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Il Coniglio sulla Luna: Il Miti del Cielo – parte prima

In evidenza Il Coniglio sulla Luna: Il Miti del Cielo – parte prima

Un tempo, quando gli uomini e le donne osservavano il cielo con animo più puro, si trovavano a scorgere nelle notti stellate le forme più fantasiose. Collegando con linee immaginarie quegli affascinanti puntini luminosi, disegnarono quelle figure fantasiose che oggi noi chiamiamo costellazioni.

Nessun popolo è sfuggito al fascino immaginifico di questo gioco e molti sono oggi i miti legati alle stelle del cielo.

Le costellazioni che oggi gli astronomi riconoscono ufficialmente nel cielo sono 88. Parte di queste costellazioni sono note come costellazioni zodiacali.

A causa del moto di rivoluzione della Terra, ogni giorno il Sole si sposta apparentemente tra le stelle descrivendo in un anno sulla volta celeste un cerchio massimo, chiamato eclittica.

Durante il suo moto apparente il Sole percorre le 12 costellazioni dello Zodiaco più una tredicesima, sconosciuta ai più, Ofiuco, che non è stata mai inserita ufficialmente nello Zodiaco.

In pratica, in diversi periodi dell’anno, si nascondono dietro al Sole costellazioni diverse, rappresentate per lo più con figure di animali. Lo stesso termine “Zodiaco”, che significa “fascia degli animali”, ha una etimologia derivante dal greco greco ζῳδιακός, “zōdiakòs”, parola a sua volta composta da ζῷον, zòon, “animale, essere vivente” e ὁδός, hodòs, “strada, percorso”.

Osservando i periodi dell’anno in cui queste costellazioni si trovano dietro al Sole, ci si accorge che esse non hanno nulla a che vedere con i periodi dell’anno che comunemente l’astrologia assegna alle diverse costellazioni. Come se non bastasse, l’astrologia tiene conto soltanto di 12 costellazioni zodiacali dimenticando la costellazione dell’Ofiuco o Serpentario, che se ne sta dietro al Sole dal 29 novembre al 18 dicembre.

Gli straordinari interpreti dello spettacolo celeste in realtà non sono solamente le stelle. Anche i pianeti e la Luna fanno parte dello scenario, senza dimenticare oggetti ancora più affascinanti e misteriosi come le comete e le meteore.

La Luna, dopo il Sole, è certamente l’oggetto più facilmente osservabile e mitizzato. Il nostro satellite naturale è l’unico astro del quale riusciamo a distinguere a occhio nudo differenze e particolari della superficie perennemente rivolta verso la Terra. Proprio per questa essa fu adorata come una dea da molti popoli antichi. Per i Babilonesi era Sin, per i Greci era Selene, per gli Egiziani era Thot.

Esiste una leggenda nota in diverse culture che lega la Luna alla figura di un coniglio: un fenomeno di paraeidolia, (una sorta di illusione ottica che permette di scorgere figure note o familiari in paesaggi disordinati), molto diffuso in Asia (ma non in Occidente) per cui è possibile vedere, negli avvallamenti della faccia illuminata della Luna piena, la figura di un coniglio seduto sulle zampe posteriori a fianco di un pestello da cucina.

Secondo una Śaśajâtaka, leggenda Buddhista a intenti moralistici (in realtà una vera e propria favola, per gli standard occidentali) si narra di quattro amici animali, una scimmia, una lontra, uno sciacallo ed un coniglio che, nel giorno sacro buddista di Uposatha (dedicato alla carità e alla meditazione) decisero di cimentarsi in opere di bene. Avendo incontrato un anziano viandante, sfinito dalla fame, i quattro si diedero da fare per procurargli del cibo; la scimmia, grazie alla sua agilità, riuscì ad arrampicarsi sugli alberi per cogliere della frutta; la lontra pescò del pesce e lo sciacallo, sbagliando, giunse a rubare cibo da una casa incustodita.

Il nostro coniglio invece, privo di particolari abilità, non riuscì a procurare altro che dell'erba. Triste ma determinato ad offrire comunque qualcosa al vecchio, il piccolo animale si gettò allora nel fuoco, donando le sue stesse carni al povero mendicante. Questi, tuttavia, si rivelò essere la divinità induista Śakra e, commosso dall'eroica virtù del coniglio, disegnò la sua immagine sulla superficie della Luna, perché fosse ricordata da tutti.

La leggenda, il cui intento è celebrare le qualità buddiste del sacrificio e della carità portata avanti ad ogni costo, è ben nota in Cina e in Giappone, ed è conosciuta anche in versioni diverse: una di esse, popolare in Cina, vuole che sia stata la divinità lunare Chang'e a salvare la coraggiosa bestiola dalle fiamme e a portarla con sé sulla Luna. Il coniglio diventò così un compagno della divinità Chang'e, per la quale è incaricato di produrre l'elisir di lunga vita pestandone i componenti nel suo mortaio. In altre varianti cambia il numero e la specie dei compagni del coniglio, che vengono riferiti come una scimmia ed una volpe nella raccolta giapponese Konjaku Monogatarishū, scritta durante il Periodo Heian e che colleziona antiche storie indiane, cinesi o giapponesi, o una volpe e un orso in altre versioni.

Secondo una leggenda cinese invece, il coniglio si sacrificò lanciandosi tra le fiamme, per offrire nutrimento ad un bramino, nei panni del quale si era tramutato il Buddha. La pia creatura amava a tal punto gli altri esseri viventi, che prima di darsi la morte tolse gli insetti che affollavano la sua pelliccia. Quando Buddha riprese le sue sembianze lodò infinitamente il devoto coniglio e lo mandò ad adornare la Luna per l’eternità.

Ultima modifica ilGiovedì, 10 Settembre 2015 13:22
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