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Il nuovo gruppo potentino "Sinergie lucane".

 

Il gruppo di lavoro Sinergie Lucane, con sede a Potenza, ha lo scopo di promuovere e realizzare un percorso di sensibilizzazione delle Istituzioni locali e di partecipazione attiva dei cittadini per contribuire a programmare le manifestazioni del "maggio Potentino" e i festeggiamenti del S. Patrono , in coerenza con l'esigenza di rilanciare le motivazioni storiche, culturali e della tradizione popolare nel rispetto di quelle religiose e della migliore etica.
Lo scopo è quello di orientare le persone a dare un colpo secco ai pregiudizi, attraverso iniziative costruttive, coinvolgere i singoli comuni per mettere insieme le proprie risorse culturali, artistiche e portare Potenza al centro, valorizzandola come villaggio culturale dell'intera Basilicata.

Tutto questo per creare un'alternativa al degrado, educare e promuovere la cultura del "bon ton" e dei valori cristiani.

Il percorso sarà costruito con il massimo coinvolgimento possibile di cittadini, istituzioni e delle associazioni culturali, sportive, ambientaliste e del volontariato sociale che già numerose stanno dando la loro disponibilità per la realizzazione delle attività in corso di programmazione.

I principi e obiettivi fondamentali a cui si ispirano il gruppo Sinergie lucane e i suoi aderenti sono:

1 promuovere la massima partecipazione popolare agli eventi della comunità e la più larga integrazione territoriale all'interno di tutto il territorio regionale.

2 adoperarsi per il saggio e consapevole uso delle risorse ma contrastando gli abusi e gli eccessi a cominciare da quelli inconsapevoli dell'alcol.

3 Sollecitare le istituzioni ad attuare buone pratiche per il rispetto delle compatibilità ambientali.

4 contrastare l'uso e l'abuso di linguaggio e comportamenti denigratori e diseducativi.

5 Promuovere la diffusione della cultura locale (tradizione, arte , musica, sport, e la promozione di prodotti locali dell'agricoltura, dell'artigianato), al fine di favorire sana alimentazione e corretti stili di vita.

6 Promuovere azioni di solidarietà, accoglienza e inclusione, sociale, sia nella comunità locale che verso l'esterno.

 

 

Dove vanno i cittadini a fare i bisogni se i bagni delle scale mobili restano chiusi?

 

 

La domanda è stata protocollata in data 4 Settembre al Comune di Potenza destinata all’attenzione dell'ingegner Dario De Luca, sindaco di Potenza, e a tutta l’amministrazione comunale del capoluogo lucano.

Ad inviarla è stato il Fondatore del N.O.V. (Nucleo Operativo Volontario “Putenza mia”), il Cav. Francesco Fanì il quale ha dichiarato che se entro 5 giorni dalla data della presente non verranno assolti certi obblighi ci saranno alcune manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica che da tempo aspetta la riapertura dei bagni.

“ADESSO BASTA, RADDRIZZATE LA SCHIENA E ALZATE LA TESTA, E’ QUI LA FESTA!!!” citazione del Cav. Fanì.

 

 

 

 

Lo “0971” in musica, con Pino Scotto e Rocky horror show.

 

Questo venerdì sera, a seguito del successo del 4 settembre con il concerto degli Stoneaker, cover-band degli storici Black Sabbath, per chiudere la stagione estiva dei concerti all’aperto si è tenuta un’altra serata all'insegna del grande rock presso lo “0971 lounge bar” di Potenza. Ospite d'eccezione il musicista campano Pino Scotto ex front-man, negli anni 80', di una delle band italiane più popolari dell'underground milanese, i Vanadium. Il gruppo si fece strada grazie ad una incessante attività concertistica condita da influenze hard-rock di scuola Deep Purple ed egregiamente ricamate da un utilizzo preponderante di organo Hammond. Influenze in grado, però, di calarsi con straordinaria intensità nella realtà metal di quegli anni.

Certo non sorprende che la sua band madre si sia formata nel contesto socio-culturale di quella decade, fatto di violenza di strada, ribellione anticonformista e volontà di fuoriuscire da una perenne frustrazione personale e sociale, tramite le intense vibrazioni del rock duro.

Pino Scotto ha collaborato negli ultimi tempi a diversi progetti, diventando un colorito commentatore della trasmissione satellitare Rock Tv, che gli ha consentito di farsi strada anche presso il grande pubblico. Ha acquistato popolarità grazie ad un'incessante attività "on the road" (prima presso la band madre, poi da solista), proseguita a fasi alterne fino ai giorni nostri, diventando così uno dei cantanti italiani più amati nel suo genere. Tutto questo senza sfruttare simbologie malsane, ma affrontando temi forti come guerra, potere dei media e massificazione del pensiero. Ha attratto la curiosità del pubblico tramite le sue critiche verso un certo tipo di società, per bene solo in apparenza, e opinioni tutt'altro che positive nei confronti della musica italiana (da lui accusata di essere spesso frivola e priva di contenuto), ma anche contro un certo modo di fare tv, complice di un vero e proprio genocidio culturale tra le nuove generazioni come dimostrano, a suo dire, programmi quali “Grande Fratello”, “Amici” e “Uomini e donne”.  

Le sue radici musicali affondano non oltre gli anni 80’. Il suo è un metal tecnico e grezzo, che sprizza creatività da tutti i pori, accompagnato da un cantato aspro ma dal taglio blues, benché sempre venato di classica melodia rock.                                                                                                                      

Come da tradizione, il concerto è stato un calderone di emozioni e l'energia sprigionata dalla musica è stata così intensa, da riuscire in breve a coinvolgere gotici metropolitani, teste di metallo in crisi d'identità e ascoltatori casuali.

Rock poderoso dunque, come valvola di sfogo perfetta per un'umanità alticcia, reduce da una dura giornata di lavoro e desiderosa di ascoltare un sound di qualità. Pino è stato grintoso e coinvolgente, supportato con maestria dalla sua formazione e dalla giovane band pugliese “Rocky Horror”, che ha aperto per lui e con cui ha condiviso il palco.

Rigorosamente a torso nudo e col dito medio alzato, orgoglioso della sua rozzezza, Scotto è il classico uomo duro e puro, che mai ha voluto scendere a patti con il music-business. Singolare fu il suo rifiuto all'invito di partecipare alla trasmissione “Festival Bar”, dimostrazione che per lui, tenerci a distinguersi e a mantenere una dignità tutta propria vale più dei soldi e della fama.                                                                                                

Uomo difficile da catalogare o giudicare con mezze misure. O lo si ama o lo si odia, come accade di solito a tutti i personaggi un po' estremi.                                

Pino Scotto. Il grande, inimitabile, magnifico prototipo del metal-rock italiano. 

 

                                                                                   Giulio Ruggieri

Riflessione sui grandi poeti. Alcune differenze e analogie.

 

Tracciare una linea di discendenza diretta fra i poeti può risultare esercizio difficile, a meno che non si considerano i due secoli che ci hanno preceduto come profondamente innovativi sul piano storico e letterario.
La siepe ad esempio, resta un passaggio obbligato un momento fondamentale per comprendere la poesia di Leopardi. Se per lui rappresenta un limite, per Pascoli è vista più come una protezione dal mondo.

Leopardi, nello scrivere la poesia "L'infinito", prende come riferimento proprio il giardino di casa. Per Leopardi l'uomo è costantemente alla ricerca della felicità, pur subendola, perché non riesce ad ottenerla. Da ciò ne scaturisce quel senso di nostalgia che lo contraddistingue, seppur partendo dall'idea di una benigna natura che offre all'uomo molteplici illusioni, differenziandosi in questo dal poeta D’Annunzio che, come ne “La pioggia nel pineto”, fonde spesso la natura con l’uomo facendo si che l’uomo si immedesimi, sentendosi parte di essa e abbandonandosi al piacere dei sensi.

Per la visione di Leopardi, l'uomo conosce i propri limiti in quanto consapevole di essere finito e quindi mortale. Il naufragare non è legato semplicemente all'immaginazione ma alla realtà. Tuttavia, grazie alle illusioni, l'uomo può comunque guardare oltre e avvicinarsi almeno idealmente all'infinito. Con il peggiorare delle condizioni fisiche, però, Leopardi elabora un pensiero, più affine al Decadentismo, anche se non nichilista, in cui l'uomo sembra non avere ancore di salvezza, come ben demarcato nella poesia “A Silvia”, in cui si ispira a Teresa, la figlia del cocchiere, ricordandosi di quando la sentiva cantare nel periodo primaverile e con quel canto esprimeva la sua fiducia nell'avvenire. Ma la morte fisica di Silvia richiama la fine di ogni speranza e solo nell'ultima fase della vita, quando si avvicina alla morte, Leopardi elabora il concetto della “social catena” come si evidenza nella poesia "La Ginestra" in cui gli uomini, se si uniscono nella fratellanza, possono meglio sopportare la sofferenza. In Leopardi c'è un continuo scontro con la realtà. Criticava ad esempio il fatto che la poesia aveva perso il linguaggio antico, che solo la memoria e le parole  indefinite potevano recuperare.

Anche la nostalgia di Pascoli è legata alla sua esperienza di vita ed in particolare al nido familiare. La morte del padre, non a caso, provoca un trauma ben descritto nella poesia “X Agosto” e la terra diventa per lui, “un atomo opaco del male”. Nella poetica pascoliana si trovano onomatopee e suoni cifrati, perché tutto ha un suono. In questo modo l'io poetare si offre al mondo, come è riscontrabile anche dai suoi versi.

La fanciullezza rappresenta l'immagine della contemplazione pura, attraverso la formazione del simbolo ed il rapporto tra il reale e i suoi segni. Da questa presa di contatto con la tenera intensità del passato emerge tuttavia una volontà riflessiva e analitica, volta a cogliere proprio l’unicità dell’immaginazione giovanile, che sfocia nei famosi “Idilli” che aprono la via verso la dolcezza di questa esperienza, come avviene anche nelle pagine dello “Zibaldone”. Il suo pensiero, in fondo, si esprime nella tendenza a cogliere nelle cose il senso vero del mistero, il simbolo che si cela dietro l'apparire. Il ruolo della poesia diviene salvifico e catartico, sfiora l'esistenza oggettiva delle cose che il poeta si limita a scoprire, diventa voce superstite e sopravvissuta all'età.

La poesia nasce sempre da un trauma che può colpire in maniera particolare, come nei “Canti di Castel Vecchio”, sempre dello stesso autore, in cui si racconta di una carezza d’amore fatta da una madre verso il proprio figlio. Nei Canti si assiste ad una celebrazione del passato, attraverso le molteplici operazioni immaginative compiute dalla mente del poeta-fanciullo.

Per Pascoli la morte è il tramite per comprendere la vita, in quanto ha a che fare con il cosmo e la vita senza religione è un delirio. Ciò che si contrappone alla morte è la vita. Ma c'è un elemento che, più di tutti, accomuna i tre poeti e cioè che entrambi porgono lo sguardo sulla realtà.

Dei grandi autori, dunque, tanto legati ai temi della vita e della morte da esibirli enfaticamente evidenziando come ad una metrica, ora poetica ora sincopata, si possono felicemente accostare infinite astrazioni del pensiero.

 

Giulio Ruggieri

Proiezione del film "Nosferatu il vampiro".

 

Domenica 26 Luglio alle ore 21:00, presso il Cortile del Museo Archeologico Nazionale “Dinu Adamesteanu”, Palazzo Loffredo Potenza, si terrà la proiezione del film muto "Nosferatu, eine Symphonie des Grauens" .

Nosferatu il vampiro è un film diretto da Friedrich Wilhelm Murnau e proiettato per la prima volta il 5 marzo 1922. E' considerato il capolavoro del regista tedesco, nonché uno dei capisaldi del cinema horror ed espressionista.

Nosferatu il vampiro è ispirato liberamente al romanzo Dracula (1897) di Bram Stoker. Non a caso, il regista dovette modificare il titolo ed i nomi dei personaggi. Il Conte Dracula diventa così il Conte Orlok, interpretato da Max Schreck e l'ambientazione da Londra passa a Wisborg, sempre per problemi conseguenti ai diritti legali dell'opera.

Il regista fu comunque denunciato dagli eredi di Stoker, perse la causa per violazione del diritto d'autore e venne costretto a distruggere tutte le copie della pellicola, tuttavia una copia "clandestina" fu salvata dallo stesso Murnau e il film è riuscito ugualmente sopravvivere ed ad arrivare fino ai giorni nostri.

La proiezione della pellicola sarà preceduta, alle ore 20,00, dal Summer Songs con la vocalist Catia Punella e con Marco Ranaldi alle tastiere. L'iniziativa è organizzata dalla Soprintendenza  Archeologia della Basilicata. Sonorizzazione a cura della Suburbia Arkestra.

 

 


 

 

Proiezione del film muto: "L'uomo Meccanico" (1921).

 

Domenica 12 Luglio, alle ore  21,00,  nel Cortile del Museo Archeologico Nazionale “Dinu Adamesteanu” (Palazzo Loffredo - Potenza), si svolgerà la proiezione del film muto "L'uomo Meccanico 1921." Regia di Andreé Deed.

Questo rarissimo film è uno di quei miracoli del cinema italiano che si basa, oltretutto, su un ritrovamento fortuito di un tempo di 26 minuti rispetto ai 60 originari. Andreé Deed fu un fantasista francese che trovò nel cinema la sua massima espressione interpretando il famosissimo personaggio di "Cretinetti", una sorta di Charlot ante litteram.

Il film è uno dei primi tentativi di fantascienza, partendo da quelli che erano gli esempi letterari di Verne e di tutta la letteratura futuribile. Questo film fu un notevole sforzo per la "Milano Film", ma ne valse la pena anche perché la follia creativa di Deed creerà un modello insostituibile che gli americani hanno riscoperto e adottato soprattutto per le trovate più esaltanti, come il televisore con il quale i malfattori della storia controllano e comandano la macchina. Del film si erano perse le tracce, poi però presso la Cinemateca Brasileira, a San Paolo del Brasile, furono recuperati dei frammenti della pellicola che costituiscono la parte centrale del filmato, cioè quella che è stata poi restaurata e presentata nel 1992.

Non esiste una partitura originale ed il film è stato recuperato muto. La musica è a cura della Suburbia Arkestra.

 

Personaggi ed interpreti:

André Deed: Modestino D'Ara, detto Saltarello

Valentina Frascaroli: Margherita Donadieff, detta Mado

Matilde Lambert: Elena D'Ara

Gabriel Moreau: Professor D'Ara

Ferdinando Vivas-May: Ramberti

Sceneggiatura di Andreé Deed,

Fotografia di Alberto Chentres.

Produzione Società Anonima Milano FIlms.

 

L'iniziativa è organizzata  dalla Soprintendenza  Archeologia della Basilicata:

Dott.ssa Lucia Moliterni

Responsabile della Comunicazione

Soprintendenza  Archeologia della Basilicata

 

 

 

NUOVO SUCCESSO PER NOTRE DAME DE PARIS A POTENZA.

 

In occasione della festa di San Pietro e Paolo a Potenza, lunedì 29 giugno l'associazione InCanto, compagnia di giovanissimi aspiranti attori e ballerini di danza moderna e acrobatica, ha portato nuovamente in scena, con un buon riscontro di pubblico, NOTRE DAME IL MUSICAL in versione concertistica.

Il testo di Victor Hugo narra la storia di Quasimodo, il campanaro gobbo della cattedrale e del suo amore tanto impossibile quanto tragico per la gitana Esmeralda. Un amore osannato ma irraggiungibile, dunque, perché condannato dall'ingiustizia. Quasimodo, giovane uomo deforme, lavora come campanaro della cattedrale di Notre Dame ed è in realtà di animo buono, anche se non lo manifesta. Trascorre le giornate sulle guglie della cattedrale ed è triste per il fatto di essere diventato sordo a causa della continua esposizione al suono delle campane. Solamente il suo "padrone" l'arcidiacono della cattedrale, Mons. Claude Frollo, comunica con lui tramite un linguaggio a gesti.

Frollo lo ha adottato e salvato ma, essendo un prete, non può manifestare i suoi sentimenti per Esmeralda, che tenterà inizialmente di far rapire dallo stesso Quasimodo il quale, successivamente, se ne innamorerà perdutamente. Ma la storia d'amore termina con un epilogo amaro, poiché la giovane gitana viene condannata all'impiccagione. La madre tenta di impedirne la morte ma muore anche lei.

Nel momento del tragico evento, il malefico Frollo assiste all'esecuzione da una delle torri della cattedrale provando un piacere sadico, mentre il povero Quasimodo, ancora innamorato, si addormenta vicino al suo cadavere e lì vi rimarrà, finché non morirà anche lui. Questa scena finale è molto toccante, non a caso viene denominata simbolicamente "Il matrimonio di Quasimodo". Da appassionato di storie quale sono, ne ho così approfittato per fare alcune domande sullo spettacolo a una delle attrici protagoniste, Marialuce Nolè.

 

1) Come e da chi è partita l'idea del musical?

L’idea è partita per caso in una sera d’inverno davanti ad una tazza di té. Eravamo in quattro intenti a preparare un concerto di Natale e, in una pausa dalle prove, si parlava del musical, in generale nostra grande passione, quando, in un momento di euforia, Vito, uno dei quattro esclama: ragazzi, ma perché non facciamo Notre Dame? La prima reazione comune è stata dire “magari!”, poi siamo tornati alle prove per il concerto di Natale, rimandando a dopo le feste qualsiasi discorso, ancora non lo sapevamo, ma dentro di noi il seme era stato oramai gettato e avrebbe dato i suoi frutti.


2) I risultati ottenuti sono stati quelli sperati?

I risultati ottenuti hanno di gran lunga superato le attese! Un grande gruppo, grandi professionisti, tanto pubblico, 5 repliche…e altre proposte in arrivo! In più è nata la nostra Associazione “inCanto” che ha tanta voglia di fare arte nella nostra città!

 

3) Quali sono state le motivazioni principali che vi hanno portato a realizzare Notre dame de Paris?

E’ un musical stupendo, una storia appassionante, con musiche spettacolari, un musical che è riuscito per più di dieci anni a fare il tutto esaurito. Una sfida enorme dal punto di vista vocale per dei cantanti, perché i pezzi richiedono una tecnica consolidata, ma anche dal punto di vista interpretativo, perché i personaggi hanno tutti una forte personalità, bisogna dare lor tutto il loro vigore con un’interpretazione credibile, bisogna vivere con loro il loro personale dramma.

 

4) Quali sono le più grandi soddisfazioni avute fin’ora? Quali invece le maggiori rinunce?

Le soddisfazioni sono state tante, prima tra tutte vedere un’idea folle diventare vita vera. Poi il consenso del pubblico, le persone che, commosse, a fine spettacolo sono venute ad abbracciarci, i messaggi di stima, le persone che sono ritornate a vederci anche per tre volte. Le uniche rinunce sono stati i sacrifici affrontati per dedicare tempo alle prove, ma abbiamo fatto tutto volentieri, senza che la cosa ci pesasse, anzi, abbiamo vissuto in simbiosi e felici perché il tempo impiegato per le proprie passioni è tutto tempo ben speso. Forse i sacrifici maggiori li hanno fatti coloro che ci stanno accanto, genitori, fratelli, fidanzati perché ci sono stati vicini, ci hanno sostenuto e hanno sopportato le nostre assenze.

 

5) Coltivare un sogno, secondo voi, può bastare ad essere felici?

Sicuramente vivere nel proprio sogno rende felici. Immaginare un futuro pieno delle proprie passioni aiuta ad affrontare tutto meglio. La felicità è un concetto sfuggente, possiamo dire che realizzare questo progetto ci ha fatto vivere giorni felici.

 

6) Avete altri sogni nel cassetto? Altri progetti futuri?

Il nostro sogno è continuare a lavorare insieme e realizzare nuovi spettacoli. Tanti nuovi progetti bollono in pentola, ma per il momento non riveliamo nulla! Sappiate solo che è nostra intenzione continuare ad emozionarvi e regalarvi sogni.

 

IL CAST: MARIO CARUCCI GRINGOIRE – FRANCESCO PERGOLA CLOPIN - GIOVANNI CARUCCI FROLLO – GIRELLI VITO FEBO – MARIALUCE NOLÉ ESMERALDA – GIUSEPPE FORASTIERO QUASIMODO – MONICA MESSINA FIORDALISO.

REGIA: MARIA LUIGIA BOMBINO

CORPO DI BALLO: SCUOLA DI DANZA “IL CIGNO”.

 

Giulio Ruggieri

La nuova politica riformista di Bill De Blasio.

 

Non sarebbe azzardato dire che Bill De Blasio, nuovo sindaco di New York, un giorno potrebbe diventare presidente degli Stati Uniti. Ha superato il repubblicano Joseph Lota, alla candidatura come sindaco, con il 73,3% dei voti. Avvocato di professione è laureato in politica e affari internazionali alla Columbia University.

Bill ha le sue origini a Grassano (Matera) e a Sant'Agata Dei Goti (Benevento). Anna Briganti infatti, la nonna materna, era proprio di Grassano e rimase nel centro materano insieme agli altri tre fratelli e alla sorella fino alla morte del padre. Nel 1903, i suoi bisnonni vendettero tutta la proprietà di Grassano e la mamma, Maria Schiavone, insieme a tre dei suoi fratelli, si trasferì a New York dove acquistò una casa e un appezzamento di terreno. Iniziò da lì il sogno americano e la scalata di Bill De Blasio.

La famiglia Briganti a Grassano è ricordata soprattutto per la presenza dello zio, Gaetano, divenuto un famoso professore di agricoltura. Nel 1922 i suoi nonni rientrarono in Italia. Ma, dopo un breve periodo, la nonna tornò con la madre a New York. Nonostante questo, la famiglia continuò a tenere vive le sue radici. Quel patrimonio familiare è rimasto parte integrante della sua esistenza.

Il sindaco di Grassano, Francesco Sanseverino, si è subito messo in contatto con De Blasio e pensa di offrigli la cittadinanza onoraria, perché è un piacere avere un concittadino che ricorda con orgoglio le sue origini. Ma molti ignorano che nella città apparentemente più aperta e democratica del mondo, esiste ancora l'apartheid, che New York è una città dove i lavoratori delle classi medie vengono licenziati o ignorati.

Bill promette di impegnarsi affinché l'interesse della politica si sposti sul ceto più bisognoso e non più sulle élites. Bill ha avuto tanti di quei voti che fra 8 o 12 anni nulla gli vieterebbe di ambire alla poltrona più importante del mondo, come avvenne già per Rudy Giuliani. De Blasio, uomo di gran talento seppur rimasto sano e umile di principi, si promette di tornare in Italia con i figli, in modo che possano comprendere meglio le sue origini e quella cultura che ha sempre portato con sé. Le sue dichiarazioni alla stampa sono state sintetiche, ma significative.

 


Qual è il legame che ha continuato a mantenere con la sua terra d'origine?

Sono molto fiero della mia famiglia multiraziale. Ho una moglie afroamericana, Chirlane McCray, e due figli italianissimi, Chiara e Dante. Mia moglie e i miei figli sono al centro della mia esistenza. Come me, Chirlane è sempre stata impegnata nella difesa dei diritti umani. Sono orgoglioso dei miei figli, perché mi danno un grande sostegno e sono stato molto fiero di fargli conoscere la mia storia. Non a caso, i miei nonni hanno lasciato un segno profondo nella mia esistenza. Un'identità forte che mi portò a prendere, a 22 anni, il cognome di mia madre.



Quali sono i maggiori problemi riscontrati nella sua città?

New York è una città dove l'amministrazione si è rivolta sempre ad una élite benestante. Per combattere le disuguaglianze, dobbiamo migliorare l'istruzione, con il nostro sistema scolastico ed io ho un progetto per farlo. Non a caso, il mio obiettivo è creare la prima forma di istruzione pubblica, dalla scuola materna al doposcuola, chiedendo ai newyorkesi più ricchi di pagare un po' più tasse. Voglio case per tutti a prezzi più accessibili. New York è pronta ad avere un sindaco che potrà finalmente affrontare questi problemi, che da sempre interessano le famiglie medie e la classe operaia. Sono convinto che bisogna portare ai cittadini questa visione progressista.

 


Considerato che lei è un democratico, quali sono i principi cardini su cui si fonda la sua politica?

E' dal 1989 che i newyorkesi non hanno un sindaco democratico. Far pagare più tasse ai ricchi servirà anche a finanziare gli asili nidi. Farò nuovi investimenti sull'edilizia popolare. Servono 200.000 nuove case popolari. Cambierò la legge sui salari minimi. Sarò attento all'ambiente, non a caso farò costruire nuove piste ciclabili. New York sarà una città profondamente diversa. E' questo che ho in mente, sin da quando ho deciso di improntarmi su politiche di sinistra. Resto un sindaco molto progressista, soprattutto sui temi valoriali. L'ambiente, i matrimoni gay, la battaglia contro le armi, ma tuttavia, non rinnego i poteri forti del capitalismo, di Wall Street o dei grandi gruppi dell'edilizia. Voglio riportare al centro dell'attenzione il tema sociale, il tema delle diseguaglianze. New York non è mai stata così opulenta e tuttavia ha 50000 senza tetto. Questa per me ora diventa la vera priorità. Sarà un modello di sviluppo più equilibrato, più attento, alla parte debole della città. Daremo il meglio solo quando ogni bambino, ogni genitore, ogni newyorkese avrà un'opportunità. Raggiungeremo le nostre più grandi aspirazioni solo quando riusciremo ad alzarci in piedi tutti assieme.

 

Nei sobborghi di New York esiste ancora l'apartheid?

La disuguaglianza è un tema difficile. Gli italoamericani, anche quelli più ricchi, sono confinati in zone ben precise di Brooklyn, Stane Island, Bronx e New Jersey. Nessun italiano, infatti, può abitare in una zona di ebrei, di irlandesi, o neri. E viceversa. Certo, i ristoranti di Cipriani o la libreria Rizzoli sulla 57esima Strada sono affollati e apprezzati anche dai newyorkesi che contano. Ma quella è un'Italia raffinata, lontana dagli immigrati. I problemi che dovremo affrontare esistono da decenni e non si risolveranno certo dal giorno alla notte. Ma sia chiara una cosa! Il popolo di questa città ha scelto una strada di progresso! Mi complimento con le generazioni della mia famiglia, compresi coloro che non ci sono più. Un ringraziamento speciale va alla mia famiglia italiana, ai miei amici italiani, a Roma e al paese dei miei nonni. A loro io mi sento di dire grazie!

 

 

Giulio Ruggieri

LA POESIA DELLA VENTURI: CARICA DI FEDE.

 

POTENZA. “Amore: desiderio e passione, odio e perdono”. E’ il titolo dell’ultima fatica di Immacolata Venturi (ed. Menna) che questa sera (martedì 16 cm) è stata presentata al ridotto dello Stabile in un’atmosfera suggestiva data dalla lettura di alcune liriche (moderatrice Eva Bonitatibus). Il volume che raccoglie circa una trentina di liriche dedicate ai temi dell’amore, della pace, della felicità, della donna, dà ampio spazio –nella prima parte - al tema religioso e alla relazione con Dio (in modo esplicito, tra gli altri, è nella lirica: “Gesù”).

Di particolare rilievo è la prefazione (che richiama il titolo dell’opera) a cura della stessa autrice. Una sorta di narrazione della propria esperienza spirituale che parte dalla domanda: “Perché continuare a credere e ad amare di fronte al male?”. La risposta l’autrice l’ha trovata in Dio che “ha dato –scrive- un valore alla mia vita e una giustificazione al dolore”. In lui ha trovato “una giustificazione al dolore” e “mi ha dato delle risposte fondamentali alla vita”. In questa prefazione-testimonianza Immacolata narra come la presenza di Dio si manifesta attraverso l’amore concreto delle persone (la Venturi richiama l’esperienza con una sua mamma spirituale). Dall’incontro personale con Dio all’apertura agli altri, al ritrovo della serenità e della gioia, tutto merito della fede. La Venturi in queste pagine iniziali confessa la sua fede, il suo incontro con Dio, con Gesù e il Vangelo che le hanno cambiato la vita: “Allora i miei perché li ho potuti rivedere sotto un’altra luce, e inoltre ho imparato a descrivere con semplicità nel mio cuore, tutte le situazioni belle o spiacevoli che si presentavano”. Ed è sempre in questa relazione con Dio che Immacolata ha trovato l’ispirazione nella scrittura di versi.

Con questo volume l’autrice vuole invitare i lettori a riflettere “su come sia bello, pur nel dolore della vita, scoprire quel senso di solidarietà e di amore del prossimo”.

Per chi volesse acquistarlo (a soli 5 euro) può recarsi presso la libreria Ubik di Potenza.

 

Giulio Ruggieri

La Faina in scena con: "E comungue siamo tutti Gianluca u sfiammat".

 

Domenica sera, 7 maggio, ho avuto il piacere di partecipare al nuovo spettacolo comico de "La Faina", presso il teatro Stabile di Potenza.

Il trio potentino formato da Gerry, Simone e Antonio, si è esibito con degli sketch nuovi, coinvolgendo con grasse risate il pubblico presente. Si è fatta tanta ironia su concetti attuali, considerati anche i tempi che corrono, come l'ossessione per il risparmio, la nostalgia per i tempi che furono. Si è ironizzato su usi e costumi della società potentina e c'è stato anche un momento finale di riflessione, in cui il trio ha dimostrato di essere abile a far ridere i propri sostenitori e ad esprimere pensieri profondi sui tempi che cambiano, si evolvono, anche se non sempre in positivo, con un tocco di nostalgia per un passato, in cui i valori umani erano più sentiti rispetto a quelli di oggi.

Il gruppo comico è tornato dopo diversi anni a teatro, festeggiando così il suo decimo anniversario, se si considera che al teatro don Bosco, esattamente 10 anni fa, tenne il suo primo spettacolo.

Diversi i personaggi interpretati, oltre a "Gianluca u sfiammat", affiancarto dall'amico "Caniuccio monosillaba", personalità ormai di culto per il trio, che rappresenta una nuova formula di “guappo potentino”. Figura irriverente, a tratti irrispettosa e selvaggia, ma capace di far ridere tutti, grandi e piccini. Parte come normale pretesto per far comicità, per arrivare poi a criticare, senza troppe remore di natura morale, la società attuale su vari livelli, ma mai in senso gratuito, bensì conducendo sempre ad una costruttiva riflessione.

Il trio "La Faina" nasce nel 2004 come omonima compagnia teatrale che, negli anni precedenti, è riuscita nell'intento di divertire il pubblico lucano attraverso esilaranti rappresentazioni. Oggi è diventata una realtà consolidata nel panorama cabarettistico regionale e non solo. Nel trio è evidente il connubio tra Cabaret e il susseguirsi di sequenze di forte comicità. Le situazioni messe in scena nel nuovo spettacolo, "E comungue siamo tutti Gianluca u sfiammat", hanno una forte componente teatrale, basandosi sull'accentuarsi dell'aspetto grottesco dei personaggi, esaltate da battute a effetto, oltre che da spunti di grande originalità.

Verso la fine dello spettacolo c'è stata anche l'esibizione della rock band "Doctor funk", che ha impreziosito la serata con momenti di arte canora.

Tra i principali riconoscimenti ricevuti dal trio di cabaret bisogna ricordare che sono stati componenti del cast della trasmissione televisiva "Made in sud 2", in onda su Comedy Center ed MTV, vincitori del premio "Migliori cabarettisti emergenti" per la Basilicata, nella rassegna comica Apulia Ridens. Sono stati anche finalisti al festival nazionale "Vado al massimo" di Pignola, il 10 agosto 2015 ed al "Festival delle arti" di Bologna.

Lo spettacolo "E comungue siamo tutti Gianluca u sfiammat" è in replica al teatro Stabile di Potenza, dalle 20:30, fino a martedì 9 giugno.

Ovviamente, vi consiglio caldamente di non perderlo.



Giulio Ruggieri



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