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Pomodori e arance made in Italy, al via la campagna di promozione del Mipaaf

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Pomodori e arance made in Italy, al via la campagna di promozione del Mipaaf

Per sostenere il consumo di prodotti nazionali nei mesi di marzo e aprile saranno coinvolti 4mila punti vendita della grande distribuzione organizzata, dei mercati agroalimentari e dei negozi specializzati.

ROMA - Dai Pachino al San Marzano, dal Piennolo al Cuore di Bue. E poi Tarocco, Moro, Navel e Sanguinello. C'è solo l'imbarazzo della scelta, tanto è ricca la nostra biodiversità agricola. E propio per sostenere il consumo di pomodori e arance made in Italy il ministero delle Politiche Agricole ha dato il via alla campagna di promozione e comunicazione "Il mese del pomodoro italiano", realizzata dall'Organizzazione Interprofessionale ortofrutticola italiana, Ortofrutta Italia. Un'iniziativa che si va ad aggiungere a quella già attiva per gli agrumi, sempre organizzata da Ortofrutta Italia, intitolata "Arance di stagione: qualità garantita dalla natura".

La promozione, che si sviluppa nei mesi di marzo e aprile, punta a sostenere il consumo di pomodoro nazionale e arance attraverso un'informazione dei cittadini sulle qualità nutrizionali e qualitative dei prodotti italiani e sarà capillare sul territorio. Saranno coinvolti 4mila punti vendita della grande distribuzione organizzata, dei mercati agroalimentari e dei negozi specializzati e di prossimità dove saranno esposti i materiali comunicativi delle campagne. "Il nostro intento - sottolinea il ministro Maurizio Martina - è informare di più i consumatori su prodotti straordinari come le arance e il pomodoro da mensa italiani, dando una possibilità in più di sostenere i nostri produttori acquistando prodotti nazionali. Si tratta di iniziative importanti dell'interprofessione ortofrutticola che sosteniamo soprattutto in questo momento di crisi di mercato per alcune tipologie, come il ciliegino siciliano".

La crisi del Pachino. I produttori siciliani, infatti, sono in allarme per il famoso pomodorino di Pachino. I prezzi sono di appena 80 centesimi al chilo per il ciliegino, mentre la soglia minima di redditività non deve scendere al di sotto di 1,50 euro al chilo. Le serre piene devono essere svuotate al più presto, altrimenti il prodotto rischia di non essere più commercializzabile. "Un momento così nero non si era mai visto - ha detto lapidario Sebastiano Fortunato, presidente del 'Consorzio di Tutela Igp Pomodoro di Pachino' - molte aziende sono state costrette a chiudere". Fortunato vede "nell'ingresso dei programmi internazionali" la soluzione per la salvezza. Se, infatti, si chiudono accordi per l'export con i paesi stranieri prima della raccolta, le vendite non subiscono le oscillazioni del mercato e la vendita del prodotto è garantita: "La globalizzazione ci salverà", ha concluso.

Arance ed embargo russo. Per quanto riguarda il settore delle arance, invece, il ministero assicura che per aiutare i coltivatori si sta attivando il ritiro dal mercato di ulteriori 500 tonnellate di prodotto nell'ambito delle azioni di contrasto agli effetti dell'embargo russo. "La nostra attenzione al settore resta massima", ha spiegato il sottosegretario del Mipaaf Giuseppe Castiglione. Le arance ritirate saranno distribuite dalle associazioni no profit alle persone bisognose (mense per i poveri, pacchi alimentari ecc.).

Agroalimentare in crescita. Nel settore dei pomodori l’Italia è leader in Europa e terza al mondo, con una produzione di 5,5 milioni di tonnellate di pomodori da industria che rappresentano il 12% del volume mondiale e il 55% di quello della Ue. Un sistema da 3 miliardi di euro che dà lavoro a 8mila produttori agricoli e 10mila addetti nella fase industriale, impegna oltre 110 industrie e 54 organizzazioni di produttori.

Nel suo complesso il comparto agroalimentare continua a registrare segno positivo. Nel 2015 le esportazioni
 
hanno infatti segnato un nuovo record storico, rispetto al 2014, a circa 36 miliardi di euro (+7 per cento), con aumenti che vanno dall'11 per cento per l'ortofrutta al 10 per cento per l'olio di oliva, dal +9 per cento per la pasta al +6 per cento per il vino.
 
L'immagine è tratta da:
 
Ultima modifica ilLunedì, 14 Marzo 2016 15:48
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