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FURTI A ROSSELLINO: I CITTADINI DICONO BASTA

Quello che sta avvenendo nelle ultime settimane nella zona di Rossellino è davvero inammissibile, oltre che preoccupante. Si contano, infatti, decine di furti o tentati furti avvenuti ai danni di diverse abitazioni, quasi tutte nella zona centrale o semi centrale del quartiere. I furti avvengono tutti con le stesse modalità: i malviventi si intrufolano nelle abitazioni in orario serale, con la certezza, almeno pare, che in casa non sia presente nessuno. Modalità abituali ma non uniche, poiché movimenti “strani” sono stati notati da alcuni abitanti anche in piena notte. Alcuni di essi, sentendo i cani abbaiare a lungo, sono usciti o hanno alzato le persiane e hanno notato qualcuno allontanarsi velocemente. I ladri usano, per entrare, strumenti atti a rompere porte o finestre e, una volta dentro, arraffano tutto il possibile (dai racconti delle vittime pare di capire che tralascino gli oggetti in argento, prediligendo oro e contanti) e scappano via, dileguandosi quasi nel nulla.

Non è opportuno né giusto, ovviamente, creare allarmismi tra i cittadini e nemmeno ingigantire il problema, poiché questo di certo non gioverebbe. Occorre, però, non sottovalutare quanto sta accadendo, per evitare il rischio che questa banda di ladri possa continuare ad operare indisturbata, costringendo gli abitanti a sentirsi prigionieri in casa propria. La sicurezza è un aspetto importante, fondamentale della vita di ogni cittadino, un diritto prioritario e quando viene messa in discussione diventa necessario fare qualcosa e farlo in fretta. Il problema dei furti riguarda, come raccontano i fatti, non solo la zona in questione ma gran parte della città e della periferia. Nessuna zona, purtroppo, sembra essere esente da questi atti e i cittadini sembrano essere arrivati davvero ad un livello massimo di sopportazione.

In quel di Rossellino, a dire il vero, qualche pattuglia delle forze dell’ordine effettua giri di controllo, di tanto in tanto, ma è evidente che non bastano e che, per fermare l’ondata di furti, occorrano azioni più incisive. Insomma, l’unico modo per mettere fine a questi vili atti è, evidentemente, quello di assicurare alla giustizia chi li compie, ed è chiaro che ogni azione deve essere diretta in tal senso. Gli abitanti hanno il dovere di segnalare ogni movimento strano, anomalo, anche apparentemente innocuo, poiché solo attraverso le segnalazioni gli organi competenti possono mettere insieme indizi importanti. È meglio una segnalazione in più che un dubbio non sciolto. E occorre denunciare, sempre e senza timore. Spesso si tende a credere che denunciare sia inutile poiché, in fondo, non serva a risolvere il problema. E, invece, serve eccome. Serve a tenere alta l’attenzione su quella zona, su quei fatti, ad evitare che possa succedere ancora e ad altri. Denunciare è fondamentale, sia per i furti avvenuti sia per quelli non riusciti. E poi, ovviamente, i cittadini si aspettano che le istituzioni facciano la loro parte e mettano in campo tutte le possibili azioni atte a risolvere il problema in fretta. Sono stanchi, stufi di non sentirsi sicuri, di vivere con la paura, di non essere liberi di uscire a fare una passeggiata lasciando vuota la loro casa. In zona Rossellino hanno deciso di mettere insieme un po’ di firme, per chiedere alle istituzioni maggiori controlli e un livello di attenzione ancora più alto. Vivere senza sicurezza non si può e, come noto, ogni pazienza ha un limite. E di pazienza, nelle ultime settimane, gli abitanti ne hanno avuta anche troppa.

Speriamo che la giusta e sana collaborazione tra cittadini, istituzioni ed organi competenti possa portare ad una soluzione rapida del problema e possa, soprattutto, far tornare gli abitanti a vivere in tranquillità e sicurezza.

Marco Tavassi

LUCANIA: TERRA DA RACCONTARE

Spesso noi lucani, diciamoci la verità, tendiamo a sminuire le ricchezze della nostra Terra, a guardare con sempre grande ammirazione le bellezze altrui, ponendo attenzione solo ai problemi (che pur ci sono, è ovvio) di casa nostra. Uno sguardo velato di pregiudizio, il nostro, certamente involontario ma che, è naturale, non riguarda chi invece in questa Terra ci arriva per la prima volta. Sì, spesso sono proprio loro, i “forestieri”, coloro che arrivano in Lucania per un evento o per curiosità, per lavoro o per vacanza ad aprire i nostri occhi su quanto di bello e di importante abbiamo.

È il caso di Maria Carmela Mugnano, poetessa e scrittrice di Termoli, residente a Roma. Maria Carmela è una donna dalla grande passione per la scrittura, con premi vinti in giro per l’Italia, con opere presentate in tante città e portate in scena da varie realtà. Una donna, una professionista animata dalla curiosità, dalla voglia di conoscere e di approfondire.

Maria Carmela Mugnano partecipa, nel corso del 2018, alla quarta edizione del Concorso Letterario e Artistico promosso da Gruppo Creativo Rossellino in ricordo di Tonino Santarsiero, storico collaboratore della comunità potentina. Lo fa con una poesia “Piuma d’inverno”, composizione legata al tema del Concorso, il tempo. L’opera della scrittrice termolese si classifica tra le prime cinque e, come da prassi, gli organizzatori la informano, invitandola a prendere parte alla cerimonia di premiazione ma, vista la distanza considerevole dal capoluogo lucano, le dicono anche che in caso di impossibilità potrà seguire la cerimonia in diretta Facebook e, nel caso di classificazione tra i primi tre, saranno loro a spedirle quanto vinto. La risposta della donna, però, non lascia spazio ad interpretazioni: “Ci sarò! Ho un’altra cerimonia il giorno precedente ma ci sarò. Anche perché non sono mai stata a Potenza, non conosco la città e sarà la giusta occasione per farlo”. Una determinazione che affascina e onora gli organizzatori che, felici, forniscono alla donna il contatto di qualche B&B potentino e qualche dritta su come spostarsi.

È il 29 Ottobre. La pioggia si abbatte copiosa su Potenza. Qualche ora prima della cerimonia la scrittrice si mette in contatto con gli organizzatori che, considerate anche le avverse condizioni meteo, decidono di andarla a prendere al B&B. Il breve tragitto verso Rossellino è condito da un piacevole scambio di battute, utile a conoscersi e a creare quella bella e importante empatia. Maria Carmela non è mai stata a Potenza, ci è arrivata in una giornata tipicamente autunnale, eppure appare incredibilmente affascinata e indescrivibilmente animata dalla voglia di conoscere, di approfondire. Non ha potuto girare, per via del tempo, ma lo farà, e su questo non lascia trasparire alcun dubbio. La cerimonia scivola via piacevolmente, la signora Mugnano si classifica al secondo posto della sezione poesie e, ricevuti gli umili premi in palio, torna al B&B, accompagnata da un volontario. Il saluto con gli organizzatori non è un addio ma un arrivederci, e ad un giorno nemmeno troppo lontano.

Maria Carmela Mugnano, però, ha una passione troppo forte per la conoscenza, per il sapere, e questa Terra sconosciuta l’ha affascinata e colpita. Non resiste. Non può aspettare. Chiede, si informa, si documenta, e gira. Scruta nella storia dell’origine del nome “Lucania”, sul doppio nome di questa Regione. Sale, lungo la “città verticale”, arriva in cima, in centro, e le pare quasi di toccare quel “nugolo di nubi basse” che lascia apparire su di sé la “suggestiva vista del prospiciente crinale montagnoso”. Gira le vie del centro, le viuzze intorno al Duomo, si ferma ad ammirare gli “scorci caratteristici”. Ha letto, poi, di Castelmezzano, paese a pochi chilometri da Potenza, definito da uno dei più importanti magazine  statunitensi, il “Budget travel”, il posto più bello al Mondo tra quelli sconosciuti. Vuole visitarlo, e lo fa, ci va e viene accolta da un popolo affettuoso e familiare. In breve è a suo agio, e può conoscere la storia del nome del paese, cominciare a percorrerlo, ad ammirarlo, a rimanere affascinata da storie e aneddoti, da viste mozzafiato e “dai forni fuori le abitazioni in cui la famiglia cuoceva il pane”. Le è parso, di sicuro, quasi di sentirlo, quell'odore di pane e di solidarietà.

Maria Carmela Mugnano, arrivata a Potenza per la prima volta in una piovosa giornata di fine Ottobre, non si è persa d’animo, non ha perso la sua incredibile voglia di conoscere, e tutto quello che è accaduto durante la sua visita lucana lo ha raccolto in un suo scritto “Verso la luce/Percorsi lucani”, che sarà pubblicato a breve sulla rivista con cui collabora. Uno scritto che, oltre ai pochi passi da esso dedotti e riportati in questo articolo, guiderà il lettore (anche quello che non ha mai messo piede in Lucania) attraverso il fascino di una Terra incredibilmente ricca di risorse umani e paesaggistiche. Un esempio, una testimonianza importante per tutti noi, che magari nello stesso giorno in cui la scrittrice arrivava a Potenza maledicevamo il tempo e la pioggia, che magari cerchiamo sempre lontano quella bellezza che, invece, abbiamo incredibilmente intorno a noi. Noi che, magari, non ci fermiamo nemmeno più a fissare uno dei scorci della nostra Terra e non facciamo nemmeno più caso a quei forni, a quel profumo di storia e di tradizioni che ancora emanano.

Maria Carmela Mugnano, è certo, tornerà ancora in Lucania, per le amicizie belle che ha visto nascere nella sua breve permanenza e per conoscere ancora meglio la nostra Terra, con altre bellezze e altre particolarità. A noi l’augurio di osservare la Lucania con la stessa “luce” negli occhi di Maria Carmela, per scoprirla e riscoprirla ancora.

Marco Tavassi

“DUE GEMELLE IN CERCA DI GUAI”, PRESENTATO A POTENZA IL SECONDO ROMANZO DI MARIVITA MURGESE

È stato presentato lo scorso 23 Dicembre, presso la libreria Mondadori, nel centro di Potenza, il secondo romanzo della giovane e brillante scrittrice Marivita Murgese. La presentazione è stata organizzata dall’U.C.S.I. Basilicata (Unione Cattolica Stampa Italiana) ed è stata presentata da Angela Rondanini e Paola Di Ginosa ed ha riscosso un grande successo.

 L’autrice, nata a Gravina in Puglia nel 1993, da sempre animata da un forte senso di giustizia e da un amore profondo verso la sua famiglia, ha coltivato e alimentato negli anni la sua grande passione per la scrittura. Ha pubblicato il suo primo romanzo “Attraverso le asperità, sino alle stelle, ad inizio Gennaio 2018, riscuotendo un importante successo. Nella sua prima pubblicazione Marivita narra di due ragazzi, Rita ed Edward che, pur non conoscendosi, condividono lo stesso trascorso: la perdita dei propri cari. Vicende diverse ma ugualmente dolorose che portano i protagonisti a chiudersi nel loro dolore. Ma, e qui viene fuori la grande forza dell’autrice, dal dolore non può nascere solo disperazione, e il titolo del romanzo è un chiaro riferimento alla grandezza dei valori lungo cui la brava Marivita saprà condurre il lettore, pagina dopo pagina, fino alle stelle.

Il secondo romanzo, invece, narra la storia di due gemelle, a conferma del grande senso di famiglia dell’autrice, legatissima a valori importanti e forse troppo spesso, negli ultimi anni, sottovalutati. Due gemelle, quindi, protagoniste del romanzo che, nella sua evoluzione, le vedrà confondersi agli occhi di due uomini, innamorati della stessa donna. Ma di quale delle due? E quando Hope, una delle due gemelle, scoprirà la verità, come e cosa farà per non perdere il rapporto con sua sorella? Una storia che immerge il lettore, grazie anche a tanti intensi dialoghi, in una vicenda affascinante, con evoluzioni e finale per nulla scontati.

Insomma, due romanzi che portano alla ribalta un’autrice che, giovanissima, rappresenta già un esempio e un riferimento. Non solo per la grande passione per la scrittura ma anche per l’importanza dei contenuti, dei valori, dei legami che vengono meravigliosamente fuori da ogni parola utilizzata, mai causale, mai banale, mai scontata.

Il grande successo delle presentazioni lucane dei romanzi, prima a Matera e poi a Potenza, sarà certamente solo l’inizio di una lunga e belle carriera per un’autrice che merita di essere conosciuta e letta.

Marco Tavassi

DOMENICA 30 DICEMBRE, PARROCCHIA S. FAMIGLIA IN FESTA: LE INIZIATIVE

Domenica 30 Dicembre si celebra la festa della Santa Famiglia di Nazareth, guida e riferimento per tutte le famiglie che ad essa si affidano.

La Parrocchia potentina intitolata alla Santa Famiglia di Nazareth si trova a Rossellino, a due passi dalla città, e avrà modo quest'anno di sentire e di celebrare in maniera particolare la ricorrenza. La comunità è, infatti, abbastanza giovane, avendo mosso i primi passi "solo" nel 1994. Prima di allora, nella zona oggi fiorente di abitazioni e di senso di comunità, non vi erano che poche case isolate. Fu l'attuale parroco don Antonio Nolè a farsi piacevolmente carico della richiesta dell'allora Vescovo Appignanesi e degli abitanti di diventare comunità a tutti gli effetti. La Chiesa, quella che oggi accoglie le celebrazioni e le attività parrocchiali, arrivò solo sei anni dopo, nel 2000. 

Ebbene, quella di quest'anno sarà una ricorrenza speciale per la giovane parrocchia potentina, giunta alla soglia dei suoi 25 anni di età. Un traguardo importante e che sarà celebrato, nel corso del 2019, da varie iniziative, aperte ed inaugurate proprio dalla giornata del 30.

Le iniziative prenderanno forma già a partire dal 28 Dicembre, con il Presepe Vivente portato in scena, in Chiesa, dal meraviglioso gruppo degli "Amici di Gesù". Sarà bello e suggestivo vedere bambini e ragazzi entrare nella parte dei protagonisti della natività e farla rivivere a tutti i presenti. Si continua, poi, il 29, con lo spettacolo teatrale della Compagnia Teatrale "La Risata", alle ore 20:30, presso il Salone Parrocchiale Carmine Paternoster. Lo spettacolo, dall'emblematico titolo "Risate di Natale", vedrà impegnati gli attori nel potare in scena tanti simpatici e divertentissimi sketch.

Il 30, giorno della Festa della Santa Famiglia, nel corso della Santa Messa delle 11:30, ci sarà il solenne rinnovo delle promesse matrimoniali. Tutti gli sposi, della comunità ma anche di altre zone della città, sono invitati a rinnovare le loro promesse e a visitare la chiesa, nel giorno della sua festa. Nel pomeriggio, alle ore 18:00, nel salone Parrocchiale Carmine Paternoster, si terrà la manifestazione "IN...CANTO PER TE, SALVATORE", il Secondo Festival Musicale dedicato al ricordo e alla memoria di Salvatore Capece, storico collaboratore della comunità venuto purtroppo a mancare l'estate del 2015. Una serata di festa, con ingresso gratuito, in cui giovani e meno giovani si diletteranno con la più grande passione di Salvatore, la musica. Ospiti della serata saranno "I 3 Mendi", spettacolare gruppo musicale della nostra città. Non mancheranno le sorprese e nemmeno un gustoso buffet finale. 

Giornate di festa per la giovane comunità potentina che, umilmente ma con tanto entusiasmo, si appresta a vivere appieno e nella gioia i "compleanni" che la attendono.

Marco Tavassi

SVEZIA: IL PAESE IN CUI IL FUMO È MESSO AL BANDO

È di pochi giorni fa la notizia che in Svezia è stata approvata la legge che prevede il divieto, a partire dal primo Luglio 2019, di fumare anche nei parchi gioco, nelle banchine dei treni e nei ristoranti all’aperto. Anche, poiché nel Paese scandinavo è già vietato fumare nei bar e nei ristoranti e, in buona sostanza, accendersi una sigaretta è consentito solo nelle aree fumatori, predisposte nei luoghi di lavoro e in quelli pubblici.

Ma perché la Svezia ce l’ha così tanto con i fumatori? In realtà il governo del Paese, che ha il chiaro obiettivo di diventare il primo ad essere completamente libero dal fumo entro il 2025, ha a cuore la salute dei fumatori, dei non fumatori e dell’ambiente più di quanto si possa immaginare.

Grazie a questi provvedimenti, avviati già quasi 15 anni, nel Paese a fumare abitualmente è solo l’11 per cento della popolazione, mentre il 10 per cento fuma solo occasionalmente. Una percentuale molto bassa, frutto anche delle misure adottate per “scoraggiare al fumo”. Non una lotta contro i fumatori, quindi, ma una battaglia in loro favore. Eh sì perché, a fare due conti, tutti quelli che in Svezia hanno smesso di fumare perché “qui non si poteva più e lì nemmeno”, ci hanno sicuramente guadagnato in salute e in soldoni, calcolando il risparmio ottenuto dal mancato acquisto di svariati pacchetti all’anno. Ci hanno guadagnato i non fumatori, non più costretti a respirarsi la sigaretta di turno correndo al parco, aspettando il treno o anche solo facendo un aperitivo davanti al bar. Ci ha guadagnato l’ambiente, con centinaia di migliaia di pacchetti e cicche in meno nel ciclo dei rifiuti (proprio poco tempo fa, in Italia, si è parlato del problema delle cicche di sigaretta gettate ovunque e dannosissime per l’ambiente). E ci ha guadagnato anche lo Stato, non più “costretto” ad impiegare risorse (anche se da quelle parti la Sanità funziona diversamente rispetto alle nostre) per la cura delle malattie derivanti dal fumo e per la raccolta dei rifiuti da esso derivanti.

Insomma, in Svezia una quindicina di anni fa hanno cominciato a pensare che, forse, dovevano dare una mano alla naturale evoluzione dell’uomo che, certamente, tra qualche decennio avrà definitivamente accantonato il vizio del fumo. Ci hanno messo impegno, determinazione, si sono presi critiche e proteste, ma alla fine i risultati sono arrivati. In Italia, dove lo Stato ha il monopolio delle sigarette ma spende, di sicuro, più quanto guadagna per le conseguenze da esse causate, non sarebbe forse ora di intraprendere la stessa strada?

Marco Tavassi

TOMBOLATA SOLIDALE ANGSA BASILICATA

Si terrà giovedì 13 Dicembre, alle ore 18:00, presso la sede del CSV Basilicata, in via Sicilia 10, la TOMBOLATA SOLIDALE organizzata dall'ANGSA BASILICATA. Angsa Basilicata è una sezione regionale dell'Associazione Nazionale, costituitasi in Italia nel 1985. Angsa si occupa di autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo ed è presente in quasi tutte le regioni. L'associazione è impegnata a promuovere l'educazione specializzata, l'assistenza sanitaria e sociale, la ricerca scientifica, la formazione degli operatori e la tutela dei diritti civili.

L'obiettivo per il quale la sezione lucana di Angsa lavora con impegno e passione è quello di realizzare progetti utili ed efficaci nell'ambito scolastico, sportivo, musicale, teatrale, favorendo una maggiore inclusione. Com'è facile immaginare, per questi progetti è necessario essere supportati da figure professionali con delle specifiche competenze nell'ambito delle tecniche cognitivo-comportamentali, che aiutino le famiglie ad affrontare e gestire le più piccole azioni quotidiane e ad incrementare le autonomie personali e sociali dei bambini/ragazzi. 

Un lavoro non semplice che, nel corso degli anni, ha portato tanti frutti e tanti passi in avanti. Ma, naturalmente, tanti sono i passi ancora da fare, anche perché spesso istituzioni e società non remano nella stessa direzione e, di conseguenza, la strada diventa più impervia e difficile. Il sostegno che tutti noi possiamo dare ad una causa così importante è semplice ma importantissimo. La TOMBOLATA SOLIDALE del 13 Dicembre sarà l'occasione per essere vicini, concretamente, a chi ogni giorno fa tanto e mette in campo sforzi inimmaginabili, non solo per essere mamma, papà, sorella, fratello di bambini e ragazzi autistici ma anche per fare in modo che il loro oggi e il loro domani possa essere migliore. Un'occasione bella per trascorrere una serata piacevole, allietata dall'Associazione Gente Allegra Gruppo Clown e tutta da vivere. Stare insieme, divertirsi e, nel tempo stesso, concorrere per una causa lodevole e assai importante. 

Marco Tavassi

AVVENTO, C'È UN PO' DI SPAZIO PER LUI?

Oggi, 2 Dicembre, si celebra la prima domenica di Avvento, periodo forte dell'Anno Liturgico che, in un modo o nell'altro, tocca tutti i fedeli. Avvento, ovvero "venuta", per indicare l'arrivo imminente del Signore nelle nostre vite. Un arrivo avvenuto più di 2000 anni fa eppure estremamente attuale, poiché cruciale per l'esistenza di ogni credente. Una venuta importante che, ogni anno, richiede un tempo che la precede, dedicato ad essa e vissuto in funzione di essa. Un tempo di attesa, quindi, e di preparazione. Ma come si vive l'attesa della venuta di Gesù? Cosa si può fare, concretamente, per essere davvero pronti alla venuta di Cristo? «È un tempo per riconoscere i vuoti da colmare nella nostra vita, per spianare le asperità dell’orgoglio e fare spazio a Gesù che viene». Le parole di Papa Francesco sono emblema della necessità di vivere questo periodo innanzitutto analizzando noi stessi, le nostre debolezze, i nostri vuoti. Per "fare spazio a Gesù che viene". Questa, forse, la frase su cui dovremmo concentrare maggiormente le nostre riflessioni. Fare spazio a Gesù, riservargli un angolo, un posto, un luogo dentro di noi, nella nostra vita, nel nostro quotidiano. Sembra facile, quasi scontato, eppure...

Quando si avvicina il periodo di Natale sale, in maniera quasi automatica, la nostra attesa. Ma, a dirla tutta, da quale attesa siamo invasi? Quali sono i pensieri legati al Natale che, per primi, si fanno spazio nella nostra testa e nel nostro cuore? I regali da fare, le serate da organizzare, gli eventi, le rimpatriate, le compere varie per poter soddisfare ogni tipo di richiesta e per poter adempiere ad ogni tipo di "dovere". Gli addobbi, poi, con le luci da mettere, magari prima che le mettano i vicini di casa, o magari quelle nuove, o magari diverse dallo scorso anno. E poi l'albero, che sia bello, magari più alto dell'anno scorso, magari vero, con tante palline sopra. E poi, ah sì, il Presepe. C'è anche il Presepe, nel rispetto della tradizione. Tutto deve essere pronto per l'8 Dicembre, in fondo pure il menù della Vigilia, gli invitati, i regali, tutto. E quando tutto è pronto che si fa? Ci si mette in attesa. Ma l'attesa è condita, inevitabilmente, da odore di fritto, da ultimi acquisti, da quel regalo da fare sfuggito, dalle file interminabili nei supermercati, con la tredicesima che vola via in un baleno, per chi ha la fortuna di averla. I giorni passano, anzi, volano, e in men che non si dica ci si ritrova al 24 a sera, con le tavole imbandite, con gli alberi che brillano di tante luci, il Presepe pure. Le famiglie, quelle fortunate a non essere segnate da dissidi e divisioni, si riuniscono intorno al tavolo per una serata in armonia, in allegria, con del buon cibo e tanti bei regali da scambiarsi a mezzanotte. Poi, magari, si troverà il tempo per fare qualche critica alla suocera che mi ha guardato in cagnesco, al cognato che non mi ha passato l'olio, alla nuora che è venuta vestita meglio di me per farsi vedere. Non importa. L'ora tanto attesa arriva. Ben quattro domeniche sono state dedicate all'attesa di questo momento, più di 20 giorni per potersi preparare appieno ed essere pronti. È mezzanotte, non una qualsiasi, non una come tutte le altre. È la mezzanotte che ci ricorda che Gesù c'è, è in mezzo a noi, non è mai andato via, non ci ha mai abbandonato. Una mezzanotte importante, cruciale, determinante e noi la onoriamo così, con un brindisi affettuoso, mandando il più piccolo tra noi a mettere il Bambino nel Presepe e magari andando poi a Messa, quella di mezzanotte, con un po' di cibo a fare inevitabilmente su e giù e ad indurre gli occhi a chiudersi. Ma fa niente. L'oretta della Messa passa, gli auguri con i vicini di banco e i conoscenti pure e si ritorna a casa, consapevoli che "ormai è passato un altro Natale". C'è il giorno dopo, certo, ma serve, in fondo, solo per gustare ancora buon cibo e farsi una tombolata con i parenti. E magari per aprire i regali che non siamo riusciti a scartare la sera prima. E poi via, con la mente dritti al 31 a sera. 

Un'attesa lunga, sicuramente portatrice di tanti bei momenti ma... davvero sufficiente alla venuta di Cristo? Forse, scendendo a fondo delle parole di Papa Francesco, il tempo di attesa ci è fornito e ci viene ogni anno sottolineato proprio per permetterci di fare davvero spazio a Gesù che arriva. Di farci trovare pronti, non intenti a fare altro, a pensare ad altro, non con le porte del cuore chiuse. Forse potrebbe essere un tempo per risanare rancori con i nostri familiari, con un vecchio amico che abbiamo allontanato. Potrebbe essere il tempo per la conversione dei nostri atteggiamenti sbagliati nei confronti del prossimo, dell'altro. Il tempo dell'Amore da dare e da diffondere perché, in fondo, Gesù che arriva ha bisogno più di trovare amore che una tavola imbandita. Tanti giorni per prepararci alla venuta per noi più importante, senza tralasciare l'aspetto materialmente festoso ma dando precedenza allo spazio pronto per "Lui". Per quello che ha fatto per noi, in fondo, è il minimo che possiamo fare e, trascurando Lui, rischieremmo di fare la festa senza il festeggiato.

Marco Tavassi

UN HASTAG NON BASTERA’

Una giornata contro la violenza non dovrebbe esistere, non dovrebbe essere necessaria, non dovrebbe essere indispensabile. Non dovrebbe esserci motivo di istituirla, perché la violenza stessa, dopo anni di evoluzione, non dovrebbe esistere. E invece… Chissà cosa penserebbero, oggi, scienziati ed esperti di evoluzione umana nell'apprendere che molti “uomini” se la prendono con le donne, nel leggere i numeri spaventosi delle violenze perpetuate contro chi è più debole, delle manie di superiorità di chi si sente importante dando uno schiaffo, fisico o morale, ad una donna. Chissà in quale fase evolutiva ci collocherebbero e chissà se, forse, non ripenserebbero seriamente a quale sia, tra l’umano e l’animale, quello con maggiore sentimento e maggiore intelletto.

Oggi è la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Una giornata dedicata al tema, per sensibilizzare, per far riflettere, per educare. Una giornata posta ad un mese esatto dal Natale, forse non un caso. Di sicuro non è casuale la lontananza dal Carnevale, perché questo tema ha bisogno di poche chiacchiere e di tanti fatti. Non basta un giorno, non può bastare, e questo è naturale e risaputo. Vale per tutte le ricorrenze, per tutte le celebrazioni, per tutte le giornate dedicate. Serve, però, a ricordare che il problema esiste, è grande, è grave. Serve a far capire alle donne che non sono sole, che non devono temere le mani né la voce di finti uomini. Non è facile, è vero, e i dati ce lo ricordano con una precisione che terrorizza. Troppi i casi di violenza sulle donne, troppo poche le denunce e, spesso, senza esito.

Serve cambiare la rotta. Ma… come? Un hastag non può bastare, è ovvio, una foto nemmeno, una frase neppure. Non possono bastare tutte le parole che oggi si diranno e si scriveranno, a partire da queste che stanno prendendo forma adesso. In questa giornata universalmente dedicata al tema tutti, ma proprio tutti, sembrano essere legati ad esso, tutti scrivono un pensiero, una dedica, condividono con amici e conoscenti un’immagine, magari impostandola come storia simbolo della propria giornata e della propria sensibilità. Proprio tutti. Ma, allora, se tutti sono così legati al tema, chi è che commette violenza sulle donne? E cosa accadrà domani e da domani? Non è che, in fondo, tra i tanti che oggi inviano immagini per sensibilizzare al tema, ci sono anche quelli che un piatto a casa non lo lavano manco a pregarli? Quelli che l’ultima volta che hanno regalato un fiore alla loro donna risale ai tempi delle elementari? Quelli che, se devono affrontare un discorso serio, affermano che è meglio tenerne fuori le donne? Quelli che, quando sono in macchina e vedono una donna a piedi che cammina o magari aspetta il bus cominciano a suonare il clacson, abbassano il finestrino e pronunciano frasi irripetibili? O magari quelli che, quando cala il buio, non esitano a “usare” le donne sfruttate della propria città per i loro puerili bisogni? Non è che tra i tanti volti “segnati” di rosso di oggi ci sono anche quelli che, ogni mattina, si scambiano sui vari gruppi WhatasApp immagini di donne in costumi succinti o, peggio, senza costumi, con tanto di commenti a più non posso? Perché, insomma, la violenza ha tante forme, e per debellarla non possiamo trascurarne neanche una. Servirebbe, quindi, formare le menti anche di molti uomini che non alzano le mani ma che di rispettoso nei confronti delle donne di famiglia e in genere hanno davvero poco. Nemmeno le donne devono trascurare il problema, mantenendo alta la testa, senza farsi trascinare in vicoli bui e senza il timore di denunciare situazioni di violenza, di qualsiasi tipo.

Serve avere leggi più severe, pene più certe, provvedimenti che non si limitino al quasi ridicolo “divieto di avvicinamento” che davvero poco ha di sicuro per chi denuncia. E, poi, un processo di evoluzione vera e concreta non può che partire dai giovani, dalle scuole, dagli Oratori, dai luoghi di aggregazione. Forse si parla troppo poco del problema, del tema, della questione, e questo è grave perché nelle aule delle scuole siedono oggi gli uomini di domani e solo formando loro potremo, tra qualche anno, fare a meno di questa giornata, perché la violenza non esisterà più. Un hastag non basterà.

Marco Tavassi

"SECONDO FESTIVAL MUSICALE SALVATORE CAPECE", LA MUSICA CHE VINCE LA MORTE

Le note di una canzone possono arrivare fino al Cielo, superare ogni limite, ogni confine, ogni ostacolo. Perché la musica va oltre, supera tutto, anche la fine, anche la morte. Non esiste morte per la musica, capace di librarsi nell'aria al di là di ogni tempo. Salvatore Capece, amorevole collaboratore della parrocchia Santa Famiglia di Nazareth a Rossellino e conosciuto in gran parte della città, era uno che la musica ce l'aveva nel sangue, la sentiva scorrere nelle vene e la amava a tal punto da non lasciarla mai. Parte integrante del coro della Parrocchia, per anni ha innalzato al sua voce al Cielo nel corso delle celebrazioni. Lo ha fatto sempre, anche quando la malattia lo debilitava nel fisico e nella forza. Lui non si fermava e quella voce gli usciva fuori in maniera incredibile, decisa e forte come sempre. Ecco, la potenza bella e appassionata della musica, legata indissolubilmente al cuore di un uomo che ha dedicato la sua vita agli altri, che per anni ha accompagnato i bambini a scuola con il suo scuolabus e per ognuno di essi è diventato come un papà, uno zio, un amico sincero e simpatico in ogni occasione. Salvatore era il rifugio per tanti parrocchiani e per molti che lo conoscevano e trovavano in lui quella leggerezza che, purtroppo, manca sempre più alla nostra società. Quella bella, quella preziosa, quella capace di farti prendere la vita con serenità e Fede. Il suo rifugio, invece, oltre che la bella famiglia, non poteva che essere la musica, tutta, anche quella delle campane della domenica che, telefono alla mano, faceva ascoltare al suo piccolo e amato nipote Simone. Salvatore se ne è andato, per colpa di un male che ha creduto di aver vinto, scalfendo il corpo. Ma laddove regna l'amore il male non può vincere, mai. 

E così, quando la comunità, insieme con la famiglia, si è trovata a dover decidere in che modo ricordare Salvatore, la risposta non poteva che essere una e una soltanto: la musica. 

Il segno della sua presenza costante è stato chiaro già lì, lo scorso anno, con il Primo Festival Musicale Salvatore Capece che ha certificato il ritorno in comunità di una kermesse musicale che per vari anni, in passato, si era svolta e che, purtroppo, non si svolgeva più. Con Salvatore e per Salvatore è tornata la kermesse, sono tornati a cantare i giovani di un tempo, con qualche capello bianco in più, e hanno cominciato a cantare i giovani di oggi, quelli animati dalla passione per la musica, quelli che magari hanno preso lo scuolabus guidato da Salvatore e poi si sono ritrovati a cantare e a suonare per lui. Bella è stata la partecipazione lo scorso anno, ma le iniziative legate a chi resta sempre tra la gente che ha amato non possono finire e non possono esaurirsi, mai. 

Resteranno aperte fino al prossimo 30 Novembre le iscrizioni per il "Secondo Festival Musicale Salvatore Capece". L'iscrizione è gratuita e aperta a tutti, ci si può iscrivere per cantare o suonare e per farlo basta inviare una mail all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. con il brano scelto, l'eventuale base e l'eventuale testo. Il bando completo è visionabile e scaricabile sul sito del Gruppo Creativo Rossellino (www.gruppocreativorossellino.altervista.org) che, in collaborazione con la Parrocchia, è umile promotore dell'iniziativa. Il Festival si terrà, con ogni probabilità, il 30 Dicembre prossimo. 

Ed anche questo è un segno importante della presenza di Salvatore. Il 30 Dicembre si celebra la festa della Santa Famiglia di Nazareth, protettrice dei quartiere e della comunità di Rossellino. Non solo. Con il nuovo anno ci saranno, in quartiere, una serie di ricorrenze importanti, e sarà proprio il Festival Musicale ad aprirle e ad inaugurarle.

La musica, quella bella, quella che Salvatore amava, è in grado di superare tutto, anche la morte.

Marco Tavassi

 

SECONDA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI: “QUESTO POVERO GRIDA”

“Una giornata mondiale dei poveri? Ma che idea è mai questa? Cosa avranno i poveri da festeggiare o celebrare?”. Frequente fu questa domanda quando, un anno fa, si tenne la Prima Giornata Mondiale dei Poveri, voluta fortemente da papa Francesco, e non perché per un bisognoso ci fosse qualcosa da festeggiare e nemmeno perché bastava istituire una giornata a lui dedicata per risolvere il problema. L’obiettivo del Papa, da sempre vicino con i fatti agli ultimi, era ed è quello di stimolare processi che mettano al centro i bisogni di chi è meno fortunato, sempre e con azioni concrete. Una carità che possa essere e diventare coinvolgente, totale, non più limitata al solo “pacco” di alimenti, evidentemente non più sufficiente nella realtà storica in cui ci troviamo. Un’epoca complessa e quasi certamente cruciale, come testimoniano i dati snocciolati dalla Caritas Diocesana lo scorso 16 Novembre.

Dati che inducono alla riflessione e che potrebbero, almeno a primo impatto, spaventare e sconvolgere. Aumentano le richieste tra i più giovani, con un preoccupante 10 per cento nella fascia di età compresa tra i 24 e i 35 anni, e si definisce anche chiaramente come, spesso, mancanza di cultura e abbandono scolastico siano collegati ad una condizione di povertà che rischia di diventare quasi ereditaria. Tanti gli assistiti nella fascia di età dai 55 anni a salire, vittime della crisi che li ha privati del lavoro e di politiche che non gli consentono l’accesso alla pensione. Sale il numero degli assistiti maschi, generalmente più restii e forse più erroneamente orgogliosi ma, negli ultimi tempi, più propensi a chiedere aiuto. Emblematico il dato di chi, pur lavorando, viene assistito dai centri Caritas, a dimostrazione delle condizioni di lavoro spesso indecenti in cui al giorno d’oggi sono costretti in tanti. E l’alimentazione, poi, con un collegamento preoccupante tra una situazione di bisogno e malattie cardiovascolari e di altro tipo, segno evidente che un mangiare “alla meglio” produce danni seri e, spesso, irreparabili. Ecco, il “pacco” non basta più. Serve a noi, per sentirci un po’ meglio di fronte a chi chiede aiuto, ma non può bastare più, o forse non è mai bastato.

Una giornata mondiale dedicata ai poveri ci invita a riflettere su tutto quanto si possa fare per assistere, nel senso più completo e amorevole del termine, chi vive una condizione di povertà di ogni tipo. È povero chi non ha nulla, chi è solo, chi è ammalato, chi è arrabbiato col Mondo intero. È povero chiunque bussa alla nostra porta e deve trovare umani, prima ancora che cristiani, disposti ad aprire. Le risposte, gli interventi, i numeri elencati da Caritas parlano anche di questo. Tanti gli interventi messi in campo attraverso i centri di ascolto nati e sviluppatosi in tante realtà, tanti i sostegni al reddito, tante le misure adottate per non lasciare solo e indietro nessuno. Spesso in molti si chiedono a cosa serva quel 5 x 100 alla Chiesa Cattolica e dove vada a finire. Va a finire anche qui, nell'assistenza diretta e concreta a chi ha bisogno e vive momenti tremendamente difficili. E deve trovare umani disposti ad aprire le porte e le braccia. Senza mai giudicare, senza mai selezionare, senza mai puntare il dito, come ha giustamente e fortemente ricordato Monsignor Ligorio in occasione della presentazione dei dati Caritas. Perché Gesù ci ha insegnato a non lasciar fuori nessuno, ad accogliere tutti e a metterci al servizio di chiunque. Un periodo storico cruciale e importante, in cui non possiamo rimanere indifferenti e nemmeno sordi alle parole del Papa, a quelle del nostro Vescovo e alle azioni concrete che Caritas ha messo e mette in campo per guidare tutti gli operatori e tutti gli uomini di buona volontà a tenere fisso lo sguardo sul prossimo. “Questo povero grida e il Signore lo ascolta”. Oggi più che mai le sembianze del Signore che ascolta possono e devono essere quelle di ognuno di noi.

Marco Tavassi

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