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ZORZETTO RIPRODUCE MARIE-GUILLEMINE BENOIST

Giorgio Lorusso detto "Zorzetto" è poeta, attore e pittore potentino. L’abbiamo incontrato alla Galleria Arteè dove ha partecipato alla mostra “Artisti lucani in mostra. Moderni e contemporanei 2” dal 20/10/2022 al 20/12/2022 insieme agli artisti Michele Cancro, Francesco Rinaldi, Adel, Ines Luciana Cammorota, Massimo Chianese, Anna Giannico, Angela Menchise, Giuseppe Miglionico, Marco Salvatore, Fiorentino Trapanese e Gerardo Viggiano. Come è spiegato nella brochure della Galleria Arteè: “Sono artisti che stanno creando un nuovo grande fermento nel campo potentino e lucano in generale. (…) Con le loro varie modalità di visione, che va dall’impressionismo, con i colori e la visione del mondo reale, all’informale, con la gestualità e la forza dei colori, passando dal surrealismo, con il suo mondo onirico ed irreale fino ad arrivare all’espressionismo con la visione dell’animo umano”.
Zorzetto ha partecipato alla mostra con tre oli. L’artista utilizza colori accesi e vivaci, il suo stile è inconfondibile. “L’angelo e il bambino” rappresenta una speranza per l’umanità. Nell’opera intitolata “Mater, acqua e Mediterraneo”, la signora del lago è come una madonna che dà l’acqua, simbolo della vita. L’artista Zorzetto ha riprodotto il “Ritratto di una donna nera”, realizzato nel 1800 dalla pittrice francese Marie-Guillemine Benoist e conservato presso il Museo del Louvre. La singolarità dell’affascinante dipinto sta nel fatto che le convenzioni della raffigurazione classica sono qui applicate ad una giovane donna di colore, una schiava liberata da poco, la schiavitù essendo stata abolita in Francia nel 1794. Con uno sguardo sereno e penetrante, la modella è seduta su una sedia rivestita da un tessuto blu scuro, il foulard legato in testa, avvolta in una tunica bianca, l'anello d'oro all'orecchio, lascia scoperte le spalle e il seno. È nello stile delle donne bianche dell'alta borghesia. Marie-Guillemine Benoist abolisce così le tradizionali distinzioni, sia sociali che pittoriche.
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LE LEGGENDARIE CONVERSAZIONI DI MAURIAC CON AMROUCHE

François Mauriac rappresenta una delle voci più significative della letteratura francese. È stato un intellettuale che non ha mai smesso di impegnarsi nella battaglia delle idee del suo tempo. La sua voce è quella di un poeta, un romanziere, un critico letterario, un drammaturgo e un giornalista che ha abbracciato tante forme di scrittura.
Sono tutte queste voci, che ne fanno una sola, che Jean Amrouche raccoglie nelle quaranta interviste a Mauriac, prodotte a Radio France nel 1952. Con  grande profondità d’idee, Mauriac ripercorre diversi momenti della sua vita, analizza le sue opere legate a varie esperienze e affronta tematiche di vasta portata.
Le leggendarie conversazioni sono state pubblicate in Francia nel 1981, e vengono tradotte in italiano per la prima volta. La Dott.ssa Anna Lapetina scrive nella prefazione: “L’azione traduttiva intrapresa da Filomena Calabrese e da Hamza Zirem concorre ad arricchire la metafora musicale della trama di queste conversazioni, sia nell’aspetto melodico, sia nella densità temporale (…) Con ammirevole impegno e amorevole ricerca ci hanno restituito, in italiano, le atmosfere degli entretiens”.

 

"LA DONNA DEL SOGNO RITROVATO" DELLO SCRITTORE E MUSICISTA FULVIO CAPORALE

Le poesie d’amore di Fulvio Caporale sono recentemente pubblicate dall’Editrice Lulu. L’autore spiega la particolarità della sua composizione poetica: “Questo ritorno alla poesia costituisce un banco di prova per misurare le capacità creative dell’ormai vecchio paroliere, se mai ancora ci fossero, e mi consente poi, e finalmente, di soffermarmi su un tema finora da me trascurato, anzi del tutto ignorato, quello fascinoso dell’amore. Che vuol essere quindi il “fil rouge” che lega i dodici componimenti, presentati uno dopo l’altro, senza titolo, come fossero parte di un’unica composizione”. Il titolo della raccolta è un verso della seguente poesia: “Al ritorno da Roma / da scarichi, femmine di città / e falsi miti, / non potevi essere che tu / la donna del sogno ritrovato, / genuina come la vita di un borgo, / la buona tavola e l’aria fina!”. L'illustrazione della prima copertina del libro è della bravissima artista lucana Giusi Villano.

Hamza Zirem ha curato la biografia di Caporale, la prefazione e un’intervista con l’autore, lo scrittore italo-algerino scrive: “Fulvio Caporale esprime i suoi sentimenti intimi, narra l’indicibile, il suo componimento in versi è caratterizzato da un’attrazione nei confronti di una donna e il desiderio di amarla assume una singolare inclinazione emotiva. (…) Le immagini poetiche dedicate alla creatura desiderata sono trascendenti, l’amore per la donna-mistero risponde a una circostanza concreta, nella quale si incarna in modo personale fra amore e coscienza della relatività di ogni cosa e spiega la radice dell’inquietudine, sulla dolorifica virtù propulsiva del motivo amoroso rinasce, con inesauribile spinta dalla propria sconfitta, un’onda di passione sempre viva. (…) Il poeta trascrive con sapienza ineguagliabile la circostanza amorosa tangente alla sua vicenda esistenziale, riesce a conferire concretezza a ciò che lo fa soffrire coinvolgendo trepidazione, passione, emozione e speranza per risolvere liricamente la complessità delle sue emozioni. (…) Immerso in evocazioni, Fulvio Caporale descrive un paesaggio dell’anima che ci porta al centro dell’interiorità umana, l’ineffabile storia di commozioni è trasportata nel vagheggiamento del desiderio”.

Qui è Fulvio Caporale? Fulvio Caporale è nato a Trivigno nel 1940. È stato docente ad Escalaplano, Roccadaspide e Battipaglia. Ha lasciato l’insegnamento all’età di 44 anni per dedicarsi alla letteratura e alla musica. Ha pubblicato una quindicina di libri (poesie, racconti, saggi e romanzi). Ha scritto canzoni in collaborazione con tantissimi grandi artisti, tra gli altri,  Austin Forte, Roberto Murolo, Renato Recca e Nicola Arigliano. Fulvio Caporale ha collaborato a prestigiosi periodici di cultura e arte, come “Charta”, “L’Alfiere”, “Il Saggio”, “Il Popolo Sardo”, “L’Ateo” e “Controsenso Basilicata”. Ha fondato e diretto il mensile di cultura meridionalista “La Grande Lucania”. Ha dato vita a due edizioni del “Festival per artisti di piano-bar”a Trivigno. Ha creato diverse formazioni di polifonia vocale, tra le altre “I Di Giacomo”, “I Baraonna” e le “Risonanze virtuali”. Fulvio Caporale è stato allievo del celebre musicista Ugo Calise. Ha diretto per una decina di anni il Coro Polifonico “Trivigno e le due Sicilie” che si è esibito in Basilicata e fuori regione (Napoli, Assisi, Padova, Parma…) riscuotendo ovunque grande successo. Ha partecipato a manifestazioni artistiche di rilievo, la sua carriera è puntellata da numerosi successi, i riconoscimenti al suo talento artistico sono molteplici: primo premio al “Castello d’oro” di Mirandola nell’86 e 87; Sanremo giovani nel ’93; premio della critica a Sanremo con “I giardini d’Alhambra” nel ’94 cantata dai suoi figli,  “I Baraonna”; vincitore del festival di Bordighera nel ’95 con “Isola” e del festival della canzone Mariana, nello stesso anno, con “Ave Maria di Seuna”; vincitore nel 2001 del prestigioso “Vesuvio d’oro”, uno dei premi più ambiti assegnati a Napoli dalla Regione Campana.

L'ESPERIENZA DI VITA E DI PENSIERO NEL ROMANZO DI GUERRIERO

 

   Lo stile dell'ultimo romanzo di Gianrocco Guerriero, La strada che spezza il deserto uscito recentemente da Pedrazzi Editore, è molto accurato. La scrittura è raffinata, la trama è coinvolgente. L'autore utilizza, fra l’altro, la tecnica del flashback in modo efficace. Con una grande capacità narrativa, l’autore ha creato personaggi ed eventi complessi. Accompagna il personaggio principale nelle sue peregrinazioni durante una ventina di anni fraternizzando con lui. Si rivolge al protagonista utilizzando la seconda persona del singolare dall'inizio alla fine del libro. Con la sua vasta cultura, Guerriero è riuscito a tradurre i sentimenti profondi dell’anima umana. Ci fa viaggiare negli spazi e nei scenari disparati.               Il protagonista del libro si chiama Faouzi Gharsallaoui, è un tunisino nato nel 1976 in una famiglia povera. Ha studiato in un Istituto Superiore. È stato costretto di fuggire in Libia nel 2000. A Sabha nel Fezzan è stato assunto dal colonnello dell’esercito Massoud Abdelhafid, cugino e cognato di Gheddafi, proprietario di decine di masserie e migliaia di capi di bestiame. Con altri dipendenti del colonnello, Faouzi partecipava a delle missioni illecite percorrendo l’immenso deserto con le autovetture pick up, trasportavano i viveri in una masseria nell'oasi di Sabha attraversando il Niger. Il deserto li rende molto attenti al cielo e all'anima. Prendono tempo distendendo la coscienza sui paesaggi, godono i tramonti e le albe che spezzano l’abitudine del mondo. Faouzi ignorava che nei viaggi di ritorno trasportavano alcool, armi e droga. Un giorno i militari, arrivati da Tripoli, gli sbarrano la strada a circa 200 chilometri da Sabha. Li conducono in carcere. L’ambiente è austero, si sente sepolto vivo nella cella. Un branco di guardiani trasmutati in mostri l’hanno torturato con tanta crudeltà. Esternavano il loro sadismo con risate ciniche e grottesche. È stato terribile subire sulla sua pelle la violenza. Intrappolato in un luogo oltre i confini del mondo, ha un unico obbiettivo: sopravvivere. I pensieri gli salgono alla coscienza, rifletteva sulla condizione in cui si trovava, cercava distrazione e sollievo nei ricordi. La mente è focalizzata sulle reminiscenze e la memoria gli restituiva immagini, suoni e colori luminosi. In diversi capitoli del libro, sono rivisitate le relazioni amorose con le donne che hanno fatto appassionare e sognare Faouzi. Qualsiasi cosa accade, il protagonista del romanzo riesce sempre a dare un senso alle cose. È riuscito a superare le difficoltà al limite della sopravvivenza, ha deciso di andare in Europa, ha attraversato il Mar Mediterraneo a bordo di un’imbarcazione di fortuna. Si arrangia con qualche lavoretto, in agricoltura, a caricare e scaricare merci o facendo il “trafficante del cibo” vendendo le sue preparazioni culinarie improvvisate. Ha dovuto superare molti ostacoli per riuscire a vivere dignitosamente. Ha ricevuto aiuto e affetto, ha sempre avuto un rapporto speciale con le persone.                                                                                                       L’autore dà voce al personaggio Chadi Khemir che espone brillantemente insegnamenti di storia e geopolitica. Gianrocco ha dovuto documentarsi bene sul Nord Africa studiando i costumi, le tradizioni, la psicologia dei popoli autoctoni, gli itinerari nel Sahara… Le sue esposizioni sono prive di stereotipi e cliché. Per esempio quando parla degli incontri con i Tuareg, presenta questo gruppo etnico berbero mettendo in evidenza la loro ospitalità, il calore della comunità e il sentimento di umanità. Il libro racchiude un’intensa esperienza di vita e di pensiero e ci fa riflettere su tante cose. Il romanzo, scritto con uno stile  poetico, è singolare per chi non ha vissuto come il protagonista Faouzi sulla propria pelle il distacco violento, si può cogliere con profondità ciò che significa. Il romanzo ci fa capire che la libertà non è solo un modo di dire, ma si conquista ogni giorno, è un libro da leggere assolutamente. 

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GIOVANNI RUBINO VINCITORE DEL PREMIO GIULIO STOLFI 2019

La cerimonia di premiazione della XIII edizione del Concorso Nazionale di Poesia Giulio Stolfi (illustre magistrato, poeta e scrittore), organizzata dall’associazione culturale Pro Loco-Circolo Culturale “IL PORTALE” di Pignola, si è tenuta il 12 Ottobre presso l’Hotel Giubileo di Pignola. La Giuria, presieduta dal Prof. Luigi Reina è composta da: Elio Andriuoli, Anna Maria Basso, Giampaolo D’Andrea, Vincenzo Ferretti, Andrea Monda, Rachele Zaza Padula, Rosa Maria Salvia e Mario Santoro. Sono stati proclamati i seguenti vincitori: primo premio Giovanni Angiolo Rubino originario di Trivigno e residente a Potenza, secondo premio Giovanna Cristina Vivinetto di Floridia in provincia di Siracusa, terzo premio Michele Della Porta di Milano. La giuria ha ritenuto inoltre meritevole di segnalazione speciale Pasquale Balestrieri di Barano d’Ischia. Diploma di merito per: Monica Gori di Cesena, Tiziana Monari di Prato. Per la sezione “Giovane Poesia” segnalazione speciale a Ginevra Puccetti di Porcari in provincia di Lucca.                                                                                                                               Una delle tre poesie di Rubino, vincitrici del primo premio Stolfi, è intitolata "Piange il mare", il poeta scrive: "Nulla meno che l'immenso/ il mare mi fa triste./ Nei gorghi minacciosi si rincorrono paure/ i ricordi gemono/ stridono sui cardini della coscienza./ Il frangersi dell'onda/ immagine d'una vita in lotta/ che ha disconosciuto la pace./ Dalle schiume non si materializza la bellezza/ non viene il canto delle sirene./ Il mito è una falsità e la magia è morta./ Trascorre a cavernosi abissi la mente/ ferita dall'uccello di mare". Ma chi è esattamente il vincitore del primo premio Giulio Stolfi 2019? Giovanni Angiolo Rubino è nato il 29/03/1937 a Trivigno. Ha compiuto gli studi di giurisprudenza e ha lavorato nell'insegnamento. Con la sua grande capacità espressiva ha il pregio dell’immediatezza e dell’inesauribilità. Autore di radiodrammi, è conosciuto nel mondo dello spettacolo per le sue fiabe e i racconti. Poeta autentico dalla vena scorrevole e varia, scrive principalmente romanzi, ha pubblicato una quarantina di libri. Il critico letterario Mario Santoro, nella sua recensione intitolata “Abilità linguistico-letteraria e magia nella scrittura di Giovanni Angiolo Rubino”, redige fra l’altro: “È uno scrittore fecondo, come testimoniano la sue numerose produzioni, ma è anche versatile se si guarda alla varietà dei suoi scritti, ed è soprattutto bravo perché possiede la facilità espressiva come pochi, alternando realtà e fantasia, concretezza e astrazione, dato oggettivo e soggettività in un giuoco di incastro di parole sempre intenso e variegato, e sapendo proporre, proiettare, alludere come pochi, senza indulgenze e senza compiacimenti facili. Utilizza con disinvoltura metafore e ricorre alle figure retoriche senza fatica. (…) E i contenuti dei suoi libri risultano estremamente vari con situazioni originali e talvolta anche stravaganti e antiretorici, spesso contrastanti e sovente portati all'esagerazione ma sempre sotto il controllo e il dominio dell'autore anche quando egli sembra cedere e lasciarsi andare”.

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La nuova silloge di Lucia Di Tolla sarà presentata alla Biblioteca Nazionale di Potenza il 28/01/2016.

Il nuovo libro di Lucia Di Tolla intitolato “Schegge di luce” (Villani Editore) sarà presentato alla Biblioteca Nazionale di Potenza il 28/01/2016 alle ore 18.00. Interverranno Franco Sabia (Direttore della Biblioteca Nazionale di Potenza), Novella Capoluongo Pinto (Presidente della Universum Academy Basilicata), Franco Villani (Editore), Giovanni Caserta (Storico e critico letterario) e l’autrice. Coordinerà Angela Granata (docente), leggeranno le poesie Dino Becagli e Carmen Rosiello, la serata sarà allietata da intermezzi musicali (Donatello Genovese, Ettore Nesti e Roberta Rita).

Lucia Di Tolla scrive poesie da tanti anni, è un bisogno di raccontarsi e rivelare il mondo attraverso la parola che dà concretezza e significato alle emozioni, i suoi testi incarnano le aspirazioni e le delusioni su cui è costruita la società contemporanea. La poetessa ci rivela: “Il meditare attraverso i versi mi ha portato a considerare non solo il tempo presente e le sue contraddizioni, ma la condizione umana in generale e a fornire di essa un diverso punto di vista, insolito, accattivante, lucido, strano, a volte disperato”.

Nel libro Schegge di luce, “si percorrono i sentieri pietrosi della realtà, alla ricerca della luce che è armonia dell'universo. E anche se solo un barlume è la forza che con dita intrise d'amore, sostiene nella tensione di vivere”. Le liriche di Lucia Di Tolla catturano il lettore e lo fanno riflettere su tante cose. Attraverso la letteratura, l’autrice lucana continua il suo peregrinare: “essere poetessa nel corso degli anni mi ha fatto apprezzare sempre più: l'arte, la bellezza, l'amore in tutte le sue forme, l'amicizia e l'infanzia, che sono splendide carezze dell'anima”.

Lucia Di Tolla è docente di italiano e storia nelle scuole secondarie. Tenendo numerose “Lectio Magistralis” della Divina Commedia, è cultrice della “Lectura Dantis”. Ha partecipato a diverse letture di poesia e a riflessioni culturali sui più importanti poeti e scrittori contemporanei. Ha preso parte a varie attività teatrali come sceneggiatrice e regista. Ha vinto svariati concorsi letterari.

DA NON PERDERE “LA NOTTE DEI FALÒ E DEI DESIDERI” A TRIVIGNO IL 16/01/2016.

“La notte dei falò e dei desideri” organizzata dalla Pro-Loco di Trivigno è sicuramente una delle più belle feste lucane. Si accenderà un enorme fuoco in onore di Sant'Antonio Abate e si può godere della musica, della gastronomia e degli eventi culturali eccezionali. La cultura popolare, attraverso le usanze trasmesse dal passato, rinnova le atmosfere della civiltà contadina, organizzando cerimonie caratteristiche, tra il sacro e il profano. Il programma è molto ricco:

Ore 16.00 - Mostra di Pittura, Street Painting a cura della Scuola Napoletana dei Madonnari e Murales a cura dei fratelli Cortese. Collettiva di pittura degli artisti: Lucia Bonelli, Marinella Canosa, Massimo Chianese, Franco Corbisiero, Francesco Cortese, Nicola De Stefano, Rita Di Persia, Maria Ditaranto, Anna Faraone, Mina Larocca, Vittoria Lasala, Maria Laurita, Pierluigi Lomonte, Vito Luongo, Luigi Marchese, Giuseppe Miglionico, Lex Petrone e Giusi Villano.

Ore 17.30 - Santa Messa, Benedizione degli animali e accensione dei fuochi.

Ore 18.30 - Concerto itinerante per le vie del paese a cura della "Quattro per quattro Street band" e apertura degli stands.

Ore 21.30 - Lancio delle lanterne dei desideri.

Ore 22.00 - Concerto di "Officine Popolari Lucane di Pietro Cirillo"

Eventi paralleli:

-Lotteria di Sant'Antonio Abate con estrazione il 13 febbraio. Primo premio Crociera per due (per visualizzare tutti i premi basta andare sulla pagina della Pro Loco o su www.prolocotrivigno.it)I biglietti saranno acquistabili durante la Notte dei Falò E dei desideri o contattando la Pro Loco di Trivigno.

-Concorso di fotografia "Metti a fuoco un'emozione" In occasione della festività di Sant'Antonio Abate la Pro-Loco Trivigno, in collaborazione con la BCC Laurenzana e Nova Siri bandisce il primo concorso di fotografia digitale "Metti a fuoco un'emozione". TEMA: "ASPETTI, IMMAGINI, EMOZIONI DE LA NOTTE DEI FALÒ E DEI DESIDERI". Primo premio: 500 €                                                                                                          

REGOLAMENTO

-La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutti. -Ogni candidato potrà partecipare al concorso con massimo tre foto, scattate esclusivamente il giorno 16 Gennaio 2016 con qualunque dispositivo digitale, durante la festività di Sant'Antonio Abate a Trivigno (PZ), dalle 16.00 in poi. -Le foto devono essere inviate via E-Mail, entro il 24 gennaio 2016 a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. -Una commissione selezionerà 100 foto che verranno pubblicate sulla pagina Facebook e sulla Bacheca dell'evento. -Potranno essere votate da tutti i visitatori con un “mi piace” per foto fino ad un massimo di 5, per selezionarne 20, che saranno giudicate da una qualificata giuria di esperti, per l'assegnazione dei premi. -Le 20 foto finaliste verranno stampate ed esposte in una mostra e, successivamente, inserite nel calendario 2017. -L'invio delle foto implica l'automatica iscrizione al concorso, l'accettazione di questo regolamento e la liberatoria per la pubblicazione e l'utilizzo delle opere.

 

LE LEZIONI DI VITA DELLA SCRITTRICE LUCANA ANNA R. G. RIVELLI

Il nuovo romanzo di Anna R. G. Rivelli*, “Se ci sono due alberi” pubblicato da Eretica edizioni, è da leggere assolutamente, sorprende e coinvolge piacevolmente il lettore con la sua atmosfera narrativa molto originale. L’intenso libro è dedicato “A chi ha paura di vivere perché ne trovi il coraggio”. Una citazione di Oscar Wilde è messa in esergo: “Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, ecco tutto”.                                                   

La protagonista Lu è stata trovata priva di sensi, senza documenti e con febbre altissima sul sedile di un treno. Si risvegliava senza memoria in un luogo “scialbamente condizionato e condizionante” e si domanda continuamente: “Se ci sono due alberi in fondo alla strada, perché ostinarsi a negarne uno?”. Le sue idee logiche infastidivano la psicologa e lo psichiatra con i quali seguiva la terapia: “le risposte di Lu erano pertinenti e consequenziali sebbene a volte sembrassero estrapolate da un altro libro. Dei versi di Prevert, insomma, finiti dentro un testo di Trilussa (…) Quella ragazzetta di cui non si indovinava l’età aveva rovesciato i ruoli con un ragionamento lucido e perfetto che non faceva una piega. (…) Era lei la più forte. Lei che doveva essere guidata, ora guidava; lei che doveva essere interrogata, interrogava. E interrogava con piglio vigoroso e logica stringente, avanzando come un esercito pur sembrando soltanto un disertore. (…) La paziente ragionava benissimo. (…) Lu insegnava invece di apprendere, curava invece di guarire: aveva rovesciato il suo mondo, quello appreso dai libri e quello incontrato nell’esperienza della sua ancora giovane età”.    

“Io sono una ragazza, ma ho i ricordi di un uomo. (…) Avevo trent’anni, forse quaranta (…) Cosa c’è di impossibile? Forse vuoi dire che è strano, ma impossibile non è, non può essere impossibile una cosa che accade perché tu non sai perché accade” dichiarava Lu nel suo racconto al dottor Aicardi “intrecciando due storie inconciliabili, parallele in spazi e tempi divergenti”. I fatti fanno pensare alla reincarnazione. Si accusava di un omicidio, raccontava di aver sparato colpendo una persona che poi ritrovava nella persona del dottor Guercioli.                                                                  

Lu si abbandonava a tante riflessioni: “Non si può aprire la finestra, c’è l’aria condizionata. La cosa non le piacque. Condizionata come la libertà condizionata. (…) Il fluttuare dei suoi pensieri cercava la libertà. (…) E nel bicchiere gracidano le rane; di sicuro sono quelle di Chomsky che si lasciano morire nell’acqua calda appagate dalla menzogna.” Lu “meditava sul fatto che là dentro si riusciva a stare bene solo fingendo, solo mettendo da parte la verità e credendo alla menzogna come se fosse il Verbo. (…) ma possibile che il vivere sia questo qui? Così rigido, un po’ ipocrita, fatto di norme e codicilli incomprensibili da rispettare comunque? (…) Là dentro la confondevano, straniavano la realtà. Avevano deciso come dovesse essere il mondo e vivevano come così fosse davvero. (…) Non poteva essere una tana la vita, né una lista di cose da fare; non poteva avere padroni né dei, perché era la vita stessa padrone e dio di sé, capace di comandarsi, punirsi, premiarsi. Perché la vita è un moto incessante e senza scampo e se sei vivo non hai la vita, coincidi con la vita, sei tu la vita e dentro te imprimi ciò che non si annulla, che resta vita anche quando vita non sarai più tu”.              

La storia del libro di Anna R. G. Rivelli ci fa pensare al romanzo “Creatura di sabbia” di Tahar Ben Jelloun: nella società marocchina, un uomo aveva sette figlie e stabilisce che il prossimo bambino che nascerà sarà un maschio, anche se dovesse nascere una femmina. L’ottava bambina è infatti cresciuta come un maschio.        

Identificati i genitori di Lu, la madre Elide raccontava le vicende della figlia: “quel bambino che sarebbe nato sul finire dell’autunno. Mi avevano assicurato che sarebbe stato un maschio. (…) Così continuammo a chiamarlo Luca. Luca era un nome di famiglia, e mio marito ci teneva molto. (…) invece alla nascita ci dissero che era una bambina. Non potevamo crederci. La bambina per me rimase per giorni senza nome; l’avevo chiamata Luca per così tanto tempo e con così tanta gioia che mi pareva di aver cambiato figlio, qualsiasi nome io pensassi piangevo e mi pareva che per tutta la vita non sarei mai riuscita a chiamarla con nessun altro nome che Luca. Poi il padre mi disse che l’aveva registrata come Lu, solo Lu. (…) La portammo all’asilo in pantaloni e da allora non ha mai più indossato una gonna”.                                                                                        

Con la complicità di Martin, Lu andava sul terrazzo dove ritrovava una forma di libertà, si metteva rischiosamente sul muretto ritrovando tanti ricordi, “sentì che su quel terrazzo si addensavano come un vapore tutte le meschinità degli uomini”.                              

La scrittrice, con uno stile molto elaborato, utilizza un linguaggio scorrevole. Durante la presentazione del suo romanzo, il 18 dicembre 2015 alla Biblioteca Nazionale di Potenza, l’autrice Anna R. G. Rivelli affermava: “La storia del libro è la storia di noi tutti che siamo tirati e risucchiati continuamente in un’omologazione, in uno spazio ristretto che non può essere la vita, in un’aria condizionata che non può essere la vita… mai come in questo tempo, e soprattutto quello che dico in questo momento lo dedico ai miei ragazzi che sono lì in fondo, perché sono le cose che io dico sempre a scuola. La vita non può essere una tana pensa Lu, non può essere uno spazio ristretto e non può essere una costrizione a fare quello che gli altri decidono che noi facciamo. E purtroppo noi abbiamo paura di vivere perché abbiamo paura della diversità, abbiamo paura delle novità, abbiamo paura di vedere quello che vediamo e che ci ostiniamo a negare perché vorremo non vederlo, e non sappiamo credere nella vita; invece noi dobbiamo credere nella vita e, come ha fatto il personaggio Lu, liberarci dalle sovrastrutture e vivere a pieno, saper discernere, saper riconoscere quello che noi nella vita viviamo, perché la vita coincide con noi, vivere significa essere la vita, noi siamo la vita. E quello che noi facciamo nella vita resta, il male, il bene, resta tutto, nulla si cancella, per cui dobbiamo imparare a vivere e soprattutto dobbiamo trovare il coraggio di essere noi e di non lasciarci bollire come le rane di Chomsky, di amare quello che la vita ci dà perché tutto quello che la vita ci dà deve essere amato, può essere governato, può essere cambiato, e bisogna crederci. Ed è questo il messaggio che voglio dare.”      

*Anna R.G. Rivelli è nata a Potenza dove attualmente vive e lavora. Docente di lettere presso il liceo scientifico “Galilei” del capoluogo lucano, ha pubblicato poesie, racconti, romanzi ed interventi di critica e storia dell’arte. Attiva nel sociale, ha fondato l’associazione Noicittadinilucani di cui è stata presidente ed è titolare dell’omonimo blog. Ha collaborato e collabora con diverse testate locali e nazionali. È direttore della rivista di arte e cultura “Sineresi” da lei stessa fondata.

IL VIAGGIO DEI POTENTINI AI MERCATINI DEL TRENTINO

La struttura lucana della Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori CISAL organizza da otto anni viaggi in tutta l’Italia e all’estero, è composta da un gruppo dinamico di persone che mirano alla soddisfazione dei soci e degli aderenti per le diverse prestazioni. Dal 5 all’8 dicembre 2015 ha organizzato un viaggio nei famosi mercatini del Trentino. Eravamo circa una cinquantina di persone a partecipare, accompagnati dall’organizzatrice Angela Galiffa, siamo partiti da Piazza Zara con l’autobus della ditta Petruzzi alle ore 5.00 e siamo arrivati la sera all’hotel Campagnola, un struttura moderna situata a Riva del Garda, dove ci siamo sistemati in pensione completa.

Domenica 6 dicembre, dopo la colazione siamo partiti per i mercatini di Trento. Come ogni anno, nel periodo prenatalizio diverse località del Trentino si trasformano in luoghi affascinanti, pieni di luci e di atmosfere toccanti. Circondata da montagne, l’incantevole Trento cattura l’attenzione con il suo tipico fascino alpino, il panorama naturale sembra abbracciare la città. Siamo entrati attraversando a piedi la porta secondaria Santa Margherita, eretta nel XIII secolo, prima di arrivare a Piazza del Duomo, uno spazio attorniato dai più bei palazzi rinascimentali. La chiesa del duecentesco Palazzo Pretorio, la Torre civica e le case cinquecentesche Cazuffi-Rella danno un effetto scenografico al centro storico che fu l´aula della vita civica e religiosa. Abbiamo scattato qualche foto vicino alla settecentesca Fontana di Nettuno prima di iniziare la visita libera dei mercatini di Natale. Nelle tipiche casette in legno, addobbate a tema, gli espositori hanno offerto l'eccellenza della loro produzione artigianale e artistica. Le bancarelle sono dedicate all’esposizione e vendita di prodotti caratteristici: presepi realizzati a mano, sculture in legno, candele e diversi oggetti. Le singolari specialità allietavano il palato dei buongustai, nei stand gastronomici era possibile degustare prodotti del Trentino come caldarroste, biscotti natalizi speziati, dolci e panini. Tra le bevande c’erano sopratutto succhi di mela rovente, bombardini e vin brulé, dei veri rimedi per riscaldarsi dal freddo pungente dell'inverno. Si è aperto a noi visitatori un mondo colorato, fatto anche di scatti indimenticabili e passeggiate per la città. Era la prima domenica del mese, l’ingresso era gratuito a tutti i monumenti ed i musei ma purtroppo non c’era tempo, forse torneremo un giorno per vistare particolarmente il Castello del Buonconsiglio.

Nel tardo pomeriggio di domenica, siamo andati al centro di Riva del Garda. Abbiamo fatto una passeggiata lungo il lago di Garda, il maggiore lago italiano con una superficie di circa 370 km². Riva ha la spiaggia più bella e più lunga di tutto il lago e il suo clima dolce favorisce una vegetazione mediterranea (olivi, allori e palme), la località appare come un’oasi tra le montagne. La camminata ci ha garantito una sensazione di benessere davvero indimenticabile. Il meraviglioso centro storico è fatto di piccole vie, ci sono bancarelle con prodotti tipici del luogo, l’odore del fritto misto di pesce del lago era molto invitante. In un bar facevamo conoscenza con una persona che ci parlava del Palazzo Pretorio di Riva, che sotto la loggia ospita lapidi romane, medioevali e moderne, e lo storico Palazzo del Comune. Ci dice che nel passato personaggi illustri, come Nietzsche, Kafka, i fratelli Mann, sono stati ospiti di Riva del Garda. Abbiamo trascorso un po’ di tempo al Leone Shopping Center disposto su due livelli con più di cento negozi.

Lunedì 7 dicembre di mattina siamo andati a Rovereto dove il “Natale dei popoli” è all’insegna della solidarietà. Le associazioni di volontariato hanno il loro spazio nel mercatino solidale. Le casette in legno espongono un’oggettistica natalizia varia e si possono trovare, per esempio, articoli religiosi ed icone dipinte a mano del monastero Sant’Elisabetta di Minsk (Bielorussa). Una zona del Mercatino è dedicata alla gastronomia nella quale è possibile gustare specialità del Trentino e dell’Ungheria. Alla sala Iras Baldessari, c’è una mostra di presepi realizzati dalle cooperative sociali e dalle parrocchie.

Alcune persone del nostro gruppo hanno visitato la campana della pace, in memoria dei caduti di tutte le guerre, sul Colle Miravalle. Realizzata con il bronzo dei cannoni delle nazioni partecipanti alla Prima guerra mondiale. I suoi rintocchi sono un monito di pace universale.

Lunedì 7 dicembre di pomeriggio ci siamo recati ad Arco. Dopo aver guardato rapidamente le casette allestite nelle piazze del centro, ci siamo interessati alle opere d’arte. Quest’anno il mercatino è dedicato al pittore arcense Giovanni Segantini, uno dei massimi esponenti del Simbolismo, l’omaggio è evidenziato da 18 gigantografie dei suoi celebri dipinti esposti nelle vie del suo paese natio. L’artista Segantini è nato il 15 gennaio 1858 ad Arco. Ha frequentato l’Accademia di Brera e nel 1880 ha aperto il suo primo atelier a Milano. Nel 1881 si è trasferito con Luigia Bugatti, detta Bice, in Brianza. Ha vissuto a Savognino ed a Maloja, è morto il 28 settembre 1899 sul monte Schafberg.

Durante la serata del lunedì abbiamo assistito al meraviglioso spettacolo pirotecnico che si svolge tradizionalmente in prossimità del Castello di Arco che sorge sulla cima di una rocciosa collina al centro di una grande valle.

Martedì 8 dicembre, dopo aver fatto colazione ci siamo avviati per tornare a Potenza alle ore 7.30. Ci siamo fermati a Rimini per visitare il “Presepe di Sabbia” che mette in evidenza la magia della rievocazione artistica della Natività. Con più di 100 tonnellate di sabbia lavorate solo con l’acqua, bravissimi artisti hanno dato vita a capolavori di grande abilità tecnica: “Il tema è legato ad un immaginario collettivo fatto di rappresentazioni di vita e storia della nascita di Gesù nella Gerusalemme Santa, luogo di intrecci di religioni e potere, nelle quali vengono coinvolti Giuda, i Babilonesi, Erode. Un vorticoso labirinto di strade che portano a seguire "La Luce della Stella Cometa" attraverso paesi, monti, deserti prima di arrivare alla Grotta di Betlemme.” Abbiamo pranzato all’Hotel Biancamano di Rimini. Proseguendo il viaggio, ci siamo divertiti nell’autobus a vedere qualche film e ad ascoltare alcuni nostri amici, uno suonava la l'organetto e l’altro intonava canti popolari di Castelmezzano. Siamo arrivati a piazza Zara verso le 22.30.

L’INNFORM DI POTENZA HA PRESENTATO IL DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE 2015

È stato presentato il "Dossier Statistico Immigrazione 2015", giovedì 29/10/2015 al Consiglio Regionale della Basilicata. Il rapporto raccoglie i dati attuali riferiti all'immigrazione in Italia, è curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS per conto dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quest’anno il Dossier è realizzato in partenariato con la rivista interreligiosa Confronti, con il sostegno dei fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese. La presentazione del Dossier si è tenuta in contemporanea, in tutti i capoluoghi regionali e delle due province autonome di Trento e Bolzano.

L’incontro in Basilicata, moderato dallo scrittore e mediatore interculturale Hamza Zirem, è organizzato dall’organismo di formazione accreditato in Regione Innform, soggetto referente per la Basilicata del Centro Studi e Ricerche IDOS. L’emigrazione è un fenomeno in forte crescita con implicazioni importanti dal punto di vista politico, economico, sociale e umanitario. Sul tema dell’immigrazione che dei rifugiati si fa spesso una speculazione ideologica, i mezzi di informazione tendono ad evidenziare solo le notizie negative o drammatiche relative al fenomeno. L’impegno dei redattori del Dossier consiste nell’unire al rigore scientifico e all'analisi socio-statistica, la semplicità espositiva al fine di soddisfare le esigenze di tutti i lettori: funzionari pubblici, operatori sociali, studenti, ricercatori ed immigrati. Il Dossier Statistico offre un’analisi delle migrazioni fondata su vari aspetti: il contesto internazionale; i flussi migratori e la presenza di immigrati e rifugiati in Italia; il mondo del lavoro; i diversi livelli di inserimento sociale e i contesti regionali. Con diversi protagonisti, molte tematiche sono affrontate: le politiche a favore dell’immigrazione, l’istruzione, la formazione e il lavoro degli immigrati in Basilicata. La Regione Basilicata continua a mettere in atto una serie di misure che mirano a supportare le comunità straniere presenti in regione e a favorire l’inclusione sociale.

Dopo la proiezione di un breve video, a cura di Rai News 24, Donato Di Sanzo, dottore di ricerca in sociologia presso l’Università degli Sudi di Salerno, ha presentato i dati nazionali del Dossier. Nel 2014, gli italiani residenti all’estero erano 4637000, sono aumentati di 155000 rispetto al 2013. Invece gli stranieri residenti in Italia erano 5014000 nel 2014, sono aumentati di 92000 rispetto al 2013. L’Italia ridiventa di più un paese di emigrazione.

La Dott.ssa Oriana Marino, dell’organismo di formazione Innform e referente IDOS per la Basilicata, ha presentato i dati regionali del Dossier. Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2014, risiedono in Basilicata 576619 persone. Tra queste, i cittadini stranieri sono 18210, i romeni sono 8213, gli albanesi sono 1695 ed i marocchini sono 1585. I stranieri provenienti dall’Asia centro-meridionale (indiani, pakistani…) sono in crescita in Basilicata con 1148 residenti nel 2014.

Antonio Sanfrancesco, presidente dell’Associazione FILEF Basilicata (Federazione italiana lavoratori emigrati e famiglie), ha parlato di alcuni progetti di cui la FILEF è protagonista. L’Associazione FILEF è stata partner del progetto RE.TI. insieme alla Regione Basilicata e all’organismo di ricerca EXO. Il progetto ha permesso la realizzazione di un sistema informativo efficace ed efficiente sui diritti e i doveri degli immigrati. Dal mese di giugno 2015, le comunità di San Fele e Rapone, supportati dall’Associazione FILEF Basilcata e dalla Cooperativa Novass, stanno ospitando decine di minori stranieri non accompagnati, un progetto che si propone di attivare un modello di identificazione in grado di avviare un processo di inclusione sociale.

Rocco Garramone, Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Racioppi di Spinoso e Coordinatore del Centro permanente per l’Istruzione degli adulti ha spiegato il compito che svolge la scuola nel processo di integrazione dei cittadini immigrati.

Felicia D’Anna, Presidente di AIF Basilicata (Associazione Italiana Formatori), esperta nei processi di apprendimento/formazione e osservatrice molto attenta del mondo sociale, ha parlato dei legami tra il fenomeno dell'immigrazione e il mondo della formazione mettendo in evidenza in che termini diventano un binomio interessante.

Anna D’Andretta, Assistente sociale e formatore, si occupa di progettazione e gestione dei servizi sociali e socio-educativi, in particolare segue le diverse problematiche della disabilità. Ha parlato di una questione complessa e poco conosciuta: la doppia fatica di essere immigrati e disabili evidenziando gli elementi che caratterizzano la doppia diversità come complessità.

Dietro le statistiche ci sono storie di persone, la cubana Ligia Maria Suarez e la burundese Alice hanno raccontato le loro testimonianze.

Visto l’assenza dell’assessore regionale del Dipartimento Politiche della Persona, Flavia Franconi, è intervenuta la Dott.ssa De Lorenzo dell’Ufficio regionale del Terzo Settore.

L’incontro si è concluso con l’intervento di Pietro Simonetti, coordinatore della Task Force regionale per l'immigrazione.

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