue il filone già intrapreso dalla biometria volto a sostituire la password tradizionale con le credenziali di autenticazione univocamente appartenenti ad un idividuo, come le impronte digitali, l'iride e la retina, e nel contempo viene incotro a chi ha problemi di memoria e, in un mondo sempre più tecnologico, si trova a dover ricordare svariate password che, per essere efficienti, devono essere sufficientemente lunghe e composte da lettere, numeri e segni di interpunzione.

la cittadinanza si chiede online

Per ottenere la cittadinanza italiana basteranno pochi click. Grazie al nuovo servizio messo a punto dal dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione, direzione centrale per i Diritti civili, la Cittadinanza e le Minoranze, che entrerà ufficialmente in funzione il prossimo 18 maggio, sarà possibile inviare telematicamente la domanda per ottenere la cittadinanza italiana, snellendo notevolmente la procedura di inserimento nel sistema informatico Sicitt, relegando alla quiescenza la procedura cartacea e riducendo, nel contempo, i tempi di evasione della pratica.

L'utente interessato a chiedere la cittadinanza italiana dovrà anzitutto registrarsi sul portale appositamente dedicato dal Ministero allo scopo e poi, dopo aver ricevuto le credenziali d'accesso a seguito della registrazione, effettuare il login, compilare la form con i dati richiesti ed iviarli in formato elettronico unitamente ad un documento di riconoscimento, agli atti formati dalle autorità del Paese di origine (atto di nascita e certificato penale) e alla ricevuta dell'avvenuto pagamento del contributo di euro 200 previsto dalla legge n. 94/2009.

Dunque, dal 18 giugno 2015 le domande verranno acquisite esclusivamente con modalità informatica, previo possedimento dei requisiti che, come esplicitato sul sito del Ministero dell'Interno, si acquista iure sanguinis, cioè se si nasce o si è adottati da cittadini italiani, oppure iure soli, se si nasce sul territorio italiano da genitori apolidi o se i genitori sono ignoti o non possono trasmettere la propria cittadinanza al figlio secondo la legge dello Stato di provenienza. Inoltre, specifica il Viminale, la cittadinanza può essere richiesta anche dagli stranieri che risiedono in Italia da almeno dieci anni e che dimostrino di avere redditi sufficienti al sostentamento, di non avere precedenti penali e di non essere in possesso di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica. Si può diventare cittadini italiani anche per matrimonio che è riconosciuto dal prefetto della provincia di residenza del richiedente.

anima in vendita su ebay

Un bislacco e fantomatico cibernauta lagonegrese ha pubblicato un singolare annuncio sulla più famosa piattaforma web di compravendite, con il quale offriva in vendita nientepopodimeno che la propria anima. "Vendesi anima usata in buone condizioni, un pezzo di carta che a chi ci crede servirà nell'aldilà, firmata e timbrata", questo è il testo dell'annuncio apparso su eBay e pubblicato da un account avente come nickname dariomario81, con un prezzo richiesto di soli 2500 euro.

L'acquisto sarebbe stato particolarmente conveniente, dal momento che l'offerente si è dichiarato "una brava persona", per chi ha sulla coscienza peccati gravi o addirittura mortali, se non fosse che l'annuncio è stato prontamente rimosso dal marketplace, poiché contrario alle regole aziendali. Contemporaneamente è stato anche disabilitato l'account di pubblicazione.

Intanto sono state avviate e sono tuttora in corso le ricerche, anche informatiche attraverso la consultazione dei log dei server di eBay, per cercare di dare un volto all'autore di questo stravagante annuncio che, comunque, non dovrebbe rischiare provvedimenti disciplinari penali.

Si è trattato quindi solo di una strana trovata, di un ancora ignoto cittadino, che ha destato in tutta Lagonegro, cittadella nota fino a ieri soprattutto per aver dato i natali al compianto cantautore Mango, così come nel "mondo" di Internet, stupore, sorrisi, biasimo e riprovazione, ma anche curiosità relativa all'identità dello strange vendor ed al modo in cui questi avrebbe ceduto l'anima, qualora fosse stata venduta, ad un ipotetico acquirente.

il social network scolastico

Si chiama Socloo ed è il primo social network dedicato interamente alla scuola ed alle attività didattiche ad essa connesse. Sviluppato da un progetto coordinato da Andrea Armellini, totalmente autofinanziato, Socloo è una piattaforma di e-learning legata al concetto di Scuola Digitale ed al modello didattico di Classe Scomposta, che integra le tipiche funzionalità social, consentendo sia ai docenti che agli studenti di iscriversi autonomamente, compilando ed inviando una form con i dati anagrafici (nome, cognome, data di nascita e genere), quelli relativi alla scuola (tipologia, forma giuridica, provincia, comune, denominazione della scuola) dove si insegna, nel caso dei docenti, o che si frequenta, nel caso degli studenti, e quelli utilizzati per l'accesso (indirizzo email, username e password).

Dopo essere stati inviati, e prima di ottenere l'accesso all'utilizzo della piattaforma, i dati saranno sottoposti a rigorosa verifica, al fine accertare l'identità di ciascun utente e di garantire un ambiente protetto soprattutto per gli studenti minorenni. Se i dati immessi non coincidono con quelli contenuti nei database ministeriali, il login non sarà consentito.

La piattaforma, erogata attraverso un servizio cloud, offre un'interfaccia responsive, capace di adattarsi graficamente in modo automatico agli schermi di qualsiasi dispositivo, sia mobile che fisso, ottimizzandone l'accessibilità e la fruibilità dei contenuti da parte degli utenti. Socloo permette, ai docenti di creare la propria classe digitale, di creare e gestire diversi gruppi, anche cross-classe e cross-scuola, e svariati contenuti (presentazioni, slide, video, documenti e link), ed agli studenti, anzitutto di usufruire dei contenuti messi a disposizioni dai docenti, e poi di creare a loro volta dei contenuti costruendo delle wiki attraverso lavori e ricerche di gruppo.

Ad oggi, sulla piattaforma, sono iscritti docenti di oltre 300 scuole. Socloo (raggiungibile alla seguente URL: https://www.socloo.org) è open source e non ha costi per le scuole o i docenti che decidono di adottarlo, e prossimamente consentirà la registrazione e l'accesso anche da parte dei genitori. Inoltre, un altro imminente obiettivo, da parte degli sviluppatori, è quello di creare un'applicazione compatibile con i principali sistemi operativi mobili che permetta di sfruttare quelle funzionalità della piattaforma non fruibili via web, come ad esempio le notifiche.

Wi-Fi gratis negli uffici postali

Negli uffici postali di tutta Italia sarà possibile usufruire gratuitamente della connessione Wi-Fi per navigare in Internet attraverso l'utilizzo dei dispositivi mobili. Ad annunciarlo è stato Francesco Caio, Amministratore Delegato di Poste Italiane, il quale illustrando il nuovo servizio ha sottolineato che il progetto Wi-Fi gratuito rientra nella missione del piano strategico Poste 2020.

"Vogliamo essere - asserisce l'AD - gli architetti di un'Italia più digitale e stiamo lavorando per rendere migliore la vita delle persone, includendo tutti, per aiutare il Paese nel passaggio dall'economia tradizionale a quella digitale". "Il progetto Wi-Fi - ha proseguito Caio - è un altro passo nello sviluppo di prodotti e servizi semplici e sicuri per le persone, le imprese e la Pubblica Amministrazione previste nel piano Poste 2020. Con investimenti per oltre 3 miliardi di euro - ha concluso - Poste Italiane punta a divenire l'azienda leader del processo di cambiamento e di avanzamento economico e sociale del Paese, permettendo a tutti di cogliere le opportunità di sviluppo offerte dal digitale".

La regione Piemonte sarà pioniera del programma, con 62 uffici postali abilitati entro l'anno in corso ad offrire il servizio di connessione senza fili ma, entro la fine del 2015, saranno 900 in Italia gli uffici postali coperti dal servizio Wi-Fi, con l'obiettivo di coprirli tutti entro il 2017.

Per accedere alla rete Wi-Fi dagli uffici postali basterà registrarsi comunicando il proprio numero di telefono mobile al quale verrà inviato un messaggio con le credenziali per l'accesso, immettendo le quali sarà possibile navigare in Internet attraverso smartphone, tablet e qualsiasi mobile device dotato della tecnologia Wi-Fi.

Gli arredi con caricabatteria

Al Mobile World Congress 2015, in corso in questi giorni a Barcellona, Ikea ha svelato la sua nuova gamma di accessori e complementi d'arredo per la casa che integrano la ricarica senza fili.

Grazie alla partnership con il Wireless Power Consortium, un ecosistema di aziende, di ogni parte del globo e appartenenti a diversi settori, che collaborano per sviluppare e promuovere il trasferimento di energia elettrica senza fili per mezzo dell'innovativa interfaccia standard Qi, comodini, tavoli, lampade e altri prodotti della multinazionale svedese saranno in grado di ricaricare smartphone e tablet senza bisogno dei cavi.

La tecnologia Qi, che sfrutta il fenomeno dell'induzione elettromagnetica per permettere di alimentare la batteria di un dispositivo mobile senza l'ausilio dei cavi, è stata implementata nel design dei prodotti Ikea e risulta quasi invisibile. Pertanto, una semplice scrivania, oltre ad essere un posto di lavoro, diviene nel contempo anche una postazione di ricarica. Basterà quindi appoggiare lo smartphone sull'apposita piastra per ritrovarlo pronto all'uso nel tempo necessario al completamento della sua ricarica.

La linea dei nuovi arredi ricaricanti verrà lanciata sul mercato, americano ed europeo, il prossimo aprile ad un costo tutt'altro che proibitivo. Infatti, i prodotti equipaggiati con il sistema di carica induttiva senza fili Qi costeranno all'incirca 20 euro in più rispetto a quelli tradizionali. L'unico neo è rappresentato dalla scarsa diffusione di smartphone e tablet compatibili con l'interfaccia Qi: ad oggi, l'unico dispositivo che supporta appieno la ricarica wireless è il nuovissimo Galaxy S6, presentato anch'esso, da Samsung, al Mobile World Congress 2015.

Di sicuro, però, la rivoluzione smart della multinazionale svedese, in tandem con il Wireless Power Consortium, influenzerà il mercato dei mobile device al tal punto da incentivare i colossi del mercato hi-tech a realizzare dispositivi compatibili con la tecnologia di ricarica senza fili.

chi cerca l'amore trova un hacker

I cybernauti single, in cerca dell'anima gemella con l'ausilio delle app di mobile dating, hanno molte più certezze di subire furti di informazioni private e sensibili che di rubare altri cuori solitari. A rivelarlo è un report rilasciato da IBM, azienda leader nel settore hi-tech, secondo cui il 60% dei servizi di incontri, persino quelli più blasonati, sarebbe altamente vulnerabile agli attacchi dei malintenzionati informatici.

L'indagine condotta da Big Blue ha preso in esame 41 applicazioni per Android scaricabili gratuitamente dal Google Play Store, dalla neonata The League, a Glimpse, passando per OkCupid e Tinder, fino ad arrivare a Meetic, e nessuna di esse è risultata esente da pericoli informatici. "Le app analizzate - si legge nelle sei pagine del rapporto - sono esposte a falle, di media e grave entità, che mettono a rischio i dati dell'applicazione, come quelli conservati nella memoria del dispositivo". Diverse sono pertanto le brecce sfruttabili dagli hacker per irrompere nei dispositivi delle vittime e comprometterne il legittimo funzionamento, nonché le spiacevoli conseguenze derivanti dagli attacchi, come la violazione e l'utilizzo illecito dei profili personali e della fotocamera, al fine di rovinare la reputazione dei titolari, scattando foto proibite e trafugando file, immagini e video gelosamente custoditi in memoria.

Le app di mobile dating affette da serie criticità di sicurezza rappresentano una ghiotta preda per i criminali informatici, dal momento che l'arena di applicazioni per dispositivi mobili dedicate ai solitari digitali diventa ogni giorno più affollata. Gli utenti a rischio, quindi, sono davvero molti: basti pensare che la sola Tinder, ad esempio, ne conta di attivi, ad oggi, circa 50 milioni.

Un pericolo non banale, dunque, da cui però è possibile proteggersi seguendo i suggerimenti di Michelle Alvarez, autrice dell'analisi, secondo la quale per arginare i rischi si deve evitare la divulgazione di troppe informazioni personali (inclusi lavoro, profilo sui social media e data di nascita), si devono utilizzare password sufficientemente lunghe e soprattutto diverse per ogni account, installare frequentemente gli aggiornamenti sia dell'app sia del device, e controllare regolarmente le autorizzazioni concesse alle applicazioni.

Pertanto, con opportune accortezze, è possibile flirtare online senza incappare nei pericoli che si celano nella Rete.

Sottoscrivi questo feed RSS

Meteo

Potenza

Ultime

Calendario Articoli

« Aprile 2024 »
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          

Area Riservata