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“Don Milani e noi – L’eredità e le sfide di oggi” - presentazione libro Michele Pinto

Si apre domani 24 maggio 2018, a Matera, il Convegno su “Don Milani e noi – L’eredità e le sfide di oggi” (presso l’Istituto Sant’Anna). Evento organizzato dall’Università degli Studi della Basilicata, dall’Associazione Pedagogica Italiana (As.Pe.I.) e dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose Interdiocesano “Mons. Anselmo Pecci” di Matera. Un convegno dedicato a don Lorenzo Milani, a un personaggio scomodo per la sua epoca e dall’insegnamento tuttora attuale. Il cinquantennio della sua morte è occasione per ripensare e riflettere sulle sue parole e sulla sua testimonianza di vita in un contesto sociale e culturale odierno molto problematico e bisognoso di “maestri” autentici e coerenti, quale è stato appunto don Milani.

Le due giornate sono ricche ed intense di interventi e di testimonianze. Tra i tanti è previsto un fuori programma di Michele Pinto (nel pomeriggio del 25), Dirigente scolastico emerito e attualmente formatore presso l’agenzia New Form di Potenza che ha dato alle stampe in questi giorni un breve scritto dedicato al grande maestro: “Don Lorenzo Milani. L’attualità dell’impegno e del messaggio a 50 anni dalla sua scomparsa” (pubblicato dall’associazione Culturale Memopolis di Rionero e dalla stessa New Form). Un volumetto frutto di riflessioni condivise durante un incontro di studio nell’Istituto “G. Fortunato” di Rionero. In 50 pag. l’Autore presenta in modo chiaro e sintetico –stuzzicando la curiosità- vita, scritti, credo pedagogico, “l’esperienza che il prete-educatore di Barbiana ha messo in atto a suo tempo –come si legge nell’introduzione- le critiche e le censure che ha suscitato, nonché la riabilitazione postuma della sua figura tanto di sacerdote rivoluzionario, anticonformista, quanto di maestro-educatore anticipatore dei tempi nuovi, non immune da critiche e censure, a suo tempo denigrato ed osteggiato tanto dai tradizionalisti quanto dai conservatori”.

Uno scritto, se pur breve e senza pretesa di essere esaustivo, come lo stesso autore dichiara, è pregno di spunti e di stimoli, di “provocazioni” a quella scuola e a quei docenti, che ancora oggi fanno resistenza alla pedagogia milaniana che punta ad un apprendimento “in grado si suscitare nel ragazzo la gioia ed il gusto di imparare ad apprendere, attraverso esperienze personali dirette, di coinvolgimento emotivo ed affettivo alle attività didattiche e alla vita scolastica”, come si legge nel capitolo dedicato alla nuova didattica nella scuola di Barbiana. Un volume “stuzzicante” che facilmente potrà essere diffuso nelle scuole e tra i docenti, come una sorta di vademecum da cui ripartire per ritrovare e rinnovare la propria vocazione a “fare” scuola.

Pinto, che è stato anche un maestro amato e stimato dai suoi allievi, ha avuto come faro del suo insegnamento don Lorenzo Milani. Pertanto la sua è una rilettura non semplicemente da studioso ma da “allievo” che, come si evince tra le righe, ha passione e curiosità tanto da portarlo a fare un originalissimo e interesse accostamento: a Wittgenstein, al maestro-filosofo. Entrambi fautori di una scuola che privilegia l’apprendimento della lingua, l’arricchimento e la competenza linguistica, quale strumento per leggere e comprendere la realtà.

In questa rilettura Pinto non tralascia il riferimento alla storia della scuola in Basilicata, dove l’interesse per l’impianto innovativo di don Milani fu recepito e realizzato in particolare nel 1° Circolo didattico di Melfi e nella scuola Domiziano Viola di Potenza (dal 1971 in poi).

Pinto offre, con il suo volumetto, un’opportunità di riflessione sui principi fondamentali che caratterizzarono la pedagogia e la metodologia della scuola di Barbiana, un rinnovamento che don Milani pagò caro per le calunnie e per le critiche. Ma lui andò avanti per la sua strada. Il suo motto “I care” (mi interessa, ho a cuore) fu la vera risposta. Una risposta radicata nelle scelta evangelica di fondo che don Milani aveva fatto: prendersi cura degli ultimi. E l’autore chiude con una riflessione proprio sull’attualità del prete “scomodo” come fu definito, richiamando la visita di Papa Francesco a Barbiana e l’intenzione di avviare un processo di beatificazione.

Il richiamo e le provocazioni che Michele Pinto suscita sono di una “attualità” disarmante che mette in discussione la società, gli insegnanti e la scuola odierna. Certo il Ministero della Pubblica istruzione, nel commemorarlo lo ha definito “precursore della scuola aperta ed inclusiva, pioniere per le risposte personalizzate”, come l’autore riporta, ma nello stesso tempo Pinto riporta quell’attualità ai giorni nostri nelle tante fragilità a cui siamo chiamati a rispondere come educatori, come Chiesa, istituzioni, come politici, come uomini di buona volontà.

Lo scritto, che si apre con la presentazione del direttore della New Form, Angelo Sabia, del Dirigente Tecnico MIUR, Gerardo Antonio Pinto e con un’originalissimo acrostico della mistica Cristina di Lagopesole, non fa mancare nelle ultime pagine foto del Priore di Barbiana con i suoi ragazzi e a seguire anche alcune indicazioni bibliografiche. Un lavoro più che completo!

 Giuseppe R. Messina

“Don Milani e noi – L’eredità e le sfide di oggi” - le tematiche , i relatori e ospiti che interverranno

Don Lorenzo Milani è un punto di riferimento per educatori, formatori –in generale- ma anche per intellettuali, politici, rappresentanti istituzionali e singoli cittadini. Perché Don Milani ci ha lasciato in eredità un grande monito: “I care”, che dall’inglese significa “mi stai a cuore, mi interessi”. Era sì una risposta al motto fascista “me ne frego” dell’epoca, ma è, tutt’ora un invito e un’ispirazione che deve essere alla base di ogni attività che ci pone in relazione con l’altro: dalla scuola alle istituzioni, alle relazioni interpersonali agli impegni sociali.

Il convegno su don Milani a Matera, il 24 e 25 maggio p.v., presso l’Istituto sant’Anna (organizzato dall’Università degli Studi della Basilicata, e dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose Interdiocesano “Mons. Anselmo Pecci” di Matera e dall’Associazione Pedagogica Italiana -As.Pe.I.), vuole richiamare la figura di un grande uomo (personaggio scomodo), nel cinquantennio della sua morte, che ancora oggi ha tanto da dire, proprio a partire dal quel “I care”. Le due giornate saranno articolate in quattro sessioni. La mattinata del 24 sarà caratterizzata dalla biografia e le opere, in particolare sarà Giuseppe Spadafora, dell’Università della Calabria a riproporre la famosa “Lettera a una professoressa” e dei suoi aspetti pedagogici, politici e didattici. Mentre Emilio Lastrucci, dell’Unibas, nonché presidente dell’Associazione Pedagogica Italiana (As.Pe.I.) si soffermerà sul motto “I care” e dei risvolti: partecipazione attiva, impegno civile e solidarietà.

SergioTanzarella, della Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale (PFTIM) tratterà dell’eredità stimolante e controversa di Don Milani, tra polemiche ideologico-religiose e questioni filologiche e interpretazione storica. A chiudere la sessione Anna Carfora (della PFTIM) su “La pastorale di Don Milani tra innovazione e profezia”.

Nella mattinata, all’apertura dei lavori, sono previsti i saluti dei rappresentanti istituzionali: la Rettrice dell’Unibas, Aurelia Sole, il Direttore del Dipartimento Scienze Umane-Unibas, Paolo Masullo, il Coordinatore del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, Claudio De Luca, la Dirigente USR Basilicata, Claudia Datena, il sindaco di Matera, Raffaello De Ruggeri e il Presidente Fondazione Matera-Basilicata 2019, Salvatore Adduce.

A presiedere la sessione pomeridiana, dedicata a “"Don Milani e noi. Evoluzione e contraddizioni della scuola italiana", saranno Fabrizio D’Aniello, dell’Università di Macerata e Angelo Vecchio Ruggeri, vice-presidente As.Pe.I. In videoconferenza è previsto l’intervento di Luciano Corradini, docente emerito Università Roma Tre.

Momento particolarmente atteso è quello di Paolo Landi (Fondazione don Lorenzo Milani) allievo di don Lorenzo Milani. Il dibattito pomeridiano inoltre si arricchirà degli interventi di: Guido Benvenuto, La Sapienza, Università di Roma (Pierino e Gianni: fra vecchie e nuove disuguaglianze) e Milena Santerini, Università Cattolica del Sacro cuore, Milano (L’eredità di don Milani nella scuola e nella società di oggi).

Venerdì 25 mattina, ad aprire e coordinare i lavori su: “Don Milani e gli ultimi: modello educativo milaniano e processi di inclusione ed esclusione” sarà Donatella Lombello, dell’Università degli Studi di Padova. Previsti i saluti del Vescovo di Matera-Irsina, Antonio Giuseppe Caiazzo, del Presidente della Regione, Marcello Pittella, l’assessore alle politiche agricole e forestali Regione Basilicata, Luca Braia.

A parlare di attualità e inattualità della lezione di don Milani –Dalla parte della coscienza, ovvero di Dio e degli ultimi, il Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Matera, don Leo Santorsola. Mentre Sandra Chistolini, Università Roma Tre parlerà de La lezione di don Milani agli insegnanti in formazione. Sarà a cura di Angela Pascale, Unibas, la documentazione multimediale su Don Milani e Barbiana, mentre sarà a cura dell’Istituto Luce la proiezione del film-documentario “La scuola di Barbiana”.

La quarta sessione del Convegno sarà dedicata a Don Milani e alla questione della lingua. A moderare l’attività Daniela Vetri, As.Pe.I. Catania e Giuseppe Serio, Presidente onorario As.Pe.I e Direttore “Qualeducazione”. In videoconferenza Rocco Postiglione, Università Roma Tre per parlare di Don Milani: scrittura collettiva e libertà di espressione nell’era digitale. L’intervento su “Don Milani e la centralità della lingua: la lingua seconda” sarà a cura di Raffaele Spiezia, Università Campania, “Vanvitelli”. Porteranno la loro voce anche i laureati e laureandi dell’Unibas sull’esperienza della visita-incontro a Barbiana nei mesi scorsi. Sarà presentata anche la mostra fotografica con la proiezione di un filmato.

Infine, a chiudere il Convegno una Tavola rotonda, coordinata da Mirella Rossi, As.Pe.I. Roma e Gabriella Aleandri, Università di Roma Tre, su: "L'internazionalismo di Don Milani tra globalizzazione, migrazioni e scambi internazionali. Nuove opportunità o tradimento?".

Dall’Università di Foggia, Franca Pinto Minerva per parlare “Gli ultimi e gli esclusi: la parabola di un cinquantennio”. Concetta Sirna, dell’Università degli studi di Messina affronterà “Innovazioni metodologico-didattiche della proposta milaniana”.

Infine, in videoconferenza Massimiliano Fiorucci, dell’Università Roma Tre per parlare di: “Immigrazione e nuovi esclusi”.

Inoltre, fuori programma, è previsto l’intervento di Michele Pinto, Dirigente scolastico emerito e attualmente formatore alla New Form potentina, per presentare un suo scritto fresco di stampa su “Don Lorenzo Milani. L’attualità dell’impegno e del messaggio a 50 anni dalla sua scomparsa”.

Le conclusioni del convegno internazionale saranno a cura di don Leo Santorsola (direttore ISSR di Matera) e del presidente As.Pe.I. Emilio Lastrucci (Unibas).

Il Convegno, rivolto principalmente a studenti universitari, studenti degli istituti superiori, dirigenti scolastici, docenti di ogni ordine e grado e, più in generale, a tutti i professionisti della formazione, garantirà l’attestato valido ai fini della formazione/aggiornamento, mentre per gli studenti del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria che parteciperanno al convegno è previsto il riconoscimento di 12 ore di tirocinio indiretto.

 

Conferenza stampa di presentazione del Convegno dedicato a: “Don Milani e noi"

Matera: domani, lunedì 21 maggio p.v., alle ore 11.30, presso il Salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile di Materia (P.zza Duomo, 7), si terrà la Conferenza stampa di presentazione del Convegno dedicato a: “Don Milani e noi – L’eredità e le sfide di oggi”. Convegno organizzato dall’Università degli Studi della Basilicata, dall’Associazione Pedagogica Italiana (As.Pe.I.) e dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose Interdiocesano “Mons. Anselmo Pecci” di Matera e rivolto principalmente a studenti universitari, studenti degli istituti superiori, dirigenti scolastici, docenti di ogni ordine e grado e, più in generale, a tutti i professionisti della formazione.

“Il Convegno si propone di offrire una rassegna aggiornata degli studi e delle riflessioni sull'eredità del pensiero e dell'opera del Priore di Barbiana, presentati dai massimi specialisti a un cinquantennio dalla sua morte”. E’ quanto afferma Emilio Lastrucci, docente Unibas nonché presidente nazionale dell’Associazione pedagogica italiana (As.Pe.I.). “Sarà occasione di approfondimento e di dibattito – spiega Lastrucci - attraverso incursioni nei diversi settori disciplinari e di attività nei quali più significativa è risultata l'influenza delle intuizioni e delle istanze di rinnovamento sviluppate da Don Milani su temi cruciali di natura politico-culturale, pedagogica e religiosa attraverso gli scritti e l'esperienza pastorale ed educativa”.

Saranno due giornate intense (suddivide in quattro sessioni) per approfondire i seguenti temi: La testimonianza di don Milani attraverso la biografia e le opere; Don Milani e noi. Evoluzione e contraddizioni della scuola italiana; Don Milani e gli ultimi: modello educativo milaniano e processi di inclusione ed esclusione; Don Milani e la questione della lingua.

Non mancherà, nel pomeriggio di giovedì 25 una Tavola rotonda su: “Linternazionalismo di Don Milani tra globalizzazione, migrazioni e scambi internazionali. Nuove opportunità o tradimento?

In allegato il programma dettagliato delle due giornate.

 

Giuseppe R. Messina

"Build up your future: storia, identità e territorio". Incontro con Pino Aprile

A Potenza, nella giornata del 18 aprile 2018, presso l’aula Amatucci del polo scientifico dell’Università degli Studi della Basilicata, alle ore 16.00, si è tenuto il primo evento del progetto “Build up your future”, organizzato dall’associazione Identitariamente Unibas, dal titolo “Storia, identità e territorio”, moderato da Nicola Manfredelliche con l’intervento di Pino Aprile, giornalista e scrittore.

L’incontro si è svolto in due parti.

Nella prima fase, la presidente dell’associazione, Alba Di Lucchio, ha illustrato ai presenti il progetto “Build up your future” mostrando come esso sia un luogo, in cui le eccellenze possano condividere le loro competenze. Da qui viene introdotto l’iniziativa sottolineando come un aspetto importante sia la conoscenza di sé e del proprio territorio al fine di avere chiara la propria identità in modo da poter costruire un futuro migliore e con maggior consapevolezza delle proprie radici.

Di qui, la parola è passata a Nicola Manfredelli, il quale ha sottolineato, in primo luogo,  l’importanza del proprio patrimonio storico come legame per la propria identità. In secondo luogo, ha introdotto l’intervento di Pino Aprile illustrandone la carriera.

Nella seconda fase, si è tenuto l’intervento di Pino Aprile, il quale partendo dall’idea di guardare gli eventi storici del Sud Italia con un occhio diverso, alla luce delle recenti ricerche, in modo da rileggere la storia da un’ottica diversa. La sua analisi è partita dai fatti della seconda guerra di indipendenza e dagli anni successivi all’unità di Italia (1861), in cui  viene evidenziato come quelli eventi  non furono legati ad una guerra di liberazione dall’oppressore borbonico, ma ad una vera invasione da parte dello Stato Sabaudo che ha generato delle conseguenze importanti nella realtà del regno borbonico come: la piemontizzazione del meridione, la distruzione dell’economia e l’inizio del flusso migratorio verso il nord.

Da ciò – continua lo scrittore – sono derivati due aspetti: la perdita della memoria e dell’identità, che consiste nel tentativo da parte del colonizzatore di cancellare la cultura e le tradizioni del popolo colonizzato e tale processo si avvale tra gli strumenti anche della sostituzione della lingua, un esempio è stata la scomparsa di alcuni dialetti, e l’epigenetica, cioè la trasmissione genetica dello status di sconfitto che ha generato e genera attualmente –secondo Pino Aprile – una serie specifica di comportamenti che rendono il divario Nord- Sud ancora più ampio in quanto quest’ultima realtà non è in grado di reagire al proprio status di realtà sconfitta e sottomessa. La soluzione proposta per risolvere questo problema è stata quella di recuperare la propria identità storico- culturale in modo da fermare tale processo epigenetico rendendo le problematiche delle opportunità di crescita.

Le conclusioni dell’incontro sono state affidate alla presidente Di Lucchio, la quale ha rimarcato la necessità della riscoperta della propria identità storico- culturale in modo da rivalutare il proprio territorio.

 

Giuseppe R. Messina

"Getogether: Volti tra volti. Intervista a Filippo Solimando"

A Potenza, nella giornata del 16 aprile 2018, presso l’aula A4 del polo scientifico dell’Università degli studi della Basilicata, sito nel rione di Macchia Romana, si è svolto il secondo incontro dal titolo “Volti tra i volti” del progetto denominato “geTogether”, organizzato dalle associazioni universitarie Ucal – Universitari Cattolici dell’Ateneo Lucano e YoUni e dal circolo culturale del seminario maggiore di Basilicata e che ha goduto della partecipazione di Giuseppe Scanniello, docente di elementi di ingegneria del software, e di don Enzo Appella, docente di sacra scrittura. In occasione di questo evento, abbiamo avuto modo di poter scambiare due parole con uno degli organizzatori: Filippo Solimando, presidente dell’UCAL.

 

D: Raccontaci le motivazioni che vi hanno portato a realizzare questi incontri. Quali erano le aspettative che  vi eravate preposti all’inizio e se queste finora sono state attese?

R: L’idea principale che ci ha spinto a realizzare questo incontro è stata, come detto durante l’apertura, quella di creare per gli studenti dell’Unibas qualcosa che potesse coinvolgere tutti, indipendentemente dal corso di studi, proprio per questo motivo abbiamo affrontato un tema che potesse interessare chiunque. Infatti l’obbiettivo principale che ci eravamo preposti era quello di lavorare tutti insieme, perché sarebbe davvero un bel segnale riuscire a unire tutte le associazioni studentesche per organizzare un unico progetto, in quanto cerchiamo tutti di perseguire un unico obbiettivo ovvero il benessere degli studenti e nessuno meglio di noi associazioni può farlo dal momento che nell’associazionismo si formano legami famigliari indissolubili.

 

D: Come si è svolto quest’incontro?

R: L’incontro è stato il secondo di un progetto che abbiamo denominato “geTogeher” proprio per far passare l’idea del lavoro comune che abbiamo cercato di svolgere. L’incontro è stato incentrato su due interventi, il primo è stato del professore don Enzo Appella, docente di Sacra Scrittura nella pontificia facoltà di scienze teologiche che si è concentrato sulle relazioni di stampo umano partendo dal pensiero filosofico di alcuni pensatori per arrivare a parlare delle relazioni anche in ambito biblico, mentre il secondo intervento è stato del prof. Giuseppe Scanniello, docente di elementi di ingegneria del software presso l’Unibas che si focalizzato sulle relazioni di stampo virtuale partendo dall’idea generale di informatica per addentrarsi sempre di più nello specifico delle relazioni virtuali riferendosi soprattutto ai social network. Infine è iniziato il dibattito che ha coinvolto molto gli studenti.

D:Cosa, secondo te, i presenti si sono portati a casa?

R: Come ha detto il presidente dell’associazione YoUni Donato Pio Montesano il nostro obbiettivo era quello che di inserire nel cuore dei ragazzi dei dubbi, ovvero profonde domande che potessero farli crescere e devo dire che grazie ai due professori siamo riusciti a pieno a farli entrare nei ragazzi dal momento che sono stati tutti molto motivati anche nella partecipazione attiva all’evento.

Al termine di questa nostra chiacchierata non ci resta che salutare Filippo ringraziandolo e augurando a lui e alla sua associazione di continuare a far riflettere il mondo accademico su queste tematiche.

 

Giuseppe R. Messina

L'istituto Einstein- De Lorenzo sui luoghi del terremoto

POTENZA. Uno stage formativo ad Amatrice dal 9 all’11 aprile p.v., sui luoghi del terremoto. E’

 

quanto l’Einstein-De Lorenzo di Potenza, in collaborazione con il CNR-IMAA (di Tito Scalo) ha organizzato per gli studenti delle classi quinte CAT (5G e 5H) nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Ma l’intero progetto (che coinvolge tutte le quinte e gli indirizzi) verrà presentato

 

mercoledì 28 alle ore 9.30 nell’Aula Magna di via Sicilia.

 

Ad aprire i lavori il Dirigente scolastico, Domenico Gravante che ha fortemente voluto e promosso questa collaborazione per una scuola sempre più radicata e aperta al territorio. Al tavolo il presidente CNR Vincenzo Lapenna, i ricercatori CNR Licia Fanti, Maria Rosaria Gallipoli e Claudia Belviso, insieme per presentare e ufficializzare questo felice connubio. Infatti la convenzione stipulata tra Einstein-De Lorenzo e CNR-IMAA sarà pluriennale e coinvolgerà i seguenti indirizzi

 

dell’Istituto: Meccanica, Meccatronica ed Energia - Chimica, Materiali e Biotecnologie - Informatica e Telecomunicazioni - Costruzioni, Ambiente e Territorio.

 

Per ora gli alunni delle due classi quinte CAT (5G e 5H) sono pronti per partire per Amatrice subito dopo le festività pasquali –dal 9 all’11 aprile pv- guidati dalla ricercatrice Maria Rosaria Gallipoli, esperta di dissesti idrogeologici e sismici, e da alcuni docenti impegnati nel progetto.

 

Gli alunni analizzeranno i crolli, compileranno schede sui dissesti sismici e per loro sarà una “esperienza ricca e significativa che li qualificherà sempre di più nella professione che vorranno intraprendere”, così come commenta la docente referente per l’alternanza scuola-lavoro del CAT, Lucia Stabile. “Torneranno più arricchiti – continua la Stabile – di conoscenze specifiche sia nel rilievo topografico che nell’analisi strutturale degli edifici storici”.

 

Ad affiancare la referente i seguenti docenti che accompagnano gli studenti in questo percorso formativo: Patrizia Panebianco, Raffaele Giansanti, Antonello Lagrutta e Carlo Iannelli.

"Due parole con... Alexandre Azuké"

Carissimi lettori, abbiamo avuto la possibilità in questi di poter scambiare due parole con Alessandro Cappiello, in arte Alexandre Azukè, e le sue collaboratrici: Daniela Stefanelli, arte Dana e  Sabrina Albanese e Debora Lopardo, in arte Sabrina e Deb, in occasione dell’uscita dei tre brani: “What we were”, in versione original e remix, e “ Ti perdo o no”.

D: Raccontaci un po’ di te. 

Alexandre: Alessandro Cappiello, in arte “Alexandre Azùké”, nasce a Potenza, il 22 maggio 1991. Fin dalla giovane età si interessa per la musica, approdando presto al deejaying. Seguiva spesso i party nella discoteca della sua città. Mentre i suoi amici si sbizzarrivano in pista, lui rimaneva immobile ed estasiato nel guardare i dj muoversi in console. Il pensiero era già traghettato al voler avere le sue mani su quel mixer. Avvicinandosi a questo ambiente, iniziò a suonare con un piccolo controller compatto, da autodidatta. Proprio per perfezionarsi in questa tecnica, ha studiato attraverso corsi professionali, fin quando finalmente ha scalato quei 3-4 gradini che l’hanno portato a calpestare personalmente la console. Da li in poi a suonare in svariati club e manifestazioni pubbliche/eventi. Il suo nickname “Alexandre Azùké” racchiude le sue due grandi passioni oltre la musica in primis, la psicologia e i motori: il Giappone e la lingua francese (“Azùké” significa “vita”). Nel 2016 inizia a produrre, esordendo con il suo primo inedito “What We Were” - nella versione original mix di genere “R&B” e nella versione remix, di genere “House” - stipulando un contratto discografico con la casa “TRB-Rec di Andrea Tognassi”. A distanza di pochi mesi compare sul mercato musicale con il suo secondo inedito “Ti Perdo O No” – di genere “Reggaeton” - sotto la casa discografica “Red Sunset Records” (Sub label della TRB-Rec). Con il primo brano ha partecipato al Contest “Sanremo New Talent” arrivando in finale di Categoria Giovani. Con il secondo brano, è stato intervistato in diretta a Buongiorno Regione su Rai 3. Infine con entrambi i brani ha partecipato al “IV Concorso Letterario della Scuola Autori di Mogol” dove il testo “What We Were” (tradotto in italiano), è stato selezionato come uno dei testi più rappresentativi del concorso e verrà pubblicato nell’antologia commercializzata da aprile 2018 in tutte le librerie dalla “Aletti Editore” con l’introduzione del maestro Mogol. Spera di arrivare a tutti facendosi capire per quello che si scrive e si compone interpretandolo al meglio.

Dana: Mi chiamo Dana, ho 20 anni. Sono sempre stata impegnata in attività che coinvolgono la musica, dalla danza, al canto, al musical ecc., ed ora studio Produzione Audio a Milano. Le mie tendenze canore sono sempre state per lo più sulla black music, dal jazz, al blues all R&b, ma i miei gusti di ascolto musicale spaziano all’interno di molti più generi.

 

 

Deb: Ho 24 anni, sono un studentessa universitaria ed ho sempre avuto una grande passione per la musica in generale. Da quando ho 13 anni infatti ho frequentato il conservatorio fino a coronare il mio sogno di diventare maestra di piano. In generale sono una ragazza molto aperta a nuove sfide e questa nello specifico è stata molto costruttiva per le mie passioni e obbiettivi futuri.

 

Sabrina: Sono Sabrina Albanese, ho 30 anni, sono laureata in Psicologia e attualmente lavoro presso una cooperativa sociale di Potenza. Non amo definirmi una cantante, sono semplicemente una ragazza con una grande passione per la musica. Mi sono avvicinata a questo mondo in tenera età; avevo solo 8 anni quando ho deciso di partecipare alle selezioni dello zecchino d'oro. Nel 2004 ho partecipato al "Premio Mia Martini", esibendomi su vari palchi d'Italia,tra cui Reggio Calabria e San Benedetto del Tronto; ho passato diverse selezioni fino ad arrivare in semifinale a presentare il mio primo inedito "Sconosciute maree", un brano scritto da me.Durante quest'esperienza ho avuto modo di conoscere persone strepitose che hanno creduto in me e mi hanno regalato un piccolo sogno. Dal 2005 mi esibisco lavorando in serate karaoke, pianobar, feste di piazza e feste private con diversi gruppi con i quali sperimento svariati generi musicali,tra cui folk,pop,rock e heavy metal. Mi ritengo una persona timida e introversa ma allo stesso tempo forte e determinata, sempre con un sogno nel cassetto e i piedi ben piantati per terra.

 

 

D: Come è nato il tuo EP, in particolare i brani: “What We Were” e “Ti Perdo O No” poiché sono due testi totalmente differenti nel loro genere, e raccontaci anche come è nata la collaborazione con Dana (Daniela Stefanelli) e con Sabrina & Deb (Sabrina Albanese e Debora Lopardo)?

Alexandre:  L’EP nasce con la voglia di farsi conoscere, cercare di emergere in un mondo bellissimo che è quello musicale. Iniziando con il cimentarsi nell’arte del deejaying, si è arrivato anche a produrre per affermare la propria impronta musicale. Azùké, compositore della strumentale e autore di entrambi i testi ha voluto iniziare il suo cammino da producer con questo EP. In particolare, il brano “What We Were” mette in risalto una grande storia di amicizia. Il testo espone il dolore della rottura del rapporto e allo stesso tempo la volontà di reagire, la speranza ed il sapere che i soggetti siano felici. Il brano parla d’amore, non l’amore sentimentale, ma l’immenso legame fra due persone che godono di un’amicizia forte e vera; come cita anche l’inglese “I love you”, il quale ha due significati differenti: “ti amo” / “ti voglio bene”. Due persone che si sostengono l’un l’altra anche attraverso le distanze e le barriere interposte fra di loro. Quest’ultimo è stato prodotto anche in versione remix attraverso il genere “House”. Per quanto riguarda, invece, il brano “Ti Perdo O No”, nel dettaglio, racconta la storia di due ragazzi fidanzati che per colpa di lui hanno dovuto lasciarsi. Entrambi, però, soffrono. Soprattutto lei. Fin quando, per caso, si incontrano ad una festa, dove lei invitata e lui in console la nota e mettendo da parte l’orgoglio le se avvicina chiedendole scusa, ritornando così insieme. Il destino non li aveva fatti incontrare per poi farli separare. Il primo brano nasce in collaborazione della splendida voce di Daniela Stefanelli, in arte “Dana” la quale è riuscita ad estrapolare tutto il sentimento che il testo voleva intendere, in un genere, quello “R&B”, che riesce meglio ad esprimere il brano. Il secondo è nato in collaborazione con l’armoniosa voce di Sabrina Albanese, in arte “Sabrina” e le mani fatate della pianista Debora Lopardo, in arte “Deb”. Il volerlo produrre genere “Reggaeton” è collegato innanzi tutto a creare un brano leggero e spensierato (con un testo comunque serio), ed anche ricondurlo al genere che negli ultimi tempi sta spopolando, facendo conoscere in un certo senso, il Reggaeton cantato in italiano. Lavorare con Dana, Sabrina e Deb, confrontarsi, è stato molto semplice e piacevole e fin da subito è nata un’armonia dettata anche dalla passione per la musica che ci accomuna. A volte il parere di una era diverso da quello dell’altra parte. Ma questo è giusto perché si vuole sempre cercare di dare il meglio di sé in condizioni dove si pensa di non essere mai abbastanza e di non aver fatto mai abbastanza. Queste ragazze sono delle splendide, capaci e preparate artiste. Entrambi i brani sono presenti su tutte le piattaforme musicali on-line di streaming e download. Per “Ti Perdo O No” è stato realizzato anche il videoclip.

D: Dana come è nata la tua collaborazione per il brano: “What We Were”, con Alexandre Azùké (Alessandro Cappiello), quali sono state le sensazioni nel collaborare e la scelta del genere “R&B” per l’original mix e “House” per il remix?

 

Dana: Io ed il mio amico Ale ci siamo conosciuti proprio grazie alla musica, nel 2012, quando abbiamo organizzato insieme una serata, dove lui ha fatto da dj ed io da vocalist/singer. Per questo motivo non ho esitato affatto quando mi ha detto che voleva pubblicare una canzone con me. Il brano è un perfetto punto d’incontro tra i nostri gusti, per questo mi è venuta molto naturale l’interpretazione e la scrittura della linea melodica. Il testo parla di un’amicizia esplosa e poi svanita, “come scintille” (“I can feel it in my heart like sparks”) e la versione house è stata un’idea di Ale, che è già attivo nel genere, pensata per far sfogare gli ascoltatori nelle emozioni della danza, la reazione più bella che si possa ricevere da un pubblico.

 

D: Deb, come è nata la tua collaborazione per il brano: "Ti Perdo O No", con Alexandre Azùké (Alessandro Cappiello), la scelta del genere "Reggaeton", e, raccontaci anche le sensazioni nel collaborare con Sabrina (Sabrina Albanese)?

 

Deb: Questa fantastica collaborazione è nata semplicemente grazie al rapporto di amicizia che ho da tempo con Alexandre Azuke, che un giorno mi parlò di questa sua idea e della sua volontà di far partecipare anche me ed io molto entusiasta e convinta di questo progetto ho deciso di collaborare. Trovo la scelta del genere reggaeton molto azzeccata in quanto questo genere sta suscitando parecchio successo tra i giovani e anche perché è un genere che rispecchia molto i miei gusti. Ritengo che la mia collaborazione con Sabrina sia stata molto produttiva e interessante in quanta è una ragazza molto solare, simpatica e soprattutto ha un immenso talento e professionalità.

 

D: Per te, invece, Sabrina?

Sabrina: L'incontro tra me e Alessandro è stato assolutamente casuale,ci siamo conosciuti ad una festa di laurea di un amico in comune ed in quell'occasione mi ha proposto di collaborare con lui a questo progetto. Ho accettato immediatamente, soprattutto perché mi fido molto delle sensazioni a pelle e mi è sembrato un ragazzo serio,umile e con un progetto molto interessante. Il genere reggaeton,oltre a piacermi in particolar modo per le sonorità e il ritmo coinvolgente; negli ultimi anni si sta diffondendo a macchia d'olio nel nostro paese. Inoltre, come produzione musicale italiana è un'assoluta novità;poiché il genere è legato soprattutto a culture sudamericane. È stato bello collaborare con Debora,le sensazioni sono state positive,all'insegna di momenti di divertimento e serietà; ingredienti fondamentali e rari da trovare nelle persone. Inoltre è una persona che trasmette grinta e passione in ciò che fa.

 

 

D: Come il pubblico potentino sta rispondendo a questi due brani?

Alexandre: Il pubblico potentino ha reagito molto egregiamente per entrambi i brani. Si è avuta una buona frequenza di ascolti e complimenti, anche da famosi e conosciuti artisti, calcolando anche l’essere artista emergente e quindi non essere ancora propriamente affermato sul mercato musicale. Va benissimo così. Tutto questo, a tratti, non sembra vero ed è già un grande traguardo raggiunto.

 

Deb: Beh devo dire che anche se potenza è una realtà piccola e noi siamo comunque dei ragazzi giovani e alle prime esperienze in questo campo, la risposta è molto soddisfacente, c'è tanto interesse e voglia di conoscere nuovi artisti emergenti.

 

Sabrina: In maniera positiva,probabilmente anche per la novità del genere reggae ton made in Italy che ha incuriosito e avvicinato anche i più scettici. Inoltre la semplicità delle strofe e la musicalità rendono "Ti perdo o no" un brano sia da ballare che da ascoltare.

Dana: Per essere il primo progetto realizzato assieme, sono soddisfatta del riscontro del pubblico perché è piaciuta molto a chi l’ha ascoltata. Inoltre abbiamo portato la canzone come provino per il Sanremo New Talent del 2017, guadagnandomi l’accesso diretto alla finale.

 

 

D: Cosa hai in cantiere per il futuro?

Alexandre:  Per il futuro vi è l’intenzione di produrre altri brani e continuare questo cammino di dj/producer. Ad oggi, è stato già scritto un altro testo del quale non si svela nulla, neanche il titolo per cercare di carpire il tema di questo nuovo testo che sarà collegato molto probabilmente ad una strumentale “Dance”. Tutto a suo tempo. Ora come ora, già si hanno le prime soddisfazioni e tutto questo non si fa per cercare fama, anche se, chiaramente, se dovesse arrivare, ben venga. Per il momento si vive il sogno; questo sogno di suonare e produrre che pian piano sta trasformandosi in realtà. Come on!

Dana: Sto studiando molto in vista dei miei progetti, nel giro di 2 anni vorrei riuscire ad autoprodurmi con successo, adesso sto preparando le tracce per i miei primi singoli da solista pop/R&B, che hanno ancora un anno di lavoro d’avanti prima di vedersi pienamente realizzate.

 

Sabrina: Vorrei continuare a coltivare la mia passione per il canto,magari anche perfezionando la tecnica. Sto pensando di realizzare un progetto musicale pop-rock piano e voce o chitarra e voce.

 

Deb: Per prima cosa vorrei finire gli studi universitari, poi spero di continuare nel campo musicale anche con altri brani come questo o esibizioni in pubblico.

 

Ringraziamo i ragazzi per averci permesso di scambiare due parole con loro in modo da conoscerli meglio sia artisticamente che umanamente e gli facciamo un grosso in bocca al lupo per i loro progetti futuri.

 

 

Giuseppe R. Messina

 

 

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 Link brani:

"Ti perdo o no"

 https://www.youtube.com/watch?v=bA3p72PM5EM

"What we were" (original)

https://www.youtube.com/watch?v=eQKcKMs6F9s

"What we were" (remix)

https://www.youtube.com/watch?v=jfsXe7RwsJ4

 

 

Change the World. Intervista ad Antonello Longo

In occasione del master Change the World, che si terrà a New York dal  16 al 18 marzo, abbiamo avuto modo di intervistare uno dei partecipanti, Antonello Longo, studente Unibas.

 

D: Parlaci di questo Master.

R: L’Associazione Diplomatici è una ONG con status consultivo speciale presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Dal 2000 ad oggi, attraverso una formazione complementare a quella scolastica e universitaria, ha preparato oltre 20.000 studenti di tutto il mondo sui temi dell’attualità e delle carriere internazionali i quali hanno poi preso parte ai Forum internazionali organizzati da AD alle Nazioni Unite o in altri contesti istituzionali in Italia e all’estero. Diplomatici offre a studenti universitari provenienti da tutto il mondo un modello di confronto inclusivo fondato sul rispetto di ogni diversità: di orientamento religioso, di razza, di orientamento politico allenandoli alle competenze trasversali per il mondo del lavoro globale. Con il supporto dei principali organismi di formazione internazionale, Diplomatici mette a disposizione degli studenti un programma di approfondimento teorico pratico, fondato sul metodo learning by doing, sui temi della geopolitica internazionale e sul funzionamento delle istituzioni europee e delle organizzazioni internazionali, con il fine di incoraggiare la cittadinanza attiva a facilitare la comprensione delle dinamiche complesse che governano il mondo. Per questo motivo l’Associazione ha deciso di mettere a disposizione degli studenti 200 borse di studio al fine di incentivare gli studenti più meritevoli al programma Change the World, di cui sono assegnatario come unico studente dell’Università della Basilicata e che si svolgerà dal 16 al 18 marzo.

 

 

D: Quali sono le porte che potrebbe aprire?

R: E’ il più prestigioso tra tutti gli eventi legati al change the world model United Nation: vi hanno preso parte più di 2000 studenti provenienti da oltre 100 paesi differenti che hanno lavorato in qualità di ambasciatori alle Nazioni Unite degli stati membri nonché in qualità di ministri e premier nelle simulazioni del G8, G20, World Bank e Fondo Monetario internazionale. L’intervento di ospiti internazionali di primissimo piano della politica e della diplomazia mondiale fanno del CWMUN di NYC il più prestigioso forum internazionale dove gli studenti possono confrontarsi con i leader di oggi, affermare le proprie idee per uno sviluppo sostenibile del pianeta fondato sui valori della democrazia e della tolleranza, e aspirare a diventare i leader del domani.

 

D: Come ti senti all’idea di lasciare l’Italia?

R: Nonostante la mia priorità sia di restare in Italia credo sia particolarmente motivante confrontarsi con le tematiche principali di geo - politica che governano la società attuale con ambasciatori e capi di governo americani nonché con colleghi provenienti da tutto il mondo per contribuire a realizzare relazioni sulla tematica cruciale delle migrazioni del vicino Oriente moderno e attuale per contribuire a preservare i diritti umani nei paesi emergenti in cui, tra l’altro, prenderanno parte diversi organi.

Di seguito l’elenco delle Commissione simulate al Change the World Model UN New York

L’Assemblea Generale 1st Committee (GA1 – DISEC)

L’Assemblea Generale 3rd Committee (GA3)

Il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC)

Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP)

Il Commissione delle Nazioni Unite sullo Status delle Donne (UNCSW)

Il Consiglio di Sicurezza (SC)

Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF)

Il Economic Commission for Africa (ECA)

Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP)

L’Historical Security Council (HSC)

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO)

 Giuseppe R. Messina

16a TAPPA DEL MILLENNIAL LAB 2030 TOUR 2018 (FONDAZIONE BRUNO VISENTINI) I MILLENIALS DELL’EINSTEIN-DE LORENZO SU: AMBIENTE E SALUTE “Attenti e protagonisti per un territorio salutare…”

“Ricerca scientifica e tecnica, conoscenza e formazione, approfondimento e informazione e cittadini protagonisti di scelte consapevoli”. Questo il leitmotiv degli interventi e del monito rivolto agli studenti dell’Einstein-De Lorenzo nella mattinata di venerdì 16 febbraio u.s. impegnati nel Progetto Millennial Lab 2030 (Fondazione Bruno Visentini).

Una mattinata carica e densa di interventi e di riflessioni da parte degli alunni e docenti presenti a sottolineare quanto la questione ambientale in Basilicata coinvolge e interessa. Uno step di successo grazie al Progetto del ML2030 Tour, che rende possibile il percorso di cittadinanza attiva attraverso una piattaforma di confronto su base territoriale locale per discutere e “crescere in un circuito che va oltre i confini nazionali”, come ha precisato da referente Coriglione.

 Tra gli ospiti presenti al workshop il presidente del Rotary Potenza Torre Guevara Luigi Armignacco con il socio fondatore, l’architetto Enzo Paolo Petruzzi. Per la Fondazione Osservatorio ambientale regionale erano presenti Pasquale Scavone, il vice-presidente delegato alla ricerca e all’università della fondazione osservatorio ambientale regionale e Severino Romano, membro del Comitato scientifico. La presidente dell’Inner Wheel Eugenia Lasorella. Il parroco di san Michele, don Mimmo Florio e un gruppo di genitori.

Sotto la lente dei millennials i domini dell’ambiente e della salute, la loro ricerca (su dati individuati da fonti ISTAT, Archivio Ministero degli interni, ISPRA, Comune di Potenza e banche date indicate dalla Luiss e dalla Fondazione Bruno Visentini) e il confronto con i rappresentanti territoriali. Protagonisti principali gli alunni della classe 3 i (indirizzo informatico) coordinati dalla referente del progetto Maria Sara Coriglione che li ha guidati nel lavoro di ricerca e approfondimento. Da supporto agli alunni anche il docente Prospero Armentano (per la lettura del testo del prof. Luciano Monti della Luiss: “Ladri di futuro”) e il consiglio di classe.

 

Sullo sfondo l’analisi della salute ambientale della Basilicata rispetto ad altre regioni italiane e rispetto agli obiettivi di Sviluppo sostenibile di Agenda 2030. Un richiamo esplicito è venuto dal Dirigente scolastico, Domenico Gravante nell’apertura dei lavori, che ha sottolineato l’impegno della Scuola e del Piano per l’educazione alla sostenibilità per contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 che si devono “concretizzare a partire dal vissuto quotidiano nelle aule e nelle rispettive case” con uno stile di sobrietà e azioni concrete per realizzare quegli obiettivi previsti entro il 2030 al fine di costruire “società eque, sostenibili e prospere”.

 

Ma qual è la situazione in Basilicata? “Diffidate da allarmismi e populismi di rete” è stato detto dai relatori. In primis dall’assessore regionale Roberto Cifarelli (attività produttive, politiche dell’impresa e innovazione tecnologica) che ha invitato gli studenti ad una attenta documentazione scientifica rispetto alla questione ambientale e ad impegnarsi a contribuire all’”impronta ecologica”. Anche da parte di Salvatore Masi (scuola ingegneria Unibas e membro del Comitato scientifico Fondazione osservatorio ambientale regionale) e della sua ricerca, un quadro abbastanza “rassicurante” della Basilicata, “regione poco inquinata” (così come l’Italia -grazie anche ad una “politica europea” sull’ambiente).

L’invito inoltre ai presenti, a “confrontarsi su ricerche scientifiche e su dati anche a livello internazionale. Valutare l’entità degli impatti e monitorare. Dare insomma alla ricerca un ruolo centrale”, così come la promozione di un dialogo “tra formazione e informazione”.

E ciò anche per quanto riguarda l’aspetto sanitario presentato da Giuseppe Montagano, dirigente del dipartimento politiche della persona e pianificazione sanitaria –regione Basilicata. “Difficile fare esemplificazioni – ha detto - in quanto si parla di una realtà complessa dove non mancano criticità”, certo è che le giovani generazioni non devono perdere di vista le proprie positività e un’attenzione di “tutela” delle risorse per un possibile futuro.

Ma non bisogna cullarsi a causa dei cambiamenti climatici e delle relative conseguenze, non sempre felici. Simona Loperte (ricercatrice imaa – CNR Potenza) ha parlato infatti, di “scelte da fare con urgenza” a partire da un “uso razionale delle risorse” e della necessità di “diventare cittadini attivi che si preoccupano del cambiamento climatico”. Educarsi insomma ad un “consumo responsabile perché – da detto – tutto ciò che accade alla terra, accade ai figli della terra”. E da parte della Loperte una serie di azioni concrete che gli alunni possono mettere in atto nel vissuto quotidiano.

 

E i protagonisti sono proprio i millennials. Costruttori dunque di una coscienza etica ed ecologica attraverso la formazione. Un percorso visibile come quello che si è consumato nella mattinata. Lo ho sottolineato, complimentandosi con gli alunni e la scuola, l’arcivescovo metropolita Salvatore Ligorio che è intervenuto con un richiamo del magistero della Chiesa sulla questione ecologica e della salvaguardia del creato. Un cambiamento ed una “ecologia integrale” che parte dal rinnovamento individuale e che si radica nel “senso da dare alla vita”, nel recupero di relazioni autentiche contro ogni forma di violenza, senza ledere la dignità del prossimo. Ma ancora: il lavoro, perché “non si può spegnere la speranza del diritto”, il dialogo per un dibattito “sincero e onesto”, come pure l’invito a recuperare l’impegno nella politica in termini di “servizio” per costruire “una casa comune”.

 

 

 

Il prossimo appuntamento è per martedì 27 febbraio, per il 3° workshop su “La crescita inclusiva. Agenza 2030”.

 

Giuseppe R. Messina

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