Log in
A+ A A-

Articoli filtrati per data: Venerdì, 27 Febbraio 2015

A Potenza ha preso il via il progetto " Le chiavi di casa "

 

Prende il via oggi 27 febbraio, e terminerà al compimento dei diciotto mesi, il progetto "Le chiavi di casa". Un'iniziativa che nasce in uno dei quartieri storici della città, zona Don Bosco, ed è destinato a cambiare il volto della disabilità a Potenza.

L'esperimento è il primo, nel genere, in Basilicata e mette in relazione le associazioni tra di loro, la struttura socio assistenziale, le famiglie, gli ospiti delle case e la città. Perché, in fondo, destinatari de "Le chiavi di casa", questo è il nome del progetto di residenzialità breve per pazienti affetti da disagio psichiatrico lieve, sono, oltre che i diretti interessati e le loro famiglie, anche i cittadini e la collettività. Due gli appartamenti individuati per ospitare le esperienze di residenzialità: uno a Potenza ed un altro a Melfi, per il quale il Comune di Melfi sta individuando i locali. I ragazzi verranno suddivisi in quattro gruppi di 3-5 persone ciascuno, per ogni appartamento, supportato da un educatore e da più volontari che accompagneranno i ragazzi nei vari momenti della giornata, interni ed esterni agli appartamenti.

La "Fondazione con il Sud" ha approvato e finanziato, nell'ambito del bando sociale per il 2014, il progetto proposto dall'Aipd (Associazione Italiana Persone Down) di Basilicata, in collaborazione con le associazioni "H lettera muta", "Solarmente", "Zia Lisa", "Dopo di Noi"; "Peter Pan", "Crescere insieme", "Fondazione Avisper", oltre al Comune di Potenza e al Comune di Melfi.

Il progetto tende a far acquisire e sviluppare le competenze basilari che serviranno a gestire, in autonomia, la vita di tutti i giorni. In buona sostanza l'Aipd, capofila del progetto ha chiesto e ottenuto, dalle strutture sanitarie competenti, l'autorizzazione al coinvolgimento degli utenti, presso il centro diurno "La Mongolfiera" e la Casa Alloggio, gestita dalla Cooperativa "BenEssere", per dare esecuzione al progetto stesso.

Il progetto consiste in un articolato programma di esperienze di residenzialità breve, finalizzato ad avviare persone con disabilità verso un'autonomia abitativa il più possibile indipendente, al fine di favorire il processo di distanziamento o di separazione dalle proprie famiglie di origine. La formula sarà quella dei "week-end", ma non solo, durante i quali i giovani con disabilità, organizzati in piccoli gruppi, guidati da e educatore, imparano a pianificare tempi, spazi e risorse, per gestire la vita domestica quotidiana in una casa nuova, la "Casa Mia", diversa da quella di famiglia e in assenza di familiari. Per dare impulso a queste attività è stato predisposto un percorso formativo per gli operatori, di sensibilizzazione delle famiglie sul tema, di creazione di idonei sportelli informativi, tutti momenti finalizzati all'obiettivo della sperimentazione dei suddetti gruppi appartamento.

 

Pecore o petrolio, la tecnica se la ride

Altro che pecorai! (a proposito della recente polemica causata da un articolo su “Il Foglio” contro l’estremismo ecologista che minaccia la fuga dell’Eni dalla Basilicata). Altro che pecorai (non considerando tale dichiarazione come offesa), dicevo, poiché il mondo contadino, della pastorizia, appartiene a un passato e ad una cultura che è venuta meno nella società occidentale. Un mondo in cui l’uomo era il re della natura e con essa viveva un rapporto di dominio. Ed è un miraggio credere di poter tornare indietro a dominare la terra. Non si tratta di far andare via l’Eni o farla rimanere (morti di fame lo siamo stati e forse lo siamo, ma per altre ragioni, e comunque la salvezza del popolo lucano non credo si trovi nell’Eni). La questione è che sia in un caso (di mandare via…) che nell’altro noi siamo imprigionati dalla tecnica. Galimberti ci dice che noi ci illudiamo quando pensiamo che la tecnica è uno strumento, un mezzo a nostra disposizione, ormai essa è diventata l’ambiente che ci circonda. Cioè significa che tutte le esigenze dell’uomo sono subordinate ai criteri della funzionalità e dell’efficienza. Siamo diventati, forse non ne siamo consapevoli del tutto, schiavi della tecnica. E se il proprium dell’uomo è quello di dare senso e trovare uno scopo per cui vivere, la tecnica al contrario non ha senso e scopo, e non può pertanto procurarci salvezza. Essa continua il suo processo di potenziamento senza senso, non può fermarsi, è diventata la sua una corsa irrefrenabile, che ci piaccia o no (e comunque siamo impotenti); il suo è un processo irreversibile.
Oggi non possiamo più pensarci senza tecnica, l’intera società, ogni singolo. Dalla politica alla religione. Dalle organizzazioni alla vita dei singoli. Non possiamo fare nulla senza di essa. Fuori dalla tecnica vuol dire fuori dalla storia, fuori da ogni decisione, fuori…..Pertanto, come spiega Galimberti, l’uomo dipende completamente dalla tecnica, è un uomo-protesi.
E allora cosa fare? E’ possibile un percorso, ma è caratterizzato da un paradosso: se vogliamo salvarci dal predominio della tecnica e dai suoi effetti, come l’inquinamento, non possiamo farlo se non che con la tecnica…  Ecco la nostra impotenza di fronte alla tecnica.
Una via d’uscita si può trovare per Galimberti solo mantenendo le differenze tra scienza (pensare) e tecnica (fare), e riconoscendo alla prima il suo ruolo etico nei confronti della tecnica, divenendo così a servizio dell’umanità e non della tecnica. In questo modo potremmo evitare o quantomeno mettere un margine al dominio della tecnica sull’uomo.
E il ruolo etico della scienza dovrebbe andare a braccetto con il ruolo etico dell’uomo là dove non dovrebbe foraggiare il non senso della tecnica attraverso i reati – nella fattispecie - ambientali, smaltimento illecito, collusioni di ogni genere, etc. etc. etc.
Sicuramente l’aspirazione più profonda e radicata in noi è quella di un ritorno all’armonia perduta con la natura, alla bellezza innocente di una simbiosi, ma anche a un dominio sulla natura gestito dall’uomo, ma tutto questo resta un’aspirazione perché la tecnica si è sostituita al primato dell’uomo con tutte le conseguenze sul piano naturale, sociale e politico. Si invoca la democrazia come libertà di scelta (si veda l’editoriale “Prima del petrolio, la libertà di scelta” del 7/11/2014) ma a quanto pare aveva visto bene Friedrich Engels quando affermava la morte dello Stato in nome dei processi tecnici: "Il primo atto in virtù del quale lo Stato realmente costituisce la rappresentanza dell'intera società e la presa del possesso dei mezzi di produzione nel nome della società, diviene al tempo stesso l'ultimo atto indipendente come Stato. L'interferenza dello Stato nelle relazioni sociali diviene, materia dopo materia, superfluo e pertanto soccombe; il governo delle persone viene sostituito dall'amministrazione delle cose, e dalla regolazione dei processi di produzione. Lo Stato non viene abolito. Esso cessa di esistere".
 

 

Sottoscrivi questo feed RSS

Meteo

Potenza

Ultime

Calendario Articoli

« Febbraio 2015 »
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28  

Area Riservata