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LUCANIA FERTILIS

  • Scritto da Daniele Nardiello
  • Pubblicato in la Regione

Sacrifici… povertà … degrado … sono questi i moderni spettri con i quali conviviamo in questa odierna realtà socio-politica, che assume giorno dopo giorno i connotati inquietanti di un incubo kafkiano.

Non siamo però condannati ad essere latori di becera tetraggine, ma al contrario continuiamo a chiederci, qui e ora, se la crisi economica e le volontà di cambiamento del Governo in carica abbiano prodotto risultati positivi nell’utilizzo delle risorse pubbliche.

Il denaro pubblico esprime direttamente la ricchezza di un territorio, sia essa generata dall’eccellenza produttiva (agricola, industriale o terziaria avanzata) piuttosto che dalla dotazione di risorse naturali (acqua, copertura vegetale, biomasse, capacità estrattiva). Esso è investito di un carattere di quasi sacralità, e solo attraverso il suo più virtuoso utilizzo, possiamo riprendere il cammino della crescita e riappropriarci di un futuro per le nuove generazioni.

È intollerabile il solo presagio di sottrazione delle risorse pubbliche alla disponibilità della comunità o la sua distrazione per fini diversi dall’interesse collettivo.

L’amministrazione della cosa pubblica, ad ogni livello della scala gerarchica, dal più piccolo Comune fino al Governo del Paese, deve essere costantemente sollecitata dalla volontà sociale, affinché individui le scelte strategiche più adatte alla realtà territoriale e conseguentemente realizzi le opere essenziali per lo sviluppo della comunità. Non è superfluo sottolineare che le scelte fatte in passato, non sempre sono state dirette a sfruttare al meglio le caratteristiche e le potenzialità di ogni singolo sistema economico, ma piuttosto ne hanno impedito lo sviluppo, sacrificato spesso agli interessi particolari e speculativi.

Oggigiorno, il fatto che la pubblica amministrazione si doti di un sistema di governo rivolto al più corretto e trasparente utilizzo delle risorse pubbliche, ha un valore molto più che etico. Prendiamo in considerazione la legge 231 del 2001: di fatto vincola le Aziende private a criteri di responsabilità amministrativa, attraverso l’adozione di modelli di organizzazione, gestione e controllo. Orbene, chiediamoci cosa vieta agli Enti pubblici di recepire le medesime istanze ed adottare conseguentemente degli schemi organizzativi e gestionali, idonei a prevenire i comportamenti fraudolenti, disponendo altresì di organismi preposti al controllo e alla prevenzione dei reati nella gestione delle risorse finanziarie.

Accennavamo in precedenza alla ricchezza di un territorio. La Basilicata vive ormai da due decenni una sorta di ambivalente tensione tra il sogno e l’incubo: il sogno della ricchezza e l’incubo del depauperamento ambientale e sociale. È questo il grande rebus (irrisolto) del petrolio lucano. Novantamila barili che svuotano ogni giorno le viscere di un territorio che, ancor prima di conoscere l’oro nero, poteva vantarsi della profusione di oro blu (le abbondanti acque che dalla dorsale appenninica convergono al Mar Ionio, le ricche sorgenti del Vulture) e di oro verde (le straordinarie risorse boschive costituite dai parchi e dalle riserve naturali).

Sei miliardi di royalties in venti anni non sono certo trascurabili o insufficienti a garantire lo progresso del territorio, ma di fatto non si sono tradotte in investimenti produttivi e significativa crescita delle imprese locali. Dobbiamo forse ammettere che la comunità lucana è incapace di fare sistema? Oppure resta ancora da comprendere come venga speso il denaro delle royalties?

Nel 2003 la Regione e una trentina di Comuni del comprensorio interessato dall’attività estrattiva hanno stilato delle linee guida, attraverso la sottoscrizione di un Programma Operativo. Ciò significa individuare delle strategie di intervento concreto, circa la “salvaguardia e il miglioramento del contesto di vivibilità ambientale; le infrastrutture essenziali; l’evoluzione della qualità della vita; il sostegno delle attività produttive”.

Oggi, dopo quasi un decennio, sono stati presentati i risultati del IX Rapporto QUARS (Qualità Regionale dello Sviluppo). il Trentino si riconferma in prima posizione, grazie ai risultati eccellenti ottenuti in economia e lavoro, diritti e cittadinanza, ambiente. La regione si mostra ricca, attenta al territorio, con una cittadinanza impegnata in organizzazioni della società civile e dove anche l'indicatore relativo all'istruzione e alla cultura è migliorato e si colloca al di sopra della media delle Regioni. (fonte “Il Messaggero”). All’estremo della classifica, con addirittura un peggioramento rispetto all’anno scorso, si pongono le Regioni del Sud, in particolare Molise, Sardegna e…Basilicata!

Il governo regionale declama l’attuazione di interventi a favore della messa in sicurezza antisismica delle scuole, ristrutturazione della linea ferroviaria Potenza-Metaponto, finanziamenti all’Università, sistemazione di centri storici, creazione di biblioteche. Ma, purtroppo, le statistiche continuano ad essere impietose: la Lucania è ancora in coda negli indicatori di ricchezza e sviluppo; un rapporto Svimez denuncia il permanere di una forte flusso migratorio, proprio a partire dalla Val D’Agri.

Cosa resterà di questa terra: i neri pozzi petroliferi, icone di effimera ricchezza, disseminati in una landa, arida e spopolata. Apocalittiche visioni post-moderne? No, piuttosto minacce da allontanare.

Applichiamoci a nutrire un’ottica realista ma possibilista, trasformiamo il dubbio in stimolo. Pensiamo ad una Lucania fertilis con tutte le carte in regola per diventare un polo d’eccellenza agricolo e turistico, basato sullo sviluppo sostenibile, fatto di prodotti tipici e coltivazioni di qualità. Pretendiamo il potenziamento degli strumenti di monitoraggio ambientale che, insieme all’osservanza delle regole, garantiscano la conservazione della salubrità del sistema aria-acqua-terra.

Abituiamoci quindi all’idea di guardare oltre la linea dell’orizzonte, immaginiamo che dopo il traguardo giornaliero della sopravvivenza deve necessariamente esserci un obiettivo: il progresso.

Ultima modifica ilMercoledì, 06 Novembre 2013 12:12
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