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"Potenza. Scende la sera, aspettando una nuova primavera”. L'opera esemplare del cavalier Fanì.

 

"Potenza. Scende la sera, aspettando una nuova primavera” è la XXVIII produzione letteraria del commendator Cav. Fanì fondatore, tra le altre cose, del N.O.V. (Nucleo Operativo Volontario). Un volume che coniuga perfettamente immagini fotografiche, pittura e poesia, a coronamento del 47° anno di attività dell’artista lucano.

Si tratta di un'iniziativa ideata, promossa e realizzata dall'autore, in arte Francesco Fanelli, per la raccolta fondi a favore della città di Potenza. I proventi delle vendite delle prime 50 copie sono state interamente devolute in beneficenza, per i meno fortunati dell'A.I.A.S. di Potenza, mentre i proventi delle vendite di altre 70 copie sono stati devoluti per l'acquisto di 5 Lampioni, in funzione già da un po' di giorni, realizzati artigianalmente dall'artista Lorenzo Lo Sasso e sistemati sulla cancellata, intorno al Tempietto di San Gerardo. L'originale artista, di origini laurenzanesi, ha una lunga vita creativa alle spalle, sospesa tra poesie, pittura, sculture e opere di artigianato.

Ma Francesco Fanelli, con il suo innato senso civico, non è nuovo ad aiuti di questo tipo. Scendendo dal Tempietto di San Gerardo, dopo un centinaio di metri, si può raggiungere la parte sottostante della gradinata di Vico Insorti, in prossimità del marmista Federico Rispoli dove è situata, dal 10 Settembre 2000, una fontana donata dall'autore alla città di Potenza. Se alcune fontane in città hanno la targhetta con la dicitura indicativa del donatore, è merito proprio della sua poesia e di coloro che hanno contribuito all'acquisto di alcune sue pubblicazioni. Se in via Vaccaro ci sono alcune pensiline attesa autobus urbani, qualche nuovo lampione e la segnaletica di rallentamento per le auto che transitano, il merito va anche all'autore di questa nuova pubblicazione. Tanto è stato realizzato da lui negli ultimi anni, come il ritorno della panchina di piazza Maffei e la nuova panchina artigianale, donata al cimitero nuovo della città di Potenza, in occasione del IX anniversario della scomparsa di Papa Giovanni Paolo II. Sono poi tornate a brillare le piastrelle dei bagni delle scale mobili di Via Armellini, grazie al suo sistema fai-da-Te che ha riportato così le piastrelle dei bagni al loro antico splendore. Di lotte per questa città ne ha fatte tante e da un paio di decenni a questa parte i risultati positivi ci sono stati, proprio grazie alla sua testardaggine e alla voglia di andare fino in fondo nelle cose, con l'obiettivo di portare qualche significativo risultato per lui e la collettività.

Il suo ultimo libro illustrato, Potenza “Scende la sera, aspettando una nuova primavera”, è volto, non a caso, a sensibilizzare la coscienza del popolo potentino.  Inoltre, da martedì 26 a domenica 31 maggio, Fanì terrà una rassegna temporanea di pittura, poesia e fotografia, in largo D'Errico n. 5, aperta di mattina dalle 10:00 alle 13:00 e di pomeriggio dalle 17:00 in poi.

Il libro sarà presentato giovedì 28 maggio alle 18:00 presso la Sala dell'Arco, in piazza Matteotti, a Potenza.

 

Giulio Ruggieri

Presentata a Potenza la commedia “Maggia avutta duvà semb coppole e cappiedd”.

 

Sabato 15 e domenica 16 maggio è stata presentata, presso il cine-teatro 2 Torri di Potenza, la commedia dialettale potentina in due atti, scritta e diretta da Dino Bavusi, “Maggia avutta duvà semb coppole e cappiedd”.

Come in tutti i suoi spettacoli teatrali, Dino Bavusi ha saputo unire con la sua interpretazione, comicità, originalità e spunti di riflessione coinvolgendo il pubblico presente.

La commedia ha descritto, con spirito ironico, la realtà sociale e politica potentina in un periodo di grande sviluppo sociale ed economico, gli anni 70'.

I temi che pervadono la storia sono le contestazioni giovanili e le ideologie contrastanti di quegli anni. Sono stati poi interpretati e messi in evidenza in particolare il tema dell'emigrazione, la dignità del lavoro e dei lavoratori, la necessità di impegnarsi per vedere riconosciuti i propri diritti più basilari. Tematiche, purtroppo, ancora molto attuali nella società lucana.

Dino Bavusi, nella parte di Don Gerardo, ha fornito la sua chiave di lettura anche per comprendere le differenze sociali tra la generazione passata e quella presente. La commedia, con un filo d'ironia, ha saputo quindi mettere in luce problemi e contraddizioni sempiterni. Con un tono quasi agrodolce, ha lasciato spazio a sane risate, tramite la parodia degli atteggiamenti più comuni dei potentini.

Uno spettacolo, come tutti i lavori di Bavusi, davvero molto coinvolgente. Non a caso Zi Gerard, già nel lontano 1973, con questa stessa commedia vinse il “Leone D'Oro”, concorso che permise di apprezzare la creatività di tanti giovani gruppi teatrali alla ricerca di un tipo di teatro più impegnato.

Bavusi, con la sua compagnia dialettale potentina, ha saputo quindi far divertire e al tempo stesso riflettere il pubblico, che ha partecipato numeroso. 

 

Personaggi e interpreti:

Dorina (Rosa Ligrani)

Don Gerardo (Dino Bavusi)

Carmela (Melina Caggiano Bavusi)

Maria (Marta Carchio)

Peppino (Rocco Laurita)

Rosina (Anna Maria Miglionico)

Concetta (Rosanna Laguardia)

Zi Flumena (Flora Bavusi)

Luciana (Donatella Violante)

Maresciallo (Rocco Ligrani)

Appuntato (Salvatore Labriola)

Gigino (Potito Paccione)

 

Giulio Ruggieri e Simona Marganella

 

"Due chiacchiere a tavolino con Vito Ciuffreda".

 
"Il centro storico di Potenza ha perso la sua vitalità perché non ha più un ruolo definito come centro della movida cittadina, nonostante i suoi 25, circa, esercizi commerciali. Ha perso molto della sua forza commerciale in quanto il commercio, un po' come il cinema, si è spostato nelle grandi città, nelle grandi strutture, quindi la gente va fuori. Non è poi sicuramente un luogo di uffici.
Eppure, nei giorni dopo il terremoto c'era sempre gente. Ci si incontrava per la passeggiata.

Noi abbiamo vissuto una gioventù diversa. Negli anni 80', il cinema non era solo il sabato e la domenica, ma era tutti i giorni. Ora la tecnologia allontana i giovani da molte cose belle. Prima non si aveva altro da fare che farsi una vasca a Potenza. Oggi invece per molte ore del giorno i giovani sono impegnati col web, che attira moltissimo. Prima avevamo solamente la tv dei ragazzi e ci trovavamo nel nostro capoluogo di regione ben sei cinema. Il sabato e la domenica al cinema non c'era mai posto. Ricordo, ad esempio, che pochi giorni dopo il terremoto dell'80', trasmettevamo “Pane, miele e peperoncino”, di Lino Banfi e la sala era sempre strapiena tant'è che molti stavano in piedi.

Abbiamo 4000 studenti fuori sede. Questo perché manca un vero polo di attrazione turistica per la città. Eppure abbiamo degli importanti poli attrattivi come la regione, l'ospedale e l'università che sono davvero molto scollegati tra loro, perché ubicati in posti fuori dal contesto cittadino.

A contrada Costa della Gaveta, poi, abbiamo il terzo giacimento petrolifero della Basilicata. Ma la gente dorme perché non è informata su niente. Le persone non vogliono esporsi anche se i cittadini pensanti ancora esistono. Meglio non parlare dello snodo del Gallitello, dimostrazione di una città in dissesto. Ma se il cittadino non si ribella, o almeno non ci prova, le cose non cambieranno mai.

Ultimamente il pienone con lo spettacolo “La storia siamo noi..e anche un po' di geografia”, del gruppo comico "la Ricotta", è stato un vero evento per il cine-teatro. Ne approfitto poi per ricordare che il 15 e 16 maggio torna, finalmente, al 2 Torri la compagnia dialettale potentina di "Zi Gerard" con lo spettacolo "Maggia avutta duvà semb coppole e cappiedd".

Noi resistiamo ma è dura, è dura veramente".

Intervista al gruppo comico potentino “La Ricotta” (con video illustrativo).

 

In occasione del nuovo spettacolo del gruppo comico "La Ricotta" in parte scritto da Ottelio Labella, in arte Tonino Manicotto, dal titolo "La storia siamo noi...e anche un po' di geografia", tenutosi dal 15 al 21 aprile presso il cineteatro 2 Torri di Potenza, ho colto l'opportunità di intervistare i tre attori protagonisti, Mario Ierace e i fratelli Antonio e Giuseppe Centola.


1 Con “La storia siamo noi...e anche un po' di geografia” avete messo in scena, ancora una volta, la vostra professionalità e bravura. Qual è il resoconto dell'affluenza di pubblico durante queste serate? Siete contenti del risultato ottenuto?

Antonio- <Siamo davvero contenti perché abbiamo avuto una buona affluenza di pubblico. Tieni presente che abbiamo mantenuto una media di 350-360 persone per ogni spettacolo. Media che per noi è davvero alta, se immagini che se avessimo fatto lo stesso spettacolo in una grande città come Roma. Il rapporto in proporzione sarebbe stato 9 giorni a Potenza, 2 o 3 mesi a Roma di teatro pieno>.


2 Nello spettacolo c'è l'introduzione di un quarto elemento. È una figura del momento, o potremmo definirlo come il quarto componente a tutti gli effetti del gruppo comico la Ricotta?

Antonio - <In realtà sono 5 gli elementi sul palco. Il menestrello, o "canta-storie" Ivan, sarebbe il quarto componente. E' un ragazzo a cui abbiamo chiesto, per amicizia, di aiutarci in questo spettacolo e lui fa la parte del cantastorie ma sicuramente non fa parte del gruppo “La Ricotta”, anche perché "un gruoss già u tenemm.. >.

Giuseppe - <Ivan è un bravissimo paroliere ed è molto abile nello scrivere testi. Un ragazzo davvero geniale, a cui siamo molto legati. Poi siccome volevamo iniziare lo spettacolo con qualcosa di allegro, abbiamo introdotto un'organettista, ovvero una ragazza che ha suonato con noi, dando un tocco nostrano, se vogliamo, all'intero spettacolo>.

 

3 Avete fornito una lettura sarcastica dei programmi di gestione della politica. L'obiettivo è anche quello di diffondere un po' di senso critico, tramite l'ironia?

Antonio- <Noi facciamo una foto di quella che è la situazione politica, non giudichiamo, non critichiamo e non stiamo lì a dire quello è più bravo quello è meno bravo. Non a caso c'è un passaggio nell'ultimo discorso del politico, interpretato da Mario, in cui lui dice agli elettori: "voi votate me perché voi siete come me" e questo elemento è importantissimo, perché si annulla la figura del politico e quella del votante. In fondo, coloro che dirigono la politica sono persone che abbiamo votato noi, quindi alla fine sono proprio come noi. Quindi noi riportiamo semplicemente, in forma comica, ciò che la gente pensa, vive o magari desidererebbe anche cambiare. Poi il messaggio ognuno lo percepisce come vuole>.

Mario - <L'importante è chiarire che non vuole essere un'accusa verso nessuno. Il mio personaggio non rappresenta un politico nello specifico, ma una figura di “politico” per antonomasia, che in questo caso prende il nome di Marcello Volpe. Poi io, personalmente, mi reputo insoddisfatto di tutta la politica e di tutti i partiti, anche del mio. Quindi, visto che le cavolate le dicono tutti e provengono da tutti i partiti, ho voluto riproporre un'unica figura di politico, rappresentativa per tutti gli altri>.

Giuseppe - <Secondo me, anche andando in un'altra regione, la situazione è esattamente la stessa>.

Antonio - <Ogni cosa è stata rappresentata pensando alla nostra realtà, ma la realtà è uguale dappertutto. Quindi potremmo benissimo adattare lo stesso spettacolo a Modena, ad esempio, cambiando semmai solo i nomi e le situazioni. Proprio come il nostro sketch sulle vecchiette della chiesa che spettegolano tra di loro, in realtà è così internazionale che neanche ce l'immaginiamo, visto che le possiamo trovare a Bolzano, come a Caltanissetta>.

 

4 Sarà auspicabile, nei prossimi spettacoli, un'apparizione sul tema politico più frequente?

Mario - <Dipenderà molto da come si evolverà la politica, perché se continuerà come adesso può essere probabile. Ci auguriamo, la prossima volta non si faccia più critica o ironia politica. In tal caso vorrà dire che le cose saranno migliorate e ci sarà più lavoro. Chissà, in futuro si potrà parlare di altri fenomeni sociali, o semplicemente di ciò di cui sentiremo più parlare>.


5 Per un comico è difficile oggi trovare la giusta ispirazione?

Antonio - <Ci sono tante spinte che ci potrebbero portare a scrivere, anche se non è per niente semplice. Dopo i primi anni di esplosione e di vitalità artistica, a poco poco l'ispirazione tende ad affievolirsi e va sempre tenuta allenata. Per questo non è facile mettere in scena uno spettacolo. Quindi è sempre fondamentale la figura di chi scrive le battute. C'è chi ha idee ma poi non sa metterle su carta ad esempio. Questo spettacolo lo ha scritto Mario e per alcune cose ci ha aiutati un amico che ha avuto delle intuizioni che noi abbiamo subito recepito e fatte nostre>.

Giuseppe - <Noi due abbiamo idee, Mario invece sa scriverle e questa è una fortuna, perché se hai idee e poi non c'è qualcuno che sa metterle per iscritto non serve a niente. Poi ovviamente la battuta deve far ridere>.

Mario - <C'è tutto un modo di scrivere uno spettacolo. Puoi starci un mese, come puoi starne sei. Poi, in base alle caratteristiche della persona vanno saputi associare i ruoli. Nella compagnia teatrale bisogna esser bravi a interpretare il testo, ma nel caso nostro c'è un passaggio in più, perché prima va ideato e poi va saputo recitare>.

Antonio - <Non è detto che una battuta funzioni sempre e comunque, perché il pubblico è variegato. Ci sono alcune battute che sono unanimamente efficaci, ma ce ne sono altre che potrebbero piacere oppure no e questo dipende molto dallo stato d'animo e dal carattere di ognuno, quindi ci sono tanti aspetti da valutare>.


6 Cosa è avvenuto in questi due anni di assenza dalle scene? In quali progetti siete stati impegnati?

Antonio - <Abbiamo fatto molta radio ed è stata un'esperienza davvero fantastica. Molti personaggi non a caso, sono nati proprio dall'esperienza radiofonica. Poi siamo stati protagonisti di un film girato a Castelmezzano, ma non come attori protagonisti. Il film, probabilmente, uscirà nelle sale a settembre-ottobre e ha come titolo provvisorio “La grande seduzione”. Abbiamo anche fatto vari spettacoli nelle piazze, durante le stagioni estive>.

 

7 Nella realtà siete un po' i personaggi che recitate?

Mario - <Io, personalmente, non sono solito fare battute quando sto con le persone. Anzi, nella vita reale sono esattamente l'opposto di quello che sono sul palco>.

Antonio - <Chi ci frequenta dice spesso che siamo completamente l'opposto dei personaggi che rappresentiamo negli nostri sketch. In generale, siamo tutti e tre molto seri e non facciamo tante battute quando ci troviamo in altri contesti. Può succedere di essere istrioni anche all'esterno ma in linea di massima siamo molto pacati>.


8 Come vivete il rapporto con i nuovi mezzi di comunicazione?

Antonio - <Dal punto di vista professionale Mario è molto presente nella gestione del sito e della pagina facebook, di cui ne cura il profilo>.

Mari - <Ce ne sono sei o sette di pagine facebook su di noi, create da amici o fans, ma la pagina vera è identificabile come pagina ufficiale>.


9 Dove siete diretti dopo questi spettacoli? In Basilicata o in qualche parte d'Italia?

Antonio - <Per maggio abbiamo 4-5 appuntamenti, così come per giugno. Poi saremo molto presenti nelle feste di piazza e in varie rassegne teatrali. Sono questi spettacoli che alla fine ci fanno vivere. Per noi ormai è un lavoro a tutti gli effetti>.

 

Giulio Ruggieri

Un convegno sul narcisismo, presso il circolo C.A.D. di Potenza.

 

Si è tenuto mercoledì 15 aprile, presso la sede C.A.D. di via Mazzini a Potenza, un evento che ha avuto come centro il tema del narcisismo, dal nome “50 sfumature di narcisismo”.

Ad aprire la serata il vice-presidente dell'associazione, Fabio Baldissara, il quale ha sottolineato che avere una tessera C.A.D. vuol dire godere di una serie di sconti per il supporto di tutti i professionisti del circolo, ma anche presso alcuni esercizi commerciali, con cui sono state stipulate delle convenzioni.

Quello sul narcisismo è un argomento antico come l'uomo, che richiama al personaggio della mitologia greca Narciso. Un tema sempre molto attuale, visto che oggi la tecnologia ha fornito nuovi strumenti per diffonderlo e alimentarlo, come i social-network, ad esempio. Il tema è stato trattato sotto diversi punti di vista dalle tre psicologhe, la dottoressa Federica Mancusi, capo-dipartimento psicologia del C.A.D., la dott.ssa Fabiola Santicchio, coordinatrice dei dipartimenti tecnici dell'associazione e dalla presidente, Mariateresa Muscillo.

La dottoressa Mancusi ha affermato che si tende solitamente ad associare il narcisismo alla persona vanitosa, ma di fatto, non è sempre così, o meglio questo è l'aspetto più superficiale. Quando l'affermazione di noi va a schiacciare l'altro, allora vuol dire che c'è qualcosa che non va. Il narcisismo è fondamentalmente amore verso se stesso. È quindi il desiderio di affermare se stessi ad ogni costo. Nell'infanzia i bambini hanno un egocentrismo infantile perché sono concentrati sui loro bisogni. Da grandi, invece, i narcisisti temono il giudizio degli altri e c'è spesso una grossa difficoltà da parte della persona narcisista a riconoscere il proprio male. La qualità delle relazioni poi è fondamentale. 

Il narcisismo maligno è quello in cui l'affermazione di sé va completamente aldilà delle norme degli altri ed è l'aspetto più difficile da gestire. Ma dietro l'aspetto narcisistico, ci sono delle mancate risposte a quelli che sono i bisogni psicologici. Esiste anche il narcisismo iper-vigile, rappresentato dalle persone che tendono a mettersi in disparte perché esporsi, per loro, può comportare un rischio di critica dall'esterno.

Si vede come il desiderio di affermare se stessi è alla base di una serie di mancanze. Questo avviene quando negli ambienti di crescita si è verificata una sorta di privazione emotiva.

Il narcisismo però non va confuso con l'egocentrismo. La dottoressa Santicchio ha ricordato che c'è un mondo di cronica disperazione, aldilà della vanità e dell'entusiasmo di cui il termine stesso si fa carico. Di fronte ad una frustrazione, o meglio, una frammentazione del sé, la persona si disintegra. Si può arrivare ad essere narcisi in diversi modi, come davanti ad un disastro di progettualità, quando un'ambizione grandiosa si scontra con le proprie mancanze, perché non si può arrivare ad ambire a cose troppo grandi senza fare i conti con i propri limiti personali. I narcisisti invadono gli altri senza rendersi conto che la propria invasione può danneggiarli. Sono persone profondamente sole, perché l'altro per loro non esiste. Bisogna fare in modo che queste persone riconoscano gli altri perché inizieranno a cambiare solo quando cominceranno a vedere l'altro nella relazione. Altra caratteristica principale è l'invidia cronica, tipica di questo tipo di malattia. Un disturbo narcisistico di personalità non può essere affrontato da persone comuni, ma solo con un aiuto professionale competente.

Difficilmente il narcisista ha avuto un'infanzia serena e va alla ricerca di persone in grado di assecondarlo, standogli sempre vicino.

Spesso non si è consapevoli di tutte le dinamiche messe in atto nel gioco di ruoli che queste persone creano, sia nella relazione di coppia, che in qualsiasi tipo di relazione interpersonale. Riescono a far scaturire un forte senso di colpa nelle persone care, controllando tutto di loro. Sono abituati a vedere i figli come prolungamento di sé, non a caso, quando i figli non aderiscono alle loro aspettative, scatta una vera e propria delusione. Anche se alcuni figli potrebbero utilizzare questa eredità in modo positivo.

La dottoressa Muscillo ha detto che nel rapporto di coppia, un narcisista sta sempre con una donna narcisista e tende ad evitare l'intimità più profonda.

Il narcisista uomo vive la lontananza della donna come un tradimento, o come una prova del non amore di questa persona. Ha una profonda paura dell'abbandono ed è colui che scappa per primo all'interno di una relazione, proprio per non essere lasciato. Ha paura della dipendenza dalle donne, semplicemente perché molto dipendente dall'approvazione dell'altro. Non conosce la parola insieme, ma pretende che la donna sia presente in tutto, concependone la lontananza come una prova del non amore. Un'ambivalenza che lo mette nella perenne condizione di stare e di scappare allo stesso tempo.



Giulio Ruggieri

“Arrivederci a Berlino Est”, di Roberto Moliterni.

 

E' stato presentato, giovedì 9 aprile nella libreria Kiria di Potenza, il primo romanzo del vincitore del premio letterario “La Giara”, Roberto Moliterni, intitolato “Arrivederci a Berlino Est”.

L'opera è capace di trascinare il lettore in un continuo susseguirsi di eventi che vanno dalla guerra all'Albania alla caduta del Muro di Berlino, coinvolgendo la vita di un siciliano, il Titta, che ha più volte cambiato nome e identità e che finisce per trascorrere le giornate in una piccola pensione della sua città divisa e ormai rifugio di spie che vengono da ogni parte del mondo.

Il romanzo si ispira in parte anche ad un viaggio che l'autore ha affrontato in Albania, racchiudendo così un po' lo spirito vitale di quel popolo, molto generoso e decisamente diverso da quanto, per come la cronaca ci ha abituati a credere, ci si aspetterebbe.

Il protagonista vive sospeso tra un passato scomodo e l'amore per una donna che non riesce a dimenticare. Così, l'autore con questa storia riesce a scavare anche nella psiche dei differenti personaggi, che rimangono sempre in balia del proprio destino, ma con un margine decisionale in più.

Roberto Moliterni è cresciuto a Matera. Dopo gli studi di cinema, nel 2010, ha vinto il premio “Malerba” per la sceneggiatura in prima classe. Collabora come pubblicista in diverse riviste ed ha anche un blog su “Donna Moderna”.

"Arrivederci a Berlino” rappresenta il suo primo romanzo, presentato con l'ausilio di Mara Sabia, che ne ha condotto la serata, di Angelo Roberti e Marianna Caruso, che ne hanno curato le letture.

 

 

Presentato il film di Alice Guy Naissance, "Vie et mort du Christe" (1994).

 

L'Associazione Musicale Francesco Stabile, come ogni anno ha celebrato i giorni della Passione di Cristo con un insolito percorso. Infatti ha presentato il film di Alice Guy Naissance, "Vie et mort du Christe" (1904) pellicola di rara intensità e anche di rara fruizione.

La regista francese Alice Guy, prima donna a dirigere film, realizzò con questo film il suo capolavoro creato su una serie di quadri che servissero ad esaltare la storia di Cristo, incentrando gran parte del film proprio sulla Passione. E' un documento raro e di particolare impatto emotivo. La sonorizzazione dal vivo è stata effettuata dalla Suburbia Arkestra che ha eseguito una serie di composizioni di Johann Sebastian Bach e di compositori del '500, oltre ad alcune improvvisazioni. La cornice particolare per questa visione è stata rappresentata dall'atrio del Palazzo Branca-Quagliano in Via Pretoria con inizio alle ore 21,00. L'appuntamento, Patrocinio del Comune di Potenza, è stato nei due giorni topici della Passione di Cristo, ovvero il giovedì e venerdì santo 2 e 3 aprile. 

 

 

Tour "Montecovello", al museo provinciale di Potenza.

 

Si è tenuto sabato 28 marzo, presso il museo provinciale del capoluogo lucano, un incontro con gli autori di alcuni libri editi dalla "Montecovello". Alla serata hanno presenziato Maria De Carlo con il libro “Dal mistero alla complementarietà”, ispirato al filosofo KierkegaardTiziana Di Gravina con “Omicidi di stato? Istigazione al suicidio?” e Katia Gioscio con la raccolta di poesie, “Burrasca”. Gianni Ziparo, direttore della casa editrice Montecovello con sede a Londra, si è complimentato per l'accoglienza ricevuta nella città di Potenza ed ha aperto la serata parlando dei libri dei tre autori in questione.

La raccolta poetica di Katia Gioscio, "Burrasca", si identifica con la tempesta delle nostre vite turbolente e al contempo, fragili. I versi della raccolta descrivono storie ricche di emozioni, sofferenze, gioie e sconfitte, che la forza del sentimento rende universali. Esperienze che emergono proprio grazie alla sensibilità e all'intuizione, all'attenzione e all'amore che si dona alla vita propria e degli altri. La burrasca diventa così il simbolo di tutto ciò che la vita distrugge e in seguito restituisce. Versi che sono specchi in cui riconoscersi o ricrearsi, un'antologia in cui si racconta il periodo che va dall'adolescenza alla maturità, quasi un incontro di opposti, tra apollineo e dionisiaco. Due poesie sono dedicate al valore poetico, ma emerge anche il concetto di saggezza, intesa come coscienza delle proprie scelte.

Il libro di Tiziana Di Gravina, "Omicidi di stato? Istigazione al suicidio?", è un dossier sulle morti causate dalla crisi economica in Italia, di cui non si parla mai abbastanza. Il motivo primario di tante tragedie solitamente è la depressione, ma anche la precarietà economica. 620 storie in cui il lavoro ed i diritti dei cittadini andrebbero rivendicati. Ci si toglie la vita spesso per difendere la propria dignità. Storie di vite stroncate dalla crisi economica e dalle difficoltà che hanno messo in ginocchio centinaia di italiani allo stremo delle forze e spesso in preda alla disperazione. Tristi epiloghi che, si succedono quotidianamente. A ciò si susseguono testimonianze ed esempi di impegno sociale e tra le tante, una storia di ispettori che multano ingiustamente.

Il libro di Maria De Carlo, "Dal mistero alla complementarietà”invece è incentrato sulla figura della donna, che riesce ancor più dell'uomo, a specchiarsi nell'altro. La dualità del rapporto uomo-donna e il bisogno di relazioni che esaltino la diversità sono al centro di un libro che rilegge la filosofia del filosofo Kierkegaard in chiave originale.

Si parla anche di esistenzialismo e di ricerca della felicità. Ci si interroga su cosa rende così complicato un rapporto affettivo e sul perché è diventato tanto difficile rispettare l'altro nella sua diversità. Ma solo se l'uomo sa aprirsi al rapporto autentico con l'altro, può camminare verso una crescita ed una riscoperta vera della propria identità.

Secondo l'autrice, ognuno di noi deve scegliere se propendere per lo stadio estetico, quello della forma, lo stadio etico, quello delle responsabilità e lo stadio più elevato, quello religioso. Si parla del fascino del don Giovanni che vive della rincorsa della donna e della ricerca dell'infinito nella donna-oggetto. Poi della figura del seduttore, che studia sempre piani differenti per arrivare a raggiungere lo stesso obbiettivo. Si fa distinzione, quindi, tra donna intesa come soggetto e donna vista come oggetto, che, nei casi più gravi, porta al fenomeno del femminicidio.

La relazione con l’altro, maschio o donna, parte da un presupposto fondamentale per comprenderne l’evolversi e capire con quale modalità di pensiero mi approccio all’altro: quella dell’essere o dell’avere. Si dovrebbe quindi lavorare alla comprensione e al riconoscimento della complementarietà. Una riflessione che va fatta insieme ed è proprio questa la sfida lanciata dall'autrice.




Giulio Ruggieri

"La tentazione di essere felici", di Lorenzo Marone.

 

Protagonista del romanzo di Lorenzo Marone, "La tentazione di essere felici" Longanesi editore, è Cesare Annunziata, personaggio di fantasia, uomo di settantasette anni che è rimasto solo e si trova a vivere, non senza risentimenti e colpi di scena il nuovo presente. Il tema principale è quello del rimpianto, in quanto Cesare è un uomo che non ha scelto, nel momento in cui avrebbe dovuto ed ora si trova a dover risolvere delle questioni rimaste a lungo sopite.

Il protagonista ha ancora delle prospettive davanti. "La vita ti presenta dei bivi dove bisogna saper scegliere e bisogna evitare di farsi troppe domande", ha detto l'autore.

Padre di due figli ormai adulti, Cesare si trova a dover rivedere il suo rapporto con loro e con il piccolo Federico, il nipote verso il quale mantiene un certo distacco. Ma l’età matura non lo tiene lontano dalle passioni, in special modo quella per le donne, e dai guai che il suo essere “impiccione” gli procura. La vita ad un certo punto gli fa comprendere che non è mai tardi per intraprendere una nuova strada. Anche se ci sono quelle piccole sicurezze che ci fanno sempre sentire più protetti. In lui coesistono in egual misura cinismo e umanità, egoismo e altruismo. Si parla poi di felicità, che non è sempre la stessa cosa, a 40 anni, come ai 70.

Il romanzo gioca sull’ironia del personaggio che rende divertenti molte vicende di cui è protagonista. Anche quelle che avranno un epilogo drammatico. Lo sfondo psicologico della narrazione si evidenzia molto nei personaggi, di cui l’autore si diverte a tratteggiare le caratteristiche ora goffe, ore ispide, ora bonarie. E’ un affresco della nostra società contemporanea popolata da una specie umana variamente rappresentata e dai sentimenti più mutevoli che la contraddistingue. 

Il libro è dedicato alle anime fragili, quelle che amano senza amarsi.. Quindi è un pò un romanzo psicologico. Napoli è la scenografia del romanzo, città natale di Marone, che si presta ancora una volta con le sue voci e i suoi paesaggi ad accogliere il lettore a braccia aperte. La tentazione di essere felici è diventato un caso letterario per aver raggiunto in pochi mesi l’attenzione della casa editrice che lo ha pubblicato, nelle librerie di tutta Italia e di alcuni editori stranieri che ne hanno acquistato i diritti d’autore.

Un bel pomeriggio, domenica 22 marzo, trascorso insieme all'arte di Pasquale Palese che ha donato all'autore un acquerello realizzato durante la presentazione nella libreria Ubik, in via Pretoria a Potenza, con la presenza dell’autore e della giornalista Eva Bonitatibus.



Alla scoperta dei talenti lucani. Intervista all’artista Nico Greco.

 

 

E' terminata domenica 15 marzo, a Potenza, la mostra del pittore Nico Greco, “I Colori delle Donne”, che ha offerto il suo omaggio in pittura all’universo femminile, presso il rinomato Circolo culturale Gocce d’Autore.

Diciannove olii raffiguranti ritratti di donne, espressioni di culture diverse accomunate da un unico filo conduttore: l’essenza. La loro natura così vicina alla perfezione, al divino e al mistero le rendono uniche nel loro modo di mostrarsi.

Nico Greco da circa un decennio espone le proprie opere partecipando a mostre collettive e personali nella città di Potenza. L’artista, da giovane fruitore di mostre nazionali di grandi maestri, è un grande amante delle arti in tutte le loro sfaccettature. La passione gli ha consentito di viaggiare per ammirare gli originali dei più grandi pittori internazionali.

La personale di Nico Greco ha offerto una lettura dell’universo femminile senza discriminazioni, finzioni, senza strumentalizzazioni e senza violenza. Figure di donne belle, affascinanti, sensuali, sfrontate e riservate, eleganti ed esuberanti che rappresentano i valori della vita e incarnano l’unione di popoli lontani. Creature che dialogano tra di loro senza distinzione di razza, cultura, lingua o religione.

 


1 Come nasce la sua passione per l’arte?

Da sempre ho avuto la passione per fissare su carta, tela, ed altri supporti immagini che mi colpivano. L'osservazione delle opere dei grandi maestri dell'arte ha stimolato la curiosità, la ricerca, la conoscenza.

 

2 Qual è la forma artistica che meglio la rappresenta?

Il figurativismo. Mi piace rappresentare figure facilmente identificabili, molto colorate, con la tecnica ad olio su tela.

 

3 In che modo, l'ambiente in cui vive influenza la sua arte?

Non sono molto condizionato da ciò che mi circonda, la mia è una ricerca del bello, di qui la ricerca di soggetti che mi attraggano, mi colpiscano.


4 Dove espone solitamente?

Solo da alcuni anni espongo le mie tele. Ho avuto il piacere di partecipare a varie collettive con altri autori locali e sono alla mia terza personale con "I colori delle donne", presso il circolo "Gocce d'autore".

 

5 Qual è la più grande soddisfazione che ha avuto grazie alla sua arte?

Ho ricevuto numerosi complimenti da persone a me totalmente sconosciute. Tanti hanno voluto tenere per sé una mia opera. Quando non ho un legame affettivo o di conoscenza con l'interlocutore che è affascinato dai miei dipinti raggiungo il più alto grado di soddisfazione, così come quando altri artisti, sinceramente, mi onorano dei loro complimenti.





Giulio Ruggieri



 

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