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I BAMBINI POSSONO SOPPORTARE LA VIOLENZA?

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Gli studiosi sono ormai d'accordo nell'affermare che il bambino è potenzialmente aggressivo fin dalla nascita. Alcuni psicoanalisti affermano che che attraverso i ricordi suscitati nel corso della terapia analitica sia negli adulti che nei fanciulli,emerge un  mondo infantile fantastico pieno di ira e di terrore. Tutti noi abbiamo sperimentato nell'infanzia impulsi violenti e fantasie distruttive, anche se poi è la reale esperienza infantile individuale a determinare le modalità particolari attraverso le quelli ciascuno assimila, affronta ed integra questi impulsi e queste fantasie.La stessa diffusione di miti e leggende di contenuto terrificante sta a dimostrare l'universalità delle fantasie di tipo aggressivo.La figura della strega, ad esempio, che divora i bambini compare nelle favole di tutto il mondo e avvalora l'ipotesi che la strega sia espressione di una fantasia antica comune a tutto il genere umano. Ciascuno di noi infatti è stato da bambino in balia di un personaggio femminile dotato di un potere assoluto e sebbene la maggior parte dei casi questa figura sia apparsa tenera e protettrice, è abbastanza facile che nei momenti di ira essa abbia assunto un aspetto diverso, pauroso e minaccioso. La favola di Cappuccetto Rosso è un esempio di quanto stiamo dicendo, anzi in questo caso solo la situazione è particolarmente drammatica perchè la bambina si trova di fronte invece della nonna affettuosa e premurosa, la figura terrificante del lupo; incontrare un lupo è già spaventoso di per sè, ma scoprire che la nonnina si è trasformata in una bestia paurosa, significa aggiungere alla situazione anche quel tipo di insicurezza di fondo che viene dalla perdita improvvisa di una persona sulla quale si credeva di poter contare. I bambini possono sopportare anche la violenza e la morte, come altre situazioni conturbanti, purchè il "buono" e il "cattivo" siano nettamente divisi tra loro, ma scoprire che una persona considerata amica e degna di fiducia possa essere anche malvagia, crea loro dei turbamenti insopportabili. La morale della favola di Cappuccetto Rosso, di cui il bimbo che ascolta non si rende conto, sta proprio nella possibilità che la sollecitudine e la bontà possano trasformarsi se esagerati, in forme di possessività e di sorveglianza assimilanti, cioè in inibizioni che impediscono al bambino di svilupparsi con una personalità propria, minacciando di divorarlo.La protezione e la restrizione sono inestricabilmente connesse tra di loro e la stessa persona cui il bambino affida la propria sicurezza può trasformarsi nella figura di un tiranno, se non gli consente di liberarsi della sua eccessiva sollecitudine. Anche se è sempre difficile verificare direttamente nei bambini piccoli certe ipotesi, e penetrare nel mondo delle loro fantasie, è però lecito e ragionevole supporre che persino il neonato sia animato da impulsi aggressivi e che questi non siano semplicemente delle razioni di protesta per la mancata o l'insufficiente soddisfazione di certi bisogni, primo fra tutti la fame. Il bambino, non appena comincia a muoversi, mostra chiaramente la volontà di esplorare e di conoscere il mondo, toccando, spostando, impadronendosi di oggetti: Winnicott, un famoso studioso di psicologia infantile, afferma che nel bambino inizialmente è quasi sinonimo di attività, ed è alla base di questo comportamento esplorativo tanto importante per lo sviluppo psichico. Purtroppo una caratteristica della condizione umana nella nostra civiltà consiste proprio nella necessità di impedire e controllare il naturale comportamento esplosivo dei bambini, a causa dei pericoli da cui siamo circondati, quali l'elettricità, il gas, il traffico ecc. Siamo così costretti ad un controllo psicologico eccessivo sui nostri figli per difenderli dai percoli della civiltà, e siamo portati talvolta a proteggerli ed a sorvegliarli anche quando, il farlo, non sarebbe affatto necessario. I bambini infatti sono in grado di sbrigarsela da soli in molte situazioni, molto più di quanto noi immaginiamo, anzi, apprendono da soli certi comportamenti o certe attività, come l'andare in bicicletta o il nuotare, acquistando una sicurezza molto maggiore di quella che avrebbero avuto se fossero stati aiutati o consigliati da adulti. L'aggressività non è quindi naturalmente distruttiva, ma scaturisce da una tendenza innata a padroneggiare la vita e solamente quando questa forza vitale è bloccata nel suo sviluppo è possibile ricollegarla ai fenomeni dell'ira, del'odio, della rabbia.

 

Angela Rondanini

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