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CONFCOMMERCIO: A POTENZA SCOMPARSE 113 ATTIVITA' COMMERCIALI IN OTTO ANNI

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La città di Potenza tra il 2008 e il 2015 ha perso 113 attività commerciali (ditte individuali o familiari, piccole aziende) pari al 9,4% delle iscrizioni alla Cciaa, di cui 94 attività di vendita al dettaglio con sede fissa (il 21,8% in meno del totale). E’ il dato che emerge da  un'analisi effettuata dall'Ufficio Studi di Confcommercio sulla situazione del commercio in 39 città medio-grandi italiane. Due i dati più significativi: il capoluogo di regione, subito dopo Trieste, è la città che registra la più alta percentuale di chiusure con una tendenza che si è aggravata negli ultimi anni nel centro storico; la densità commerciale di Potenza, pari a 82,8 abitanti per negozio, è molto vicina alla media del campione di 39 città (89,2), superiore a molte città sia del Sud che del Centro (tra cui Bari, Siena, Salerno, Firenze), a conferma che – commenta Confcommercio Imprese Italia Potenza – la “vocazione commerciale e di servizi” del capoluogo lucano regge nonostante la crisi.

Con il rapporto aggiornato non ci limitiamo  a contare gli esercizi commerciali che hanno chiuso e che solo grazie al turn-over segnano un dato meno negativo ma – afferma Fausto De Mare, presidente Confcommercio Potenza – ci sforziamo a comprendere  i cambiamenti intervenuti, anche per neutralizzare eventuali patologie e ad orientare il commercio e le Amministrazioni comunali (cioè il Paese) a una maggiore e migliore progettualità per utilizzare di più e meglio i fondi della Programmazione europea 2014-2020. In proposito l’iniziativa promossa a livello nazionale da Confcommercio di intesa con il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, l’Anci e l’ Unioncamere che hanno sottoscritto un “Patto per le città” consapevoli della necessità di avviare un percorso di collaborazione che aiuti a superare la grave crisi che caratterizza la questione urbana italiana nel suo complesso – aggiunge De Mare – ci ha visti l’estate scorsa a Potenza precursori attraverso quello che abbiamo definito il “Patto di piazza Prefettura”. Si è trattato – precisa – di una prima intesa tra Confcommercio, Amministrazione Comunale De Luca, Camera di Commercio di Potenza, Bcc (Banca Credito Cooperativo) Laurenzana e Nova Siri, in occasione dell’evento da noi promosso “Moda e Sapori sotto le stelle”, per rilanciare il centro storico e le funzioni di commercio e servizi del capoluogo. Un’intesa che intende richiamare ciascuno alle proprie responsabilità e al proprio contributo, come quello importante che può venire dal credito, e che adesso si va specificando attraverso la strategia e le proposte di carattere nazionale da “calare” nella nostra realtà cittadina e regionale. Il dato di partenza che ci accomuna a tante città medio-grandi è che la tendenza insediativa in atto continua a vedere la creazione di quartieri monofunzionali al limitare dei centri urbani. L’idea stessa di città viene messa in discussione e i centri storici continuano a perdere vitalità, generando desertificazioni di significativa gravità. Per noi invece – continua De Mare - centri storici e periferie urbane costituiscono i luoghi ove le attività s’insediano, operano e possono prosperare, fornendo alle comunità che li abitano sistemi di servizi di prossimità articolati e complessi. Il loro assetto, il loro funzionamento, la loro qualità rappresenta un tutt’uno indissolubile e vitale tra attività economiche, contesti sociali e contesti urbanizzati. La questione richiede nuove strategie di governo del territorio che sappiano porre soluzione al progressivo fenomeno di perdita di popolazione e di attività economiche, valorizzando soluzioni di aggregazioni/reti di impresa per affrontare approcci integrati e intersettoriali tra commercio, turismo e cultura.

Con “Moda e Sapori sotto le stelle” abbiamo voluto dare un “segnale” di utilizzo della piazza principale, cuore del centro storico che ha tutte le condizioni per tornare a “pulsare”, pensando a luogo di intrattenimento, i cui fruitori siano city user al pari dei residenti e in cui alle funzioni commerciali e di servizio si affianchino eventi culturali, di spettacolo, di gastronomia e moda. Nonostante le difficoltà di fruizione il “bisogno di piazza” o di spazi di socialità rimane alto soprattutto nelle fasce deboli: gli anziani, ad esempio, secondo il nostro studio, affermano di incontrarsi principalmente nelle piazze (27,5%) e nei bar (27,1%). Agli spazi pubblici viene affidato un ruolo decisivo nella promozione dell’offerta culturale di una città (20%) e nel recupero di forme di vita comunitaria (luogo di incontro per immigrati, aperitivi nelle piazze e nei parchi, movida giovanile, sagre, mercatini, ecc.) le quali si muovono nella direzione del recupero della relazionalità minuta (l’81,6% degli italiani ha rapporti frequenti e soddisfacenti con i propri vicini), della riappropriazione degli spazi (il 33% degli italiani dichiara di coltivare le proprie relazioni in luoghi pubblici) e del radicamento territoriale (il 47% degli italiani non lascerebbe la città in cui vive). Riteniamo – continua De Mare – che una delle risposte al fenomeno di abbandono dello spazio pubblico è l’iniziativa dei cosiddetti “centri commerciali naturali”. Il nuovo format prevede un insieme organico e integrato di iniziative tese alla riqualificazione degli spazi urbani del commercio e dei servizi e alla loro rivitalizzazione economica, attraverso sinergie tra operatori economici e istituzioni capaci di contrastare i fenomeni di desertificazione urbana. L’attenzione agli spazi centrali tuttavia non basta: la quasi totalità del costruito degli ultimi 30 anni manca di una vera cultura urbana. Tra gli elementi di valorizzazione urbana ritenuti più utili, la riqualificazione dei centri storici viene richiesta dal 13% dei cittadini, mentre ai primi posti si collocano l’ampliamento di strutture ricreative (25%), recupero delle periferie (22%) e il miglioramento dei collegamenti infrastrutturali (21%). La domanda principale del cittadino riguarda la qualità della vita a livello di quartiere e guarda al recupero del senso dell’abitare e dell’avere i servizi di vicinato.

Comunicato stampa

 

 

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